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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Mar 4 2008

Cosa è l’effetto Ken Burns?

Posted by Antonio Troise
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Chi non ha un Mac o, più in generale, non ha mai montato delle foto in un filmato, forse non avrà mai sentito parlare dell’effetto Ken Burns. Quello che dovete sapere è che questo il nome di un modalità di visualizzazione molto diffusa, sia se usate Photo Story di Microsoft, sia se usate iPhoto, iMovie o FrontRow della Apple. Recentemente è possibile trovare lo stesso identica tecnica anche sui nuovi iPod Nano e iPod Classic.

L’effetto Ken Burns presente anche nei nuovi iPod

Infatti nella nuova interfaccia degli iPod, oltre alla visualizzazione degli album in modalità Cover Flow, da scorrere muovendo il pollice sulla clickwheel, alcune delle schermate dei menu sono state divise verticalmente in due: a sinistra ci sono le voci dei menu e a destra vengono visualizzate immagini rilevanti per il contesto. In particolare, se, per esempio, vogliamo sfogliare la nostra libreria musicale, a destra vengono parzialmente mostrate le copertine degli album, oppure una foto se stiamo navigando tra gli album fotografici o un fotogramma se stiamo esplorando i video. Il tutto con l’immancabile effetto Ken Burns, che rende più dinamica la visione delle presentazioni!
Nei primi secondi di questo video su Youtube potrete apprezzare l’utilità di questa tecnica nei nuovi iPod.

Ken Burns Effect

Un semplice effetto dai risultati sorprendenti

Come avrete intuito l’effetto Ken Burns è di grande efficacia e impatto per la creazione artistica ed è talmente potente da permettere la creazione di filmati utilizzando solo immagini e testi riuscendo, con le sole tecniche della direzione del movimento, della velocità, del ritmo e delle pause, a far parlare letteralmente le immagini che sono in grado così di raccontare una storia (evitando la monotonia del freddo e statico scorrimento delle foto), attraverso gradevoli effetti visivi di panoramiche e di zoom, e di suggestivi primi piano.

Ken Burns in Ajax

Per chi volesse ritrovare questo effetto anche nelle proprie pagine web, vi consiglio la lettura di questo ottimo articolo pubblicato dai laboratori di IBM in cui viene spiegato come realizzare in Ajax uno slideshow dinamico con tanto di effetto Ken Burns.

Un video che spiega l’effetto Ken Burns

Per capire pienamente, invece, cosa significa raccontare una storia con il semplice movimento di pan e zoom delle foto, guardate questo dimostrativo sull’effetto Ken Burns: sembra quasi che le singole persone, coinvolte nella battaglia, possano parlare (se si doppiasse il filmato sarebbe possibile fare un cartone animato low cost, con il semplice movimento della telecamera su una immagine di grandi dimensioni).

Una curiosità

Ed ecco una curiosità: Ken Burns, l’inventore dell’omonimo effetto, non ha mai ricevuto profitti dall’uso diffuso di questo effetto (probabilmente perché non ha mai registrato la sua idea in un brevetto) ma il suo nome è stato reso immortale grazie alla Apple che nei suoi software iPhoto e iMovie, ha deciso di chiamare l’effetto col nome del suo creatore!

Tag:Apple, frontrow, imovie, iphoto, iPod, ken burns, ken burns effect, mac, photo story, Software, Video
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Feb 28 2008

Comportamento anomalo nella copia via rete di singoli file tra Mac OS X Leopard e una cartella condivisa su Windows con partizione NTFS

Posted by Antonio Troise
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NTFS Partition Pensavo di aver visto davvero tutto sulle differenze tra il mondo Windows e quello Mac e sugli incidenti che possono accadere se si prendono troppo alla leggera alcune situazioni e incompatibilità che a prima vista possono sembrare banali. Ma, purtroppo, non era così poiché ieri sera penso di essermi imbattuto in una anomalia davvero particolare. In pratica se si copiavano via rete dei singoli file tra Mac OS X Leopard e una cartella condivisa su Windows XP con partizione NTFS, questi a fine trasferimento venivano cancellati, mentre rimanevano se si copiava una cartella con gli stessi file.

Ma ecco nel dettaglio cosa mi è capitato.

Gli eventi

Avevo deciso di spostare via rete Wi-Fi alcun file dal mio Macbook Pro con Mac OS X 10.5.2 Leopard formattato HFS+ su un PC con Windows XP formattato NTFS. Per l’occasione avevo condiviso una cartella sul mio PC e gli avevo assegnato anche i diritti di scrittura. Premesso che sul mio Macbook Pro non ho installato Paragon o MacFuse per ottenere il supporto per altri file system oltre a quelli standard di Mac OS X, tra cui anche NTFS, non avevo pensato minimamente che forse questa operazione non si potesse fare, dato che nativamente Mac OS X non permette la scrittura sulle partizioni NTFS, a meno che non si voglia scrivere su un PC in rete con Samba (che sarebbe l’unico modo per scrivere su NTFS senza installare software di terze parti).

Ammetto di essere stato sovrappensiero ma anche il sistema non mi ha dato una mano. Ingenuamente ho preso un file di oltre 1 GB e l’ho spostato dal mio Macbook al PC condiviso. Ebbene, l’operazione è durata 4 minuti e nel mentre controllavo che sul PC il file venisse copiato correttamente… e così sembrava accadere: ad ogni refresh della finestre di Gestione Risorse il valore in Kilobyte aumentava col tempo. Purtroppo, con mia grande amarezza, a trasferimento ultimato, ho scoperto che sulla cartella condivisa del mio PC il file era stato cancellato e, avendo spostato il file, invece che copiato, avevo perso anche l’originale sul mio Mac! Inizialmente non ho pensato al problema del partizionamento NTFS, e supponevo che, avendo eseguito un collegamento vi wi-fi, forse c’era stato qualche problema di rete, e quindi ho ritentato il trasferimento di un altro file, avendo cura, questa volta, di fare una semplice copia. Ebbene, lo stesso infausto evento si è ripetuto!

I miei errori

Ovviamente i miei errori sono stati dettati dalla fretta e sono stati principalmente due:

  1. Mai spostare un file su una cartella remota, ma farne semplicemente prima una copia e poi, dopo aver verificato l’integrità del file trasferito, cancellare l’originale
  2. Non è possibile scrivere nativamente su una partizione NTFS con Mac OS X, sia se presente su una partizione di un hard disk fisicamente collegato al Mac (attraverso un hard disk portatile via USB o partizionando, magari, il proprio disco fisso interno), sia, a questo punto, se condiviso via rete
Analisi del comportamento anomalo di Leopard

Quello che mi ha tratto in inganno, però, è stato principalmente il fatto che Leopard non mi ha segnalato in alcun modo che la partizione era NTFS e, quindi, non era scrivibile dal sistema operativo di Cupertino, come quando normalmente accade se provo a copiare un file su un disco esterno NTFS. Probabilmente il problema risiede nel fatto che, avendo assegnato i diritti di scrittura alla cartella remota, forse Leopard non si è degnato di controllare se era fisicamente possibile scriverci sopra. Oppure può essere che nel protocollo di comunicazione Samba che usa Mac OS X 10.5 Leopard , non esiste un flag o una notifica che mi segnala su che tipo di file system vado a scrivere!

In realtà, però il trasferimento da Mac su PC NTFS sembrava comunque procedere regolarmente perché Mac OS X riusciva a scrivere il file sulla directory remota, anche se forse era corrotto sin dall’inizio. Almeno era quello che pensavo. Siccome, però, sono curioso per natura, ho fatto diverse prove prima di buttare giù questo articolo e ho quindi potuto appurare di una cosa davvero anomala. Ho copiato immagini ISO e DMG, file AVI grandi e piccoli, immagini JPG e piccoli file TXT e PDF. Tutti quanti i file, quando venivano spostati singolarmente, a trasferimento avvenuto, venivano inesorabilmente rimossi. In pochissimi casi, però, se copiavo due file in contemporanea, il primo che terminava veniva preservato sulla directory remota mentre l’ultimo veniva inesorabilmente cancellato!

Una inaspettata scoperta: le directory non si cancellano

E per finire, ecco che casualmente faccio una interessante scoperta: prendo tutti i file e li raggruppo tutti in una cartella e, questa volta, sposto solo la cartella: ebbene, questa volte, i file vengono tutti mantenuti! Da buon galileano, ripeto più volte l’esperimento che, regolarmente, si riproduceva!

Considerazioni finali

Non so se questo problema è da imputarsi a Mac OS X (magari solo a Samba) o a Windows XP ma sta di fatto che, l’unico modo per copiare dei file via rete tra un Mac OS X e Windows, era trasferirli da dentro una directory!

Purtroppo non ho partizioni FAT32 sul mio PC, per cui non ho potuto verificare se il problema si presentava anche con questo tipo di formattazione (anche se dubito fortemente). Comunque, lo scopo di questo mio articolo era semplicemente lanciare un monito a tutti i Macusers e segnalare questa presunta anomalia. Io credo, comunque, che questo sia indice di una non perfetta compatibilità tra Samba su Mac OS X e NTFS. Lo si capisce chiaramente quando si lanciano, a distanza di pochi secondi, due trasferimenti di rete, e il primo che termina, a volte, ma non sempre, viene mantenuto (come se, Mac OS, essendo impegnato in una altra copia, non avesse avuto il tempo di eliminare il file remoto): il bello è che se si ripete 10 volte la prova non si avrà mai un risultato univoco!

Io non credo che questa serie sfortunata di eventi sia prerogativa della mia rete casalinga o di una qualche sparticolare configurazione sul mio Mac. E’ per questo che vi chiedo: a voi è mai capitato qualcosa di simile? Cosa credere sia da imputare questo strano comportamento? Questa anomalia è riproducibile anche sui vostri sistemi?

Tag:bug, leopard, mac, Mac os x, macbook pro, ntfs, paragon, samba, wi-fi, Windows, windows-xp
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Feb 25 2008

Tips Mac: Esecuzione manuale delle routine di manutenzione periodica di Mac OS X 10.5 Leopard

Posted by Antonio Troise
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Cron In Mac OS X, come qualsiasi sistema BSD, ci sono tre routine di manutenzione che vengono eseguite periodicamente con scadenza diversa e che son utilizzate dal sistema per ripulirlo, automaticamente, da tutti i file di cache e di log che normalmente vengono creati durante la normale vita del sistema operativo.

In particolare, su Mac OS X 10.5 Leopard:

  1. Tutti i giorni, alle ore 3:15 AM, viene eseguita la routine:
    /etc/periodic/daily/500.daily

    La routine giornaliera rimuove eventuali file temporanei non eliminati, i log di sistema più vecchi di una settimana e quelli del server http Apache integrato nel sistema operativo.

  2. Una volta a settimana, alle ore 4:30 AM, viene eseguita la routine:
    /etc/periodic/weekly/500.weekly

    La routine settimanale ricostruisce i database utilizzati dai comandi locate e whatis ed elimina i log scaduti di vari server (ftp, lookupd, mail, netinfo).

  3. Una volta al mese, alle ore 5:30 AM, viene eseguita la routine:

    /etc/periodic/monthly/500.monthly

    La routine mensile genera un resoconto dei login effettuati dai vari utenti della macchina ed elimina quelli dei mesi precedenti.

In Mac OS X Tiger e Leopard le routine di manutenzione sono avviate da launchd, il servizio di sistema cui è deputata, tra le altre cose, l’esecuzione automatica delle operazioni pianificate (in Mac OS X 10.3 Panther e precedenti, le funzioni di launchd erano svolte da SystemStarter e crontab). Se volete approfondire il funzionamento di launchd, vi consiglio la lettura di questo articolo in italiano davvero esauriente!

Gli orari e i giorni in cui vengono eseguite le tre routine sono definiti rispettivamente nei seguenti file xml:

/System/Library/LaunchDaemons/com.apple.periodic-daily.plist
/System/Library/LaunchDaemons/com.apple.periodic-weekly.plist
/System/Library/LaunchDaemons/com.apple.periodic-monthly.plist

dove è possibile trovare voci simile a questa:

In condizioni normali il sistema, quindi, alle 3:15, alle 4:30 (anche se sul mio sistema la routine settimanale compare sempre alle ore 3:15) o alle 5:30 di mattina ripulisce automaticamente tutti i file temporanei, senza che l’utente debba fare granché; purtroppo, però, questo è vero solo nel caso di sistemi desktop che sono, per la maggior parte del tempo accesi anche di notte (iMac, MacMini o Mac Pro), ma per i portatili (Macbook e Macbook Pro), purtroppo, non è sempre così perché di solito di notte sono quasi sempre spenti.

In teoria, nel caso in cui all’orario definito il computer fosse spento o in stop, launchd dovrebbe eseguire l’operazione pianificata alla successiva attivazione della macchina. A giudicare dai log (/var/log/daily.out, /var/log/weekly.out e /var/log/monthly.out), launchd nell’ultima versione di Mac OS X 10.5 Leopard sembra più rigoroso di Tiger nell’esecuzione di queste operazioni.

Se, però, volete avere un maggior controllo delle operazioni o semplicemente volete ripulire manualmente il vostro sistema allora avete sempre la possibilità di lanciare manualmente gli script di manutenzione.
Prendendo spunto dalle schedulazioni di sistema e dando un’occhiata al file “periodic” col comando:

more /usr/sbin/periodic

che accetta come argomenti i valori daily | weekly | monthly, è possibile decidere di eseguire manualmente le routine di manutenzione, lanciando i seguenti comandi nel Terminale (che trovate in Applicazioni/Utility/Terminale.app oppure cercando in Spotlight la voce “Terminale”)

sudo periodic daily
sudo periodic weekly
sudo periodic monthly

Altrimenti, se la riga di comando non fa per voi, si possono usare diverse utility gratuite come MacJanitor, Maintenance o sterMachine che permettono di avviare le routine di manutenzione periodica da GUI.

Tag:leopard, mac, unix
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Gen 23 2008

E’ possibile giocare con i videogiochi di ultima generazione su un Macbook? (seconda parte)

Posted by Antonio Troise
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Tempo fa, prima di comprare il mio Macbook Pro, mi chiesi se era possibile giocare con i videogiochi di ultima generazione su un Macbook tradizionale. In quel post diedi qualche risposta anche se non avevo in mano alcun test effettuato seriamente. Oggi sono riuscito a trovare dati più precisi e, quindi ho deciso di scrivere questa seconda parte più completa, nella speranza che il mio contributo possa servire per far chiarezza su questo aspetto poco documentato.

Nel mentre, però, sono cambiate le carte in tavola, poiché i Macbook hanno avuto un sostanzioso speed bump visto che ora implementano una architettura Santa Rosa e un processore grafico Intel GMA X3100 con 144MB di SDRAM DDR2 condivisi con la memoria principale (abbandonando una volta per tutte il vecchio chip Intel GMA 950).

Graph

La GMA X3100 (che altro non è che la versione mobile della GMA X3000), attualmente, è la più potente scheda grafica integrata oggi sul mercato, anche se non è ancora in grado di rivaleggiare con i chip più potenti della concorrenza come nVidia o ATI. Il punto forte di questa scheda video è sicuramente una buona risposta nel campo della compressione e decompressione video, specie quello ad alta definizione.
Ma come si comporta quando deve far girare un gioco di ultima generazione?

Potenza elaborativa

Se i nuovi Macbook sono sicuramente più performanti delle precedenti generazioni, il fatto che i Macbook e i Macbook Pro abbiano processori molto simili rende i piccoli portatili consumer un’alternativa a basso costo rispetto a quelli professionali, almeno se non fate elaborazioni grafiche molto pesanti.
Infatti, se analizziamo solo la potenza elaborativa, i nuovi Macbook Santa Rosa, sono allo stesso livello dei Macbook Pro di pari frequenza: i benchmark hanno fatto segnare un indice Speedmark 5 di 185 (per il Macbook bianco intermedio) e 186 (per il Macbook nero) contro il 185 del Macbook Pro a 2,2 GHz.

Spore
Potenza Grafica

Se, invece, analizziamo il comparto grafico, ovviamente le cose cambiano (anche se il nuovo chip grafico è migliore rispetto al passato), poiché risente di molto la limitazione della memoria condivisa: abbiamo, infatti, 25,4 frame al secondo (fps) per il nuovo chip grafico contro 18,5 fps del veccio in Unreal Tournament 2004 e 7,8 fps contro 4,5 in Quake 4.
Come si capisce sono valori ovviamente insufficienti per i videogiocatori accaniti, visto che, per fare un esempio, un Macbook Pro da 15 pollici a 2,2 GHz viaggia a 69 frame al secondo con Unreal Tournament 2004, ma sono sufficienti per chi non gioca molto spesso o, almeno, con titoli non esigenti graficamente.

Cider: la conversione dei giochi da Windows a Mac

Cider Infine, c’è da considerare un altro aspetto importante: la compatibilità con gli ultimi videogiochi. Ultimamente, infatti, stanno trasportando moltissimi giochi di ultima generazione (uno fra tutti il prossimo Spore) su piattaforma Mac grazie ad un processo denominato “ciderizzazione“, ossia un sistema di “traduzione” che letteralmente avvolge il codice Win per renderlo comprensibile al Mac, basato sul software di virtualizzazione Cider di TransGaming, una soluzione che evita il lungo e costoso lavoro di porting di giochi Windows su Mac.

Se questo, da un lato, è una cosa positiva, perché, i giochi per Mac potranno crescere molto più rapidamente, dall’altro abbiamo che questi giochi possono girare solo su piattaforma Mac Intel e, soprattutto, richiedono una scheda grafica con memoria dedicata: Macbook Pro, iMac e Mac Pro non avranno, quindi, problemi, mentre Macbook e Mac Mini non è detto che riescano a far girare il software.

Quindi, a conti fatti, il Macbook è un ottimo portatile se fate di tutto tranne che giocarci. Se, invece, volete dedicarvi a questo aspetto ludico, dovete sapere che i giochi potranno girare ma con un fps abbastanza basso e comunque, i giochi, “ciderizzati” avranno sempre poche speranze di funzionare se richiedono l’uso di molta memoria dedicata!

Tag:3d, Apple, benchmark, Giochi, mac, macbook, macbook pro
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Gen 18 2008

160 tabs aperti contemporaneamente su Safari

Posted by Antonio Troise
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Eh si, è accaduto ieri, mentre cercavo di risistemare alcuni link di pagine che avevo segnalato come “Speciali” su Google Reader. Ho aperto ogni link che mi ero segnato in una tab di Safari per poi salvarli tutti in una cartella dei miei Preferiti usando la comoda funzione “Aggiungi preferiti per questi n pannelli” in cui n è il numero di schede aperte.

Ebbene, senza che neanche me ne accorgessi, ho raggiunto in pochi minuti la ragguardevole cifra di 160 schede aperte sul browser di casa Apple, Safari. E’ vero che stavo usando un Macbook Pro con un processore Intel Core 2 Duo con 2 GB di memoria RAM, ma se non fosse stato per quella segnalazione non avrei mai potuto immaginare di aver aperto così tante schede, visto che il sistema non ne aveva risentito minimamente e tutto era fluido come quando si è appena accesso il proprio Mac: in effetti aveva impegnato solo il 10% delle risorse!

Tabs Safari

Sono rimasto stupito perché quando usavo Firefox su Windows con 1 GB di Ram, se provavo ad aprire “appena” 40 tabs il sistema mi si bloccava completamente. Sarà perché avevo 1 Giga di RAM in meno, sarà perché ero su una piattaforma Windows oppure perché Firefox non gestisce molto bene la memoria, ma sta di fatto che una cosa del genere non me la sarei mai aspettata. Ed ho anche la sensazione che avrebbe potuto continuare ad aprire pannelli quasi all’infinito.

Sono piccole soddisfazioni queste ma devo dire che c’è da rimanerne veramente contenti perché si prova un senso di sicurezza e stabilità durante il proprio lavoro: pensate come mi sarei sentito se alla 100esima scheda aperta, Safari mi fosse crashato. Probabilmente era la sorte che mi sarei aspettato se avessi usato Explorer 7 (e posso garantirlo perché l’ho sperimentato più volte con appena una decina di schede).

A voi è mai capitato di aprire un tal numero esagerato di schede su Safari o su qualche altro browser? E come si è comportato il vostro browser del cuore?

Tag:Apple, browser, firefox, mac, macbook, safari, tab, Windows
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Gen 15 2008

Il computer leggero come l’aria: il supersottile Macbook Air. Caratteristiche, considerazioni personali e il primo video di presentazione. Voi cosa ne pensate: lo acquistereste?

Posted by Antonio Troise
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Macbook Air Durante il keynote del Macworld Expo 2008 (qui potete vedere tutto il video dell’evento) di San Francisco, Steve Jobs, CEO di Apple, ha presentato, tra le altre novità proposte dalla casa di Cupertino, una piccola rivoluzione: il supersottile MacBook Air. Se già i rumors si susseguivano da giorni a riguardo, dare un’occhiata dal vivo del nuovo gioiello della Apple, è stato più appagante! Vi consiglio, quindi, di andare, innanzitutto il video di presentazione disponibile sull’Homepage della Apple ma anche su Youtube:

Qui, invece, potete dare un’occhiata alla nuova pubblicità del Macbook Air:

Ora che avete visto di cosa stiamo parlando, passiamo a qualche nota tecnica e alle mie personali riflessioni.

Tag:Apple, Asus Eee, iPhone, iPod, keynote, mac, macbook, macworld, ssd, steve-jobs, wireless
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Gen 7 2008

Norton Antivirus per Mac Os X 10.5 Leopard: chi avrà il coraggio di installarlo?

Posted by Antonio Troise
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Virus per Mac Se qualche mese fa scrissi che, a volte, poteva essere utile installare un antivirus (ovviamente free) su sistemi operativi Linux, questa volta non mi trovo daccordo sulla possibilità di installare Norton Antivirus su un Mac. Infatti, nonostante recentemente Symantec abbia annunciato la versione 11 di Norton Antivirus compatibile con Leopard, credo che sia un errore acquistare questo software per il proprio Mac.

Quando usavo Norton su Windows notavo, rispetto a tanti altri antivirus free e non, un rallentamento generale del sistema; quando poi, si decideva di disinstallarlo, la maggior parte si rischiava di dover reinstallare Windows nuovamente! Certo, questi incidenti sono accaduti qualche release fa e forse oggi è meno invasivo, ma di quel che sono certo è che, a tutt’oggi, Norton, è molto esigente dal punto di vista di risorse di sistema. Recentemente ho anche avuto l’ebbrezza di usare un PC che aveva Norton Antivirus e devo dire è stata una esperienza davvero frustrante!
Navigando un po’ su Internet ho trovato in effetti, anche diverse persone che avevano problemi durante la disinstallazione di Norton Antivirus dal proprio Mac.

I motivi per installare un antivirus su Mac

Virus: Mac e PC La mia domanda quindi è: perchè appesantire il proprio agile sistema Mac se, anche senza Norton, si possono dormire sonni tranquilli sia dal punto di vista della stabilità del sistema operativo che dal punto di vista della sicurezza? Ma, soprattutto, per qualche motivo bisognerebbe installare un antivirus su un Mac?

Quel che è certo è che virus nati appositamente per il mondo Mac, hanno pochissima speranza di uscire vincitori, proprio per la struttura intrinseca del sistema operativo di un Mac, poiché alla base ha un core Unix e quindi tutto il gioco di permessi e diritti, lo mettono a ripari (a meno di gravi distrazioni dell’utente tali da regalare diritti amministrativi) da operazioni che vadano ad intaccare i file di sistema. Purtroppo, però, lo stesso non si può dire dei documenti presenti sul proprio Mac specie per per quelli multipiattaforma, che possono, almeno teoricamente, essere portatori di malware che poi si renderebbero attivi al passaggio su Windows.

I motivi, però, per installare un antivirus su Mac possono essere tanti e tutto dipende dall’uso che si fa del proprio personal computer. Quello che possono fare antivirus come quello della Symantec è di rilevare anche, e soprattutto, i virus per Pc, effettuando lo scan e la rimozione di virus da file downloadati dal web, scaricati tramite e-mail o scambiati tramite applicazioni di instant messaging. In tal modo si impedisce la trasmissione da Mac a Windows di malware.
Un altro motivo potrebbe essere l’installazione di Windows su piattaforme emulate come Parallels o Vmware Fusion oppure, forse anche più pericoloso, con Boot Camp. Infatti, chi è solito usare soluzioni virtualizzate, deve assolutamente installare un antivirus per Windows e, se non vuole che eventuali malware possano intaccare anche i propri documenti, anche sul proprio Mac. Inoltre, il mio consiglio è quello di non lasciare mai attive la condivisione automatica in scrittura, ma di abilitarla solo quando serve: infatti, in questa maniera, un virus avrebbe un bel ponte per passare da un sistema operativo all’altro.

Se invece usate Windows con Boot Camp, allora il pericolo potrebbe venire dalla condivisione dello stesso hard disk; infatti potrebbero esistere particolari virus che, anche se non potrebbero cancellare i file di Mac OS X (perché il volume è formattato con un file system HFS, illeggibile da Windows) potrebbero benissimo corrompere la tabella delle partizioni; il problema potrebbe essere anche più serio se su Windows viene installato un software come Macdrive 7 che permetterebbe con notevole semplicità la lettura dei file system per Mac. Nulla vieta, ovviamente, che in futuro possano nascere virus multipiattaforma Windows+Mac.

Per chi fosse realmente interessato, quindi, deve sapere che Norton Antivirus 11 per Mac, comprensivo di anno di abbonamento agli aggiornamenti antivirus, costa 49,95$. Tra le novità si segnala un nuovo sistema per la protezione da attacchi che passano da applicazioni connesse ad Internet, una nuova interfaccia e prestazioni superiori alle precedenti release. Inoltre, Norton Antivirus può essere guidato anche attraverso il terminale, dando agli utenti più esperti un potente strumento che permette di aggirare completamente l’interfaccia.

Le solide fondamenta di un sistema operativo con core unix

Security for Mac OS X Qualcuno asserisce che, se Apple aumenterà considerevolmente la sua quota di mercato o comunque diventerà più popolare, i pirati informatici potrebbero incrementare i loro sforzi per creare applicazioni malicius in grado di mettere in crisi la sicurezza del Mac OS X.
Peccato che a sostenere quella che ad alcuni può sembrare un’eresia è proprio la Symantec che, in un rapporto, ha affermato come la percepita invulnerabilità del sistema operativo di Apple sia destinata ad essere presto messa in discussione da un crescente numero di cyberattacchi e virus.
A questa tesi si affiancano anche coloro che pensano, che, visto che molti creatori di virus e hackers agiscono per gloria e per il proprio ego, non dovrebbe essere un grosso incentivo riuscire a creare un virus devastante per OS X, Linux o FreeBSD?

Se un sistema operativo ha fondamenta poco solide, tutti gli strati sovrastanti ne soffriranno. Questo è quello che succede a Microsoft oggi, e la situazione in cui verteva Apple alla fine del secolo scorso.
OS X è stato sviluppato da BSD e NeXT, costruito su basi che hanno oltre 20 anni, con il codice del sistema di base liberamente disponibile via download, ed ancora non si sono trovati virus devastanti per Mac OS X. Questo non è dovuto alle quote di mercato, ne a scarsa attenzione verso OS X da parte di virus writers e hackers, quanto piuttosto al codice ed agli sviluppi di OS X.
Questo non significa ovviamente che OS X è invulnerabile, ma solo che le fondamenta sono solide, così come lo sono anche quelle di Linux e quelle di tutti i sistemi operativi derivati da Unix.

In effetti, la piaga dei virus che assilla gli utenti Windows è anche uno dei motivi per i quali si sta aprendo una ricca opportunità di crescita nella nicchia del Mac: sempre più utenti Windows stufi di spyware, dialer e altre cose del genere fanno “switch” e passano a quella che pare una piattaforma-paradiso dal loro punto di vista: MacOsX.

Purtroppo, per molti, il senso di sicurezza di molti utenti Mac non basta e se non si vuole correre il rischio fare la figura dell’untore, ovvero, quello che propaga negli allegati della posta elettronica virus per Windows, il mio consiglio, allora, è di installarvi una soluzione gratuita ma potente come ClamXav, che è lo stesso antivirus in dotazione con Mac OS X Server. Infatti, il malware per Windows non funziona su Mac, ma se i file compromessi che arrivano per esempio attraverso una email vengono forwardati a un altro utente Pc, il Mac assume il ruolo di “untore”, di portatore sano dell’infezione.

Se volete approfondire l’argomento, qui troverete una tabella comparativa dei più importanti software antivirus per Mac (mancano all’appello, però, Sophos e McAfee).

I malware per Mac

Di primi virus per Mac e poi smentiti, se ne ricordano pochi. Tra questi OSX/Leap.A o OSX/Oomp, oppure Mac/Amphimix-A il primo Trojan MP3 o il recente OSX.Exploit.Meta.Data.B.

Intanto, però, gli utenti Mac si possono crogiolare sulle cifre che fornisce Apple:

Alla fine del 2005, si calcolavano 114.000 virus noti per PC. Nel solo marzo 2006, sono state individuate 850 nuove minacce per Windows. E zero per Mac. Benché nessun computer connesso a Internet sia immune al 100% dagli attacchi, Mac OS X ha aiutato i Mac a mantenere un ottimo stato di salute grazie alle superiori fondamenta UNIX e alle funzionalità dedicate alla sicurezza che vanno ben oltre quelle adottate per i PC. Quando acquistate un Mac, solo il vostro entusiasmo sarà contagioso

Tag:antivirus, Apple, leopard, Linux, mac, Mac os x, malware, virus, Windows
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Dic 27 2007

Wireless Mighty Mouse: funziona su tutte le superfici ed è possibile scegliere se inserire una o due batterie!

Posted by Antonio Troise
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Wireless Mighty Mouse Da un paio di giorni sto usando il mouse wireless della Apple, il famoso Mighty Mouse, e devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso per un paio di sue caratteristiche.
La prima consiste nel fatto che è usabile su qualsiasi superficie lo appoggiate, omogenea e non: avendo un portatile ho sempre avuto l’esigenza di usare un mouse ottico perché il touchpad sono solito usarlo solo in condizioni estreme (come quando appoggio il notebook sulle ginocchia e su una sedia) dato che, per come lo uso io, non mi trovo molto comodo ad usare le dita per scorrere il cursore sullo schermo, anche se quello progettato dalla casa di Cupertino è geniale: per attivare i tasto destro basta fare un tap con due dita mentre per scorrere una pagina è sufficiente scorrere le due dita sull’area del touchpad (talmente comodo che ogni volta che uso portatili non Apple, rimpiango queste funzioni).
Ma tornando al mouse, devo dire che prima di usare il Mighty Mouse ne ho provati davvero tanti di mouse ottici con filo e su 7 modelli con filo che avevo a casa (non ne faccio una collezione) solo uno soddisfaceva le mie necessità: ovvero quello di funzionare su qualsiasi superficie, dalla tovaglia colorata, al piano in legno. Ho anche provato il mouse con cavo della Apple che forniscono in dotazione con l’iMac, ma anche questo su una superficie non omogenea aveva bisogno di un tapettino per scorrere sullo schermo correttamente. E questo è strano perché dovrebbe essere sempre della stessa famiglia dei Mighty Mouse.
Invece la versione wireless del Mighty Mouse è davvero eccezionale perché funziona davvero ovunque e su qualsiasi superficie lo poggiate. Provare per credere!

Mighty Mouse funziona indifferentemente con una o due batterie AA

La seconda caratteristica che mi ha sorpreso è stata una sua peculiare scelta tecnica. La prima volta che aprite la confezione vi troverete di fronte due batterie Energizer al litio di tipo AA non ricaricabili. Se le scartate e quindi provate ad inserirle nel apposito alloggiamento del mouse (dopo aver rimosso la copertura inferiore) noterete che le polarità non vengono invertite e le batterie andranno inserite entrambe con i poli + in alto! All’inizio ho pensato ad una scelta costruttiva che forse aveva lo scopo di semplificare l’inserimento delle pile: ci avrebbe pensato, poi, la circuteria interna ad invertire le polarità!

Mighty Mouse

Leggendo, però, il manuale ecco, invece, cosa scopro nella sezione “Informazioni sulle batterie”:

Mighty Mouse è fornito con due batterie AA al litio non ricaricabili. Le batterie al litio forniscono un’autonomia maggiore tuttavia puoi utilizzare anche batterie AA alcaline o ricaricabili. Il mouse funziona con una o due batterie installate. Per ridurre il peso del mouse, installa una sola batteria; per aumentare l’autonomia della batteria tra una sostituzione e l’altra, installane due.

Devo dire che non mi ero mai trovato dinanzi alla possibilità di poter scegliere se usare una o due batterie. Io ho scelto di lasciare entrambe le batterie nel mouse, dato che il mouse non mi sembra eccessivamente pesante e, inoltre, perché ritengo molto importante l’autonomia della batteria, autonomia che può essere tenuta sotto controllo verificando il livello della batteria da Preferenze di sistema -> Tastiera e Mouse -> Bluetooth.

Il minimalismo che si è fatto mouse

Mighty Mouse Inutile dire che il design di questo mouse completa il quadro di soddisfazione generale che ho avuto durante le prime prove; certo, sicuramente ne esisteranno di più ergonomici, ma direi che quelli di Cupertino hanno fatto del minimalismo una vera scelta di vita. La superficie del Mighty Mouse è bianca opaca con un logo apple impresso sul suo dorso. Possiede una pallina scorrevole che permette all’utente di navigare in tutte le direzioni, non come le comuni rotelline che scorrono soltanto in due direzioni. Infine possiede due pulsanti laterali che permettono di lanciare applicazioni oppure di eseguire funzioni proprie del software Apple, come Dashboard ed Exposé. Questi due bottoni non sono usabili separatamente e la Apple spiega che devono essere premuti contemporaneamente, o come dicono loro, semplicemente “spremendo” il vostro mouse!
Una particolarità dei mouse su Mac OS X è quello che di default il sistema operativo è configurato in modo da non riconoscere il click destro, per non confondere i principianti. Per farlo occorre abilitare la funzione da Preferenze di sistema -> Tastiera e Mouse -> Mouse.

Voi che mouse usate? Ho letto di gente che lo usa da mesi 8-10 ore al giorno e si ritrova ancora il livello batterie al massimo. Mi confermate? Quanto dura a voi il mouse wireless?

Tag:Apple, bluetooth, mac, mouse, wireless
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Dic 19 2007

Come potenziare le funzionalità del Mela+Tab con Exposè senza dover installare programmi come Witch

Posted by Antonio Troise
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Su Windows la combinazione di tasti Alt+Tab è un selettore di applicazioni in grado di mostrare, attraverso le rispettive icone, i programmi aperti. Se poi lasciamo premuto il tasto Alt, e premiamo ripetutamente il tasto Tab è possibile spostarsi fra le varie icone, mentre se rilasciamo i due tasti, viene aperto il programma selezionato. Evidentemente questa funzione risulta molto utile se abbiamo l’abitudine di tenere aperte più finestre contemporaneamente ma, purtroppo, se è aperto, ad esempio, lo stesso programma in due finestre, questo sarà indicato con la stessa icona due volte e quindi non sarà possibile distinguerlo facilmente. Per risolvere questo problema sono nati programmi con TaskSwitchXP che permettono di visualizzare un anteprima della finestra selezionata attraverso l’Alt+Tab.

Su Mac, invece, per ottenere un analogo risultato, dobbiamo premere i tasti Mela+Tab (o Cmd+Tab per chi ha le nuove tastiere).

Mela+Tab

Il risultato, però, è apparentemente più deludente di quello che si ottiene in Windows, perché non permette di visualizzare quante finestre della stessa applicazione sono aperte: se, per esempio, abbiamo aperte due finestre della stessa applicazione (p.es Safari) verrà mostrata un’unica icona che permetterà di selezionare solo l’ultima finestra attiva. Per risolvere il problema si potrebbe far ricorso ad applicazioni esterne come Witch un software donationware che permette di espandere il funzionamento della classica combinazione Mela-Tab. Witch risolve elegantemente questo problema offrendo una finestra trasparente con tutte le finestre aperte ordinate per tipo di programma.

Witch: Mela + Tab
Come potenziare le funzionalità del Mela+Tab con Exposè

In realtà, se solo si usassero coerentemente tutte le funzionalità messe a disposizione da Mac OS X, si potrebbe risolvere molto più semplicemente il problema e senza far ricorso ad alcun programma esterno. Infatti, se si usa il Mela+Tab in combinazione con Exposé allora il problema è risolto. Infatti, per chi non lo sapesse, Exposé è uno strumento che consente all’utente di vedere, in modo molto rapido, tutte le finestre (o un insieme particolare di finestre facenti parte dello stesso applicativo) senza la necessità di doverle scorrere manualmente.

Exposé ha tre differenti metodi di organizzazione delle finestre:

  1. Exposé mostra tutte le finestre aperte in quel momento, riducendole a delle miniature. Poi l’utente potrà selezionare col cursore una specifica finestra per portarla in primo piano. Di norma questa modalità è associata al tasto F9.
  2. Exposé mostra tutte le finestre aperte associate al programma che, in quel momento, è in esecuzione in primo piano. Di norma questa modalità è associata al tasto F10.
  3. Exposé sposta a lato tutte le finestre, mostrando il desktop sgombro. Di norma associato al tasto F11.
Exposè

Ovviamente i tasti usati per attivare Exposé sono modificabili a piacere, così come si possono definire degli angoli attivi nel monitor sul quale portare il cursore del mouse per attivare una funzione Exposé; se si dispone di un mouse o trackball con più tasti si possono associare le funzionalità di Exposé agli altri tasti.

Quindi, ritornando al nostro problema, per avere il pieno controllo delle nostre applicazioni e selezionare la finestra che desideriamo ecco i passi da seguire:

  1. Fare Mela+Tab e selezionare il programma desiderato; nel nostro caso, selezionando l’icona di Safari verrà visualizzata l’ultima finestre attiva di Safari.
    Step 1
  2. Premere il tasto F10 per mostrare tutte le finestre aperte associate al programma che, in quel momento, è in esecuzione in primo piano. Nel nostro caso, essendo Safari in primo piano, verranno visualizzate tutte le finestre aperte di Safari. A questo punto basterà selezionarne una con il mouse ed il gioco è fatto.
    Step 2
Attivare Exposè su un Macbook o un Macbook Pro

Se avete un Macbook di ultima generazione o un Macbook Pro i tasti F8, F9 e F10 sono già utilizzati dal controllo luminosità dello schermo. Per attivare le funzionalità di Exposè occorre, quindi, premere rispettivamente i tasti funzione fn+F8, fn+F9 e fn+F10. Questo anche se nelle proprietà di Exposè vengono indicati i tasti senza fn: infatti, questa è una peculiarità della tastiera del Macbook Pro.
Per chi volesse, è possibile bypassare il problema andando in Preferenze di Sistema -> Tastiera e Mouse -> Tastiera e spuntare su “Usa i tasti F1-F12” per controllare le caratteristiche del software. In questo modo la situazione sarà invertita e occorrerà premere il tasto fn per utilizzare le funzionalità speciali indicate su ciascun tasto.

Preferenze tastiera
Tag:mac, Mac os x, macbook pro, Windows
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Dic 18 2007

Come agire quando il Mac si blocca: quale è l’equivalente del Ctrl+Alt+Canc di Windows su Mac e come killare la Dashboard quando si blocca

Posted by Antonio Troise
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Diciamoci la verità, sin da piccoli, tutti gli utenti Dos e poi Windows, dalla versione 3.11, passando per il 95, 98 e l’XP, ha sempre avuto chiaro in mente che per risolvere i problemi su Windows esisteva una parola magica che, se la si eseguiva nella giusta sequenza, avrebbe quasi sempre (il quasi è d’obbligo) risolto i nostri misteriosi blocchi di applicativo. Come un Abracadabra, un Sim Sala’ Bin, un Apriti Sesamo o un potente anatema come Avada Kedavra di Harry Potter (per restare ai tempi nostri), bastava dire (chi non lo ha mai detto mentre si batteva sui tasti?) e digitare “Ctrl Alt Canc” per vedere comparire la lista dei processi attivi sulla nostra macchina Windows e aver così la possibilità di killarne qualcuno o, quando proprio non se ne poteva fare a meno, di riavviare il PC.
Devo dire che, per mia esperienza, di solito i problemi non erano mai così semplici e il metodo più veloce era quello di usare il tastino di riavvio del proprio cabinet. Quando poi è stato eliminato quel tasto tanto utile, sono passato allo spegnimento brutale della macchina tenendo premuto per quasi 5 secondi il tasto di accensione del PC. Insomma, bei ricordi quelli in cui bisognava lottare quotidianamente con Windows, virus, malware etc.

Quale è l’equivalente del Ctrl+Alt+Canc di Windows su Mac?

Da quando ho il Mac, invece, questo genere di problemi me li sono quasi dimenticati. Eh si, anche qui, il quasi è purtroppo d’obbligo poiché il Mac non è una macchina perfetta e talvolta, anche se molto raramente, tende a bloccarsi! E quando questo accade, specie per chi, come me, è passato da poco su questo nuovo sistema operativo, il panico è in agguato perché la parola magica Ctrl+Alt+Canc su Mac non funziona e l’unica cosa che viene in mente è quella di spegnere brutalmente il Mac tenendo premuto il tasto di accensione!
Ma esiste allora un comando analogo? Certamente esiste, ma è poco documentato, probabilmente perché viene usato raramente. L’equivalente del Ctrl+Alt+Canc su Mac è:

Opzione + Comando + Esc
o, per chi ha ancora una vecchia tastiera,
Mela + Alt + Esc

Come vedete, mentre su Windows occorrono due mani per lanciare la combinazione di tasti Ctrl+Alt+Canc, sul Mac, in teoria, è sufficiente una mano sola (anche se bisogna un po’ contorcersi).

Il risultato di questa combinazione di tasti sarà la comparsa di una maschera analoga alla seguente dalla quale sarà possibile selezionare l’applicazione da chiudere.

Chiusura forzata applicazioni

Ma questo non è l’unico modo: se si blocca una applicazione è possibile fare click col tasto destro del mouse (o Ctrl+Click nel caso usiate il touchpad) sull’icona attiva che compare in basso sul Dock e selezionare “Uscita forzata“. Questo, se il sistema operativo si accorge che l’applicazione non risponde. Altrimenti, basterà tenere premuto anche il tasto “Alt” insieme al click col tasto destro del mouse per vedere visualizzata la voce di uscita forzata.

Un ultimo metodo, infine, consiste nell’avviare Monitoraggio Attività (da Applicazioni/Utility oppure è possibile lanciarlo più celermente se si a installato l’ultima versione del Widget per Dashboard iStat Pro 4.5) e dalla maschera sarà possibile chiudere il processo relativo all’applicazione bloccata.

Monitoraggio Attività
Cosa fare quando si blocca la Dashboard

La Dashboard è un’interfaccia che gestisce i “widget”, cioè una serie di mini-applicazioni per consultare, con un semplice clic dalla Scrivania, previsioni del tempo, cercare numeri di telefono, fare calcoli, trovare definizioni sui dizionari e molto altro ancora tutto. A volte, però, qualche widget, perché magari programmato male, può bloccare tutta la Dashboard e sebbene il resto del computer funzioni perfettamente (infatti la dashboard è stata creata in maniera da essere distinta e separata dal resto del Mac), non si riesce più ad uscire dalla Dashboard. Addirittura si arriva al caso limite che tutti gli altri widget funzionano regolarmente tranne quello incriminato che rende impossibile uscire da questo ambiente!
Purtroppo, in questi casi anche se si lancia Mela + Alt + Esc è impossibile killare il processo correlato al widget o, addirittura, alla stessa Dashboard.

StopDashboard Widget La soluzione è dove meno ce la aspetteremmo: in un widget da installare nella nostra Dashboard! Si chiama StopDashboard Widget e ci permetterà di killare l’intera Dashboard in un istante! In pratica, quello che fa questo widget è killare il Dock (poiché la Dashboard è figlia del Dock) dopodiché MacOSX si preoccuperà, automaticamente di restartarlo ma senza far partire la Dashboard (un po’ come quando si accende un mac, la Dashboard non è attiva). Se preferite potrete attivarla (dopodiché rimarrà residente in memoria fino al successivo riavvio o spegnimento del Mac) premendo il tasto F12 o cliccando sulla relativa icona del Dock (nel caso usiate Leopard).
Ovviamente, come avrete intuito, questo widget è utile anche nel caso volete liberare un po’ di memoria Ram dal vostro sistema, visto che, se si attivano molto widget, possibile raggiugere facilmente qualche centinaio di megabyte utilizzati.

Tag:dashboard, leopard, mac, Mac os x, Windows
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