La pareidolia è l’illusione subcosciente che tende a ricondurre a forme note oggetti o profili dalla forma casuale.
È la tendenza istintiva e automatica a trovare forme familiari in immagini disordinate; l’associazione si manifesta in special modo verso le figure e i volti umani. Per gli esseri umani, una delle specie più sociali mai apparse sulla Terra, riconoscere un volto è così importante che c’è una parte del nostro cervello che si è evoluta apposta per individuare esclusivamente le facce: un onore che non ha avuto nessun’altra parte del corpo né alcun altro oggetto.
Classici esempi sono la visione di animali o volti umani nelle nuvole, la visione di un volto umano nella luna oppure l’associazione di immagini alle costellazioni. Sempre alla pareidolia si può ricondurre la facilità con la quale riconosciamo volti che esprimono emozioni in segni estremamente stilizzati quali le emoticon.
Si ritiene che questa tendenza sia stata favorita dall’evoluzione perché consente di individuare situazioni di pericolo anche in presenza di pochi indizi, ad esempio riuscendo a scorgere un predatore mimetizzato.
Su Repubblica leggo che, finalmente, a queste domande un gruppo di ricerca sta dando delle soprendenti risposte e sembra che, a far scattare l’attività dei neuroni giro fisiforme (il nome della circonvoluzione cerebrale che riconosce i volti) bastano pochissimi elementi, purché siano disposti nel modo giusto. Questi elementi non sono “due occhi, un naso e una bocca”, che sono strutture tutto sommato complesse e ricche di dettagli, ma più semplicemente dei rapporti tra zone in luce e zone in ombra: come il fatto che la bocca si trova nel terzo inferiore del viso, ed è sempre più scura delle guance che le sono accanto, mentre gli occhi sono nel terzo più in alto, e sono più scuri della fronte che sta sopra.
Questi rapporti costituiscono in totale una sorta di modello universale di faccia.
Un banale gioco di macchie, insomma, ma che al nostro cervello (e secondo alcuni studi, anche a quello delle scimmie) è più che sufficiente per vedere una faccia anche in una foto da cui è stato cancellato ogni altro dettaglio. E per vedere facce anche dove facce non ce ne sono affatto, come dimostrano esempi quali la famosa “faccia su Marte“, individuata nella regione Cydonia del Pianeta Rosso da vari ufologi; oppure il toast al formaggio con l’immagine della Madonna che una signora della Florida è riuscita a vendere su Internet per la bella cifra di 28.000 dollari; oppure ancora addirittura il volto del diavolo intravisto da alcuni nel fumo che circondava le Torri Gemelle l’11 settembre 2001.
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