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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Apr 21 2009

Portable Ubuntu: come far girare Ubuntu su Windows senza installazioni, partizioni o virtualizzazioni

Posted by Antonio Troise
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Recentemente ho provato Portable Ubuntu, un’alternativa molto più performante e più semplice ad Ulteo Virtual Desktop, recensito su questo sito qualche tempo fa, che consente di far girare su Windows molte delle applicazioni scritte per Linux, utilizzando la tecnologia Cooperative Linux. Lo scopo principale di Portable Ubuntu è quello di far avvicinare a Linux anche gli utenti meno smaliziati che non sopportano una installazione ex novo di Ubuntu, con tutti i timori, ora meno giustificati di un tempo, di un partizionamento del disco fisso.

Ubuntu, grazie anche alla sua comunity, si è sempre contraddistinto, rispetto alle altre distribuzioni linux, per la estrema semplicità d’uso, sia durante il processo di installazione molto semplificato sia per il fatto di rendere la distribuzione avviabile direttamente da DVD senza passare per forza per una installazione (con tutti gli svantaggi dal punto di vista delle performance dato che la velocità in lettura di un dvd sono sicuramente inferiori a quelle di un hard disk) proprio per offrire a chiunque la possibilità di una valutazione del prodotto.
Ultimamente sono nate anche altre soluzioni, come Wubi Installer, uno speciale tipo di installazione per Windows (che si appoggia sempre alla ISO scaricabile da qui) che permette di trattare Ubuntu come un normale applicativo che si installa e si disinstalla (da Aggiungi/Rimuovi Programmi) e penserà tutto lui ad impostare il setup e a creare le partizioni. Oppure, grazie a Portable Qemu Persistent Ubuntu, che sfrutta la potenza della coppia di Qemu e di un’immagine ISO di Ubuntu (che potete anche personalizzare usando il l’Ubuntu Customization Kit), si può eseguire il sistema operativo virtualizzato su una macchina Windows che resterà intatta: è sufficiente scaricare il file qpubuntu.zip scompattarlo in un device USB e avviare il file batch ubuntu.bat (un altro esempio di uso di QEMU, trattato anche in un mio vecchio articolo, è la mini distribuzione Damn Small Linux).

Come far funzionare Portable Ubuntu

Portable Ubuntu è una applicazione portabile che non richiede alcuna installazione o virtualizzazione di sistema il che viene indubbiamente in soccorso agli utenti poco esperti.
La procedura è semplice (su HowToForge trovate anche una guida inglese passo passo):

  1. Scaricate il file Portable_Ubuntu.exe (che altro non è che un pacchetto autoestraente 7zSFX da 438 MB) e decomprimete l’archivio (che richiede in totale 1,85 GB di spazio libero su disco)
  2. Fate doppio clic sul file run_portable_ubuntu.bat che si trova nella cartella appena scompattata
  3. Si aprirà in alto una piccola barra che metterà a disposizione una versione di Ubuntu utilizzabile come un qualsiasi programma per Windows: infatti tutte le applicazioni linux appariranno come finestre sul desktop di windows (tanto che nella taskbar troverete i task di ogni applicativo aperto e da li potrete massimizzare, minimizzare o chiudere le finestre) e sarà anche possibile effettuare copia ed incolla fra i due diversi ambienti in entrambe le direzioni.
Portable Ubuntu 1

Nel caso aveste ancora dubbi, ecco un filmato che vi spiegherà tutte le semplici e poche operazioni da seguire:

Prime impressioni

Devo però constatare che, a differenza di quanto venga affermato, su un sistema di non ultima generazione (parlo di un PC Pentium IV con appena 512 MB di RAM), l’avvio di Portable Ubuntu, richiede poco più di 1 minuto e l’apertura delle varie applicazioni non risulta molto veloce. Ma d’altronde è comprensibile: se ad occupare la memoria di sistema vi è Windows, con tutti i suoi memory leaks nativi, non è possibile beneficiare totalmente della agilità propria di un sistema operativo come Linux, almeno su sistemi datati.

In ogni caso è indubbiamente comodo avere, sul proprio sistema operativo principale, ahimè Windows, la possibilità di lanciare ma anche installare alcune potenti applicazioni solo per Linux (per non parlare del grande vantaggio di avere la potente shell unix su Windows)! Addirittura, per come è lo scopo del progetto e come si può intuire dal nome, se copiate la cartella di Portable Ubuntu su una pennetta USB o su un hard disk esterno USB (cosa consiglio per avere maggiori performance), avrete la vostra distribuzione Linux sempre con voi ed eseguibile da qualsiasi PC Windows a cui avrete accesso.

Portable Ubuntu 2
Come funziona

Se siete curiosi di sapere quale sia il segreto su che si nasconde dietro Portable Ubuntu, dovete sapere che alla base di questo idea vi è un progetto precedente: andLinux che, usando sempre Ubuntu, si appoggiava su XFCE Panel e KDE (qui la guida step-by-step per l’installazione). Entrambi i progetti, però, si appoggiano a 3 pacchetti software sapientemente combinati tra loro:

  • Xming è una versione dell’X Server per sistemi Windows;
  • Pulse Audio è un Server Audio per sistemi POSIX e Win32 che si “interpone” tra il sistema audio nativo di Windows e quello delle applicazioni;
  • coLinux Kernel è uno dei porting del Kernel Linux per Windows, che permette di far funzionare il kernel di Linux come un vero e proprio processo di Windows. in pratica utilizzando un driver particolare che rende possibile l’esecuzione dell’applicativo coLinux in “modalità Ring 0″ (la modalità privilegiata cui esegue parte del Windows Kernel) si rende funzionante il Kernel Linux all’interno di uno specifico spazio di indirizzamento (quello del processo coLinux). Intercettando gli interrupt hardware, e cooperando con alcune funzionalità del sistema di basso livello di Windows, l’applicativo coLinux rende il Kernel Linux pienamente funzionante. In questo modo il Kernel Linux si avvia ed è in grado di gestire gli esegubili in formato binario elf, ovvero quelli di una tradizionale distribuzione Linux.

Se volete approfondire l’argomento sul sito del progetto troverete tutta la documentazione necessaria, come le istruzioni su come ampliare lo spazio di archiviazione, su quale è la password (importante per installare applicazioni con synaptic) per l’utente predefinito pubuntu (di default è impostata a: 123456) e su come accedere ai file del vostro disco C: di Windows (sarà sufficiente andare nella cartella /mnt/C).

Tag:Linux, portableapps, qemu, ubuntu, usb, virtualizzazione, Windows
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Ago 3 2007

La virtualizzazione dei server cluster e il successo delle aziende

Posted by Antonio Troise
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Cluster Non tutti sono al corrente di come la virtualizzazione possa essere implementata anche in infrastrutture aziendali molto grandi, portando una evidente riduzione dei costi hardware e dei consumi energetici, tempi di implementazione estremamente ridotti e alla riduzione del downtime.

E’ noto, infatti, che una crescita in quantità delle applicazioni e dei server, porta inevitabilmente a problematiche come:

  • aumento dei costi in termini di spazio (unità di armadio RAC, spazio impegnato da cavi, ecc)
  • consumo di elettricità del nuovo server
  • connettività (costo delle connessioni, delle schede in fibra ottica per eventuali collegamenti in SAN, porte impegnate sugli switch)
  • consumo di elettricità dei condizionatori per raffreddare il calore prodotto dal nuovo server e di utilizzo delle risorse macchina.

Un vantaggio innegabile della struttura virtualizzata rispetto a quella “classica” è senz’altro la possibilità di fare un backup realmente completo della macchina, comprese quindi le impostazioni del sistema operativo, che tante volte sono la parte più critica da ripristinare su alcuni server.

Un ulteriore e non meno importante vantaggio sta anche nella grande semplicità con cui è ora possibile gestire l’evoluzione tecnologica. Se un sistema hardware diventa obsoleto è possibile migrare in maniera abbastanza facile i server su macchine di ultima generazione (tra l’altro guadagnando in performance) senza dover reinstallare tutto, ma solamente reinstallando lo strato emulato e ripristinando i file delle macchine virtuali. Senza contare la possibilità di eseguire test fuori linea in modo molto semplice, per rendere ancora più lineare la migrazione.

Tag:backup, cluster, energia, risparmio, server, virtualizzazione, vmware, Windows
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Lug 10 2007

La virtualizzazione cambierà il nostro modo di lavorare: pensieri su un prossimo futuro in cui ci svincoleremo dall’hardware e porteremo con noi solo i dati

Posted by Antonio Troise
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Ecco quello che penso riguardo la virtualizzazione e portabilità dei sistemi operativi; il mio ragionamento si estende su 3 grandi fasi: software portabili, web os e virtual os.

  1. Dopo l’avvento dei dispositivi Low Cost tipo drive USB da 1-2 Gbyte grandi quanto una penna, è nata la moda dei Software Portabili. Ovvero tutta quella serie di applicativi, di solito freeware, che per natura o adattati, riescono a funzionare su un dispositivo esterno come una drive USB senza installarsi sul sistema operativo ospite. In tal modo si può portare con se tutti i programmi che desideriamo, dal browser con i nostri preferiti al programma di fotoritocco, senza lasciare alcuna traccia sui pc dove andremo a lavorare. Diciamo che in questo modo si rende indipendente il software dalla piattaforma su cui lo si lancia svincolandolo dal limite fisico che si era venuto a creare negli ultimi anni. Si potrebbe dire che una pennetta usb potrebbe a tutti gli effetti costituire una valida sostituta al nostro portatile o palmare, fermo restando che ne costituisce solo una estensione al pc. Trovate una lista di software portatili su Wikipedia.
  2. Su Internet, poi, è in corso una decentralizzazione ulteriore: non serve più portarsi a presso un drive usb. Basta avere un account sul proprio desktop online e avremmo spazio e software a volontà da qualsiasi parte del mondo e rendendo indipendenti gli applicativi dalle risorse hardware. Tutto sarà remotizzato: dal software di videoscrittura al foglio elettronico. Attualmente questa rivoluzione è ancora in corso e ancora lontana dalla sua reale attuazione: dopo l’avvento di Ajax e del Web 2.0 il percorso sembra però più facile.
    Un esempio interessante è eyeOS 1.1.0, il vero e proprio leader dei sistemi operativi web based.
  3. Ma ecco che grazie a Vmware e PC sempre più potenti nasce un nuovo concetto di portabilità: non si vuole più rendere portabili gli applicativi, ma addirittura l’intero sistema operativo. A questo punto basterà una semplice pennetta USB 2.0 da 2 GB (il costo è oramai irrisorio e si aggira sui 30 euro) e si potrà portare in giro tutto il nostro pc una semplice immagine ISO montata sul gratuito Vmware Player (o altri software di emulazione). Su VMTN è possibile scaricarsi vari sistemi operativi freeware (come Linux), ma se si dispone di una licenza Microsoft si può avere anche il proprio Windows XP/2000: ci viene in aiuto EasyVMX, un sito in grado di generare via web il vmx di configurazione della macchina virtuale (ma potete anche generarlo a mano: leggete questo mio vecchio articolo): quest’applicazione online è capace di generare il file di configurazione richiesto dal VMplayer per far partire l’installazione di un qualsiasi sistema operativo da CD.
    Ma, recentemente, è nato anche VManager, un tool per Windows distribuito sotto licenza GPL, in grado di generare e modificare una virtual machine già creata, intervenendo su parametri come il sistema operativo da virtualizzare, occupazione di RAM, grandezza del disco rigido e configurazione di rete (rendendo superflui software come Vmware Workstation o Vmware Server )

Insomma ora non sarà più necessario portarsi in giro un portatile: sarà sufficiente lavorare sempre un sistema operativo emulato e caricato da un drive esterno. Questo sarà il futuro: mano a mano che le prestazioni dei pc aumenteranno, nessuno si accorgerà più di lavorare su un sistema emulato (ora se si dispone di meno di 1 GByte di RAM si accusa una certa lentezza).

Questo post è nato dalle riflessioni scaturite dalla lettura di un libro il cui protagonista andava in un Internet Point e, inserendo semplicemente il suo hard drive, aveva con se tutto il suo personal computer, dai dati personali al sistema operativo. Allora ho pensato: questo sarà il futuro. Tutti si svincoleremo dal supporto hardware e porteremo con noi solo i dati. Voi che ne pensate?

Tag:drive_usb, sistema_operativo, virtual-machine, virtualizzazione, VManager, vmware
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