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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Gen 15 2009

L’importanza della frequenza di aggiornamento del monitor CRT per la salute dei nostri occhi: come evitare lo sfarfallio dello schermo

Posted by Antonio Troise
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La frequenza di aggiornamento dello schermo è uno di quegli argomenti da molti sottovalutato ma in realtà è un elemento essenziale per la salute di chi siede davanti ad un monitor, soprattutto per la salute dei nostri occhi! Io ritengo che una delle cose che bisognerebbe sempre insegnare a chi lavora, per 10 minuti come per 8 ore, davanti ad un monitor CRT (ovvero quelli a tubo catodico, mentre quelli LCD non soffrono di questo problema) è di impostare correttamente la frequenza di refresh (la frequenza con la quale viene ridisegnata l’immagine sullo schermo). Mi è capitato più volte di vedere persone che lavoravano su monitor da 22”, 24′ e 30”, magari anche a risoluzione elevate (1280 × 1024 o 1600 × 1200), ma con una frequenza di refresh impostata di default a 60HZ! Una errata impostazione della frequenza di refresh può produrre un fastidioso sfarfallio dello schermo, che spesso può essere causa di mal di testa e affaticamento degli occhi. Il fenomeno è possibile riscontrarlo anche quando avviamo alcuni videogiochi che sono in grado di settare in modo arbitrario il refresh-rate e/o la risoluzione.

La salute degli occhiQuesto sfarfallio è molto fastidioso e per chi, come me, è abituato a settare sempre la massima frequenza di aggiornamento del proprio monitor, si accorge subito di una impostazione errata del refresh video (quando anni fa usavo le prime distribuzioni Linux mi capitava di non trovare i driver corretti per la mia scheda video ed ero obbligato a lavorare a frequenze basse che dopo 5 minuti mi facevano lacrimare gli occhi!). Ma per chi invece, come spesso si incontrano nei posti di lavoro, dove l’alfabetizzazione informatica si riduce solo a come usare Outlook e Word, è abituato a lavorare da sempre con frequenze basse, sarà normale vedere il proprio monitor produrre dello sfarfallio delle immagini e giù a critiche che lavorare tutto il giorno su un monitor a fine giornata stanca gli occhi! Io credo che, invece, una delle cose importanti da insegnare nei posti di lavoro, sia anche come evitare questo problema!

Il comportamento di default di Windows e le cause del problema

In parte credo che il problema sia da imputarsi alle impostazioni di default di Windows perché imposta alla frequenza più bassa il refresh del monitor, nonostante possa gestire tranquillamente quelle più alte. Inoltre, l’opzione di settaggio della frequenza di aggiornamento del monitor è nascosta tra le varie opzioni avanzate dello schermo, e, mentre quella di impostazione della risoluzione dello schermo è facilmente individuabile, quella per il refresh del monitor, non lo è altrettanto (indice, forse, di una scarsa usabilità del sistema operativo di casa Microsoft); probabilmente il motivo di questa scelta è che si considera, a torto, il settaggio del refresh dello schermo come una impostazione avanzata del sistema e se si imposta una frequenza troppo alta c’è il rischio che il monitor si possa rompere, ma francamente non mi è mai capitato che l’autorilevazione della frequenza di Windows sbagliasse, soprattutto se si lascia abilitata l’opzione “Nascondi modalità non visualizzabili con questo monitor“.

In generale vale la regola che maggiore è la risoluzione, maggiore dovrebbe essere la frequenza di aggiornamento. Per cui, ogni volta cambiate risoluzione dello schermo, è necessario anche modificare la frequenza di aggiornamento del monitor. E credo che sia anche questa una delle cause di molti problemi nei posti di lavoro: alla prima installazione, il tecnico preposto setta la risoluzione e la frequenza migliore, poi quando se ne va, l’operatore, come è logico che sia, inizia ad impostare la propria risoluzione preferita ed ecco che avviene il fattaccio e la frequenza di refresh si imposta automaticamente su quella più bassa!

Come impostare la frequenza di refresh del monitor CRT

Se è Windows, in parte, a generare questi problemi, sul sito della Microsoft esistono anche delle ottime guide su come Regolare lo sfarfallio del monitor, come Modificare la risoluzione dello schermo e come Ottenere la visualizzazione ottimale sui monitor LCD e CRT. Inoltre, se disponete di un monitor LCD, forse vi sarà utile anche consultare la guida sull’uso di ClearType per aumentare la leggibilità del testo.

In pratica, però, per modificare la frequenza di aggiornamento dello schermo, basta fare clic sul pulsante Start, scegliere Pannello di controllo, e cliccare sull’icona Schermo che vi porterà direttamente sulla scheda Impostazioni dello schermo, che è la stessa finestra da dove siete soliti modificare la risoluzione dello schermo (oppure, più semplicemente, fare click col tasto destro del mouse sul Desktop e selezionate la voce Proprietà dal menu contestuale che si aprirà; quindi andare nella scheda Impostazioni). Ora dovrete cliccare sul tasto “Avanzate” presente in basso a destra. Dalla finestra che si aprirà, selezionare la scheda “Monitor” e da qui sarà possibile selezionare, da un menu a tendina, una nuova frequenza di aggiornamento.

Refresh Monitor

Per la regolazione del monitor occorrerà qualche istante. Per mantenere le modifiche, fare clic su Applica. Se non si applicano le modifiche entro quindici secondi, verrà ripristinata la frequenza di aggiornamento originale (le modifiche apportate alla frequenza di aggiornamento riguardano tutti gli utenti che accedono al computer). Di solito, per evitare lo sfarfallio, è sufficiente impostare la frequenza più alta tra quelle disponibili nel menu a tendina, ma potete provare voi stessi fino a che frequenza il fastidioso fenomeno non di presenta.

Come impostare la frequenza di refresh del monitor LCD

Altro discorso vale invece per i monitor LCD per i quali esiste hanno una risoluzione nativa fissa; in sostanza, la visualizzazione ottimale si ottiene solo con una determinata impostazione. Per esempio, nel caso di monitor da 17″ questa risoluzione di norma è di 1.280 x 1.024 pixel; con un valore diverso lo schermo deve interpolare l’immagine e si ha una forte perdita della qualità.
Conviene quindi usare sempre la risoluzione nativa. Con questi monitor, inoltre, conviene di solito impostare nelle Proprietà dello schermo di Windows la frequenza di refresh al valore di 60 Hz. In questo modo il convertitore A/D (analogico/digitale) del monitor ha più tempo per riconoscere i singoli pixel e convertirli in segnali. Con certi modelli, però, si è verificato che con l’impostazione a 75 Hz funziona meglio la calibrazione automatica. E’ preferibile dunque provare gradualmente le varie frequenze orizzontali, attivando poi ogni volta la funzione di calibrazione automatica.

Tag:computer, crt, frequenza, lcd, leggibilità, monitor, occhio, refresh, risoluzione, salute, usabilità, Windows
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Ago 12 2008

Tips Mac: come aggiungere il suffisso DNS su Mac OS X

Posted by Antonio Troise
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In una rete locale, solitamente, il DNS è utilizzato per denominare i nodi TCP/IP, come i computer Windows o gli host Unix, in modo da risolvere i nomi simbolici. Lo schema dei nomi è gerarchico e consiste di nomi come wks1.domain.com. Perché un nome di dominio sia qualificato, occorre che sia combinato con il nome dell’host, per creare quello che i gergo tecnico si chiama FQDN (Fully Qualified Domain Name), ovvero un nome di dominio non ambiguo che specifica la posizione assoluta di un nodo all’interno della gerarchia dell’albero DNS:

FQDN = nome di host + nome di dominio

Quindi, se il nome di dominio è STARGATE.COM, il nome FQDN per l’host WKS1 è il seguente:

FQDN = WKS1 + STARGATE.COM = WKS1.STARGATE.COM

Quando un computer ricorre ad una interrogazione DNS per risolvere un nome costituito da un semplice nome di host senza l’estensione di dominio, il nome di dominio del DNS primario è aggiunto di default al nome di host.
L’opzione, presente in qualsiasi sistema operativo, di aggiungere altri suffissi DNS rispetto a quello indicato dal DNS Primario configurato, serve ad indicare un elenco di suffissi DNS (nell’ordine desiderato) che possono essere aggiunti al nome di dominio non qualificato. Così, se il nome del computer è WKS1 e il nome di dominio è STARGATE.COM e si tenta di fare un telnet, o una qualsiasi altra connessione, al server col solo nome del computer WKS1:

telnet WKS1

il nome di host inizialmente cercato sarà WKS1.STARGATE.COM. Nel caso il nome di host non sia risolto, quindi, verranno scansionati tutti gli altri suffissi DNS alla ricerca di un risoluzione del nome FQDN.

Aggiungere il suffisso DNS su Mac OS X

Per abilitare questa possibilità su un sistema Mac OS X, basterà aprire le Preferenze di Sistema, cliccare sull’icona Network, e dopo aver selezionato la rete usata (Ethernet o Wi-Fi),

DNS Suffix 1

cliccare sul tasto Avanzate e, nella finestra che si aprirà, selezionare il tab DNS e nel campo Domini di ricerca aggiungere i suffissi di dominio desiderati:

DNS Suffix 2
Tag:dns, dominio, Mac os x, risoluzione, Tips, Tips Mac, unix, wi-fi, Windows
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Gen 10 2008

La vera alta definizione sta nella macchinette digitali perché i televisori Full HD arrivano a soli 2 Megapixel di risoluzione: il futuro è quindi riposto nell’SHD e UHDV

Posted by Antonio Troise
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High Definition Quello che non tutti sanno è che i televisori in alta definizione (HD e Full HD), anche se di ottima qualità, hanno una risoluzione che non è neanche lontanamente paragonabile a quelle delle macchinette fotografiche digitali moderne che, a conti fatti, sono la vera Alta Definizione!
Per spiegare questo concetto partiamo da alcune definizioni.

Come calcolare la risoluzione delle immagini digitali

Nella fotografia digitale il numero dei pixel è un parametro che sta ad indicare la risoluzione ed è uno dei fattori più importanti e distintivi che danno valore ad una fotocamera digitale ed alle fotografie da essa prodotte e ne determinano la nitidezza delle immagini (altri fattori importanti sono, ovviamente, un’ottica di qualità, un sensore che abbia un buon rapporto segnale rumore, una buona gamma dinamica, la fedeltà cromatica di ogni pixel, ed infine in funzione delle esigenze di stampa si sceglierà il numero di pixel del sensore).

In un’immagine digitale il numero di pixel viene calcolato semplicemente moltiplicando il numero di pixel della base dell’immagine per il numero di pixel dell’altezza. Ad esempio un’immagine di 1,92 Megapixel (equivalenti a 1.920.000 pixel) sono il risultato di un’immagine di 1600×1200 pixel.
Per avere un quadro completo delle risoluzioni, ecco una tabella molto esplicativa:

Risoluzioni Macchinette Digitali
Tipo fotocamera Risoluzione (in pixel)
0,3 Megapixel 640 x 480
0,8 Megapixel 1024 x 768
1,3 Megapixel 1280 x 960
1,6 Megapixel 1536 x 1024
2,1 Megapixel 1600 x 1200
2,3 Megapixel 1800 x 1200
3,3 Megapixel 2048 x 1536
4,1 Megapixel 2272 x 1704
5,1 Megapixel 2560 x 1920
6,0 Megapixel 2816 x 2112
6,3 Megapixel 3072 x 2048
8,0 Megapixel 3264 x 2448
La risoluzione dei televisori Full HD e HD Ready

Ora, se confrontiamo la definizione delle macchinette digitali con quella di un televisore Full HD 1080p a scansione progressiva (il top della categoria) otteniamo 1920 colonne per 1080 righe, per una risoluzione complessiva di 2.073.600 pixel (1920×1080), cioè circa 2 Megapixel!

Per non parlare, poi, del comune HD Ready (che indica quei televisori che supportano e rispettano i requisiti minimi dell’HD) che ha un formato di 720p e presenta una risoluzione complessiva di 921.600 pixel (1280×720), ovvero di solo 1 Megapixel!

Il futuro dell’Alta Definizione: SHD e UHDV

Non stupisce, quindi, che stanno iniziando ad uscire sul mercato televisori con risoluzione maggiore. Per esempio, al recente Japan Ceatec, la Sharp ha presentato un televisore LCD a 64” dalla risoluzione di 4096×2160, per un totale di 8.847.360 pixel, ovvero ben 8 Megapixel, quattro volte tanto la risoluzione 1080p HDTV!

Nel frattempo la Nhk (Nippon Hoso Kyokai, l’equivalente giapponese del centro ricerche della Rai), ha presentato uno schermo da 16 Megapixel come dimostrazione dei progressi verso un futuro a 32 Megapixel con risoluzione 7680×4320!

Ovviamente, non parliamo più di semplice HDTV, bensì entriamo nel campo, rispettivamente, dei sistemi SHD (Super High Definition), detto anche “4k”, con una risoluzione di 3840×2160 pixel (4 volte i dati di un sistema Full HD) e di UHDV (Ultra Alta Definizione), per il sistema tutt’ora in via sperimentale elaborato in Giappone, il quale prevede una risoluzione di 7680×4320 pixel (16 volte i dati di un sistema Full HD).

Tutti questi nuovi standard prevedono, come aspect ratio, l’uso del 16:9. Mentre il progetto SHD si prevede che venga (almeno inizialmente) destinato alle sale cinematografiche, il progetto UHDV sarebbe destinato all’ambito domestico. Il progetto SHD dovrebbe essere introdotto nel giro di qualche anno mentre per il progetto UHDV si prevedono tempi molto lunghi, NTT DoCoMo prevede la commercializzazione nel 2025 circa.

Per ricapitolare ecco la situazione delle risoluzioni per l’Alta Definizione, comparate con una tradizionale risoluzione di un DVD:

Risoluzione dei Televisori ad Alta Definizione
Dispositivo Risoluzione Pixel Rapporto
DVD resolution 720×480 345.600 pixels –
HD 720p 1280×720 921.600 pixels 2,67 volte la risoluzione del DVD
HD 1080p/1080i 1920×1080 2.073.600 pixels 6 volte la risoluzione del DVD
SHD “4k” 2160p 3840×2160 8.294.400 pixels 24 volte la risoluzione del DVD e 4 volte HD 1080p
UHD 4320p 7680×4320 33.177.600 pixels 96 volte la risoluzione del DVD e 16 volte HD 1080p
Tag:hd, lcd, risoluzione, televisore, tv
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Giu 5 2007

Come ottenere le dimensioni di una immagine stampata in base alle sue dimensioni e risoluzione

Posted by Antonio Troise
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Foto Siamo abituati a esprimere la risoluzione in pixel, ma quando dobbiamo poi stampare una immagine, sarebbe interessante conoscere a quanto corrispondono questi valori in centimetri. Prendiamo il caso di un’immagine con risoluzione 1.024 x 768, per ottenere la grandezza di una foto stampata, basta prendere il numero di pixel del lato maggiore e dividerlo per il numero di pollici del dispositivo di visualizzazione o di stampa (supponiamo una stampante con risoluzione di 300 punti per pollice, che è il valore ottimale da impostare su una stampante a getto d’inchiostro). Otteniamo il valore 3,413 (1.024 diviso 300), che va moltiplicato per 2,54 per passare da pollici a centimetri. Vediamo quindi che quell’immagine avrà il lato maggiore appena superiore a 8 centimetri.

Quando si sceglie una fotocamera digitale il valore di megapixel del sensore va tenuto nella massima considerazione. Chi la userà per fare foto da pubblicare su web alla risoluzione di 640 x 480 pixel potrà acquistare una fotocamera con sensore appena superiore a 0,30 megapixel (questo valore si ottiene moltiplicando 640 x 480), risparmiando parecchio.
Per raggiungere, invece la qualità di una pellicola fotografica il sensore dovrebbe avere almeno 20 megapixel per arrivare a 6.400 x 3.200 pixel di immagine. L’occhio umano è ancora più perfezionato e “vale” 120 milioni di pixel.

In definitiva, però, si può dire che chi prevede di guardare le foto su un monitor va bene una risoluzione complessiva appena superiore al megapixel, mentre per stamparla su carta in dimensioni superiori al formato A4 ci vogliono almeno 4 megapixel.

[via Moreno Soppelsa e Attribution Image CC: ‘Springtime‘ ]

Tag:dimensioni, fotografia, megapixel, occhio, pixel, risoluzione, stampa
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Mag 31 2007

Perché la distanza di visione ottimale di una TV LCD Full HD è minore di un HD o di una TV a tubo catodico in Standard Definition?

Posted by Antonio Troise
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Distanza di visione ottimale di un televisore LCD in HD e Full HD Chiunque da bambino, almeno una volta, ha ricevuto le premurose raccomandazioni da parte dei genitori di non stare troppo vivini alla televisione per non rovinarsi gli occhi e compromettere la vista. Raccomandazioni tutt’altro che sbagliate ma legate alla tecnologia a tubo catodico e alla tipologia di segnali video veicolati dal sistema PAL, costituiti da un numero decisamente basso di linee di risoluzione orizontale.

L’allontanamento dallo schermo a bassa definizione era quindi un espediente necessario per far sì che la visione dello spettacolo audiovisivo non affaticasse eccessivamente il sistema percettivo umano, capaca, grazie all’estrema adattabilità dell’occhio, di eliminare selettivamente il rumore video e le informazioni spurie presenti all’interno di un segnale di bassa qualità, passando poi al cervello un insieme di immagini che non sono altro che la migliore approssimazione possibile della realtà.
Un processo affascinante, compiuto in una frazione di secondo, ma che diventa presto stancante e affaticante per la mente, con ripercussioni negative sull’apparato visivo.
Ecco, quindi, il motivo del celebre monito di allontanarsi dallo schermo ad una distanza pari ad almeno 5 volte la sua diagonale: una distanza considerata ottimale non quindi ai fini della ricerca della massima qualità di visione, ma un palliativo per cercare di limitare la precezione dei difetti del binomio formato dal televisore e dal segnale in Standard Definition.

Il fattore di moltiplicazione per “5” è quindi da dimenticare qualora si decida di entrare nel mondo dei grandi schermi HD, che permettono di massimizzare l’esperienza di immersione visiva senza rivoluzionare l’arredamento domestico ma anzi adattando la diagonale del nuovo televisore (plasma o LCD) alla distanza di visione ottimale.
Il semplice calcolo per ricavare tale distanza viene derivato prendendo come riferimento il livello minimo di risoluzione dell’occhio umano nel perceprire come distinti 2 punti, che è stato studiato e standardizzato nella distanza equivalente di 1/60 di grado. Infatti, l’occhio umano ha la capacità di risolvere due punti posti a 1/60 di grado di distanza tra loro: questo altro non è che l’angolo visivo più piccolo entro il quale l’occhio è in grado di distinguere i pixel che compongono la matrice di un pannello LCD o plasma.

Assodato ciò, e con la convinzione di tenere fisso il punto di visione nel salotto di modo che sia la tecnologia a venire incontro alle nostre esigenze e non viceversa, è stato possibile ricavare il fattore moltiplicante secondo il quale sia possibile trovare immediatamente la distanza di visione ottimale alla quale si percepisce alla perfezione tutta la reale risoluzione del pannello, che cambia a seconda che si stia considerando uno schermo a matrice HD a 720p o Full HD a 1.080i.

Per uno schermo Full HD sarà sufficiente moltiplicare la diagonale dello schermo per 1.5, mentre in presenza di un pannello HD bisognerà moltiplicare la sua diagonale per 2.3.

Da ciò ne deriva che, ad esempio, uno schermo da 50” HD renderà al meglio se visto a 2.921 m di distanza (1” = 2.54 cm => 50 x 2.54 x 2.3 = 291.1 cm ovvero 2.921 metri), mentre con la matrice Full HD e la medesima diagonale la distanza si riduce a 1.905 m (1” = 2.54 cm => 50 x 2.54 x 1.5 = 190.5 cm ovvero 1.905 metri).
Se consideriamo, invece, uno vecchio televisore a tubo catodico in Standard Definition, la distanza consigliata arriva fino a 6.35 metri (1” = 2.54 cm => 50 x 2.54 x 5 = 635 cm ovvero 6.35 metri)!

Quindi un televisore LCD con pannello a matrice Full HD si piò vedere molto più vicino (1 metro in meno) di uno con matrice HD, mentre uno televisore a tubo catodico delle stesse dimensioni andrebbe visto ad oltre 6 metri di distanza!

[via Media World Magazine]

Tag:distanza, lcd, pal, pixel, plasma, risoluzione, tv, windows-vista
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Mag 15 2007

Come testare un sito su differenti browser: installando diverse versioni sullo stesso PC oppure usando i servizi web Browsershots, Browsrcamp e IE Netrender

Posted by Antonio Troise
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Browser Per gli sviluppatori di siti spesso risulta utile comparare i propri progetti html su diversi browser visto che ognuno risponde in maniera diversa alle varie specifiche w3c.
Il problema è che, se anche si possono installare diversi browser tra Internet Explorer, Firefox e Opera, le difficoltà insorgono quando si devono testare diverse versioni dello stesso browser: per Firefox è più semplice, visto per sua natura è possibile creare varie versioni stand alone sullo stesso sistema operativo.
IE6 e IE7 Per Internet Explorer, invece la questione si fa più ostica perché, di solito, questo sovrascrive le vecchie versioni del browser made in Microsoft. La soluzione più semplice che ho trovato è quella di scaricare le versioni stand alone dei vari Internet Explorer dal sito lambcutlet.org (il bello è che mentre mostra i link per i download di IE, in alto sulla pagina vi è un bel banner che invita a scaricare Firefox!):

  • Internet Explorer 6.0 Eolas Edition [3.41 MB]
  • Internet Explorer 5.5 SP2 [3.51 MB]
  • Internet Explorer 5.01 SP2 [2.93 MB]
  • Internet Explorer 4.01 [2.38 MB]
  • Internet Explorer 3.0 [909.4 kB]

Ovviamente dovete stare attenti a navigare con versioni datate di Explorer (tipo la 3.0) su altri siti al di fuori del vostro che state testando: oltre a non gestire correttamente i vari stili CSS sarete anche soggetti ai vari bachi (e quindi worm e virus) che nel corso delle varie release sono stati risolti.

Il problema, però, è che a volte non è sufficiente avere diverse versioni dei browser solo su un sistema operativo ma è opportuno visualizzare il proprio sito anche con browser installati su sistemi operativi diversi, come Windows, Linux o Mac OS X. A questo punto le cose si fanno però più complicate!

Solo per Linux, senza considerare le versioni datate, avremmo ben 13 diversi browser da installare (Dillo 0.8, Epiphany 2.14, Firebird 0.7, Firefox 2.0, Flock 0.7, Galeon 2.0, Iceweasel 2.0, Konqueror 3.5, Mozilla 1.7, Navigator 4.8, Opera 9.10, Phoenix 0.5 e SeaMonkey 1.1); per Windows ne avremmo almeno tre (Firefox 2.0 e Internet Explorer 6.0 e 7.0), mentre per Mac solo due (Firefox 2.0 e Safari 2.0, qui è, però, possibile trovare una versione di IE 5.2.3 anche per Mac OS e addirittura per HP-UX).

Con l’emulazione offerta da Vmware la soluzione potrebbe essere a portata di mano ma attualmente installare un sistema Mac è quasi impossibile data l’estrema lentezza nella gestione del sistema operativo. A questo punto, però, rimane fuori dalla nostra analisi Safari: e allora a cosa serve installare 16 versioni diverse di Browser su Windows e su Linux emulato (o viceversa ovviamente) per poi ritrovarsi una analisi parziale se non si prevede anche il browser di default del mondo Mac? Attualmente è lo stesso problema che sto incontrando io: sto sviluppando delle pagine html che fanno uso pesante di javascript (per ajax) e css e ho da poco scoperto che risultano essere quasi illeggibili su Safari!

A questo punto l’unica via d’uscita è quella di utilizzare applicazioni online tipo IE NetRenderer, Browsershots e Browsrcamp.

Tutti questi siti non fanno altro che realizzare uno screenshot di una pagina web come verrebbe visualizzata su un browser specificato. L’unico vincolo che dovete tenere in considerazione è che dovete pubblicare la pagina web che volete testare sul web!

Browsershots Browsershots
Al momento il più completo di tutti è Browsershots, che, però, non realizza istantaneamente lo screenshot del sito a causa del peso che l’operazione comporta sul server. Ho notato che, molto spesso, durante la prima interrogazione, il server va in timeout.
Ecco la lista dei browser/SO disponibili:

Linux
Dillo 0.8
Epiphany 2.14
Firebird 0.6
Firebird 0.7
Firefox 1.0
Firefox 1.5
Firefox 2.0
Firefox 3.0
Flock 0.7
Galeon 2.0
Iceweasel 2.0
Konqueror 3.5
Mozilla 1.0
Mozilla 1.1
Mozilla 1.2
Mozilla 1.3
Mozilla 1.4
Mozilla 1.5
Mozilla 1.6
Mozilla 1.7
Navigator 4.8
Opera 9.10
Phoenix 0.1
Phoenix 0.2
Phoenix 0.3
Phoenix 0.4
Phoenix 0.5
SeaMonkey 1.0
SeaMonkey 1.1
All

Windows
Firefox 1.5
Firefox 2.0
MSIE 5.0
MSIE 5.5
MSIE 6.0
MSIE 7.0
All

Mac
Firefox 2.0
Safari 2.0

Inoltre è possibile scegliere tra le seguenti risoluzioni video:
Tiny (640×480)
Small (800×600)
Medium (1024×768)
Large (1280×1024)
Huge (1600×1200)

Infine è possibile scegliere quale versione di Javascript abilitare (1.3, 1.4, 1.5 o 1.6), quale versione di Macromedia Flash supportare (Versione 4, 5, 6, 7, 8), quale profondità dei colori attivare (4 bit, 8 bit, 16 bits e 24 bit), che versione di Java abilitare (Blackdown, Kaffe, Sun Java) e quali Media plugins avere (Apple Quicktime, Windows Media Player, SVG e PDF).

Purtroppo il tempo di attesa può variare da 15 minuti sino ad un massimo di 4 ore ma penso che per avere tutte queste informazioni ne vale la pena!

Browsrcamp
Browsrcamp
BrowsrCamp è un servizio meno completo del precedente e permette di testare gratuitamente la propria pagina web solo sul browser per MacOSX Safari 2.0.4 ma a diverse risoluzioni (width a 800, 832, 1024, 1280, 1600); per tutti gli altri è prevista una versione a pagamento.

Anche se il sito offre molto di meno Browsershots, per me risulta l’ideale dato che su Windows dispongo già di Firefox e Internet Explorer e con Browsrcamp riesco ad ottenere senza tempi di attesa lo screenshot della mia pagina web vista da Safari 2.0.4.

Inoltre, lo screenshot viene effettuato ad un ottima risoluzione e non è limitato alla sola pagina web visibile alla risoluzione scelta, ma è completa visualizzando anche la parte nascosta del browser visibile solo scrollando la barra verticale. Qui potete vedere un esempio del mio sito visibile su Safari.

Geotek IE Netrender
IE Netrender è un servizio analogo ai due precedenti ma si focalizza esclusivamente su Explorer 5.5, 6 e 7. Una caratteristica davvero originale è quella che permette di confrontare, nello stesso screenshot, le differenze di resa tra IE6 e IE7 (IE7-IE6 Mixed e IE7-IE6 Difference).

Anche se è molto veloce IE Netrender ha un grosso svantaggio: lo screenshot visualizza solo il sito alla risoluzione 800×600 e non visualizza tutto il sito nella sua interezza ma si ferma alla prima schermata del browser.
In definitiva questo servizio è utile solo per appurare visivamente le differenze IE7-IE6.

UPDATE: Esiste da poco anche CSSVista un software freeware per Windows Xp, che vi permetterà di vedere contemporaneamente la visuale dei css sia in Firefox che in Internet Explorer 6. Per i più indecisi è possibile anche anche una demo video di CSSVista, mentre qui è possibile scaricarlo.

Tag:Apple, browser, explorer, firefox, hp-ux, ie, Linux, mac, risoluzione, safari, screenshot
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