Ieri avevo scritto del probabile collasso (o perlomeno dell’auspicabile forte congestionamento) della Rete entro il 2011. Un allarme lanciato già qualche mese fa ma che ha fatto il giro del mondo nuovamente perché Cisco ha fissato anche una data del crash delle comunicazioni aziendali: il 2011.
Ovviamente non si tratta di semplici profezie apocalittiche bensì di timori circostanziati e fondati dai numeri che potete verificare anche voi stessi. L’improvvisa accelerata del traffico web è dovuta, tra le altre cose, al radicale cambiamento dell’uso del web negli ultimi anni: la famosa era della Youtube Generation, sta stravolgendo le carte in tavola, perché contrassegnata da un universo di giovani e non che considerano ormai il terminale informatico un vero e proprio televisore, dove visionare programmi, clip musicali, video amatoriali.
Monitorare lo stato di salute del web
Ebbene se siete rimasti impressionati da quei dati, allora forse potrà interessarvi anche questo sito: Internet Traffic Report, un sito che vi aggiorna costantemente sulla qualità, da 0 a 100, del flusso di pacchetti del traffico Web (qui potrete monitorare l’Europa) attraverso dei grafici e tabelle molto esplicativi che illustrano la situazione nei diversi continenti, con la possibilità di scendere nel dettaglio fino a rintracciare i vari nodi monitorati, compresi quelli italiani.
Aggiornato ogni 5 minuti segnala anche la dispersione dei pacchetti in rete, primo sintomo di disfunzione del web.
Addirittura è possibile trovare un Widget da installare sulla propria Homepage iGoogle per monitorare con una icona l’indicazione del livello di traffico online: un modo semplice per sapere se aspettarsi collegamenti lenti o veloci su certe dorsali piuttosto che altre.
Analisi dei dati e il mistero Iran
Nel momento in cui scrivo, l’indice mondiale è pari a 78 ed ha un trend in calo; il picco ovviamente, è presente nel Nord America (con un indice corrente di 89) e mentre in Asia vi è il valore più basso (con un indice di 55, ma questo è anche diretta conseguenza della non raggiungibilità del router iraniano). L’Italia si pone tra gli stati con il miglior rate, con un indice di 82.
Il concetto è che se un continente ha un valore numerico superiore a 80, in quell’area del mondo Internet ha prestazioni ottimali per performance, packet loss e response time minimali. Grazie alla sua granularità sarà possibile scendere sino al singolo router per capire dove risiede il collo di bottiglia. Ma questo, sebbene affascinante, ha anche degli inconvenienti.
Infatti, se provate a controllare l’Asia, vi allarmerete scoprendo che l’Internet Traffic Report segnala connettività zero specificamente per l’Iran. In realtà, dato che l’ITR, come spiegano anche le sue FAQ, si basa su un ping inviato a un elenco specifico di router (che è solo un campione ristretto di quelli effettivamente esistenti), i dati riguardanti l’Iran si riferiscono ad un singolo router (in particolare il router1.iust.ac.ir) e quindi non sono molto indicativi delle condizioni delle comunicazioni in tutto il paese.
Un nuovo incubo
Altrettanto interessante è la pagina degli eventi: qui vengono segnati tutti quegli eventi mondiali che hanno avuto un profondo effetto sul traffico internet globale. Peccato che siano fermi al 2003 ma da questa pagina è evidente che le paure dell’uomo moderno ora rispecchiano la realtà in cui vive: quello che la rete mondiale Internet possa di colpo bloccarsi. Come vedete una società basata sulle tecnologie è più fragile di quanto possa sembrare. Basta ricordare il panico che attraversa paesi come Stati Uniti e l’Italia quando vengono colpiti da black out energetici.
Insomma come una sorta di sismografo del web, forse questo tool potrà divenire davvero utile fra 3 anni quando, a causa del probabile congestionamento del Web, saremo costretti a consultarlo frequentemente, oppure (come mi auspico) resterà solo uno dei tanti siti per gli specialisti. Staremo a vedere!
Commenti Recenti