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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Nov 6 2008

Per un presidente degli Stati Uniti 2.0 la CNN sfodera l’inviata virtuale 3D con un collegamento olografico

Posted by Antonio Troise
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Sarà stata colpa dell’influenza mediatica delle elezioni americane, o sarà stato a causa della nomina del primo vero presidente 2.0 della storia americana, perché presente in tutte le sue forme virtuali, dal suo sito ufficiale a Second Life, da Facebook ai blog, resta il fatto che la CNN non è stata a guardare è ha sfoderato un effetto speciale, tanto stupefacente quanto, probabilmente inutile, degno della saga di Guerre Stellari: gli ologrammi.

L’ologramma dell’inviata in 3D

In una maratona elettorale dove i media di tutto il mondo hanno messo in campo i migliori strumenti messi a disposizione dalla tecnologia (come, per esempio, gli schermi touchscreen) e da internet (con blog, messaggeria, twitter, mappe, contributi generati degli utenti), il conduttore Wolf Blitzer, della CNN, si è collegato con Chicago dallo studio virtuale per discutere con l’inviata Jessica Yellin delle reazioni alla vittoria di Barack Obama. Ma, a stupire i telespettatori, non c’era nessuno schermo in studio, bensì l’immagine tridimensionale della Yellin che è stata virtualmente teletrasportata nello studio centrale a pochi metri da Blitzer. La Yellin, come ha spiegato ai telespettatori, in quel momento veniva ripresa, al centro di uno studio semicircolare, da 44 telecamere in alta definizione con angoli diversi, e da 15 raggi infrarossi che ne hanno registrato i movimenti della corrispondente, le cui immagini poi venivano ricostruite, sincronizzate, trasmesse via satellite e, infine, rielaborate e “proiettate” nello studio centrale di Atlanta da ben 22 computer. Il video della novella Principessa Leila della CNN, ovviamente, ha fatto presto il giro del mondo. Eccolo qui:

Motivazioni e costi del collegamento olografico

Molti si chiedono l’utilità di questo collegamento 3D. Io sospetto che, forse, in un’America sgangherata e disorientata dalla crisi economica e da una guerra senza fine, l’elezione di un presidente diverso da tutti i suoi 43 predecessori doveva servire ad infondere nuovi vitalità alla nazione. E quale incoraggiamento potevano ricevere gli elettori, quegli stessi elettori di Barack Obama che guardavano al futuro con un occhio diverso e che guardavano al web come ad un efficace strumento con la capacità di aggregare masse disomogenee, se non una dimostrazione della potenza tecnologia degli Stati Uniti proiettata come non mai verso un ridente e prosperoso futuro?

Leila 3D CNN

Ma molti, però, come il Chicago Tribune, si chiedono quanto sia venuto a costare questo collegamento di pochi minuti con un ologramma in 3D. Il network della CNN non ha ancora voluto rivelare i costi per implementare questa tecnologia, ma Andrew Orloff, il creative director di Zoic Studios, una società specializzata in effetti speciale per la TV, film e videogames, ha dichiarato che il solo computer dedicato al rendering delle immagini e alla gestione dei 43 flussi multipli, costa non meno di 70.000$. Inoltre, per una nuova compagnia che dovesse comprare tutto l’hardware (come le telecamere) e il software dedicato, la spesa si avvicinerebbe ai vari milioni di dollari, ma dato che la CNN dispone già di una infrastruttura numerosa di telecamera, è probabile che il costo del collegamento olografico nella notte del primo presidente nero, si aggiri intorno i 300.000$-400.000$.

Conclusione

Per cui è parere umanime che, nonostante il collegamento olografico sia stato molto affascinante, per molti è stato anche perfettamente inutile, oltre che eccessivamente dispendioso; magari nel 2012 sarà normale vedere il TG1 che si collega con i propri inviati in tecnologia olografica dalle più remote località della Terra, ma al momento attuale, come già detto prima, risulta solo un tentativo, non troppo riuscito (anche se il fatto che tutti ne parlano, in parte ha sortito un effetto positivo), di sfoggiare la superpotenza tecnologica dell’America.

UPDATE: Secondo il professore di fisica teoretica e esperto di olografia, Hans Jürgen Kreuzer, non si tratterebbe di ologrammi ma di “tomogrammi“, poiché l’intervistatore non stava parlando realmente a un’immagine tridimensionale proiettata davanti a lui, ma a uno spazio vuoto, e solo gli spettatori in tv potevano vedere la corrispondente interagire e rispondere.
Un tomogramma è un’immagine che viene catturata da tutti i lati, ricostruita dal computer e quindi proiettata su uno schermo. L’ologramma, invece, viene proiettato nello spazio. Le immagini olografiche vengono generalmente realizzate usando luci come quelle del laser, ma per poter catturare l’immagine di una persona ci sarebbe stato bisogno di utilizzare un laser di grandissime dimensioni, la cui luce, però, avrebbe accecato l’intervistato.
Insomma era semplicemente un effetto speciale!

Tag:3d, CNN, Leila, Obama, ologramma, Tecnologia, telecamere, tomogramma, tv, Video, virtuale
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Set 12 2007

Ologrammi e giochi di specchio: dai Gorillaz a Kate Moss la tecnica di proiezione 3D si sta sempre più affinando sino ad arrivare all’incredibile Siggraph 2007

Posted by Antonio Troise
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Vi ricordate nel primo episodio di Star Wars quando il simpatico robottino C1P8 proietta l’ologramma della principessa Leila che chiede aiuto? Oppure ricordate lo scorso 4 novembre del 2005, durante gli MTV European Awards tenutisi a Lisbona, quando i Gorillaz hanno presentato una performance live molto particolare: due componenti del gruppo, 2D e Murdoc si sono esibiti sul palco suonando strumenti virtuali mentre … anche loro erano virtuali!

O ancora, più recentemente, quando, durante la sfilata di Alexander McQueen, sulla passerella è apparsa, a mo’ di ologramma, ma con una definizione senza eguali, la figura di Kate Moss. A realizzare questa sequenza olografica è stata la GlassWorks e qui potrete trovare alcune informazioni del progetto.

Ebbene questi sono solo qualche esempio di come la tecniche di proiezione 3D si stanno diffondendo nel mondo dello spettacolo. In particolare, le ultime due tecniche di proiezione, non sono veri e propri ologrammi, bensì usano una tecnica chiamata “Fantasma di Pepper“, tecnica che risale al periodo vittoriano e sfrutta un sistema di specchi e lenti per proiettare una immagine simile ad un fantasma.

Ebbene tutti questi metodi proiezioni saranno superati se messi a confronto con quello che si è ottenuto dalle ricerche compiute nei laboratori di ICT Graphics Lab, che hanno messo a punto il Siggraph 2007, uno schermo 3D olografico capace di riprodurre immagini visualizzabili da qualsiasi posizione intorno allo schermo stesso.

Sostanzialmente l’apparecchio è costituito da una serie di specchi con diffusori olografici che riflettono immagini prodotte da un videoproiettore ad altissima frequenza, in grado di rappresentare fino a 5000 immagini al secondo con una visuale di 1,25 gradi ciascuna e per 20 aggiornamenti al secondo. In questo modo si ottiene un’immagine a tre dimensioni. La fonte delle immagini è un segnale video DVI.

Insomma pensate se un giorno potessimo avere, accanto al nostro PC, un monitor 3D di questo genere, con cui poter vedere, in 3D, il volto della persona cui, magari, stiamo chattando!

Tag:3d, gorillaz, kate-moss, ologramma, principessa_leila, specchi, star_wars
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Giu 21 2007

Claytronics e catomi: dalla materia programmabile alla realtà sintetica fino al teletrasporto virtuale

Posted by Antonio Troise
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La nanotecnologia inizia a dare i primi stupefacenti risultati nella tecnica del Claytronics: Seth Glodstein e Todd Mowry della Carnegie Mellon University di Pittsburgh (Usa), stanno lavorando ad un progetto che dovrebbe dare vita a un nuovo materiale composto da microcomputer, grandi non più di un milionesimo di metro, in grado di auto-organizzarsi, così da potersi attaccare l’uno con l’altro in modo intelligente.

Così facendo potrebbero dare origine a oggetti repliche di altri dai quali hanno ottenuto informazione della loro struttura via Internet, dopo che gli originali sono stati scansionati e trasformati in figure virtuali. I ricercatori chiamano questo processo “claytronics” e le microparticelle “catoms” (catomi).

Prima di proseguire con la spiegazione, guardate questo video e rimarrete a bocca aperta sulle potenzialità del Claytronics e dei catomi. Il video in alta risoluzione è disponibile qui, mentre sul sito dell’università trovate una carrellata di altri concept video.

Come potete vedere, i risvolti potrebbero essere inimmaginabili. Si potrebbe stare seduti in casa propria mentre un dottore “clatronico” viene a far visita, prende i dati necessari per poi sparire in un mucchio di microparticelle. Quanto sia concreta questa strada lo dimostra il fatto che Intel, una delle maggiori case costruttrici di elementi per computer, è coinvolta nella ricerca del progetto ‘Claytronics and Synthethic Reality’. “Stiamo lavorando da tre anni a questo progetto e quanto più passa il tempo tanto più ci sembra realistico”, ha detto Glodstein.

Un altro esempio sull’uso dei claytronics atoms potrebbe essere una partita a scacchi, non più effettuata solo sul video, ma con scacchi veri, che si possono toccare e che si trovano da una parte nella loro versione originale e dall’altra parte in copia tridimensionale. Un passo ulteriore sarà quando la materializzazione claytronica potrà ricreare anche i corpi dei giocatori che si ‘rimaterializzeranno‘ dall’altra parte dell’oceano in una sorta di ‘flexible robot‘ che assume le fattezze dell’originale.

“Quello che abbiamo in mente come obiettivo a breve termine, però, è di usare i catomi per materializzare il modello di qualcosa di un po’ più semplice. Ad esempio, la struttura ingrandita di una proteina. O di un organo umano, durante un operazione chirurgica a distanza. Oppure il modello architettonico di una casa”.

Aggiunge Goldstein: “Questo assemblaggio claytronico è formato da unità individuali, i catomi appunto. Ognuno di questi contiene un processore che li può far muovere, attaccarsi con gli altri, mentre alcuni sensori gli permettono di dialogare fra loro. Fino a oggi abbiamo realizzato catomi del diametro di 44 millimetri, ma stiamo lavorando per raggiungere dimensioni nanometriche. Ogni catomo è formato da tre piani, tre dischi verdi ognuno con funzioni differenti. Ad esempio, quello sulla sommità fornisce energia, in routing, alle altre parti. Il cilindro bianco contiene invece 24 elettromagneti che servono per muovere i catomi”.

Pensare che questo sia teletrasporto alla Star Trek è fuorviante perché l’oggetto originale non si sposta di un millimetro dal posto in cui si trova: semplicemente viene scannerizzato e ‘sezionato’ tridimensionalmente per essere ricostruito uguale dall’altra parte. Ma anche pensare a una ricostruzione olografica è sbagliato, perché “un ologramma è tridimensionale, ma non è un oggetto fisico, mentre noi puntiamo a ricostruire un oggetto fisico, che si può toccare e non solo vedere. Quando, poi, gli oggetti fisici assumeranno, un giorno, anche la forma di una persona, allora pùi che ad un ologramma è bene pensare a un robot che può cambiare forma e aspetto. Un obiettivo che sarà comunque raggiungibile non prima del prossimo ventennio.

“Il concetto alla base del nostro progetto è che delle macchine indipendenti di dimensioni nanometriche possono autonomamente riassemblarsi per assumere qualsiasi forma“, chiarisce il professor Jonathan Aldrich, membro del team: “Se questa forma viene catturata in una postazione remota usando la tecnologia ‘motion capture‘, allora i catomi possono riprodurre qualsiasi cosa si trovi in remoto, un fenomeno che chiamiamo ‘telepresenza’, che esiste in tre dimensioni e che può essere sentito e toccato, oltre che visto e udito”.

Il problema principale da superare riguarda il modo con cui alimentare i catoms, per scomporli e il riassemblarli, perché che è molto complesso dare loro energia dall’interno visto che le forze elettrostatiche potrebbero non essere sufficienti ad animare milioni di catomi.
Per questo si sta pensando alla progettazione di nuovi algoritmi per un software power routing in grado di diffondere l’energia in routing da un unità all’intero assemblaggio senza alimentazione esterna o batterie interne: in pratica, come mostra il video in alto, basterebbe una piattaforma esterna che induce corrente all’interno dei catoms. Per far muovere un oggetto bisognerà creare un’alimentazione variabile che induca i vari catoms ad assumere posizioni diverse in base alla quantità di energia che riceveranno.

Lo sviluppo degli studi claytronici apre una serie di scenari futuribili in ambito sia civile che militare. Si pensi solo alla possibilità che un’azienda faccia pubblicità a un suo prodotto materializzandone in casa nostra una perfetta copia tridimensionale. Gli studiosi stanno pensando anche ai rischi connessi con queste ricerche: la creazione di realtà sintetiche a distanza, ad esempio, può dar vita a nuove forme di hacking, visto che a guidare gli assemblaggi claytronici sara una connessione Internet. I pirati elettronici potrebbero un giorno sbizzarrirsi in intrusioni di nuovo tipo, cambiando forma a oggetti telericostruiti. Le conseguenze sarebbero assai più devastanti rispetto all’hacking tradizionale.

[via repubblica e l’espresso]

Tag:catoms, claytronics, ologramma, robot, teletrasporto
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