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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Mar 10 2008

Finale alternativo di Io sono Leggenda: come il Web è in grado di influenzare il cinema cambiando le regole classiche del marketing

Posted by Antonio Troise
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Se fino a qualche anno fa, per vedere un finale alternativo di un film, era necessario aspettare qualche anno o, in qualche caso, almeno l’uscita in DVD, ora grazie alla velocità del web è stato necessario aspettare solo qualche mese dall’uscita del film nelle sale.
Ricordate Blade Runner, il capolavoro di Ridley Scott? Ebbene per avere il Director’s Cut con il famoso monologo finale che, aggiunto alla voce narrante di tutto il film, stravolgeva l’idea del regista (e cioè che anche il cacciatore di replicanti Deckard è a sua volta un replicante), ci sono voluti ben 10 anni!

Questa volta, però, la Rete ha accelerato i tempi visto che, per il blockbuster “Io sono leggenda“, da qualche giorno è stato pubblicato il finale originale girato dal regista Francis Lawrence, alimentando le discussioni dei fan, perché è stato sostituito (forse per volere dei produttori) da uno più spettacolare, ma forse più banale.

Nel finale alternativo di “Io sono leggenda” (che probabilmente potrà essere ammirato nel Dvd di imminente uscita negli Usa e in Italia), viene recuperato, almeno parzialmente, lo spirito originale del romanzo di Richard Matheson da cui è tratto il film. Se non avete visto i film o letto il libro, forse è meglio che non continuate a leggere, per tutti gli altri, basta ricordare che nel finale classico il punto di vista del lettore/spettatore viene ribaltato negli ultimi minuti quando si capisce chiaramente che è lo scienziato Robert Neville il diverso, l’estraneo, l’essere a suo modo leggendario. Nel finale alternativo (che non vi svelerò ma vi consiglio di guardare) invece l’argomento viene maggiormente approfondito, e il finale è anche qui un vero classico per il cinema degli eroi che si sacrificano (un po’ alla Armageddon), tanto da scatenare i fan che avrebbero preferito vedere al cinema la sequenza scartata e ora celebrata sul web.


I am Leged Alternate Ending
by fantascius

UPDATE: Qui è possibile guardare il video di 7 minuti del finale alternativo sottotitolato in italiano.

Che dire, finalmente il cinema sta apprezzando le doti di Internet: è bastato pubblicare il video del finale alternativo per scatenare un passaparola (in inglese WOM, “word of mouth) che sicuramente gli avrà portato non poca pubblicità; insomma finalmente qualcuno ha avuto l’ardire di ribaltare i canoni di marketing che dettano legge sul mercato dei DVD: è noto, infatti, che normalmente un film con finale alternativo viene venduto ad un prezzo superiore (a causa degli eccezionali extra) oppure ne viene creata una versione speciale a parte chiamata appunto Director’s Cut. I casi di Director’s Cut sono tanti, dal Signore degli Anelli, un must del genere (che, di contro, ha aumentato notevolmente il tempo di visione del film) al più leggero King Arthur (che offriva esclusivamente delle scene più cruente durante i combattimenti).

Il fatto è che non a tutti piacciono i Director’s Cut ed è bello sapere che è possibile visionarli, del tutto legalmente si intende, ancora prima dell’uscita del DVD. Certo, molti produttori sicuramente avranno paura di adottare questa tecnica: se non possono vendere l’esclusiva del Director’s Cut originale, le vendite dei DVD si potranno abbassare? Io mi auspico di no, anche se il vero avversario dei film DVD è la pirateria e non la pubblicazione di finali alternativi sul web.

Un nuovo concetto di fare cinema con il web: Heroes Origins e AfterWorld

Credo, infatti, che il business del cinema, grazie all’era del web 2.0, sta evolvendo verso il cliente, coinvolgendolo maggiormente, rendendolo parte attiva del processo di produzione. Interessante, a tal proposito, lo spin-off “Heroes: Origins“: una nuova serie di 6 episodi autoconclusivi su nuovi Eroi (e che spiegheranno molte cose lasciate in sospeso nella prima stagione) dove i fan potranno votare (anche sul web) i loro preferiti, che compariranno nella serie principale. Peccato che lo sciopero degli sceneggiatori ha annullato, almeno temporaneamente, il progetto, ma l’idea era davvero buona.

Una altra serie che deve molto al web è AfterWorld: composta da 130 episodi di circa 3 minuti l’uno, la serie ha debuttato negli Stati Uniti su YouTube e sul sito web Bud.tv nel febbraio 2007, per essere poi “rilanciata” su MySpace e sul canale cavo Sci-Fi Channel dall’agosto dello scorso anno. La serie combina un’ambientazione futuristica modellata un po’ sul cinema western, ed è realizzata in animazione “2,5-D”, tecnica utilizzata abitualmente per i videogame che dà effetti visivi a metà tra il 2-D ed il 3-D. Su Youtube, potete vedere il primio episodio: The Big Day.

Insomma, il Web è cambiato e con sè sta portando dietro molte cose che ci circondano e il cinema è solo una delle ultime che sta imparando a saper sfruttare questo nuovo media.

Tag:blade runner, cinema, Film, heroes, Internet, passaparola, Video, wom, youtube
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Lug 16 2007

Il passaparola dei blog con il wom e il web marketing: evoluzione dalla fase dell’ascolto del cliente a quella del suo coinvolgimento

Posted by Antonio Troise
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Word of mouth Il passaparola, in inglese “word of mouth” citato spesso con l’acronimo WOM, esiste da sempre, da quando gli esseri umani hanno inventato il linguaggio. Il passaparola è nato come trasmissione di un’informazione verbale, di solito un consiglio, da persona a persona ed è per questo che il WOM è considerato da sempre la prima forma di marketing. In passato ha influenzato solo in parte il successo di un prodotto, questo per l’impossibilità di rendere VIRALE un messaggio e di diffonderlo tra tutti i potenziali interessati.

Con la rete, però, il WOM è diventato centrale nelle politiche di marketing delle aziende dato che la voce di ogni singolo utente può essere amplificata a dismisura, assumendo un potere prima inimmaginabile. Una valutazione negativa o positiva propagata in internet può determinare il fallimento o la diffusione di nuovi prodotti o servizi. E’ per questo che si ritiene che il futuro dell’e-commerce risiede nell’acquisizione delle opinioni dei clienti e delle loro esperienze per lo sviluppo del proprio brand. La crescita dell’informazione, la possibilità di disporre di migliaia di articoli online e la confusione che ne deriva, facilita l’affermazione del wom. Sembra infatti che si cerchi, non più l’informazione in sé, ma chi di questa si fa garante in modo imparziale di chi ha provato il prodotto, come può essere, per esempio, un cliente di un albergo o di una compagnia aerea o chi ha investito in fondi o ha contratto un mutuo. La loro opinione può contare più dell’informazione aziendale, valutata solo come pubblicità.

Global Kids
Promozione e pubblicità non fanno sempre aumentare le vendite: se una promozione aumenta l’incertezza è controproducente; quindi valgono molto di più le segnalazioni che vengono dalla rete dei consumatori stessi. Quando un sito di e-commerce (come p.es. può essere Amazon) segnala che chi ha comprato un certo bene ne ha poi acquistato anche un altro, il messaggio è particolarmente efficace. Le recensioni spontanee sono decisive perché quello che conta sono le raccomandazioni che i consumatori si scambiano nei network sociali.
La dimensione mediatica del passaparola all’epoca di internet è il nuovo argomento di ricerca del marketing tanto da poter affermare senza ombra di dubbio che, a volte, i blog sono un argomento per le pubbliche relazioni più che per la pubblicità.

I media verticali, come la TV, sono monodirezionali, gerarchici e controllati. I media orizzontali, come le reti sociali dei blog sono spontanei, basati sull’esperienza e il dialogo. E se il messaggio che arriva dalla pubblicità sui media tradizionali non è coerente con quello che si dice la gente attraverso il passaparola, perde credibilità ed efficacia.
D’altra parte, i messaggi pubblicitari sono talmente numerosi che faticano ad emergere e farsi notare.

Fiducia, attenzione, indipendenza, senso critico, solidarietà tra pari: su questi valori, la dimensione mediatica del passaparola è vincente. Ora le aziende iniziano a comprenderne le conseguenze e al posto del vecchio generico verbo “comunicare”, ne hanno adottate altre tre: ascoltare, informare e collaborare.

Anche se pare difficile, il wom è misurabile: infatti, una società può monitorare la rete, per esempio, su una specifica iniziativa, per carpirne l’apprezzamento, o meno, e prendere, se necessario, delle contromisure. La diffusione del wom online è avvenuta inizialmente con le email, non sempre efficaci, e si è quindi sviluppata con le USER REVIEW, i blog, i wiki, i forum, i social network e, da ultimo, con gli USER CONTENT GENERATED, i contenuti creati direttamente dagli utenti.
La user review, pur efficace, non si è ancora diffusa e solo il 26% dei siti di e-commerce ne fa uso. I blog, invece, sono sempre più usati dalle aziende per comunicare e confrontarsi con i clienti; un esempio è la Microsoft che ha centinaia di blog attivi di suoi dipendenti, alcuni dei quali interagiscono direttamente con i visitatori.

Il fenomeno web 2.0 ha prodotto strumenti di massa a disposizione degli utenti: di pubblicazione, come Flickr e Youtube, o di indicizzazione e valutazione dei brand e dei prodotti/servizi, come del.icio.us e Yahoo! Answers. Le blogstar della rete sono spesso determinanti per la diffusione di messaggi, visto che alcuni arrivano anche a 400mila visite giornaliere e sono considerati più attendibili della carta stampata.

Integrare le opinioni dell’utente, tradotte in conoscenza, in una organizzazione tradizionale non è un esercizio immediato: va, infatti, cambiato il processo produttivo di cui il cliente diventa una componente stabile per il miglioramento continuo. Si passa, così, dal vecchio ufficio reclami alla progettazione del servizio/prodotto condivisa.

Esistono molte società di WOM ONLINE, come Bazaarvoice, che si occupano di acquisire le opinioni dei clienti e delle loro esperienze per lo sviluppo nel brand delle aziende.
A tal proposito, esiste anche un’associazione mondiale delle società che sviluppano il marketing del passaparola, la Womma, World of Mouth Marketing Association, fondata nel 2004. Ne fanno parte aziende come Aol, American Express, Apple, Fidelity Investments e Coca-Cola. Gli obiettivi del Womma sono la protezione del consumatore e delle aziende attraverso linee di comportamento etico, la promozione del wom come strumento di marketing e la definizione di standard e metriche, tra le quali il ROI, per la sua diffusione.
Secondo questa società, infine, il wom funziona più spesso come diffusore delle valutazioni positive, che sono di un fattore 3 a 1 rispetto a quelle negative.

In definitiva si può affermare che, il business online, grazie all’era del web 2.0, sta evolvendo verso il cliente: dalla fase dell’ascolto a quella del coinvolgimento.

Photo credit: Dawn Hudson
[via MF del 10/07/2007 e nova del 12/07/2007]

Tag:marketing, passaparola, wom, word-of-mouth
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