Levysoft
  • Home
  • Portfolio
  • WordPress Plugin
  • Contattami

Dal 2004 il blog di Antonio Troise

RSS FeedTwitterFacebook
Set 13 2013

Topsy: il motore di ricerca sociale che raccoglie tutti i tweet dal 2006 ad oggi sondando l’umore della rete

Posted by Antonio Troise
Tweet

Topsy-ricerche-twitter-500x283

Topsy è la startup di un ex dipendente Google che raccoglie tutti i cinguettii di 140 caratteri che sono stati lanciati in Rete dal 2006 ad oggi, sopperendo ad una evidente mancanza di Google e dello stesso Twitter. Il database di Topsy parte dal primo tweet in assoluto, inviato dal fondatore del social network Jack Dorsey nel lontano 21 Marzo 2006, e arriva fino ad oggi arrivando a contenere a qualcosa come 475 miliardi di elementi tra messaggi (oltre 300 miliardi), link, immagini e video. Se considerate che ogni ogni giorno vengono inviati 400 milioni di messaggi attraverso Twitter (278.000 ogni minuto) da 190 milioni di utenti unici, capirete quanto sia enorme il lavoro che deve fare questa piccola startup, in grado di gestire con estrema efficienza e velocità questa enorme mole di informazioni mettendo a disposizione della rete tutta la storia di Twitter.

Ed ecco che, se si cerca oculatamente e filtrando opportunamente per data di inserimento (“Sort by oldest“, dal più vecchio al più recente, e selezionando nella sidebar a sinistra il filtro “All Time“) è possibile scoprire le origini di molti hashtag o di modi di dire.

  • L’hashtag #FollowFriday (ora noto come #FF), ovvero l’abitudine di suggerire ogni venerdì altri utenti da seguire, è nato nell’Ottobre 2008 con il tweet di Elwyn Jenkins, uno studente universitario australiano, che suggeriva ai suoi amici di seguire l’account di Louise Curtis:

    #FollowFriday @Louise_Curtis_ Here is a Twitter Novel in the making.

  • L’hashtag #sapevatelo, l’hashtag tutto italiano usato per attirare l’attenzione su informazioni non essenziali, è stato tweettato nel Maggio 2009 dal web designer Davide Rapetti, per consigliare la app iPhone Nike Goal.

    La nuova app. iPhone Nike Goal permette di segnalare i risultati via facebook, e offre uno sconto del 10% per su nikestore.com #sapevatelo

  • In Italia, la prima volta che la gente si domanda perché su Twitter, per rispettare la netiquette, si debba parlare in terza persona (moda oramai persa da tempo) risale a ben 7 anni fa, precisamente 31 Dicembre 2006 (qualche mese dopo ci scrissi anche un articolo):

    Forte che Bru parli di sé in terza persona, no?

    e nei primi giorni di Gennaio 2007, la gente ironizza su questa strana moda importata dall’America:

    dice che per rispettare la netiquette di twitter bisogna parlare come un calciatore , in terza persona 🙂

    Uhm…Maybe it is better if i will write in 3d person. Uhm…Forse sarà meglio che scriva in terza persona

    si chiede il perchè su twitter bisogna parlare in terza persona… alla maradona per intenderci…

    ci riflette e le viene in mente che anche alberto tomba parlava in terza persona.. atleta.. campione.. forse era un precursore di twitter?

  • Con la ricerca per utente (scrivendo nel campo from:nomeutente) è possibile scoprire anche il primo messaggio che ogni utente ha scritto appena arrivato su Twitter. Questo è il mio, risalente al lontano 9 Maggio 2007:

    Mi sono appena iscritto… tutta colpa di boliboop…nutro qualche dubbio… vedremo che ne esce fuori

Ultimamente Topsy ha inserito nuove funzionalità come l’analisi dei sentimenti per ogni termine di ricerca inserito (sentiment score), offrendo così una possibilità davvero unica di poter sondare istantaneamente l’opinione pubblica su qualsiasi argomento.

Topsy Homepage

Insomma, le potenzialità di Topsy sono davvero infinite, anche scoprire cose di cui uno si dovrebbe vergognare. Ma come sempre la Rete non dimentica nulla, al massimo è difficile da scovare… purtroppo con Topsy ora non abbiamo più neanche questa possibilità!

Tag:motore-di-ricerca, ricerc, Search Engine, twitter
CONTINUE READING >
0 comments
Set 7 2009

L’UFO di Google e il criptico messaggio alla Lost lanciato su Twitter. Trovata la soluzione nel 20° anniversario del videogioco Zero Wing

Posted by Antonio Troise
Tweet

Quest’anno sono andato in vacanza per una decina di giorni che ho passato rigorosamente senza internet. Nonostante molti alberghi, almeno nella loro hall, dispongano di accesso Wi-fi, il mio non aveva alcuna traccia di collegamento alla grande Rete (e molto spesso non guardavo neanche la televisione) e per me è stato un bene (una volta scrissi su come fosse passare 3 giorni senza internet). Io sono sempre stato dell’opinione che durante le vacanze bisogna staccare la spina e fare quello che non si fa durante l’anno: e così mi sono divertito con la mia bimba rigorosamente offline. Il problema, però, è che quando si ritorna connessi si è travolti da una tale quantità di informazioni che spesso si può rischiare di soccombere: dalla acquisizione da parte della Disney della Marvel, alla nuova Playstation 3 Lite, fino ad arrivare all’UFO nel logo di Google.

Google Doodle

Ed è stato quest’ultimo fatto ad aver acceso la mia curiosità: come può un semplice logo su Google, che ne cambia almeno uno al mese in occasione di varie ricorrenze (Google Doodles), far interrogare la Rete sul reale significato di quella immagine?

Il Google Doodle dedicato all’UFO

Ma andiamo per gradi: sabato 5 Settembre 2009 il logo di Google è cambiato per 24 ore e questa volta era stato, inspiegabilmente, dedicato agli UFO poiché era stata disegnata una navicella aliena mentre “rapiva” una delle “o” di Google (le famose abduction che la letteratura del genere ci insegna). Ma se quel giorno aveste passato il cursore del mouse sull’immagine, per la prima volta non avreste trovato alcuna spiegazione. Se poi aveste cliccato sul logo, il motore di ricerca vi avrebbe portato su una serie di pagine dedicate ai misteri inspiegabili ma senza alcun preciso riferimento al 5 settembre. Ed ecco che il mistero prende piede. Perché l’hanno fatto? A che cosa si voleva alludere?

La cosa comunque singolare è che il logo è stato cambiato solo in alcune localizzazioni di Google, ovvero in Italia, Argentina, Cile, Peru, Venezuela, Messico, Inghilterra e Germania.

Google e Twitter

Ma il mistero si infittisce di domande, quando qualcuno fa notare che il giorno prima, il 4 settembre 2009 alle ore 9.02 pm, sulla pagina Twitter di Google compare questo criptico messaggio, una sequenza numerica alla Lost, subito seguita dal link all’immagine della nuova homepage di Google:

1.12.12 25.15.21.18 15 1.18.5 2.5.12.15.14.7 20.15 21.19

Google Twitter Code

Ventuno numeri divisi in cinque sequenze puntate. Con una semplice sostituzione alfa-numerica, in cui 1 è sostituito con la A e così via, si ottiena la seguente criptica frase:

All your o are belong to us.

ovvero, traducendo approssimativamente in italiano,

“Tutte le tue “o” appartengono a noi”.

I più attenti avranno notato che il messaggio di Google su Twitter, sembra quasi una sfida verso quest’ultimo: Google si prepara forse ad una acquisizione di Twitter (peraltro già tentata nel Marzo del 2009)? Questa ipotesi sembrerebbe confermata da quanti fanno notare che, nonostante la parola Twitter non abbia alcuna O, ne ha invece due la società che nel marzo del 2006 creò il social network dove si “cinguetta”: la Obvious Corporation di San Francisco.

Il mistero della frase e Zero Wing

Ma se qualcuno di voi conosce bene l’inglese, avrà capito che prima ho scritto “traducendo approssimativamente in italiano” perché la frase in inglese: “All your o are belong to us.” non è grammaticalmente corretta poiché, in realtà, una sua traduzione letterale suonerebbe così:

tutte le tue/vostre “o” sono appartenere a noi!

Ma questo, evidentemente, è un errore voluto e solo i più attenti saranno riusciti ad arrivare fino al 1989 in cui uscì per il Sega Mega Drive la versione europea del videogioco Zero Wing (Toaplan 1989). Ebbene in questo gioco erano presenti alcuni errori di traduzioni nella versione in lingua inglese del videogioco giapponese veramente divertenti (tanto da far nascere il termine Engrish per indicare l’inglese scorretto scritto o parlato da giapponesi o altri asiatici) producendo frasi essenzialmente nonsense tra cui la famosa:

All your base are belong to us

che la si potrebbe tradurre in italiano come “tutta la vostra base sono appartenere a noi!“.

Ripetuta a scopo goliardico attraverso i media (talvolta abbreviata in “all your base” o “AYBABTU”), ne scaturì, imprevedibilmente, un fenomeno di Internet di immense proporzioni, tanto da essere ripresa anche da alcuni gruppi musicali nei loro album, da moltissimi videogiochi, in alcuni libri, in un episodio di Futurama, in una scena tagliata del film Waking Life, in un easter egg del videoregistratore TiVo e, nel 2006, anche su Youtube quando il sito era in manutenzione. Insomma il caso di della propagazione di “AYBABTU” nella cultura viene spesso preso come esempio per illustrare la possibile evoluzione di un meme.

20th Anniversary Zero Wing

Ebbene, indovinate in quale giorno cade il ventennale dell’anniversario della pubblicazione nel paese del Sol Levante del videogioco Zero Wing? Esattamente il 5 settembre 2009!

Alla faccia di tutti coloro che credevano fosse in corso una invasione aliena segreta (magari alla Orson Welles), o che si festeggiasse l’anniversario di qualche rapimento alieno famoso, o, infine, che si facesse un omaggio alla first lady del Giappone, la signora Miyuki, che in un suo libro la donna affermava di essere stata rapita dagli alieni. La spiegazione era in realtà meno fantasiosa ma al contempo meno intuibile per tutti e quindi più criptica.
In realtà, il fatto che il Google Doodle sia apparso solo in alcuni paesi tra cui l’Europa, potrebbe far riferimento proprio alla versione incriminata del videogioco Zero Wing scritto in Engrish, che era appunto quella europea.

E l’anniversario di Google?

Enigma risolto? Probabilmente si, anche se forse non molti hanno notato che, almeno stando alla pagina di Wikipedia relativa al 4 Settembre, questo è il giorno in cui Google è stato fondato da Larry Page and Sergey Brin.

1998 – Google is founded by Larry Page and Sergey Brin, two students at Stanford University.

Che sia quindi una sorta di doppio anniversario? Il 4 Settembre, anniversario di Google, su Twitter si lancia la prima criptica pietra. Il 5 Settembre, 20° anniversario del gioco Zero Wing e della frase tormentone dell’ultimo secolo (almeno per i paesi anglofoni), si lancia la seconda pietra, direttamente correlata alla prima!

Epilogo

Quel che è certo è che con una sola serie di numeri e con una semplice immagine, Google è stato in grado di creare in soli due giorni, un meme che ha fatto il giro del mondo (pensate che è stato già creato un sito internet con tutte le possibili ipotesi: www.googleunexplainedphenomenon.com).

La domanda nasce spontanea: è stato solo un gioco oppure è l’ennesima dimostrazione, in versione questa volta ludica, di quanto sia potente e influente nella vita di tutti i giorni questo motore di ricerca?

Tag:Google, logo, meme, twitter, ufo
CONTINUE READING >
5 comments
Feb 19 2009

La psicologia della ricorrenza numerica: 1234567890 Day, il Bug del 2038 e altre celebrazioni numeriche

Posted by Antonio Troise
Tweet

Alle ore 3:31:30 PM dello scorso venerdi 13 febbraio 2009 (in Italia, a causa del fuso orario, erano le 00:31:30 del 14 Febbraio 2009), l’orologio interno dei sistemi Unix (e quindi anche Mac OS X) ha raggiunto il valore, non indifferente, di 1234567890 secondi. Infatti, come è noto, nei sistemi operativi Unix e Unix-like il tempo viene rappresentato come offset in secondi rispetto alla mezzanotte (UTC) del 1º gennaio 1970 (definita epoca o Epoch Time). Quindi, contando il tempo a partire dall’Epoch Time ad oggi sono appunto passati 1.234.567.890 secondi. Questo tipo di rappresentazione ha il vantaggio che, oltre che ad essere compatta, è indipendente dai fusi orari, ed è quindi direttamente confrontabile anche tra calcolatori situati a grandi distanze geografiche tra loro, ed evita di dover effettuare aggiustamenti nel caso ad esempio di dati trasmessi da un fuso orario all’altro. L’unico svantaggio è che, per averne una rappresentazione sotto forma di data e ora locali, è necessario effettuare una conversione (sempre comunque lasciata al sistema operativo).

1234567890 Day

Sebbene, questo evento non abbia nulla di realmente universale (è stato un convenzione comune decidere di iniziare a far scandire arbitrariamente l’orologio interno del cuore dei sistemi operativi Unix dalla data del 1970, ma c’è chi nota come lo scandire dell’Epoch Time sia approssimativamente vicina allo sbarco sulla Luna), l’evento ha suscitato un valore mediatico minimo, ma, al contempo, ha coinvolto i geek più puri di tutto il mondo (dai syadmin ai consulenti IT fino ad arrivare al semplice appassionato di Linux), in una maniera che solo internet può regalare con la versione geek del capodanno dell’anno 2000.

Infatti, questa curiosa ricorrenza ha visto persino dei festeggiamenti “ufficiali” da parte di gruppi di utenza e di programmazione in tutto il mondo. Il sito che ha raccolto tutti questi eventi è stato 1234567890day.com con tanto di countdown in homepage, anche se, per la verità, per molti questa ricorrenza altro non era che una scusa per organizzare una vera e propria rimpatriata di amici amanti del pinguino.

La celebrazione di questo particolare evento è stata pianificata in diverse città di tutto il mondo (San Francisco, Vancouver, Seattle, Los Angeles, Nairobi, Vienna, Copenaghen, Budapest, Croazia, etc … ovviamente è mancata una località italiana).

Geek Party

Per chi, comunque, non era riuscito a festeggiare questa singolarità numerica in compagnia, non è mancato il supporto di Digg (con oltre 5005 diggs) e di Twitter che ha unito centinaia di followers (423 per l’appunto) uniti nei festeggiamenti davanti al proprio monitor, magari supportati dalla Desk clock from ThinkGeek, una sveglia capace di visualizzare la data e l’ora in diversi formati, tra cui, oltre quello standard, anche Esadecimale, Ottale, Binario, a Numeri Romani e, ovviamente, nel formato Unix Epoch Time.

Think Geek Clock

In alternativa, il sito Cool Epoch Countdown ha fornito, e fornisce tuttora, in tempo reale lo scandire del tempo in Unix Time.

Se questi festeggiamenti vi sono sembrati assurdi, allora dovete sapere che le frasi più ricorrenti che giravano sulla blogosfera fino a qualche giorno primo, erano tutte di genere apocalittico, come questa:

It’s The End Of The World As We Know It!
There’s a fairly good chance the world is going to end tomorrow…at least the world of Unix

Ovviamente, quando si tratta di cose strane, anche Google ci mette lo zampino e per festeggiare il 1234567890 Day, Google ha proposto uno dei suoi Doodle riportante la scritta

$ date +%s …
1234567890

Google 1234567890 Day

Per i non addetti ai lavori, “date +%s” è il comando da lanciare sul vostro terminale linux/unix like/mac os x per vedere visualizzata la data nel formato unix time. Per sapere a che ora e che giorno corrisponde una particolare data in unix time, è sufficiente lanciare questo script in Perl (ma potete anche visitare uno dei tanti siti di conversione data/unix time):

perl -e ‘print scalar localtime(1234567890),”\n”;’
Sat Feb 14 00:31:30 2009

Altre celebrazioni numeriche create ad hoc

E se nel lontano 09 Settembre 2001 (2001-09-09T01:46:40Z) si sono festeggiati a Copenhagen in Danimarca (presso il DKUUG), il primo 1.000.000.000 di secondi, allora vi farà piacere che che nel lontano 18 Maggio 2033 alle ore 03:33:20, ricorrerà la celebrazione del Secondo Billenium: 2000000000!

perl -e ‘print scalar localtime(2000000000),”\n”;’
Wed May 18 05:33:20 2033

La cosa buffa è che, giocando con questo piccolo script in Perl, ho scoperto che il 9 Agosto del 2005, è ricorso il Fibonacci Day dei sistemi Unix (ho sostituito la data in unix time con la Successione di Fibonacci, escluso lo zero iniziale, 1123581321):

perl -e ‘print scalar localtime(1123581321),”\n”;’
Tue Aug 9 11:55:21 2005

ma nessuno ne ha mai parlato (o sbaglio?). Forse era una ricorrenza da geek matematici, una specie ancora più rara dei normali geek!

Continuando, possiamo notare che, il 14 Novembre del 2014, si potrebbe festeggiare il Pi Greco Decimal Day per i sistemi Unix (prendendo in esame la prima parte decimale del pi greco):

perl -e ‘print scalar localtime(1415926535),”\n”;’
Fri Nov 14 01:55:35 2014

Come vedete, i motivi per festeggiare ce ne saranno molti ed è tutto frutto della psicologia della ricorrenza numerica. Un comportamento tutto tipico dell’essere umano, che si è dimostrato in tutta la sua potenza mediatica nell’anno 2000 (amplificato poi anche dal famoso Millennium Bug). Per l’uomo tutte le ricorrenze numeriche sono sempre affascinanti, come quando si prendono le misure della Piramide di Cheope della piana di Giza in Egitto e si scopre che dividendo il perimetro della Piramide per il doppio dell’altezza si ottiene un valore molto simile al pi-greco. O quando Joseph Seiss, un ecclesiastico americano, scrisse che le pietre della Piramide contenevano un sistema di numeri che indicavano misure, pesi, angoli, temperature, gradi, problemi geometrici e rilevamenti cosmici. Seiss fu sorpreso dalla ricorrente presenza nei suoi calcoli del numero 5!

E che dire della sequenza numerica 4 – 8 – 15 – 16 – 23 – 42, nota come Equazione di Valenzetti, che la DHARMA, nel mondo immaginario del serial televisivo Lost, aveva il compito di modificare per evitare la fine dell’umanità. In poco tempo finzione e realtà si sono fusi insieme, girando per internet e assumendo connotazioni di quasi-realtà.

Ovviamente alcune ricorrenze numeriche sono talmente singolari che appaiono dare un significato agli eventi più strani, dando una sorta di potere ai numeri che si trasformano in elementi cabalo-matematici.

Il Bug del 2038

Ma vi è un’altra data che i programmatori di tutto il mondo stanno aspettando, questa volta, con grande paura (come quella del Millennium Bug): è il 19 gennaio 2038 alle ore 03:14:07 AM. Dopo questo momento, il contatore supererebbe il valore massimo, e verrebbe considerato come un numero negativo. I computer leggeranno la data non come 2038 ma come 1901 (precisamente, le 20:45:52 di venerdì 13 dicembre 1901) causando errori di calcolo!

Il problema è noto da tempo a tutti e la causa del bug informatico dell’anno 2038 (“Year 2038” è chiamato anche “Y2038”, “Y2K38”, o “Y2.038K” nel linguaggio specialistico) è da imputarsi all’architettura a 32 bit di molte macchine unix attualmente esistenti che usano, come spiegato prima, la rappresentazione POSIX per calcolare il tempo (partendo dal numero di secondi a partire dal 1 gennaio 1970). Questo tipo di sistema è lo standard per i sistemi Unix, e colpisce anche software per altri sistemi operativi che siano stati sviluppati in C. Sulla maggior parte dei sistemi a 32 bit il valore del dato time_t usato per questo calcolo è un numero intero a 32 bit di tipo signed.

Infatti, se un programmatore crea una variabile di tipologia intero segnato per memorizzare un valore numerico, questo può essere come minimo -2147483648 e come massimo 2147483647. Un numero molto grande, ma che diventa un valore piccolissimo se lo trasformiamo in secondi. In 32 bit, infatti, ci stanno appena 136 anni! Usando questo sistema, la data più avanzata rappresentabile a partire dalle 00:00:00 del 1/1/1970 sono le 03:14:07 di giovedì 19/01/2038!

La cosa interessante è che il mondo POSIX comprende, oltre ai sistemi operativi derivati dal sistema UNIX (GNU/Linux, BSD, Solaris, Mac OS X), anche tutti i protocolli di rete UNIX style (http, ftp, etc). In parole povere, se le previsioni nefaste degli addetti ai lavori si avverassero, sarebbe anche la fine di internet (che funziona grazie a protocolli Unix) e dei principali server del globo (che utilizzano sistemi operativi derivati da Unix). Dopo quel secondo saremo proiettati nel 13 dicembre 1901 alle 20:45. Sicuramente questo sarà un problema da gestire da qui ai prossimi anni e richiederà un cambio epocale nella gestione del tempo e di tutto il resto nei sistemi Unix. In teoria la soluzione è semplice e già disponibile, e consiste nell’usare solo sistemi a 64 bit, come il 99% dei processori in commercio attualmente. Infatti, nei sistemi a 32 bit il limite massimo di un intero è (2^32) – 1, mentre in quelli a 64 bit è (2^64) – 1.

Come denunciato anche dal sito ufficiale, 2038bug.com, però, l’errore comune è quello di credere che il problema verrà risolto con la semplice adozione dei 64 bit, non considerando che i molti strumenti che utilizzano sistemi embedded (forni a microonde, ascensori, orologi da polso, ecc.), sono ancora a 8/16 bit e che molti database utilizzano, per i propri campi data, dei Timestamp a 32 bit.

Un aspetto curioso di questa faccenda è che su questo bug del 2038 è stata costruita la storia di John Titor, un fantomatico uomo del futuro (2036) tornato nel 1975 per recuperare un esemplare di IBM 5100 come sorta di moderna Stele di Rosetta, poiché sarebbe l’unica macchina capace di risolvere il bug che sconvolgerebbe il mondo.

Interessante come, anche in questo caso, Google ci abbia messo lo zampino, perché i più attenti avranno scoperto che la data di scadenza dei cookie di Google è il 17 gennaio 2038, due giorni prima della fine dell’Unix Epoch (solo dopo questa data il browser può procedere all’eliminazione dei dati contenuti nel cookie stesso).

Ovviamente c’è anche chi, per celebrare l’evento, ha iniziato vendere magliette con la fine dell’Unix Epoch, ma anche tazze e mousepad per ricordarvi che, la fine dei sistemi operativi come voi li conoscete, è vicina!

T-Shirt Epoch Time

Se invece, volete verificare se il vostro sistema è immune o meno da questo bug, ecco il codice C da compilare:

Questo semplice esempio in C mostra come l’aggiunta di un solo secondo al Timestamp ”Tue Jan 19 03:14:07 2038” lo tramuti in un sinistro venerdì 13 dicembre 1901. Quindi, se il vostro sistema è a 32 bit, dovrebbe produrre questo risultato:

1000000000, Sun Sep 9 01:46:40 2001
2147483647, Tue Jan 19 03:14:07 2038
-2147483648, Fri Dec 13 20:45:52 1901

Ecco una simulazione di quello che accadrebbe nel 2038 ai sistemi unix a 32 bit:

Y2038 Bug Simulation

UPDATE: Ho appena scoperto che molti geek matematici festeggiano la giornata della radice quadrata che viene celebrata nella data in cui, sia il giorno che il mese, risultano essere la radice delle ultime due cifre dell’anno. L’ultima festività è occorsa il 03 Marzo 2009 (3/3/09 Square Root Day), ma beccare la radice giusta non è facile come sembra (sembra che capiti solo 9 volte in un secolo). Se vogliamo continuare a dare i numeri, l’ultimo giorno papabile prima di questo è stato infatti il due febbraio del 2004, che casualmente coincideva con il ‘giorno della marmotta’ americano. Per festeggiare di nuovo dovremo aspettare ben sette anni, esattamente il quattro aprile del 2016. Il primo a celebrare questo evento è stato, nella lontana radice dell’81, Ron Gordon.

Tag:2038, 42, blogosfera, bug, digg, fibonacci, geek, Google, Linux, lost, mac, perl, pi-greco, titor, twitter, unix
CONTINUE READING >
2 comments
Gen 21 2008

La sconfitta dei servizi web 2.0 come Twitter e CoverItLive per il live blogging. Racconto di come il Keynote ha mandato in crash la blogosfera

Posted by Antonio Troise
Tweet

Se vi annoverate tra gli appassionati di tecnologia, sicuramente non avrete potuto fare a meno di notare il riflesso mediatico che il Keynote del 15 Gennaio 2008 ha avuto sulla blogosfera e sui quotidiani di tutto il mondo. Che siate appassionati o meno dei prodotti della mela, sicuramente un occhio sul loro sito o su qualche articolo relativo all’evento lo avete buttato, anche solo per capire fino a che punto si fosse spinta la tecnologia.
Ebbene, in questa tempesta mediatica, di rumors e di commenti, in molti hanno organizzato dei live blogging per dare notizia in tempo reale su quello che si dicevano al Macworld Expo di San Francisco. I veri vincitori della diretta sono stati i tradizionalisti (come Engadget o il nostrano Melablog), che hanno optato per un aggiornamento live sulle pagine del proprio blog, creando una pagina apposita che veniva aggiornata ogni pochi minuti con immagini e testi.
Altri, invece, hanno tentato audacemente la strada dell’innovazione ma per farlo si sono dovuti appoggiare su servizi esterni web 2.0 come Twitter e CoverITLive che, per quanto siano gratuiti e diffusi, hanno tradito le loro aspettative.

Twitter Error
Il caso CoverItLive

Molti siti famosi si sono appoggiati su CoverItLive, come nel caso dell’italiano TheAppleLounge, che ha voluto testare sul campo CoverItLive, il nuovissimo servizio per fare blogging di event in tempo reale (liveblogging appunto), nato con lo scopo di eliminare servizi adattati per l’occasione come Twitter o gli update multipli di un post su un blog, quando si voglia raccontare di eventi, convegni, BarCamp, partite, seminari e, perché no, anche Keynote! L’indubbio vantaggio è quello di non allontanare i nostri lettori dalla pagina del nostro blog ma nemmeno costringerli a fare refresh della pagina di continuo per vedere se abbiamo inserito qualche aggiornamento, mostrando una finestra di liveblogging stile IM (ma senza pubblicità) in cui è possibile inserire anche audio, presentazioni, video e immagini

Purtroppo, forse perché ancora troppo giovane, CoverItLive non ha retto l’intenso traffico che da tutto il mondo transitava sui loro servers ed è venuta meno l’interessante diretta che stavano realizzando.

Altri blogger più o meno famosi hanno scelto la piattaforma CoverItLive non pensando minimamente che potesse essere così instabile: è il caso di GeekBrief.tv che ha rivisto funzionare il servizio solo al termine del Keynote! Lo stesso è accaduto a CrunchGear che verso le 10.00, dopo oltre mezz’ora di fermo, consigliava:

if you’re visiting here, hit crunchgear.com/index.html to view the live text

Sono stati talmente tanti blogger che si erano affidati a CoverItLive, che il suo presidente Keith McSpurren, il giorno dopo ha inviato una missiva di pubbliche scuse:

We would like to apologize to all of our users and their readers for the service outage that happened mid-day on January 15. CoveritLive was specifically designed to handle small and very VERY large live blog events like the Steve Jobs Keynote at MacWorld. Our issue appears to have been a very minor technical one on our end that was amplified dramatically by the extremely heavy traffic from around the world as many new users and hundreds of thousands of first time readers visited our customers who were hosting live blogs. We do not need to make any structural changes to handle this type of load in the future but we do need to make sure our Quality Assurance process is tighter. This was a case of one loose screw taking us down.
We very much appreciate your patience and understand any frustration you experienced. To our new users, we hope you see the benefit in our software and will give it another try. To our existing users, most of you have given us great feedback in the past and we have been very responsive. Please stick with us and have faith that we will adjust quickly to stop this kind of thing happening again.

Il caso Twitter

Altri, invece, hanno provato ad usare la famosa e oramai consolidata piattaforma di microblogging, Twitter. Anche se questo servizio non è nato per effettuare un live blogging è facile poterlo adattare a tale scopo in quanto permette un aggiornamento reale a tutti i propri iscritti. Ma, nonostante, però, questo servizio permetta solo il semplice inserimento di testo (niente immagini e video che potrebbero appesantire i server) durante tutta la durata del keynote Twitter è rimasto completamente inutilizzabile e dal team di sviluppo non è trapelata alcuna informazione circa l’origine del problema, che comunque sembrava ovvia!

Twitter Fail

Infatti, se provate a vedere la sezione di Twitter di Macworld, alle 08:56 AM compare un gioioso:

Hello from Moscone West

e, dopo più di un’ora, alle ore 10.07 compare un laconico ed ultimo messaggio:

Apple has crashed Twitter, I think

La stessa cosa si evince da un messaggio del live blogging su Twitter di Ars Technica alle 11.43 (ma credo che ci sia un fuso orario di +1 ora):

Sorry guys hard to keep up here

Anche il famoso Fake Steve Jobs è stato coinvolto dal down di Twitter:

twitter is BROKEN!

La notizia del fallimento di Twitter è riportata anche da TechCrunch con il titolo: “Twitter Fails Macworld Keynote Test“.

Il crash della blogosfera e possibili alternative

E’ forse un po’ catastrofico come titolo, ma da quanto leggo su webware, ci è mancato davvero poco. Infatti, dopo il down di servizi come Twitter e CoverItLive sui cui anche i più famosi blog facevano affidamento anche per ridurre la banda di uso, molti siti sono andati offline perché non riuscivano a sopportare le continue richieste dei proprio lettori che, in media, ogni 5 secondi aggiornavano le pagine dei blog che erano costretti a fare il live blogging del Keynote sulle pagine del proprio sito. E’ il caso, per esempio, di Engadget,

Engadget

mentre Gizmodo è rimasto online ma era estremamente lento. Su MacDailyNews, invece, nel suo Live Coverage, si supplicava di:

Please DO NOT RELOAD this page manually to minimize server activity due to expected high traffic. Thank you

Diversa sorte è capitata, invece a MacRumors, che, forse più intelligentemente, ha approntato per l’occasione un sito live, Macrumorslive.com, che si aggiornava automaticamente con le tecniche Ajax (e quindi risultava molto più leggera). Sarà forse questo il futuro?

Oppure forse sarà il caso, come dice qualcuno, di trasformare i social network centralizzati in una più naturale rete di social network P2P, decentralizzati e, magari, fondati sul trust: in pratica si tratterebbe di creare un sistema ad eventi basato sul web e decentralizzato in cui Twitter sarebbe semplicemente uno dei tanti servizi presenti su questa infrastruttura.

In ogni caso, forse sarà il caso di cambiare qualcosa nelle regole della blogosfera e forse gli eventi passati possono far riflettere sulla debolezza di internet in occasione di eventi ad interesse mondiale.

Tag:Ajax, Apple, blog-power, keynote, liveblogging, macworld, microblogging, twitter, Web 2.0
CONTINUE READING >
2 comments
Gen 11 2008

Inviare messaggi su Twitter e Jaiku attraverso la barra di ricerca di Firefox grazie all’uso degli OpenSearch Plugin

Posted by Antonio Troise
Tweet

Oramai esistono decine di risorse su internet che permettono di postare su Twitter e Jaiku in differenti modi: installando estensioni per Firefox, eseguendo client per Windows, Linux e Mac OS X oppure usando le tante applicazioni web che permettono di automatizzare gli inserimenti come dei veri e propri bot che possono prelevare le informazioni da siti web i feed rss.
Quello che voglio spiegare oggi è come rendersi indipendenti dalla piattaforma che si usa, creando dei plugin di ricerca per Firefox (chiamati OpenSearch Plugin) modificati in maniera tale da essere usati per postare, direttamente dalla barra di ricerca di Firefox, le vostre idee su Twitter e Jaiku. Nulla vieta, ovviamente di poter adattare questi script per qualsiasi altro sito web che disponga, condizione necessaria, un form che funzioni col metodo POST o GET!

OpenSearch Plugin: menu a tendina

Per iniziare a creare questi script, prenderò spunto da questo OpenSearch Plugin per poi mettere a disposizione il codice XML per creare i plugin desiderati.

I vantaggi

Il vantaggio di questo metodo è che non bisogna installare nulla sul proprio PC e non occorre registrarsi a nessun servizio web, visto che la barra di ricerca è presente di default di Firefox, che essendo multipiattaforma, è anche possibile ritrovarlo sul qualsiasi sistema operativo.

Il bello di questa soluzione è quello di poter sempre disporre di un form universale per qualsiasi servizio di microblogging e sempre in primo piano, qualunque sia la pagina web che state visitando.

Inoltre, sfruttando la funzionalità di questo browser, è possibile addirittura, postare in uno dei due servizi di microblogging, il testo selezionato di una pagina web, senza dover necessariamente prima copiarlo e poi incollarlo.

Per ultimo, il fatto di poter padroneggiare il codice sorgente (che altro non è che semplice XML) è un vantaggio indiscutibile a favore della sicurezza dei proprio dati personali.

L’unica nota di attenzione è che, perché i plugin di ricerca funzionino correttamente, occorre già essersi loggati almeno una volta sui rispettivi siti web di Twitter o Jaiku, ma non credo che questo costituisca un problema se siete assidui frequentatori di queste realtà web 2.0.

Tag:browser, firefox, jaiku, search-plugin, twitter, Web 2.0, Wordpress, Xml
CONTINUE READING >
0 comments
Ott 11 2007

Google compra Jaiku e Jaiku ora è più popolare di Twitter

Posted by Antonio Troise
Tweet

Google and Jaiku All’alba del microblogging, Twitter era la vera rivoluzione del settore e quando vi approdai era il must per chiunque volesse usare questo genere di strumenti, nonostante alcune evidenti limitazioni e filosofie a volte contradditorie.

Anche se non ne faccio un uso smodato, mi piace usare un servizio che funzioni sempre senza interruzioni improvvise e ripetute. Purtroppo la stabilità non è mai stato un punto forte di Twitter, e per questo che, dopo continui fermi di sistema, lanciai la proposta di passare tutti a Jaiku, il clone evoluto di Twitter: purtroppo, però la sua popolarità non riusciva a controbbattere quella del gigante Twitter. Questo fino al 9 Ottobre, quando nella twittersfera iniziò a circolare la notizia secondo cui Google aveva acquisito Jaiku; da quel momento tutti i twitteriani, forse perché convinti dalla forza delle scelte di Google oppure perché hanno iniziato ad apprezzare le reali qualità di Jaiku, hanno iniziato a cinguettare/parlare bene di Jaiku.

Alla conferma da parte di Google, il giorno dopo, della recente acquisizione (ancora non si conoscono i dettagli dell’operazione), la blogosfera si chiese: perchè Jaiku e non Twitter? Perché acquisire un servizio web 2.0 meno conosciuto del suo diretto concorrente?

Infatti, anche se rispetto a Twitter è sicuramente meno costoso, c’è anche da dire che un costo minore corrisponde ad un’altrettanto debole grado di penetrazione tra gli utenti della Rete, visto che allo stato attuale la comunità di Twitter è molto più attiva e prolifica, mentre Jaiku veniva di solito usato dagli stessi twitteriani come una soluzione di backup quando il loro server andava giù (cosa molto frequente a dire il vero). Insomma, in quei periodi, si assisteva ad una vera e propria migrazione di cinguettii da un sistema ad un altro, ma solo per il periodo necessario al ripristino del server twitter.

Occorre, però, ricordare che Jaiku è sicuramente più completo (e quindi tecnologicamente più avanzato) del suo diretto competitor Twitter: la possibilità di lasciare commenti diretti (in stile Pownce) e di creare canali di conversazioni dedicate sono stati sicuramente punti a favore che hanno fatto pendere l’ago della bilancia verso la piccola azienda finlandese di servizi “lifestreaming”. In effetti, su Twitter, da molte testimonianze, si notava una certa confusione nel seguire una conversazione o un flusso di informazione quando si avevano molti followers.

Insomma, oggi fa piacere vedere che le mie prime impressioni favoreli su Jaiku sono ora condivise con molti ex twitteriani, ma mi spiace constatare che l’unico motivo di tanto interesse sia derivato solo dalla sponsorizzazione di marchio blasonato come Google.

UPDATE: Visto che al momento non è possibile creare nuovi utenti, almeno finché Google non darà il via libera, se volete provare Jaiku, ho ancora 9 inviti disponibili.

Tag:jaiku, microblogging, twitter, Web 2.0
CONTINUE READING >
13 comments
Set 8 2007

Inviare messaggi Twitter da riga di comando su linux e con i Client grafici per Gnome

Posted by Antonio Troise
Tweet

Il metodo più geek possibile per inviare messaggi su Twitter da un pc con linux installato consiste nell’aprire una finestra del terminale e iniziare a digitare. Potrà sembrare strano, ma a volte risulta anche il metodo più veloce, specie in ambiente server che non dispone di una grafica X. Per farlo ecco i requisiti:

  1. Avere disponibile una connessione internet
  2. Installare, se non disponibile, le librerie curl:
    sudo apt-get install curl
  3. Nella home del vostro utente creare (lanciando il comando vi twitter oppure gedit twitter) uno script di nome twitter che contenga le seguenti righe:

    #!/bin/bash
    curl –basic –user “username:password” –data-ascii “status=`echo $@|tr ‘ ‘ ‘+’`” “http://twitter.com/statuses/update.json”

    Come si nota la riga lancia il comando curl che tiene in considerazione la sintassi delle API di Twitter che richiedono una autenticazione dell’utente (via Basic Auth) e il richiamo alla url http://twitter.com/statuses/update.json a cui si passa il parametro “status”.
    Più genericamente la sintassi è:

    curl –basic –user “User:Password” –data-ascii “status=Twitter_status>” “http://twitter.com/statuses/update.json”

  4. Salvare il file e dargli i diritti di esecuzione:
    chmod 755 twitter
  5. Ora è possibile mandare messaggi su Twitter semplicemente digitando dal Terminale:
    twitter “Questo messaggio è stato inviato da riga di comando”

    E’ sempre consigliabile inserire il messaggio tra virgolette per evitare problemi di interpretazione con i metacaratteri.
    Ovviamente lo stesso metodo può essere usato anche da Windows, l’importante è munirsi del porting per windows delle librerie curl.

    ATTENZIONE: se lo script non lo si inserisce nelle directory presenti nel proprio PATH, occorre lanciare lo script come segue:
    ./twitter “Messaggio”

    Per verificare il PATH basta lanciare il seguente comando:

    echo $PATH
    che restituirà un risultato analogo a questo:

    /usr/local/sbin:/usr/local/bin:/usr/sbin:/usr/bin:/sbin:/bin:/usr/games

    Per cui, se si inserisce lo script in uno delle directory sopraelencate lo si potrà lanciare da qualsiasi directory del proprio pc, altrimenti se lo si vuole lasciare nella propria home directory (per una questione di pulizia e facilità nell’effettuare il backup io preferisco questa soluzione), ma avere sempre la possibilità di lanciarlo ovunque e senza la necessità di farlo precedere da “./”, è necessario inserire la seguente riga nel file .bashrc presente nella home dell’utente (nell’esempio username):

    PATH=$PATH:/home/username

    Quindi uscire e rientrare dal proprio utente o lanciare il comando:

    . ./.bashrc

    per far rileggere la nuova configurazione.

Ovviamente è possibile migliorare lo script con l’inserimento di un contatore dei caratteri (il limite è di 140) e magari visualizzando le ultime twitterate dei propri contatti, sempre tutto da terminale, ma non è lo scopo di questo articolo che vuole solo suggerire un metodo veloce di inserimento di messaggi su Twitter. Per chi vuole approfondire, esiste uno script in perl, BLT, in grado di integrarsi con la shell bash e di visualizzare cosa stanno dicendo i vostri twitters-friends.

Client Gnome per Twitter

Per concludere il discorso voglio fare anche un breve excursus sui migliori client grafici per Twitter su Linux che ho potuto testare.

Sino ad oggi il migliore che ho provato è stato Twitux, un client che si integra molto bene con il desktop Gnome: l’unico appunto che potrei muovere all’autore è la scomodità nello scrivere un nuovo messaggio (CTRL+T) e l’impossibilità nel ridimensionare la finestra. Per il resto ha veramente di tutto.

Un altro buon client per Gnome è gTwitter ma nonostante ho seguito tutte le guide per la corretta compilazione dei sorgenti e scaricato anche il pacchetto .deb compilato per Ubuntu Feisty 32 bits, non sono mai riuscito a far funzionare l’autenticazione username/password rendendo di fatto inutile il client!

Infine, molto interessante, l’integrazione con il widget gnome Deskbar che permette di avere dalla barra di ricerca anche la possibilità di postare su Twitter: è necessario però installare le Python Twitter library e lo script python (oltre all’immagine twitter.png) da copiare nella directory della applet Deskbar.

Tag:gnome, Linux, twitter, ubuntu, Web 2.0
CONTINUE READING >
0 comments
Mag 23 2007

Nuovi mashup per Google Maps: Fisgonia per le Webcam, FlickrVision per Flickr e TwitterVision per Twitter

Posted by Antonio Troise
Tweet

Fisgonia Dopo che Google ha reso disponibile la creazione di mappe personalizzate e condivisibili con altri utenti con My Maps, sono nati moltissimi mashup collaborativi in grado di archiviare e pubblicare location e itinerari personalizzati, anche con video e contenuti aggiuntivi!
Tra questi servizi ne ho scelti tre tra i più importanti e famosi emersi in queste ultime settimane dalla blogosfera: Fisgonia, TwitterVision e FlickrVision.

Fisgonia

Uno tra quelli maggiormente riusciti è sicuramente Fisgonia, un servizio web 2.0 spagnolo, che consente, tramite Google Maps, di vedere le immagini di molte webcams distribuite su tutto il globo.
Il sito, disponibile in versione inglese e spagnolo, mentre le webcam sono indicizzate per categorie: città, spiagge, natura, animali, località sciistiche, trasporti ferroviari, traffico autostradale, osservatori, università, uffici, attività commerciali,.

Selezionando una o più categorie, è possibile vedere un icona colorata posizionarsi sulla località di appartenenza e scorrendo la mappa è possibile realizzare un vero e proprio giro del mondo.
E’ anche possibile tentare una ricerca per tag, grazie alla comoda tag cloud.
Fisgonia è un progetto aperto a tutti ed è possibile aggiungere liberamente altre località in modo da incrementare il numero di webcam presenti.

TwitterVision & FlickrVision

Altri due mashup che hanno una mente comune, David Troy, sono: TwitterVision e FlickrVision, che non solo effettuano mashup tra foto in un caso, testo nell’altro e le immancabili mappe, ma attribuiscono un luogo fisico visualizzabile nel mappamondo a un elemento normalmente relegato a un utente.

L’utilizzo che abitualmente facciamo di piattaforme come Twitter o Flickr viene amplificato da queste due nuove piattaforme visive, in modo da non limitarci ai nostri “amici” ma espandiamo i nostri orizzonti al mondo intero, guardando foto provenienti dalle isole di Tonga e leggendo infiniti messaggi di asiatici in inglese, condividendo, così, il proprio patrimonio intellettuale, di fatto, con tutto il mondo, caratteristica, questa, derivata direttamente dalla elevata socialità propria degli strumenti web 2.0.
La geo-localizzazione in rete è un elemento che agli occhi dei più distratti potrebbe apparire superflua, ma in realtà cambia totalmente la percezione degli elementi online e l’approccio dell’utente, oltre che la sua esperienza di navigazione.

Così su FlickrVision avremo, quindi, le foto appena caricate su Flickr che vengono visualizzate e posizionate sulla mappa del mondo. E’ sufficiente posizionarsi sulla foto visualizzata nella ormai classica nuvoletta per ottenerne una anteprima di maggiori dimensioni, mentre il link vi permetterà di raggiungere la pagina di Flickr dell’utente che ha postato la foto.

Con Twittervision, invece, ottimo mashup tra Twitter e Google Maps, siamo in grado di visualizzare i messaggi che vengono inviati dagli utenti Twitter di tutto il mondo.
Tramite la Twittermap potrete cercare un utente sulla mappa, mentre la Twittervision vi mostrerà in tempo reale, o quasi, i nuovi messaggi in una bella nuvoletta stile fumetto, posizionata sul luogo da dove proviene il messaggio.

[via maestroalberto, taodomichi, downloadblog, downloadblog e oneweb20]

Tag:flickr, google_maps, mashup, twitter, webcam
CONTINUE READING >
1 comment
Mag 21 2007

La rete si evolve con i microformats hCalendar, hCard, hReview

Posted by Antonio Troise
Tweet

Microformats Le enormi quantità di dati e informazione presenti in rete sta causando una evoluzione della struttura stessa di internet, provocando la nascita di nuove organizzazioni di dati. Dopo l’avvento dei grandi motori di ricerca, come Google, il problema non consiste più nella presenza o meno di una informazione in rete, ma nel saperla reperire correttamente. E qui ci viene in soccorso un aspetto del web 2.0 da molti sottovalutato: il saper organizzare, distribuire e rendere reperibili qualsiasi informazione riguardo persone, notizie, luoghi e prodotti nella maniera più semplice e veloce possibile. E’ questo il concetto di web semantico che ha iniziato ad esprimerse con l’introduzione dei TAG fino ad evolversi nei MICROFORMATS.

Ogni blog o sito in generale ha le sue categorie, con le quali vengono suddivisi ed organizzati i contenuti. L’idea di base del web semantico è quello di creare categorie planetarie per tutti i contenuti esistenti.

I Microformati, standardizzano gruppi di dati, eventi, business cards, liste, creando di fatto una Internet più strutturata. Un web ben strutturato e taggato ti permette di trovare qualsiasi cosa nella maniera più semplice e veloce, dall’hotel vicino a Oxford Street a Londra al venditore eBay con più feedback positivi!
Tutto questo si ottiene senza stravolgere il lavoro quotidiano, ma semplicemente aggiungendo piccoli codici di informazioni standardizzate ai post dei blog o a qualsiasi pagina pubblicata online.
Quindi, nonostante esistano diverse definizioni dei microformats, è possibile asserire che sono una semplice convenzione per incorporare markup semantico per uno specifico ambito in documenti (X)HTML, XML, feed Atom e RSS che siano facilmente leggibili dall’uomo, in modo da aggiungere un significato aggiuntivo alle informazioni pubblicate su una pagina web.

Attualmente i microformati utilizzati online sono:

  • hCalendar
    hCalendar serve a dare un identificatore unico ad eventi. hCalendar serve a standardizzare la ricerca di eventi ad esempio conferenze, partite di calcio o eventi locali su Yahoo.
    Puoi creare i tuoi hCalendar event a questo indirizzo.
  • hCard
    hCard è un formato semplice utilizzato per rappresentare persone, aziende, organizzazioni e luoghi. Possono essere utilizzati per immagazzinare dettagli personali, che possono essere cercati o scaricati sul tuo address book.

    Puoi costruire ora la tua hCard con l’hdCard creator di Microformats.org.

  • hReview
    hReview è un altro Microformato, questa volta focalizzato sulla recensione di prodotti, servizi, aziende o eventi. Tra i siti che lo stanno utilizzando in questo momento UK Film Review, Dinnerbuzz, un sito di recensioni di ristoranti, e Cork’d, una community che recensisce vini.
    Puoi creare la tua hReview utilizzando hReview Creator.

Tails Export In Italia uno dei primi blog ad aderire ai Microformati è stato 2spaghi.it che ha messo a disposizione nel formato hCard la visualizzazione dei dati di tutti i ristoranti. Per visualizzare i Microformats è necessario scaricare ed installare una estensione di Firefox: Tails Export.

Tra i software ad utilizzare presto i microformats in maniera estesa, vi sarà anche il prossimo Firefox 3. Da un browser come libro, cioè usato per trovare informazioni, negli anni 90 si è passati ad un browser come radio con la sottoscrizione ai feed RSS e i live bookmarks. Ora il browser diverrà uno “switchboard” (centralino), il punto centrale della veicolazione dell’informazione: questo avverrà tramite il supporto ai microformats e l’integrazione delle applicazioni.
I microformats che probabilmente Firefox 3 supporterà saranno quello dell’identità (hCard), della localizzazione geografica (geo, adr), e quello per i calendari (hCalendar).

Al momento è possibile scrutare il Web attraverso i microformati delle ricerche su Technorati, o Yahoo che ha adottato microformati per le liste delle aziende locali. In particolare, Yahoo! su Yahoo! Local ha da tempo introdotto il supporto ai microformats tramite il sistema di ricerca geografica di Yahoo!: potete già utilizzare i microformats hCalendar, hCard, e hReview per i risultati di ricerche, eventi e recensioni semplicemente installando l’estensione Operator.

Ovviamente anche Twitter supporta i microformati: basta installare Operator o no dei tanti plugin disponibili per Firefox per rendersene conto!

Per chi volesse avvicinarsi a questo nuovo mondo vi segnalo l’esistenza di un plugin per WordPress che permette di postare in maniera organica segnalazioni di eventi utilizzando il microformato hCalendar. Include anche una integrazione con Google Maps per visualizzare il luogo dell’evento. Si chiama uPress e potete scaricarlo dal sito dello sviluppatore.
Se vi interessa c’è anche uno screencast per vedere come funziona il plugin.

Rendere il Web un posto più semplice dove poter cercare tutte le informazioni di cui hai bisogno, trovarle ed aggregarle è lo scopo di molti sviluppatori, tra i quali spicca il gruppo Microformats.
Nei prossimi anni avremo sicuramente un incessante sviluppo dei microformati, strumenti in grado di veicolare i contenuti giusti al giusto lettore.

[via ikaro e masternewmedia]

Tag:firefox, hCalendar, hCard, microformats, Plugin, tag, twitter, Web 2.0, Wordpress
CONTINUE READING >
0 comments
Mag 17 2007

Twitter è sempre offline: perché allora non usiamo Jaiku, il suo clone evoluto? Ecco tutte le caratteristiche e i tool di Jaiku

Posted by Antonio Troise
Tweet

Jaiku Questa per ora è solo una provocazione ma dopo l’aumento del downtime di Twitter di questi giorni, comincio a pensare che magari si potrebbe iniziare a migrare verso un’altra piattaforma di microblogging. Dopo Twitter e Tumblr, è nato il finlandese Jaiku.

Io mi sono iscritto oggi e devo dire che sono rimasto favorevolmente impressionato: questa è la mia homepage Jaiku. Se qualcuno volesse inserirmi tra i suoi contatti ne sarò ben lieto!

Mi chiedo, però, se anche su Jaiku vige la regola di dover scrivere in terza persona!

Le caratteristiche di Jaiku
La struttura base di Jaiku è simile a quella di Twitter, ovvero un sistema di micromessaggi che offre un ibrido tra la notificazione del proprio status online e il live blogging.
A tutto questo sono state aggiunte diverse funzionalità e maggiori opzioni per la condivisione dei contenuti.

Jaiku Inizialmente rivolto ai dispositivi mobili, Jaiku offre un set di funzionalità molto avanzate, sia sul fronte della pubblicazione (postare nuovi messaggi, aggiungere icone, personalizzare lo sfondo, generare un badge per il blog) che della socializzazione (crearsi una lista di amici, scorrere gli ultimi aggiornamenti, commentarli, visualizzare la disponibilità, il posto in cui si trovano e il calendario di eventi).

Un’interfaccia pulita permette di gestire l’account anche dal cellulare (solo Nokia per il momento, perché la società Finlandese ha messo a punto un applicativo Symbian, a differenza di Twitter che supporta tutti i modelli) e così condividere in maniera più dinamica i propri spostamenti e aggiornamenti.

Le principali novità rispetto a Twitter sono la presenza di:

    –

  • uno strumento per l’aggiunta dei feed Rss che permette la pubblicazione di informazioni esterne, come, per esempio, il meteo, le notizie, i post di un blog, le ultime foto caricate su Flickr (cosa possibile anche su Twitter, ma bisogna scaricare un tool esterno);
  • –

  • una opzione per personalizzare la lista di utenti e creare gruppi differenziati (amici, parenti, colleghi) o tematici.

Jaiku Come afferma Tommaso, Twitter ha nella semplicità la sua più grande virtù e la sua più grande debolezza.
Una delle più grosse mancanze di Twitter sembrano essere i commenti. Si assiste così ad una serie di interventi in cui le persone utilizzano Twitter come un IM; in questo modo non è facile trovare una serie di messaggi che fino a poco tempo fa sarebbero stati privati, o comunque utilizzati in una conversazione uno a uno.
Jaiku, invece, forte della sua esperienza ha messo appunto alcune accortezze di indubbia utilità, come la messa in successione automatica dei messaggi di reply. Ovvero, permette, ad esempio, di commentare un messaggio all’interno del post originale così se si vuole seguire una conversazione è perché si sceglie di farlo ed ho la possibilità di rileggere tutto dall’inizio.

Jaiku Tools

  • Per chi non riuscisse a scegliere tra Twitter e Jaiku, esiste un sito TwitKu che permette di monitorare entrambi gli account su una sola pagina!
  • Oppure potrete sempre usare Nitwit una desktop application Cross platform per Linux, Windows and OS X.
  • Mentre se siete alla ricerca di client, allora vi posso suggerire il client per Windows Jay-Q e quelli per MaxOsX Juhu e Jaiku OS X widget.
  • Interessante anche la possibilità di integrare Jaiku nella vostra homepage di iGoogle con Jaiku gadgetiGoogle.
  • Per postare dal proprio client IM (AIM, MSN, GTalk/Jabber, and Yahoo) potete provare IMified e Anothr.
  • Jaiku Command Line utility vi permetterà di sentirvi un vero geek perché potrete postare su Jaiku direttamente da riga di comando.
  • Infine potete installare un plugin WordPress per Jaiku che vi permetterà sia di visualizzare gli ultimi micropost che di inserirne altri direttamente dal vostro blog.

[via mashable]

Il futuro di Jaiku
Nonostante Jaiku, sulla carta, abbia caratteristiche migliori, resta il problema del vantaggio acquisito da Twitter in questo suo primo anno di vita. A cominciare dalla base d’utenza, Jaiku sembra avere 40.000 iscritti mentre Twitter 60.000 iscritti che aggiornano il proprio stato in media tre volte al giorno (per amor di statistica, Tumblr dichiara di avere 50.000 iscritti che scrivono 10.000 post all’ora, con 250.000 visitatori)

Come è noto, nell’era del web 2.0, è il numero di partecipanti a contare rispetto all’offerta di funzionalità avanzate. Quindi, forse, è ancora presto per capire quale sarà
la killer application del settore, anche perché – ancora una volta – la vera discriminante sarà il word-of-mouth e l’effetto-network che si innescherà tra gli utenti.

Tag:flickr, jaiku, tumblr, twitter, Web 2.0
CONTINUE READING >
4 comments
SeguiPrezzi - Risparmia con Amazon.it

Categorie

Commenti Recenti

  • Antonio Troise on UltraEdit: per i programmatori esigenti il miglior editor di testo per Windows, Mac OS e Linux
  • Fioredicollina on UltraEdit: per i programmatori esigenti il miglior editor di testo per Windows, Mac OS e Linux
  • Antonio Troise on UltraEdit: per i programmatori esigenti il miglior editor di testo per Windows, Mac OS e Linux
  • Emanuele on UltraEdit: per i programmatori esigenti il miglior editor di testo per Windows, Mac OS e Linux
  • Luca on iDatabase: la valida alternativa di Bento per macOS e iOS per i database personali
1 2 NEXT

Meta

  • Accedi
  • Entries RSS
  • Comments RSS
  • WordPress.org

Friends Link

  • GamerTagMatch
  • SeguiPrezzi.it – Risparmia con Amazon.it
  • Trendy Nail

Seguimi su:

  • facebook
  • twitter
  • rss
Creative Commons License
Levysoft by Antonio Troise is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale 2.5 Italia License.
© Copyright 2004 - 2014 - Levysoft by Antonio Troise