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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Nov 23 2009

Niiu: il primo quotidiano personalizzato d’Europa

Posted by Antonio Troise
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Niiu In tempi in cui c’è una evidente crisi internazionale della stampa stampata a tutto favore dell’informazione online e di crisi del ruolo del giornalista confrontato continuamente con quello del blogger, c’è anche chi ama azzardare e andare controcorrente puntando tutto sulla pagina scritta, ma lo fa in maniera originale.

La sua redazione è in Germania e la testata giornalistica, nata il 16 ottobre 2009 dall’idea di due studenti berlinesi di 23 e 27 anni, Wanja Soren Oberhof e Hendrik Tiedemanne, si chiama Niiu ed ha la prerogativa, sinora unica, di allineare l’informazione ai gusti di ogni singolo lettore, recapitando a casa di ciascuno una edizione personalizzata del giornale, scegliendo gli articoli su una selezione di testate locali, nazionali e internazionali, web compreso. Il costo sarà di 1,20€ per gli studenti e di 1,80€ per gli altri (per dare un metro di paragone, un giornale di stampo classico come Bild costa 0,60€, mentre il Tagesspiegel costa 0.95€).

Un esempio d’oltreoceano

Questa inaspettata sinergia tra carta stampata e web, l’abbiamo già ritrovata, se ricordate, ad inizio di quest’anno, quando negli USA è nato The Printed Blog, un giornale gratuito stampato su carta (sei pagine a colori confezionate da una redazione ridotta all’osso), distribuito nelle principali città americane (Chicago, San Francisco, New York), che in grado di aggregare i migliori contenuti locali pubblicati online su blog e social network, secondo il classico modello del crowdsourcing.

La rivoluzione di Niiu

Ma a differenza di The Printed Blog, è stata messa in atto una altra piccola rivoluzione che trasforma il lettore, passivo per natura, in un particolare editore, con un ruolo attivo di merge delle informazioni. Concepito per attirare i giovani alla lettura dei quotidiani, il concetto editoriale su cui Niiu si basa è altamente innovativo, poiché ciascun lettore potrà costruirsi il proprio Niiu, in base alle preferenze segnalate in fase di sottoscrizione sul sito web del giornale, ed è in grado di integrare gli articoli tradizionali (di testate giornalistiche classiche) con contenuti provenienti da blog, reti sociali e RSS feed, magari condito con giochi, andamento delle azioni in borsa e meteo della propria città, il tutto stampato in versione individuale su carta, con una foliazione diversificata, da 8 a 60 pagine, a scelta dei lettori (anche in base al giorno: per esempio otto pagine il lunedì, ma 60 pagine il venerdì). Gli articoli, in lingua inglese e tedesca, possono essere scelti da circa 500 testate con cui sarebbero stati stretti degli accordi.

Le aspettative

Secondo la tesi dei loro ideatori, molti giovani ‘’sono stanchi di informarsi su internet e sono pronti a pagare per un giornale di loro gradimento’’. L’ obbiettivo è quello di raggiungere il traguardo delle 5.000 copie in sei mesi a Berlino e il vantaggio, oltre che per la nuova generazione di lettori, sarà anche per gli inserzionisti perché avranno il vantaggio unico di fare pubblicità estremamente mirata e toccare dei segmenti di consumatori molto precisi.

Ora non resta che rimanere in attesa e vedere se questo esperimento avrà successo e magari chissà se anche noi potremo usufruire di questo nuovo modello di informazione.

Tag:blog-power, giornali, informazione, Internet, stampa, web, Web 2.0
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Giu 17 2009

Cosa succede quando un blog viene abbandonato? Quanto è effimera l’informazione che i blogger riversano nella blogosfera? Come risolvere il problema dell’oblio?

Posted by Antonio Troise
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Vi siete mai chiesti cosa accade quando un blog, per varie motivazioni, viene abbandonato? Il blog, è per sua natura, una entità della sfera di internet che richiede un aggiornamento più o meno periodico. Se questa caratteristica viene meno, per un periodo di tempo considerevolmente lungo, allora si può a ragione dire che il blog, in quanto tale, “è morto”. Infatti, esso vive quando al suo interno iniziano a circolare pensieri, opinioni, riflessioni, considerazioni e commenti. Se questi elementi sono assenti non si può più parlare di blog ma di sito web nella sua versione più statica.

Fase 1. Blog dimenticato

E’ anche vero, però, che post scritti anche anni prima, ma intrinsecamente senza tempo, possono essere sempre validi tanto che, anche quando un blog cessa di essere aggiornato questi stessi articoli possono continuare ad essere citati nella blogosfera, grazie alla potenza di motori di ricerca come Google in grado di scandagliare tutti gli anfratti dei siti web.

Ma il problema principale di un blog “morto” è che gli utenti, nonostante i feed reader dei lettore più affezionato possano resuscitarlo piuttosto velocemente, iniziano, nel corso dei mesi, a dimenticarsi di lui, e ciò comporta una riduzione del numero di lettori abituali ma anche di quelli occasionali provenienti dai motori di ricerca, in quanto, il suo pagerank potrebbe anche inevitabilmente scendere rispetto ad altri blog più aggiornati in grado di tessere una più fitta ragnatela di link inbound/outbound.

Fase 2. Cadere nell’oblio

Infine, il rischio maggiore che potrebbe correre un blog non più aggiornato è quello di cadere nell’oblio nel momento in cui, il suo autore, stanco di dover mantenere un sito non più vivo, decida di non provvedere più al pagamento annuale, più o meno esoso, dello spazio web messogli a disposizione da un servizio di hosting/housing. Questo problema potrebbe essere meno pressante, se il blogger si era affidato a piattaforme o spazi web gratuiti. Purtroppo, però, questa ultima eventualità potrebbe comunque mettere a repentaglio il blog, “vivo” o “morto” che sia, in quanto come qualsiasi servizio gratuito, potrebbe venire chiuso a discrezione del gestore. Proprio recentemente abbiamo avuto gli esempi della chiusura dello storico Geocities da parte di Yahoo e lo scampato pericolo del servizio di webhosting Tripod di Lycos Europe (in cui tenni il mio primissimo esperimento di blog sconosciuto ai più), che doveva chiudere i battenti il 15 febbraio 2009 ma che, proprio negli ultimi giorni è stato salvato in estremis da Multimania per la felicità dei suoi 6 millioni di utenti (al momento però il sito Multimania.it e Multimania.fr non sono raggiungibili, il che non mi fa ben pensare sulla sorte dei suoi siti).

Insomma, nel caso peggiore ma non per questo meno realistico, dopo qualche anno, il blog potrebbe essere anche rimosso dai database di Google e di lui, non rimarrebbe altro che un sorta di fantasma di sito che fu, che godette di una popolarità riflessa nella blogosfera, ma di cui ora non rimane altro che un flebile ricordo nella persone che aveva incontrato e in qualche decina di link, trackback e pingback orfani, come una sorta di appendici verso il passato non più ritrovato.

Io credo che questa sia la parte più triste di tutta la faccenda: per quanto un blog possa essere attivo, il fine ultimo della maggior parte di essi, potrebbe proprio essere l’oblio. Se già un blog non più aggiornato è triste, vedere un blog sparire lo è ancora di più. Spesso si dice che Internet è senza memoria, ma questo è parzialmente vero, perché una idea valida esisterà per sempre (magari citata da decine di altri blog e siti che tenderanno a preservarne, indirettamente, la sua memoria) ma la vita di un blogger può velocemente sparire.

L’esempio del blog di Onino

A questo proposito posso farvi l’esempio di un blogger famoso fino a qualche anno fa: il suo sito era OninO.it e, insieme a pochi altri, fu uno dei primi blog che conobbi e lui mi aiutò con i primi passi su WordPress e con l’affascinante quanto complesso mondo dei servizi di hosting dei siti web. Ad oggi il suo sito, nonostante il dominio sia ancora attivo e registrato a suo nome, non contiene più alcun post ne alcuna traccia che prima era stato uno dei blog più visitati della blogosfera!
Scandagliando la rete, però, sono riuscito a trovare il riferimento alla sua tesi “Weblog: prove di intelligenza collettiva?” sul sito di Sergio Maistrello che nel Dicembre del 2004, nel suo blog di presentazione del libro “Come si fa un blog” scriveva:

Da oggi è online, disponibile a tutti in formato Pdf e sotto licenza Creative Commons, la tesi di laurea di Cristiano Siri, alias OninO. La tesi è stata discussa a marzo 2004 alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Genova e si intitola Weblog: prove di intelligenza collettiva?. Il lavoro è molto interessante e approfondito, uno dei primi studi teorici sui blog affrontati dai laureandi italiani. La scelta di condividerla liberamente in Rete fa onore all’autore.

Ora, la pagina da cui ho tratto questa piccola recensione, nonostante sia perfettamente indicizzata da Google, per qualche ragione si presenta vuota al browser e nel suo codice html si trovano solo i tag BODY e HTML aperti e chiusi e null’altro (probabilmente è il retaggio di un vecchio blog dell’autore dedicato al suo libro, mai pulito completamente dal sito, e rimasta come traccia su Google). Sono comunque riuscito a reperire queste informazioni grazie alla cache di Google! Infine, la cosa interessante, è che nonostante il sito di Onino, anche se funzionante, non presenta alcuna pagina di presentazione, il file PDF è ancora nascostamente raggiungibile!

Insomma questo esempio mi è servito per dimostrare quanto sia flebile ed effimera l’informazione che ogni blogger riversa ogni giorno nella blogosfera. Per trovare traccia di quella tesi sono dovuto passare prima per un blog defunto di cui ne era rimasta traccia solo nella Cache di Google (credo che temporalmente avrà ancora vita breve) e quindi ho scaricato il PDF da uno spazio web associato ad un dominio che non aveva alcuna homepage e nessun ricordo del blog che fu!

Come vedete, se ora il vecchio blog di Sergio Maistrello altro non è che un link orfano non più attivo su Google visibile solo attraverso l’immagine sbiadita della “Copia cache” di Google, in futuro Google potrebbe decidere di rimuoverlo definitivamente dai suoi database. Allora non ne rimarrà altro che il link su questo mio sito, che comunque non riuscirà mai ad esprimere la potenza espressiva che, magari, quell’articolo aveva la forza di infondere nei lettori.
A questo punto l’unica memoria vera memoria di internet, per quanto effimero e parziale possa essere questo servizio, è nei siti di Internet Archive come Wayback Machine in grado di fare uno screenshot di qualsiasi sito e preservarne così almeno una piccola memoria della sua presenza su internet. Per quanto riguarda il blog di Onino ho trovato solo l’arco temporale di esistenza che andava dal 2004 al 2006 e qualche salvataggio parziale della sua homepage. Ma tutto il suo contenuto, forse la parte più preziosa di un blog, è andato comunque perso!

Proposte di soluzioni al problema dell’oblio

Umberto Eco, un giorno, disse che “Internet è come un immenso magazzino di informazioni“. Il problema è che, però, questo magazzino dovrebbe avere una sorta di backup di se stesso. Sarebbe bello vedere, un giorno, un servizio che metta a disposizione dei blogger “stanchi” un sorta di repository del proprio blog, una sorta di backup sempre online del proprio sito web. Certo, nulla vieta che anche questo servizio di Full Internet Archive possa chiudere, ma essendo un servizio centralizzato forse potrebbe essere più facilmente recuperato, piuttosto che andare a recuperare milioni di piccoli siti web chiusi. E’ anche vero, inoltre, che tutti i link che puntavano al vecchio sito web non sarebbero comunque validi vanificando il concetto intrinseco in una blogosfera attiva.

Una possibile soluzione (se il dominio del blog non fosse stato riutilizzato) sarebbe quello di giocare sui DNS per reindirizzare i vari permalink verso il sito di repository. Immagino comunque che il carico di lavoro per l’intera infrastruttura di internet sarebbe enorme, ma forse in un futuro non troppo remoto questi problemi potrebbero essere risolti piuttosto agevolmente.
Forse una alternativa più realistica sarebbe l’IPV6 e l’assegnazione per ogni individuo di un singolo indirizzo IP univoco. In tal modo, grazie al suo ampio spazio di indirizzamento, sarebbe impossibile perdere le informazioni che ogni singolo individuo potrebbe immettere nella rete (con buona pace della privacy). Quando qualcuno apre un blog userà il proprio indirizzo IP univoco. Quando poi lo dovrà chiudere, sarebbe possibile portare tutto il suo contenuto su una sorta di sito repository e tutti i link ai suoi articoli verrebbero univocamente reindirizzati qui, perché nessun altro abitante del pianeta potrebbe mai avere il suo stesso indirizzo IP.

Ad oggi le moderne tecnologie della comunicazione hanno l’intrinseca capacità di memorizzare nel tempo fatti e dati che, se da un lato rafforzano il concetto di trasparenza, dall’altra ingenerano il pericolo di una diminuzione del diritto all’oblio, diventando così inesorabilmente memoria dell’uomo. Molto spesso noi facciamo affidamento su quello che troviamo su internet, specie se parliamo di Wikipedia, senza poi verificare la validità delle informazioni e l’origine delle fonti. E se è vero che pubblicazioni volutamente sbagliate su WIkipedia sono state tutte corrette in pochissimo tempo, a dimostrazione della validità dei processi di intelligenza collettiva che la animano, è anche vero che molte volte alcuni giornalisti poco accurati nel verificare le notizie hanno pubblicato notizie errate.

E’ per questo che, una repository dei siti web, dovrebbe essere statica, non modificabile, congelando il contenuto del sito a quando è stato scritto, magari con il sapiente uso degli algoritmi di hash MD5 e SHA1, un po’ come fa Hashbot.com del grande Gianni Amato.

Il 95% dei blog sono stati abbandonati

Questo articolo era già nella mia testa da parecchio tempo ma ho voluto scriverlo solo dopo aver letto l’allarmante articolo di Zeus News che asseriva che il 95% dei blog giace abbandonato. Infatti, come testimoniano i dati di Technorati relativi al 2008, dei 133 milioni di blog tenuti sott’occhio dal motore di ricerca della blogosfera solo 7,4 milioni sono stati aggiornati negli ultimi 120 giorni. Anche se comunque è presto da dire (io credo che un tempo di attesa di almeno un anno sia più corretto), se in 4 mesi i loro autori non hanno avuto uno straccio di idea o un momento per scrivere qualcosa nel proprio spazio, quei blog sono virtualmente morti, ridotti a testimonianze del tempo che fu e dei sogni di gloria infranti. Sempre secondo Technorati, sembra però che del restante 5% di blog ancora ancora attivi, si ritiene che la maggior parte delle pageview sia generata da un numero ancora inferiore di blog, stimabile tra i 50.000 e i 100.000.

La causa di questa moria di blog? MySpace, Twitter e Facebook! Questi tre siti, infatti, oltre a rappresentare la nuova moda, hanno rapidamente imposto un modo di comunicare più rapido, immediato, a livello di Sms: nessuno – o quasi – ha più tempo e voglia di leggere lunghi post.

Insomma, sempre secondo Zeus News, caduta l’illusione di una facile notorietà e l’effimera attrattiva dei diari online, restano in attività quei pochi che hanno qualcosa di interessante da dire, che si sono conquistati un pubblico di affezionati grazie alla qualità dei propri interventi e hanno fatto del proprio blog non una vetrina personale ma uno spazio di riflessione e confronto.

Le mie statistiche sui blog non aggiornati

Dopo aver letto queste considerazioni sulla sorte del 95% dei blog, ho cominciato a scandagliare il mio feed reader alla ricerca di blog fermi da molto tempo. Io uso NetNewsWire per Mac OS X e questo programma ha un’ottima funzionalità “Dinosaurs” per cercare tutti i feed non aggiornati da un certo numero di giorni (menu Window -> Dinosaurs) in modo da poterli rimuovere. Ebbene negli ultimi 120 giorni, su un totale di circa 300 feed rss, avevo 50 feed che non venivano aggiornati, ovvero quasi il 17% del totale, con un range che andava dal Maggio 2007 fino ad arrivare a Febbraio 2009. Abbassando la soglia a 30 giorni, i feed non aggiornati sono saliti a 90, con una percentuale del 30%.

Devo dire che, di solito, non sono solito rimuovere i feed rss dei siti a meno che abbia perso interesse verso il blog o a meno che, a livello di dominio, blog non esista più. Talvolta anche quando il blogger ha avuto la gentilezza di comunicarci in anticipo della volontà di non continuare con il suo lavoro (come è il caso di gpessia) preferisco lasciare il suo feed rss nella speranza che prima o poi possa ritornare a scrivere in modo da essere tempestivamente avvisato (come è il caso di uncino, uno dei primi blog che ho conosciuto, che è sempre un piacere leggere).

Epilogo

Dopo aver scritto cosa ne pensavo sui blog e sulla loro caducità, e aver calcolato quale è la moria dei blogger nel mio feed reader personale, ora, nel pieno spirito di condivisione di idee che animano tutti i blog, passo a voi la parola. Cosa ne pensate?

Tag:backup, Blog, blog-power, blogger, blogosfera, condivisione, feed, intelligenza, intelligenza-collettiva, memoria, pagerank, permalink, rss, technorati, trackback, web, wikipedia
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Mar 12 2009

Negli USA, The Printed Blog, un quotidiano gratuito farà da aggregatore dei migliori contenuti pubblicati dai blog. Come è la situazione in Italia?

Posted by Antonio Troise
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Negli ultimi mesi stiamo assistendo, più o meno consapevolmente, ad un piccola rivoluzione o, forse più propriamente, ad un piccolo esperimento che consiste nel passaggio di testimone della carta stampata al web: infatti, contro ogni previsione, la carta stampata sta iniziando ad attingere, sempre più frequentemente, al web per avere contenuti di maggiore interesse e che si adattino facilmente ad un più largo pubblico, creando inaspettatamente sinergie proprio laddove un tempo sembravano esserci solo contrasti e diffidenze. Insomma, non mancherà molto che potremmo vedere il Web 2.0 passare dalla Rete alla carta stampata, nel nome del Blog Power!

The Printed Blog

E’ così recente la notizia che negli Stati Uniti è stata lanciata una coraggiosa (soprattutto perché lanciata in piena crisi economica) iniziativa editoriale: The Printed Blog, un giornale gratuito stampato su carta (sei pagine a colori confezionate da una redazione ridotta all’osso), distribuito nelle principali città americane (Chicago, San Francisco, New York), che aggregherà i migliori contenuti locali pubblicati online su blog e social network, secondo il modello del crowdsourcing.

The Printed Blog

Ad essere convinto della buona riuscita del suo giornale è l’investitore Joshua Karp, che ha addirittura inizialmente previsto una uscita bi-quotidiana del giornale (in realtà dal 27 Gennaio 2009, data in cui è uscito il primo numero, sono reperibili solo 6 numeri, per cui al momento l’uscita sembra attestarsi su base settimanale) che aggregherà, quasi in tempo reale, i contenuti pubblicati in rete su blog personali e social network, nella speranza che questo innovativo giornale possa attirare gli investimenti di inserzioni pubblicitarie rilevanti e fortemente localizzate sul territorio. Ma non verranno pubblicati solamente articoli (qui per segnalare i contenuti interessanti, mentre è stato aperto anche un canale su Twitter) ma anche recensioni su dischi, film, fotografie, risorse interessanti trovate online, locali commerciali, segnalazioni di eventi e quant’altro possa essere ritenuto interessante.

Secondo Joshua Karp, infatti, il quotidiano cartaceo resterà ancora a lungo la principale fonte di informazione, soprattutto più nelle grandi città e metropoli dove, per forza di cose, le persone trascorrono una parte importante del loro tempo sui mezzi di trasporto. E quale migliore miniera di materiale fresco trovare se non quella di attingere direttamente dalla blogosfera e da internet! Ovviamente, gli autori che vedranno i propri contenuti pubblicati saranno retribuiti (per ora non è specificato quanto sarà l’ammontare), ma avranno anche l’indubbio vantaggio di poter esporre i propri contenuti ad un pubblico al di fuori della rete, portando, di fatto, la voce dei blog nel mondo offline!

The Printed Blog

Al momento sono circa 300 i blog che hanno già dato il permesso di pubblicare il loro articoli (interessante la voce in copertina che dichiara “Printed with explicit permission from each content provider“) e se volete visionare il prodotto, a mio dire, inaspettatamente valido, è possibile scaricare una versione PDF del giornale da leggere sul computer.

L’editoria sperimentale in Italia

In Italia un progetto simile, in pieno clima di editoria innovativa, è stato sviluppato dalla Acacia Edizioni che ha l’intenzione di portare nelle edicole italiane un giornale dal titolo “Social Network Magazine“, in cui gli articoli riguardanti questo nuovo giornale parlano di “uno scorrere continuo di informazioni e di commenti”. Al centro di tutto c’è una tecnologia poco chiara dal nome “WebCode”, un’esclusiva di Dooit, che permette di integrare in maniera univoca e bidirezionale l’informazione stampata con le informazioni in Rete. SN Magazine ha in pratica la più grande redazione del mondo: ogni lettore può proporre un tema e creare il suo team di collaboratori. Sarà poi la sua reputazione on line e il giudizio degli altri lettori della Rete a decretare la sua presenza nell’edizione cartacea.
In questo modo per la prima volta un prodotto editoriale stampato potrà sfruttare tutta la potenza della Rete ed essere sempre e continuamente aggiornato.

Purtroppo, queste sono le uniche notizie, in parte lacunose, su questo progetto editoriale italiano, di cui, però, non sono riuscito a trovare neanche il sito web ufficiale. Da un lato c’è da dire che l’idea, proprio come The Printed Blog, è interessante e coraggiosa, dall’altra parte, è facile capire che gli investitori hanno finalmente capito che possono investire in altri modi sul web, e aprire questo vaso di Pandora, potrà portare benefici o guai, tutto sta a come si saprà sfruttare l’idea e come i lettori giudicheranno il prodotto.

Se pensate, però, che sarebbe bello avere anche in Italia un progetto ambizioso come quello di The Printed Blog, allora dovete sapere che l’esperimento di BlogMagazine si avvicina molto, e forse si è anche ispirato, a questo modello americano. Purtroppo ancora non ne esiste una versione stampabile e non esiste alcuna distribuzione, probabilmente perché il progetto è ancora in fase di sviluppo e, forse, anche perché in Italia in pochi credono in queste realtà. Certo è che, comunque, anche il magazine online proposto dalla directory di blog Liquida, che ogni giorno cataloga centinaia di post da più di 10.000 blog, potrebbe essere di ispirazione per un progetto di un quotidiano cartaceo sulla blogosfera italiana.

Tag:Blog, blog-power, blogosfera, giornali, informazione, PDF, stampa, web, Web 2.0
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Dic 11 2008

Gli influencer del Web: chi sono e come agiscono. Quando le aziende studiano come conquistare chi influenza le decisioni del popolo della rete

Posted by Antonio Troise
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Forse non tutti sanno che sul Web il 90% dei contenuti online, articoli, commenti, video e fotografie di ogni social media, è creato da non più del 10% degli utenti internet. E sono proprio queste persone che hanno la capacità di riuscire ad influenzare le comunità online in modo da riuscire ad indirizzarle, più o meno coscientemente, verso una decisione o un acquisto e anche, perché no, l’elezione di un presidente degli Stati Uniti (tanto che Obama ha raggiunto il record di un miliardo di dollari in rete, di cui 150 milioni di dollari con singole donazioni di 100 dollari dal suo sito).
Come già ricordato in un mio articolo sul blog power, le aziende che guardano al webmarketing stanno iniziando a riconoscere e ad interpretare questa realtà, tanto che sono continuamente alla ricerca degli influencer, che rappresentano, di fatto, la chiave di volta per dialogare con successo con la Rete. Infatti, gli influencer possono determinare il successo di un prodotto o di un servizio, ma anche il suo fallimento. E’ per questo che le società devono considerarli un asset strategico, visto che possono essere i promotori naturali di una azienda o i critici più credibili.

Lo studio della Rubicon Consulting

Un recente studio della americana Rubicon Consulting ha tracciato il profilo degli influencer, tentando di carpirne i segreti, la loro diffusione, gli spazi dove agiscono (le comunità online) e le modalità con cui comunicano e propagano i loro messaggi. Al termine della sua indagine, è così riuscita a identificare 5 macro gruppi di comunità, in funzione delle caratteristiche degli utenti:

  1. VICINANZA: Meetup, creazione di gruppi fisici
  2. ATTIVITA’ IN COMUNE: Wikipedia, enciclopedia online
  3. CONDIVISIONE DEGLI STESSI INTERESSI: Youtube, video online per categorie
  4. COMPETENZA: social network professionali
  5. CONNESSIONI: Facebook, MySpace, SecondLife, tutti social network costruiti su ogni tipo di connessione tra persone

Un’altra rappresentazione, più visiva, che mostra gli influencer nei social network è possibile trovarla qui, dove, però, li si dividono in 4 macro aree:

Influencer
Analisi

Le comunità online originate dalle connessioni, come Facebook, sono, come è facile immaginare, le più frequentate (circa il 25% degli utenti internet) e le più importanti per i giovani sotto i 20 anni. Quindi, seguono, con il circa il 20% degli utenti internet, le comunità nate con attività in comune e condivisione di interessi.

I contenuti degli influencer sono in prevalenza:

  • Video (94%)
  • Articolo sul blog personale (92%)
  • Recensione (89%)
  • Una domanda (87%)
  • Una risposta (83%)
  • Foto (77%)
  • Commento (76%)
  • Aggiornamento propria area in un social network (75%)
Chi è l’influencer

Inoltre, se è vero che gli influencer possono determinare il successo di un prodotto o di un servizio, è anche vero che la loro influenza varia da settore a settore: mentre circa il 60% dei navigatori acquista un prodotto di elettronica di consumo seguendo i suggerimenti letti, solo il 18% sceglie un meccanico per la propria macchina. E’ elevata comunque la percentuale di coloro che decidono in base alle informazioni in rete: il 52% la vacanza, il 48% il film da vedere, il 41% la nuova auto e il prossimo lavoro, il 38% il ristorante.

Ma come si distingue un influencer? Di solito, un influencer, pubblica un contenuto in Rete più di una volta al giorno, e metà di loro ha meno di 22 anni e solo l’8% ha più di 50 anni. Il 40% sono studenti, mentre il 60% sono in prevalenza uomini, ma anche le donne hanno la loro influenza, tanto che il 78% delle mamme blogger negli Stati Uniti, da un giudizio sui prodotti per bambini e il 96% di tutte le mamme online considera con attenzione i loro consigli.

Epilogo

Quel che è certo è che l’opinione degli influencer è (almeno in teoria) indipendente e non una merce in vendita, tanto che l’unica arma delle aziende è quella di informare correttamente gli influencer, ascoltarli e dotarli di strumenti comparativi del proprio prodotto o servizio.
Quindi, in definitiva, l’investimento più importante è nella qualità della relazione con gli influencer!

Altre riferimenti

Per maggiori informazioni potete andare direttamente sulla pagina che dello studio della Rubin Consulting: Online Communities and Their Impact on Business che è stato diviso in 3 sezioni:

  1. Part One: How online community works
  2. Part Two: Leading Web Destinations and Community
  3. Part Three: Web Community and Social Life

Oppure potete scaricare direttamente il PDF del report completo.

Sotto il tag blog-power, infine, trovate alcuni miei articoli che parlano di marketing, web e blog.

Tag:blog-power, facebook, Internet, marketing, Obama, web, Web 2.0
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Nov 13 2008

Google Flu Trends: come prevedere i picchi influenzali analizzando le ricerche su Google

Posted by Antonio Troise
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E’ noto che Google è una delle poche società che, in maniera intelligente, riesce ad usare la sua tecnologia per usi non comuni laddove nessun’altra società del web avrebbe mai avuto il coraggio di investire. E’ questo anche il caso dell’ultimo progetto Google Flu Trends, un sito web che ha l’ambizione di voler prevedere i picchi influenzali anche 10 giorni prima rispetto alle autorità sanitarie locali o internazionali. Al momento questo nuovo strumento di Google (nato dall’incrocio tra Google Trends e Google.org, la sezione filantropica del motore di ricerca) si focalizzerà solo negli Stati Uniti, ma non è escluso che presto coinvolgerà tutto il mondo.

Ma come riuscirà nel suo intento se per anni migliaia di ricercatori in tutto il pianeta cercano di prevedere le epidemie influenzali, riuscendo solo a farlo con pochissimi giorni di anticipo? Il metodo è molto semplice e proprio nello “stile google“. Infatti, Google Flu Trends, a detta gli autori, sarà in grado di anticipare l’arrivo delle epidemie stagionali grazie all’analisi delle ricerche su internet effettuate dai milioni di utenti della Rete! Calcolando quanto parole come ‘sintomi influenzali‘, ‘influenza‘, ‘febbre‘, ‘termometro‘ o altri sinonimi vengono inserite come chiave di ricerca sul web, Google Flu Trends potrà sfornare in netto anticipo dati importanti sui picchi influenzali e magari aiutare a contenerne l’entità.

Infatti, scavando nei loro archivi a Mountain View hanno scoperto che con l’approssimarsi dell’influenza la gente cerca sempre di più parole ad essa correlata, sia che si tratti di medicinali da acquistare che di informazioni sulla malattia che di materiale come siringhe.

Google Flu Trends

Oggetto di un articolo in via di pubblicazione su Nature, questa nuova metodologia di ricerca e di previsione pare possa captare il tipo di informazioni richieste dagli utenti della Rete e di trasformarli, in caso siano riconducibili all’influenza, in grafici e mappe che riportano il possibile andamento delle epidemie a livello regionale. Google Flu Trends, inoltre, è in grado di rilevare e predirre anche la crescita o il propagarsi del virus in una certa area visto che può suddividere le ricerche in base alla loro provenienza.

Google, inoltre, ci tiene a precisare che per quanto riguarda il discorso privacy, tutti i dati raccolti saranno trattati come dati anonimi, per nulla riconducibili al singolo utente.

Al momento, nella fase beta di questo progetto ambizioso, Google Flu Trends coprirà solo gli Stati Uniti, ma la compagnia ha intenzione di applicare il nuovo sistema non solo a tutto il mondo, ma anche ad altre malattie, contribuendo agli interventi di prevenzione!

Da come si può vedere dal grafico degli anni precedenti presente sulla pagina di How does this work? del progetto,

Google Flu Trends History Graph

sembra che l’andamento delle ricerche per le parole chiave dell’influenza e i picchi influenzali seguono le stesso trend. C’è quindi da sperare che il progetto possa risultare davvero utile.

Tag:Google, influenza, Internet, privacy, termometro, trend, virus, web
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Ott 21 2008

E’ giusto fidarsi di Facebook? Nuove regole della UE per garantire la privacy degli utenti dei social network

Posted by Antonio Troise
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In questi ultimi mesi Facebook ha avuto una vera esplosione di popolarità nel nostro Bel Paese. Ogni giorno non posso fare a meno di sentire colleghi di lavoro o amici che si invitano a vicenda, che si scambiano foto e video e che, mi chiedono, come mai ancora non sono su Facebook. Eh si, perché finché non potrò farne a meno tenterò di starne alla larga (è recente il caso di Paolo Attivissimo che è stato costretto ad iscriversi per evitare il rischio che qualcuno mettesse su Facebook un suo clone). Al momento, infatti, non ne vedo una vera e propria utilità ne necessità, anzi, mi sembra quasi una perdita di tempo, che rischia di disperdere il cibernauta tra taggature e inviti a giocare online (o almeno è quello che riesco ad intravedere tra i miei conoscenti) nella piazza virtuale più grande del mondo in cui ritrovare anche vecchi amici di cui si erano perse le tracce e, perché no, farsene altri nuovi sparsi per il mondo, per condividere foto, video e scambiarsi messaggi in tempo reale.

Niente più barriere e distanze tra le persone

Se è vero che Facebook (ma nella lista dei grandi social network rientrano anche MySpace e Friendster) hanno contribuito a terminare il lavoro iniziato nel Web 1.0 di abbattere le barriere e le distanze tra le persone, è inevitabile che il fatto di essere rintracciabili da chiunque semplicemente digitando nome e cognome su Google, causi la paura del “Grande Fratello”.

Creato nel 2004 da Mark Zuckerberg, all’epoca semplice studente di Harvard, con il solo scopo di mantenere i contatti tra ex compagni di classe, Facebook si è diffuso tanto da entrare in breve tempo tra i 10 siti più cliccati al mondo, primo fra tutti i social network: con i suoi 132.105.000 utenti unici (dati di Giugno 2008) ha raggiunto il primato sorpassando il leader MySpace, con appena 117.582.000 utenti, in quanto, per ciò che riguarda la facilità di utilizzo e l’integrazione della messaggistica istantanea non ha pari. Ma in Italia, come al solito (non so se per fortuna o meno) è sempre un po’ in ritardo, e solo negli ultimi mesi c’è stata una brusca accelerata: nel terzo trimestre del 2008 la diffusione di Facebook è stata così veloce che ha portato l’Italia alla guida della classifica mondiale per incremento di utenti (+135%).

Rischio Privacy per Facebook

Ogni utente ha una propria pagina e sceglie a chi renderla visibile, con buona pace sull’effettiva tutela della privacy. Ma il fulcro di Facebook non sono gli utenti, bensì i gruppi, vere e proprie comunità interne, quasi microcosmi o fan club che spaziano in tutti gli interessi possibili e sono gli utenti che decidono a quale gruppo aderire o quale gruppo creare.

Il problema è che le piazze virtuali, più che quelle reali, si prestano maggiormente all’uso indiscriminato e senza regole dei dati personali. E’ questo che, dall’Unione Europea, durante la 30ma Conferenza internazionale delle Autorità per la protezione dei dati personali tenuta a Strasburgo, 78 Garanti della privacy di tutto il mondo il 17 Ottobre 2008 si sono riuniti, per approvare un documento comune che tutti i social network (compreso, quindi, Facebook) dovranno rispettare per non incorrere in sanzioni. Quella del social network, sembra incredibile a dirsi, è l’emergenza più evidente della rete, che mette a rischio la privacy di milioni di cittadini.

Per capire quanto la nostra privacy sia a rischio, e potete provarlo voi stessi, se volete sapere se un amico è registrato su Facebook senza dovervi registrare è sufficiente, digitare il nome del vostro conoscente su un qualsiasi motore di ricerca accompagnato dalla parola “Facebook” e, se registrato e maggiorenne, quasi certamente potrete trovare la sua scheda pubblica collegata al noto social network. Da sabato 25 Ottobre 2008 non sarà più possibile trovare profili personali su Facebook utilizzando semplicemente i motori di ricerca: certo nulla vieta di registrarsi con un account fake per scandagliare i vari siti di social network, ma almeno si saranno ridotte le possibilità. Ma andiamo nel dettaglio delle decisioni prese dalla.

Perché fidarsi di Facebook?

E’ pur vero che le nuove tecnologie, oltre ad essere una indubbia opportunità per aprire le porte del successo o semplicemente alle nuove amicizie, sono anche fonte di nuovi problemi in quanto nessuno ha mai previsto tutte le insidie, soprattutto per la privacy. In particolare, questo documento, invita gli utenti del social network a tenere d’occhio i propri dati personali (per esempio, i minorenni non dovrebbero mai rendere noti indirizzo di casa e numero di telefono), ricorrendo, magari, all’uso di uno pseudonimo. In realtà se da un lato l’uso di nickname proteggerebbe la propria privacy e limiterebbero, anche se non escluderebbero, l’uso illecito dei dati, dall’altra vanificherebbe lo scopo ultimo di Facebook: quello, cioè, di trovare vecchi amici o compagni di classe di cui si erano perse le tracce, grazie all’indicizzazione, capillare, della maggior parte degli esseri umani! Una sorta di database del genere umano, compilato su base volontaria: ogni giorno ricevo email o richieste verbali di iscrizione a Facebook. So che a farmela non sono qualche Grande Fratello come lo Stato o Google, ma semplicemente dei miei amici: perché dunque non fidarsi? Ebbene, io di loro mi fido: ma c’è da fidarsi dei gestori di Facebook? E se ci si può fidare di loro, si nasconde sempre l’eventualità che qualche utente malintenzionato possa approfittare delle informazioni personali messe sul mio profilo pubblico.

Le regole per i gestori dei siti di social network

Ma, oltre ad informare gli utenti dei social network, i Garanti hanno avuto anche il compito di avvisare i provider di Facebook o altre agorà virtuali, che devo avere una speciale responsabilità verso tutti gli utenti, iniziando dal fatto che questi devono essere informati in modo chiaro ed esaustivo circa le possibili conseguenze a cui potrebbero andare incontro pubblicando informazioni sulla loro persona (tra queste spicca anche la consuetudine dei datori di lavoro che utilizzano i social network per valutare i candidati o controllare la condotta dei propri impiegati).
Inoltre, tra le raccomandazioni, i provider devono prestare attenzione a usi diversi da quelli principali, come quelli di marketing, e devono tenere sempre alto il livello delle misure di sicurezza per scongiurare intrusioni negli archivi. Quindi, devono sempre ricordare agli utenti che è sempre possibile, in qualsiasi momento, esercitare il diritto, in caso di irregolarità, di correzione o di cancellazione definitive, delle informazioni registrate.
Infine, un’altra raccomandazione molto importante, è il diritto all’oblio, ovvero che i dati degli utenti devono essere resi accessibili ai motori di ricerca solo quando esiste un consenso esplicito e informato della persona interessata e non devono essere automaticamente divulgati su internet. Ciò significa che, per impostazione predefinita, tutti i social network dovranno rendere inaccessibile ai motori di ricerca tutti i dati sensibili dei propri utenti, a meno che il loro consenso non sia chiaramente espresso.

Conclusione

Queste nuove regole cambieranno le carte in gioco e credo che nei prossimo mesi assisteremo ad una flessione delle utenze registrate su siti di social network, spaventate dalla possibilità che la propria privacy venga violata. E’ anche vero, però, che è giusto educare le persone su pericoli perché quando si naviga sul web, bisogna essere coscienti dei rischi che si incorrono quando si diffondono avventatamente i propri dati sensibili. Il problema è: saranno sufficienti queste nuove regole per tutelare il navigatore?

Tag:facebook, Internet, privacy, sicurezza, social-network, web, Web 2.0
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Ago 5 2008

Youtube trasmetterà le Olimpiadi ai 77 paesi che non hanno acquistato i diritti televisivi. Come vedere i giochi olimpici sul portale Rai, sul iPhone e su Windows Vista

Posted by Antonio Troise
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Olimpiadi Beijing 2008 Se in Italia e in molti altri paesi europei e del Nord America, le Olimpiadi verranno trasmesse regolarmente sulle televisioni nazionali dai grandi network locali che hanno acquistato i diritti televisivi, nel resto del mondo, e in particolare in 77 Paesi tra i quali l’India, la Corea del Sud e la Nigeria, il servizio verrà, per la prima volta, offerto da Youtube, ovviamente solo su piattaforma PC anziché televisiva.

Per la prima volta nella storia delle Olimpiadi, quindi, la famosa manifestazione avrà un proprio canale televisivo per il quale produrre e gestire i propri contenuti. E tutto grazie a Youtube, che, a partire dal 6 Agosto 2008 (i Giochi iniziano l’8 Agosto ma dal 6 saranno trasmesse le anteprime legate al grande evento sportivo del 2008) e per tutti i 17 gironi dei Giochi Olimpici, trasmetterà video servizi con durata massiama di 10 minuti, per un totale di 3 ore al giorno al massimo, preparati dallo stesso Comitato Olimpico Internazionale (che useranno i video della Rete Olympic Broadcasting Services) all’indirizzo youtube.com/beijing2008.

Ma la particolarità è che, a poter approfittare di questo evento, saranno solo i Paesi in cui nessuna televisione ha acquistato i diritti delle Olimpiadi, proprio per non andare contro ai grandi network televisivi che hanno comprato l’esclusiva della diretta. Il tutto sarà garantito da un sofisticato sistema di filtraggio messo in atto da Google che analizzerà l’area di provenienza degli utenti per bloccare tutti quelli che provengono dall’Europa e dal Nord America. Infine, per evitare di cadere nelle già numerose cause legali per violazioni di copyright sugli spezzoni televisivi presenti su Youtube, i suoi tecnici dovranno rimuovere tutti i video delle Olimpiadi catturati dalla televisione e diffuse senza autorizzazione.

Il numero degli spettatori di YouTube, però, a detta di molti, potrebbe tuttavia essere relativamente ridotto, ovvero attorno ai 200 milioni di persone, visto che la maggior parte dei 77 Paesi raggiunti dal servizio ha un’estensione territoriale piuttosto limitata. La Cina, inoltre, paese ospitante delle Olimpiadi, non permetterà ai propri abitanti di utilizzare il contenuto di YouTube: i suoi 180 milioni di utenti video Internet si rivolgeranno a un’altra fonte online, ovvero CCTV.com, la divisione Internet della China Central Television.

Insomma, se da un lato il fatto che Youtube possa a trasmettere, nei paesi che non possano permetterselo, il più grande evento mondiale del tutto gratuitamente, è una grande opportunità oltre che un segno dei tempi che cambiano, visto che ora per la prima volta la copertura dei Giochi sarà globale e completa sul fronte online. Il fatto, però, che in Italia il canale beijing2008 di Youtube non potrà essere visto, è un po’ un peccato anche perchè, se stavate pensate che con qualche proxy si poteva risolvere la situazione, dovete sapere che la maggior parte è situata in America che, tra gli altri, è proprio uno degli stati a cui è preclusa la visione del canale. Bisognerà quindi andare a puntare qualche proxy orientale facente parte della lista dei 77 candidati.

In realtà, però, vi sono altri modi per vedere le Olimpiadi 2008.

Vedere le Olimpiadi su Windows Vista

Si chiama NBC Olympics on the Go il servizio che dovrebbe partire in contemporanea con le Olimpiadi di Pechino 2008 e che consentirà proprio la visione su Internet, gratis e in streaming, degli eventi sportivi che avranno luogo in Cina. Da un’iniziativa congiunta di NBC, Microsoft e del team che gestisce l’organizzazione che permetterà all’utente, grazie alla tecnologia Silverlight di Microsoft, di scegliere il canale in base allo sport ma solo a partire da 12 ore dopo che l’evento abbia avuto luogo. Inoltre i video saranno scaricabili, tuttavia solo per la durata dei giochi.

La nota dolente è che i video saranno visibili solo sui sistemi operativi Windows Vista Ultimate e Home Premium. L’intenzione di Microsoft appare sin troppo evidente: premiare chi è passato a Vista, peraltro solo a quelle due versioni, e spingere chi ancora usa XP ad aggiornare il proprio sistema all’ultimo OS di casa Redmond. A ciò si aggiunge anche il tentativo di invogliare al download di Silverlight, rivale storico di Flash.

Vedere le Olimpiadi online con la Rai

La Rai ha comprato i diritti delle Olimpiadi 2008 e, fortunatamente, le metterò a disposizione su tutte le piattaforme: terrestre, digitale, satellite, internet e, inoltre, sulla telefonia mobile! La principale novità Rai per Pechino è l’Olimpiade non stop sul web con un’offerta senza precedenti: sullo speciale sito Pechino2008.rai.it, realizzato da RaiSport in collaborazione con RaiNet, sarà possibile seguire tutte le gare della rete olimpica Rai2 e anche quelle in onda su RaiSport Più. Inoltre, in esclusiva per il web rai, saranno online 6 flussi video con audio e grafica internazionale che permetteranno di vivere 24 ore su 24 gli eventi olimpici, con dirette in streaming trasmesse dai singoli campi gara. Nel menu è possibile trovare anche i video degli highlights e clip on demand. Infine, si potranno trovare anche nomi, numeri, statistiche e video clip d’archivio delle edizioni precedenti.

Vedere le Olimpiadi sull’iPhone

In teoria, Rainet, la società che gestisce il portale Rai.it, aveva anche avuto l’idea di rendere disponibile la visione delle Olimpiadi, anche su iPhone, tramite l’installazione di un applicativo a parte. L’annuncio dell’operazione doveva arrivare per fine Luglio, ma ancora non è stato confermato nulla. Quel che è certo è che dopo i Giochi Olimpici, il sistema verrà applicato anche a Rainews 24 e Televideo Rai.

UPDATE: E’ possibile vedere le Olimpiadi in diretta anche sul sito Yalp di Alice Telecom Italia che ha predisposto un canale dedicato alle Olimpiadi 2008.

Tag:download, flash, gratis, Internet, iPhone, microsoft, Mobile, olimpiadi, rai, silverlight, streaming, televisione, tv, Video, web, windows-vista, youtube
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Lug 29 2008

Bloggare può potenziare la creatività, l’intuito e il ragionamento per associazioni e rende chi lo apre, oltre che felice, anche un miglior pensatore

Posted by Antonio Troise
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Blog Happyness Avere un blog rende felici e sostanzialmente migliora la vita del blogger: ad affermarlo è uno studio condotto dal ricercatore James Baker dell’università australiana di Swinburne, che ha dimostrato che dopo due mesi di attività su un social network, dalla semplice richiesta di amicizia allo scambio di video, tutti gli utenti si sentono meno ansiosi e depressi ma, in particolare, quelli che hanno affiancato a queste attività quelle del blogging vivono meglio anche le relazioni fuori dal web. In pratica, chi aveva deciso di tenere un blog si sentiva socialmente inserito e più soddisfatto delle relazioni sociali e delle amicizie anche fuori dal web rispetto a quelli che non avevano aperto un blog. In tutti i casi analizzati, blogger o meno, gli utenti si sentivano comunque meno ansiosi, depressi e stressati.

Gli studiosi hanno concluso che tenere un blog è come scrivere un diario che aiuta le persone a esternare le proprie emozioni e a parlare dei propri sentimenti e problemi. La differenza con i diari cartacei sta però nel fatto che quelli online sono a carattere pubblico e invitano quindi gli altri a lasciare un’opinione su quello che leggono.

Un blogger migliora la sua capacità di pensare

Ma, tra gli innumerevoli vantaggi nell’avere un blog, pare vi sia anche quello di rendere, chi lo apre, un miglior pensatore!
Per arrivare a queste conclusioni gli studiosi sono partiti dalla constatazione che le attività mentali dell’uomo possono causare dei cambiamenti nella struttura del cervello, non solo rispetto a ciò a che si pensa ma anche a come si pensa. Ecco dunque che il blog è stato preso ad esempio come una nuova attività fondamentale del comportamento umano che potrebbe cambiare radicalmente la maniera di pensare delle persone fino a concludere che bloggare può potenziare la creatività, l’intuito e il ragionamento per associazioni. La facilità con cui chiunque può pubblicare un blog online promuoverebbe dunque connessioni spontanee e accrescerebbe la creatività. I neurologi hanno inoltre concluso che i diari online migliorerebbero il pensiero critico e analitico anche solo perché, essendo ricchi di idee, informazioni e opinioni, facilitano lo scambio di pareri, il confronto e l’analisi.

Riflessioni sul blogger che c’è in me

Se è vero che, come sosteneva il New York Times in una recente inchiesta sui pericoli del blogging, postare quotidianamente notizie sempre fresche e nuove potrebbe fare male alla salute, e che, come noto, seguire tutti i giorni centinaia di feed rss, può, a lungo andare, stressare la propria vita di blogger (che si vede rubare il tempo che altrimenti potrebbe passare all’aria aperta), devo ammettere, che da quando ho aperto questo blog, ho potuto assistire in me delle trasformazioni di pensiero che prima non immaginavo e ho acuito e migliorato certe mie caratteristiche che sottovalutavo. Se i primi articoli erano poco profondi e non molto originali, ad oggi mi ritrovo a scrivere post di approfondimento che, mi coinvolgono e mi appagano, scrivendoli solo per il gusto personale. Ad oggi, in effetti, mi sento meno superficiale di un tempo: sarà anche che il vantaggio di essere cresciuto, ma credo di essere notevolmente più maturo di prima. Inoltre, come è accaduto a molto, ho instaurato una certa cerchia di amici che seguo costantemente e contatto, a volte, anche nella vita reale.

E voi, amici blogger, cosa ne pensate? Siete più felici da quando avete iniziato a bloggare?

Tag:Blog, blog-power, blogosfera, web
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Giu 19 2008

Arriva Rai4: una televisione che prende spunto dal web

Posted by Antonio Troise
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Dal 14 Luglio 2008 sul digitale terrestre arriva un nuovo canale, Rai4, indirizzato esclusivamente ad un target tra i 15 e i 35 anni con una programmazione giovanile e con qualche idea presa direttamente dal web.
Che sia un caso che il giorno di nascita di questa nuova televisione sia proprio l’anniversario della presa della Bastiglia e con essa della Rivoluzione Francese o una cosa voluta, sta di fatto che a sentire i dirigenti Rai4 (ancora non si sa se sarà questo il suo nome definitivo) dovrebbe essere la nuova realtà televisiva che prende spunto a pieni mani dalla realtà di internet, dei blog e del web 2.0, della User-Generated Content, di Youtube e di Myspace.

Quindi, oltre ad una programmazione classica, fatta di serie cult americane, cartoni animati, programmi musicali e di film (tipo la programmazione di Italia1, che prosegue idealmente il target di RaiGulp, che ha una fascia prescolare sino ai teenager di 14 anni), Rai4 dovrebbe andare anche un po’ oltre, sperimentando un terreno nuovo e diverso da quello delle televisioni generaliste. Forse prendendo spunto dal canale di Telecom Italia, QOOB, l’obiettivo principale di Rai4 è quello di trasformare gli spettatori in autori, capaci di interagire e contribuire a creare quello che va in onda. Un pubblico che sceglie e che abbia gli strumenti per farlo, intervenendo su ciò che va o non va in onda, proponendo il proprio materiale. Un po’ come avviene nelle serie americane in cui i forum, i blog e le petizioni online, riescono ad esercitare una pressione tale da modificare certi sviluppi narrativi, anticipare o posticipare la fine di alcuni personaggi, o addirittura far ricominciare una serie che era stata terminata precocemente (come nel caso di Jericho).

E se non doveste bastarvi, sappiate che a Gennaio 2009, è prevista la nascita di Rai5, anche se ora non si conoscono bene tutti i dettagli.

Come avete intuito, Rai4 vuole essere costruita con gli stessi elementi di collaborazione proprio del web, speriamo solo che, come solitamente è accaduto in passato, la televisione non cannibalizzi le idee genuine, prima facendole proprio, quindi espandendole all’ennesima potenza (sfruttando la potenza delle trasmissioni broadcast via etere) per poi sviscerarle della loro anima vitale.

Tag:dtt, rai, televisione, web, Web 2.0, youtube
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Giu 12 2008

Cos’è la Neutralità della Rete? Internet sta rischiando di perdere la sua libertà e democrazia?

Posted by Antonio Troise
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La rivoluzione di internet è derivata quasi esclusivamente dalla sua natura libera che, dai suoi albori, l’ha animata e rivitalizzata anche nei momenti di crisi (ricordate la Bolla di Internet del 2001?). Il suo essere libera, aperta e democratica l’ha fatta crescere e prosperare e, a meno di casi limiti di sistemi totalitari (come la Cina), sulla grande frontiera delle comunicazioni digitali non esistono barriere di sorta, tanto che ognuno di noi sa che ogni sito viene trattato nello stesso modo e tutti possono essere collegati, letteralmente, a tutti!

Net Neutrality

Purtroppo, anche se questa libertà sembra oramai scontata, in realtà negli ultimi anni è stata costantemente minacciata anche da governi democratici, facendo nascere, così, l’esigenza di un nuovo termine: la Neutralità della Rete ( Network Neutrality ). Questo concetto sta ad indicare quella particolare condizione per cui, a prescindere dal provider con cui ci si connette alla rete, l’accesso ai contenuti deve essere garantito sempre a tutti e fornendo sempre il medesimo risultato.

Definizione del concetto di Neutralità della Rete

Negli Stati Uniti ogni utente sa di poter raggiungere con la stessa facilità sia il sito ufficiale di George W. Bush sia After Downing Street, un sito che vorrebbe cacciare il presidente e chiunque abbia avuto a che fare con lui.
Se la Neutralità della Rete dovesse, però, malauguratamente venire a mancare, tutto ciò potrebbe non essere più vero!
In casi limite, addirittura, potrebbe accadere, che il navigatore si possa trovare nella situazione di dover scegliere un provider di accesso ad internet sulla base dei contenuti offerti (siti web, servizi VoIP ecc). Se la Neutralità della Rete non fosse, quindi, garantita a tutti, ciò significherebbe che i provider potrebbero fornire un servizio di connessione ad internet favorendo alcuni contenuti del web rispetto ad altri. In pratica, ci troveremmo dinanzi ad una architettura di rete basata esclusivamente sui favoritismi, progettata affinché taluni servizi possano avere enormi vantaggi rispetto ad altri, e ciò, inevitabilmente, permetterebbe la creazione di un nuovo mercato tra fornitori di contenuti per il web e Internet Service Provider.

Internet Access

In realtà la questione potrebbe anche essere più sottile, subdolo e meno visibile: infatti, si potrebbe configurare anche la possibilità che gli operatori possano dare maggiore priorità ad alcuni pacchetti di dati rispetto ad altri, abbandonando il metodo del cosiddetto best effort che ha regolato fino a oggi il traffico su internet: sulla rete tutti i dati hanno la stessa priorità, e le congestioni di traffico vengono gestite semplicemente in base al principio del ‘meglio possibile’. In poche parole: tutti i contenuti, i mittenti e destinatari hanno gli stessi diritti.
il principio del best effort potrebbe essere, quindi, sostituito dagli exclusive agreement, accordi esclusivi tra operatori e fornitori di contenuti e servizi sul web, con gli operatori che avrebbero il coltello dalla parte del manico e potrebbero facilmente dare priorità a propri contenuti e servizi rispetto a quelli di altri.

Se la Network Neutrality venisse eliminata, le aziende di telecomunicazioni potrebbero fare una fortuna fornendo collegamenti veloci solo ai siti che pagano e discriminando con connessioni più lente tutti gli altri. Eliminare la neutralità della rete spalancherebbe la strada alla colonizzazione del web da parte delle multinazionali delle telecomunicazioni, che amplificherebbero le voci dei ricchi e dei potenti riducendo al silenzio il dissenso.

Il pericolo che viene dall’America

Support Net Neutrality La Neutralità della Rete è stata recentemente minacciata dai legislatori statunitensi che, spinti dalle richieste di grandi provider, stavano valutando l’introduzione di quella che viene chiamata Internet a 2 velocità, una riforma alla legislazione sulle telecomunicazioni, che, anche se dovrebbe avvenire solo in America, per via della natura globale di Internet, potrebbe interessare tutto il mondo.

Nel 2005, infatti, la commissione federale per le comunicazioni degli Stati Uniti (Fcc), su pressione dei giganti delle telecomunicazioni, iniziò ad attaccare la Neutralità della Rete che per anni aveva garantito pari condizioni a tutti i siti.

Schierati a favore della riforma di abbattimento del criterio di neutralità spiccavano AT&T, gigante mondiale delle telecomunicazioni, e il partito degli ISP formato da Verizon, BellSouth e Comcast.

Si opponevano invece con forza, oltre ai progettisti di Internet tra cui spiccano Tim Berners e Vint Cerf, aziende come Google, Microsoft, eBay e Amazon; persino la FCC o Federal Communication Commission, un’agenzia governativa indipendente per le comunicazioni, si opponeva alla riforma.

l timore di questa prospettiva ha spinto più di un milione e mezzo di statunitensi e 850 gruppi di sinistra e di destra a chiedere al Fcc e al Congresso di fissare delle regole che tutelino la Neutralità della Rete . Decine di migliaia di cittadini americani hanno inviato i loro messaggi all’Fcc, che il 23 luglio 2007 concluse la sua indagine ufficiale sulla rete.

In un periodo in cui la democrazia statunitense è sotto attacco su molti fronti, internet è uno dei pochi posti dove la libertà ha fatto veramente dei progressi. L’unico segnale che l’Fcc può cogliere dai tanti messaggi ricevuti è che i cittadini vogliono che questi progressi continuino.

Ad oggi la questione sembra essersi congelata, forse in attesa della prossima legislatura. Ma le domande restano sempre le stesse: l’Fcc saprà difendere la neutralità della rete? O chiuderà la frontiera e lottizzerà quelli che un tempo erano grandi spazi aperti trasformandoli in lussuose dimore per chi può pagare e in baracche per chi non può?

Un video sulla Net Neutrality

Per capire meglio il significato della Neutralità della Rete, vi consiglio di vedere questo filmato, la cui traduzione è stata curata dall’associazione Anti Digital Divide:

Tag:blog-power, democrazia, Internet, liberta, network neutrality, neutralità rete, Provider, web
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