Ecco quello che penso riguardo la virtualizzazione e portabilità dei sistemi operativi; il mio ragionamento si estende su 3 grandi fasi: software portabili, web os e virtual os.
- Dopo l’avvento dei dispositivi Low Cost tipo drive USB da 1-2 Gbyte grandi quanto una penna, è nata la moda dei Software Portabili. Ovvero tutta quella serie di applicativi, di solito freeware, che per natura o adattati, riescono a funzionare su un dispositivo esterno come una drive USB senza installarsi sul sistema operativo ospite. In tal modo si può portare con se tutti i programmi che desideriamo, dal browser con i nostri preferiti al programma di fotoritocco, senza lasciare alcuna traccia sui pc dove andremo a lavorare. Diciamo che in questo modo si rende indipendente il software dalla piattaforma su cui lo si lancia svincolandolo dal limite fisico che si era venuto a creare negli ultimi anni. Si potrebbe dire che una pennetta usb potrebbe a tutti gli effetti costituire una valida sostituta al nostro portatile o palmare, fermo restando che ne costituisce solo una estensione al pc. Trovate una lista di software portatili su Wikipedia.
- Su Internet, poi, è in corso una decentralizzazione ulteriore: non serve più portarsi a presso un drive usb. Basta avere un account sul proprio desktop online e avremmo spazio e software a volontà da qualsiasi parte del mondo e rendendo indipendenti gli applicativi dalle risorse hardware. Tutto sarà remotizzato: dal software di videoscrittura al foglio elettronico. Attualmente questa rivoluzione è ancora in corso e ancora lontana dalla sua reale attuazione: dopo l’avvento di Ajax e del Web 2.0 il percorso sembra però più facile.
Un esempio interessante è eyeOS 1.1.0, il vero e proprio leader dei sistemi operativi web based. - Ma ecco che grazie a Vmware e PC sempre più potenti nasce un nuovo concetto di portabilità: non si vuole più rendere portabili gli applicativi, ma addirittura l’intero sistema operativo. A questo punto basterà una semplice pennetta USB 2.0 da 2 GB (il costo è oramai irrisorio e si aggira sui 30 euro) e si potrà portare in giro tutto il nostro pc una semplice immagine ISO montata sul gratuito Vmware Player (o altri software di emulazione). Su VMTN è possibile scaricarsi vari sistemi operativi freeware (come Linux), ma se si dispone di una licenza Microsoft si può avere anche il proprio Windows XP/2000: ci viene in aiuto EasyVMX, un sito in grado di generare via web il vmx di configurazione della macchina virtuale (ma potete anche generarlo a mano: leggete questo mio vecchio articolo): quest’applicazione online è capace di generare il file di configurazione richiesto dal VMplayer per far partire l’installazione di un qualsiasi sistema operativo da CD.
Ma, recentemente, è nato anche VManager, un tool per Windows distribuito sotto licenza GPL, in grado di generare e modificare una virtual machine già creata, intervenendo su parametri come il sistema operativo da virtualizzare, occupazione di RAM, grandezza del disco rigido e configurazione di rete (rendendo superflui software come Vmware Workstation o Vmware Server )
Insomma ora non sarà più necessario portarsi in giro un portatile: sarà sufficiente lavorare sempre un sistema operativo emulato e caricato da un drive esterno. Questo sarà il futuro: mano a mano che le prestazioni dei pc aumenteranno, nessuno si accorgerà più di lavorare su un sistema emulato (ora se si dispone di meno di 1 GByte di RAM si accusa una certa lentezza).
Questo post è nato dalle riflessioni scaturite dalla lettura di un libro il cui protagonista andava in un Internet Point e, inserendo semplicemente il suo hard drive, aveva con se tutto il suo personal computer, dai dati personali al sistema operativo. Allora ho pensato: questo sarà il futuro. Tutti si svincoleremo dal supporto hardware e porteremo con noi solo i dati. Voi che ne pensate?
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