Levysoft
  • Home
  • Portfolio
  • WordPress Plugin
  • Contattami

Dal 2004 il blog di Antonio Troise

RSS FeedTwitterFacebook
Nov 23 2017

Mac OS High Sierra non ha più i comandi ftp e telnet: guida su come reintegrarli

Posted by Antonio Troise
Tweet

Nella ultima versione di Mac OS 10.13 High Sierra non tutti si sono accorti che i comandi ftp e telnet da Terminale sono assenti probabilmente perché ritenuti obsoleti e insicuri rispetto a sftp e ssh. Il problema è che la loro mancanza può creare qualche disagio specie se ci si deve collegare a vecchi switch Cisco (dove ssh non è previsto) o semplicemente vecchie installazioni Linux. Ma anche semplicemente se si vuole testare una particolare porta su un server (telnet nomeserver 8080) senza per forza dover usare il comando ‘nc’ di netcat (nc -v nomeserver 8080).
Insomma, se anche voi, come me, sentite la necessità del ripristino di questi due comandi, ecco una rapida guida su come reintegrarli sul vostro nuovo sistema operativo.

Ripristinare i file da un backup di Time Machine

Per recuperare i file di telnet e ftp, è sufficiente copiarli da una installazione di Mac OS Sierra o precedente oppure, se non più disponibile, da un vecchio backup su Time Machine.
Il percorso trovare i due file binari è /usr/bin: essendo una cartella di sistema è nascosta per raggiungerla velocemente si può inserire il percorso dal menu Vai -> Vai alla cartella del Finder:

Si può andare a ritroso nel tempo per trovare una versione del backup in cui i due file sono presenti.

Il problema è che se questi file vengono ripristinati direttamente nel percorso /usr/bin il sistema operativo risponderà con un messaggio di errore del tipo “Operation not permitted“.

Come disabilitare il SIP

Da Mac OS X 10.11 El Capitan Apple ha introdotto funzione SIP (System Integrity Protection) che mira a tutelare l’integrità del sistema nel caso in cui qualche malware o hacker ostile riuscisse a compiere una “escalation dei privilegi” sino ad assumere quelli di root. Se nella maggior parte questo è un grande sistema di sicurezza, è anche vero che nel nostro caso, in cui dobbiamo ripristinare dei file di sistema, è un limite in quanto la funzione SIP potrebbe pensare che un malintenzionato voglia modificare il sistema operativo.

Per verificare lo stato di SIP basta lanciare il seguente comando da Terminale:

csrutil status

per avere in risposta:

System Integrity Protection status: enabled.

Per avere conferma se un particolare directory è sotto la restrizione di SIP è sufficiente, da terminale, lanciare il comando

ls -Ol /
...
drwxr-xr-x@ 10 root wheel restricted,hidden 320 25 Ott 18:21 usr

Le directory che hanno associato il flag ‘restricted’ sono sotto il controllo di SIP.

Per disabilitarlo occorre riavviare il Mac premendo la combinazione di tasti Cmd+R per entrare in Recovery Mode, ovvero in Modalità di ripristino che permette di avviare il Mac da una piccola partizione nascosta che viene creata durante le installazioni di OS X. Questa partizione contiene l’essenziale per accedere ad alcune utility con cui cercare di riparare un Mac non funzionante, eseguire il ripristino di un backup di Time Machine o reinstallare il sistema operativo scaricandolo da Internet, arrivare alla schermata delle utility OS X e lanciare il Terminale.

A questo punto diamo prima il comando

csrutil disable

per disabilitare SIP

e poi

reboot

per avviare il Mac.

Il Mac, dopo questa operazione, funziona normalmente ma non ha più i controlli di SIP. Possiamo verificarlo lanciando il Terminale e dando il comando

csrutil status
System Integrity Protection status: disabled.

Solo a questo punto possiamo copiare i file nella cartella /usr/bin. Essendo una funzione importante di OS X per garantire l’integrità di Mac OS X, vi consiglio di riattivare il SIP il prima possibile, semplicemente, riavviando il Mac ancora in Recovery Mode, ed eseguire da Terminale il comando

csrutil enable

seguito da un altro reboot

Altre alternative se non si dispone di un backup

Per recuperare i file di telnet e ftp, ci sono vari modi, se non si dispone di un backup ti Time Machine.
Uno è installare inetutils da Homebrew

brew install inetutils

oppure direttamente

brew install telnet

Un altro modo è compilare direttamente i file interessanti scaricare da qui il pacchetto inetutils-1.9.4.tar.gz. Quindi scompattarlo col comando:

tar xvjf inetutils-1.9.4.tar.gz

Quindi entrare nella directory appena scompattata e configurando il pacchetto
cd inetutils-1.9.4
./configure --disable-servers --disable-dnsdomainname --disable-hostname --disable-ping --disable-ping6 --disable-rcp --disable-rexec --disable-rlogin --disable-rsh --disable-logger --disable-talk --disable-tftp --disable-whois --disable-ifconfig --disable-traceroute

Orasi può procedere con la compilazione, ma invece di usare il comando classico “make install” lancio solamente

make

e poi copiare direttamente i file interessati nella cartella /usr/bin/

sudo cp telnet/telnet /usr/bin/
sudo cp ftp/ftp /usr/bin/

Ovviamente anche per tutti questi altri metodi, affinché la copia dei file nella cartella di sistema /usr/bin/ vada a buon fine, occorre sempre prima disabilitare il SIP.

Tag:ftp, high sierra, mac, Mac os x, sip, telnet
CONTINUE READING >
0 comments
Mar 13 2017

CloudTV: come guardare la tv sul Mac

Posted by Antonio Troise
Tweet

Se fino a qualche anno fa per guardare la televisione sul proprio computer occorreva dotarsi di un sintonizzatore tv usb e di una antenna, oggi è possibile farlo molto più velocemente con una semplice connessione internet, in quanto quasi tutta la totalità dei canali televisivi offre un servizio di streaming televisivo. Il vantaggio indubbio è, laddove non vi siano restrizioni geografiche (superabili attraverso la configurazione opportuna di una VPN gratuita), la possibilità di visualizzare anche canali televisivi di altre nazioni, altrimenti irraggiungibili via etere.

Se teoricamente, con un buon player video come VLC o Kodi e un po’ di pazienza, è possibile crearsi la propria playlist video, in commercio esistono ottime soluzioni di player iptv già configurati e continuamente aggiornati. Tra tutti, secondo me, spicca l’ottima app per MacOS: CloudTV.

Caratteristiche

CloudTV consente di vedere centinaia di canali televisivi da tutto il mondo (Regno Unito, Irlanda, USA, Francia, Italia, Belgio, etc) direttamente via internet sia a tutto schermo che all’interno di una finestra ridimensionatile che può restare sempre in primo piano.

L’indubbio vantaggio è che questa app presenta un aspetto grafico gradevole con la lista dei canali in una barra a scomparsa sulla destra. Oltre a disporre della possibilità di attivare i sottotitoli (se presenti) offre anche l’indubbio vantaggio di poter inviare il flusso su monitor o televisore collegati ad una Apple TV sfruttando AirPlay. In questo modo, per esempio, sarà possibile guardare canali stranieri sul proprio televisore di casa, in maniera davvero semplice ed intuitiva (sempre se per quei canali sono sono attivate le restrizioni geografiche che evitano le violazioni dei diritti televisivi).

Dalla Preferenze del programma è possibile scegliere se se avviare automaticamente l’ultimo canale aperto oppure indicare quali canali elencare nella playlist.

Molto comode le scorciatoie di tastiera per abbassare/alzare il volume o per cambiare canale.

Inoltre, devo dire, che gli sviluppatori, almeno al momento, tendono a rilasciare frequenti aggiornamenti della applicazione includendo sempre nuovi canali televisivi disponibili.

Dove comprarlo

L’applicazione può essere provata gratuitamente per una settimana scaricandola dal sito CloudTVApp e la si può comprare al prezzo di 9,99€. Gli unici requisiti minimi sono la presenza di OS X 10.10 e una connessione a Internet.

Tag:apple-tv, iptv, mac, streaming, tv
CONTINUE READING >
2 comments
Dic 10 2009

Come disinstallare GoogleSoftwareUpdateAgent installato silenziosamente dal nuovo Google Chrome per Mac OS X

Posted by Antonio Troise
Tweet

Come per ogni prodotto Google per Mac OS X, da Picasa a Google Earth, anche l’attesissimo Google Chrome per la piattaforma della mela morsicata, installa silenziosamente il GoogleSoftwareUpdateAgent (prontamente segnalato dall’ottimo firewall LittleSnitch) nella cartella Library della propria Home Directory.

Francamente avere qualcosa che gira in background nel mio sistema (anche se magari si attiva solo all’avvio della macchina) che non reputo essenziale (la presenza di nuovi aggiornamenti di Chrome si può benissimo verificare dal browser stesso, mentre GoogleSoftwareUpdateAgent si occupa più che altro degli aggiornamenti di componenti e plugin come Google Gears) e, perdippiù, che è stato installato senza alcun avviso (probabilmente è stato lo stesso browser ad installarlo poiché l’installazione di Chrome è avvenuto col classico drag & drop della app nella cartella Applicazioni), è una cosa che non mi piace avere.

GoogleSoftwareUpdateAgent

Se anche voi siete della mia stessa idea, allora dovete sapere che per disinstallare GoogleSoftwareUpdateAgent basterà lanciare questo comando dal Terminale:

che altro non farà che cancellare il file risorsa GoogleSoftwareUpdate.bundle dalla directory ~/Library/Google/GoogleSoftwareUpdate/.

Infatti, questa è la situazione prima:

GoogleSoftwareUpdateAgent - 1

e questa dopo aver lanciato il comando da Terminale:

GoogleSoftwareUpdateAgent - 2

Questo per Google Chrome: pare però che altri applicativi Google installino i propri componenti sotto la root invece che nella home directory dell’utente. In questo caso, sarà sufficiente lanciare il seguente comando con i privilegi da amministratore:

Ma il problema non è ancora risolto, in quanto Google Chrome reinstalla l’update engine ad ogni avvio dell’applicativo e la prossima volta che avvierete il vostro Mac (attenzione: dalle mie prove pare che GoogleSoftwareUpdateAgent parte solo una volta al giorno al primo riavvio di sistema) verrà ricreato il file risorsa GoogleSoftwareUpdate.bundle!
Quindi, se volete prevenire altri “incidenti” di questo tipo, dovremo seguire questa altra semplice procedura per non far ricreare più GoogleSoftwareUpdate engine.
In pratica, occorre cancellare la directory ~/Library/Google/GoogleSoftwareUpdate/ e al posto suo creare un file (in unix un file e una directory sono la stessa cosa) con lo stesso nome (GoogleSoftwareUpdate)

GoogleSoftwareUpdateAgent - 3

e dargli i diritti di root,

GoogleSoftwareUpdateAgent - 4

in modo che la prossima volta che si riapre Google Chrome (ma anche Google Earth), questi saranno impossibilitati nel ricreare la cartella.

Ecco i comandi da lanciare sempre nel Terminale, nel caso di engine installato nella home directory dell’utente (se fosse presente anche nea root basterà semplicemente avere cura di modificare il percorso dei file):

Ora potete finalmente godervi il vostro nuovo browser sul vostro Mac!

Tag:chrome, Google, mac
CONTINUE READING >
2 comments
Nov 20 2009

Get Lyrical: scaricare automaticamente i testi delle canzoni della vostra libreria iTunes su Mac OS X

Posted by Antonio Troise
Tweet

Questa estate, uno dei migliori widget per la Dashboard di Mac OS X, Harmonic 2.3, per la ricerca e il salvataggio automatico dei testi delle canzoni che di volta in volta si ascoltava su iTunes, aveva smesso di funzionare perché il servizio su cui si appoggiava, LyricWiki, un efficiente archivio collaborativo di tipo wiki dei testi delle canzoni, non metteva più a disposizione le API per la ricerca delle lyrics in quanto non era stato più possibile rinnovare gli accordi di licenza con i più grandi editori dell’industria musicale. Insomma un’altra vittima della continua guerra delle major discografiche.

Purtroppo il mancato funzionamento di Harmonic, rendeva di fatto inutile la procedura che avevo scritto qualche tempo fa, su come automatizzare il processo di ricerca di tutti i testi delle canzoni della nostra libreria iTunes, sfruttando l’azione combinata del widget Harmonic e dell’applescript per iTunes, Needle Drop.

Get Lyrical

Nonostante il progetto di Harmonic, per cercare di farlo riprendere vita, sia stato recentemente reso Open Source e ospitato su GitHub, purtroppo, al momento in cui scrivo, ancora non risulta funzionante. E’ per questo che mi sono messo alla ricerca di una valida alternativa e sono approdato su un ottimo software per Mac OS X: Get Lyrical. Giunto recentemente alla versione 3.4 con la localizzazione in italiano, è una applicazione gratuita per Leopard e Snow Leopard de La Shullian Productions che, come Harmonic, permette di aggiungere i testi alle canzoni della vostra libreria iTunes (e salvandoli nel relativo tag dei vostri file mp3) prendendoli sempre dal sito LyricWiki, ma senza sfruttare le API bensì, semplicemente, con uno scraping dei dati dal sito (almeno è quello che presumo io dato che le API sono stati disabilitate).

Get Lyrical

Sicuramente Get Lyrical è una soluzione migliore di quella Harmonic + Needle Drop, in quanto è un semplice applicativo che si occupa tutto lui di scansionare i file. Infatti, è possibile scaricare i testi facendo riferimento ad una selezione di canzoni fatta su iTunes (quindi se volete far partire la scansione su tutti i brani della vostra libreria, non dovete far altro che selezionarli tutti) oppure semplicemente al brano corrente, mentre se si attiva la modalità “Active Tagging” il programma rimane sempre attivo per scaricare automaticamente tutti i testi delle canzoni in riproduzione su iTunes. Se poi, non è stato possibile scaricare i testi di alcune canzoni, premendo il pulsante Show Untagged vi verrà mostrata una playlist su iTunes che raccoglierà tutti i brani senza lyrics i cui testi potranno essere ricercati manualmente su Google (una funzione che forse mi manca di Harmonic, è un tasto per aprire direttamente il browser con la la chiave di ricerca impostata già su Google)

Ovviamente tutti i testi scaricati saranno visualizzati, dopo la sincronizzazione dei brani, anche sul nostro iPhone/iPod Touch.

Come accade per tutti i programmi di ricerca testi, Get Lyrical, lavora bene solo se i tag dei file mp3 relativi al titolo della canzone e all’autore sono corretti e completi. Dalle prove da me effettuate, un buon 90% dei brani veniva riconosciuto, un po’ come su Harmonic (ed era logico dato che la fonte dei dati è la stessa), ma ha dalla sua una semplicità, un eleganza e una interfaccia minimale senza eguali che lo rendono di diritto uno dei programmi migliori, per il mondo Mac, nella ricerca automatica delle lyrics importate su iTunes.

Tag:iPhone, ipod-touch, itunes, lyric, lyricwiki, mac, Mac os x, mp3
CONTINUE READING >
7 comments
Mag 11 2009

Come velocizzare Safari su Mac OS X cancellando il file plist delle preferenze di Safari

Posted by Antonio Troise
Tweet

Da diverse settimane stavo constatando un progressivo rallentamento del browser di casa Apple, Safari 3.2.1, tanto che spesso, esasperato, mi vedevo costretto ad usare l’ottimo e snello OmniWeb, da poco rilasciato gratuitamente (Firefox, per quanto lo reputo il miglior browser in assoluto, non lo uso molto spesso in quanto l’ho ben infarcito di estensioni developer molto utili nello sviluppo web).
Per mancanza di tempo non ho mai approfondito il problema anche se devo dire mi risultava alquanto misterioso. Qualche giorno fa, dopo aver speso 5 minuti alla ricerca di soluzioni, sono finalmente venuto a capo del problema. Siccome ognuno di voi potrebbe avere un problema diverso vi elenco le operazioni da fare in questi casi e poi vi dirò quale è stata quella risolutiva nel mio caso specifico (che potrebbe comunque essere un caso singolare).

  1. Pulire Cache, Cookies e il contenuto dei campi Autofill: più semplicemente menu “Safari -> Reinizializza Safari“
  2. Disabilitare l’auto-filling dei forms (“Safari -> Preferenze“, selezionare il tab “Riempimento automatico” e disabilitare la voce “Nome utente e password“)
  3. Rimuovere tutti i plugin di terze parti per Safari: a seconda del tipo di plugin installato potrebbe esserci una disinstallazione automatica o una rimozione manuale. Nel mio caso avevo installato Cooliris, Inquisitor, Speed Download e 1Password. Di questi ho ritenuto essenziale solo 1Password, mentre tutti gli altri (in particolare Speed Download poiché per molti, nei vari forum che ho girato, era la causa dei rallentamenti del browser) li ho prontamente rimossi (Cooliris l’ho comunque installato su Firefox, tanto per appesantirlo un altro po’).
    Se non avete idea di quale plugin avete potete dare una occhiata sotto le cartelle /Library/Internet Plug-Ins (qui trovate anche altri plugin di sistema più importanti come Flash Player, Flip4Mac, Java, Quicktime che consiglio di non rimuovere mai) e ~/Library/Internet Plug-Ins (dove è possibile trovare i plugin di terze parti come Cooliris e Inquisitor).
    Una volta trovati i relativi file, è possibile spostarli nel cestino (talvolta è necessario impostare prima la password di amministrazione)
  4. Chiudere il browser Safari e rimuovere il file dove sono contenute le proprietà dell’applicazione Safari:
    “~/Library/Preferences/com.apple.Safari.plist”
    e anche, se volete, “com.apple.Safari.RSS.plist“

Nel mio caso, ho eseguito, nell’ordine, tutti i passi dall’1 al 4 (e per ognuno ho testato la velocità di esecuzione e di risposta del browser) ma l’unica soluzione definitiva è stata per me rimuovere il file .plist di Safari che, quando è stato ricreato alla prima apertura del browser, è passato da 24 KB

Safari Plist

a 4 KB

Safari Plist

Da quel momento in poi Safari, al suo avvio, ha ripreso a caricarsi velocemente e l’apertura di più tab avveniva in maniera fluida e senza alcun freeze di applicativo. Forse questo file era rimasto sporco da qualche installazione precedente, magari anche degli stessi plugin che avevo precedentemente rimosso ma che avevano comunque lasciato sporco il file delle preferenze e lo rallentavano, oppure di qualche plugin che avevo rimosso da tempo (come SafariTabs per il ripristino all’apertura del browser delle schede aperte nella sessione precedente) e che magari, siccome nel plist veniva richiamato, produceva un rallentamento perchè il relativo plugin non veniva trovato.

Dovete però considerare che rimuovere il file .plist di Safari, comporta un riazzeramento di tutte le personalizzazioni che avevate apportato nelle Preferenze del vostro browser (ancor più profondamente che non quando avete provato a fare “Reinizializza Safari”). In particolare vi verrà riassegnata la Pagina Iniziale da cui far partire Safari a “http://livepage.apple.com/“; oppure, nel caso l’aveste abilitata, potreste perdere la visualizzazione della Barra di Stato presente in basso (per riattivarla basta selezionare la voce relativa dal menu Vista). Inoltre, cosa di non poca importanza, l’opzione delle Preferenze “Apri link da altre applicazioni” verrà impostata sulla voce di default “in una nuova finestra” anziché in quella più comoda “in un nuovo pannello nella finestra”.
Infine, per chi lo avesse abilitato, viene inibita anche la possibilità di usare il Web Inspector di Safari, una ricca serie di strumenti dedicati agli sviluppatori, che andrà quindi riabilitato. Per visualizzare il relativo menu nella Barra dei menu occorre attivare l’apposita opzione, in basso, nel pannello Avanzate delle Preferenze.

Quel che è certo è che ora ho imparato a lasciare Safari senza plugin: per questo esiste Firefox che svolge già egregiamente i suoi compiti con le sue migliaia di estensioni.

Tag:Apple, cache, firefox, mac, Mac os x, plist, Plugin, safari
CONTINUE READING >
5 comments
Apr 27 2009

Inserire la propria ToDo list direttamente sul Desktop del vostro Mac con QuickSilver e GeekTool

Posted by Antonio Troise
Tweet

Devo dire che, per le mie attività quotidiane, uso molto spesso le ToDo list, sia sul mio Mac che sul mio iPod Touch, perché mi aiutano ad organizzarle meglio. Il problema è che, soprattutto quando vado di fretta, ho la tendenza a spargere il Desktop del mio Mac di tanti file txt il cui nome è una sintesi di una attività che devo svolgere e che ritengo importante ricordare ogniqualvolta accedo al mio portatile. Ammetto che questa è una cattiva abitudine che mi porto dietro dall’uso decennale di Windows: riempire il desktop di icone e di appunti! Fortuna che, da quando ho un Macbook Pro, riesco ad organizzarmi molto meglio e il mio desktop è quasi sempre vuoto di icone (lasciando finalmente spazio al wallpaper di turno) se non fosse per questi appunti in formato txt (qui trovate la guida per creare un nuovo documento di testo dal menu contestuale del Finder).

E’ per questo che mi è venuto in mente di usare GeekTool e QuickSilver per visualizzare la lista delle attività da fare direttamente sullo sfondo della scrivania: se proprio ci devono essere i mie appunti almeno che non diano fastidio con antiestetiche icone (ovviamente se avete problemi di privacy questa soluzione non fa per voi, poiché, potenzialmente, lascerebbe i vostri appunti visibili alla prima persona che vi passa dietro).

Gli strumenti necessari

GeekTool e QuickSilver sono quel genere di strumenti di cui ogni buon utente Mac non potrebbe fare a meno: se il primo (che altro non è che un PrefPane, ovvero un modulo delle Preferenze di Sistema) permette di visualizzare sul desktop informazioni testuali o immagini in costante aggiornamento (sul mio Mac faccio mostrare una lista dei processi attivi, l’uptime di sistema, l’ip address pubblico e un tail -f del file System.log), il secondo applicativo rende disponibili, con un semplice combinazione di tasti (CTRL + SPACE), tutti i vostri programmi e file digitando solamente le iniziali (capirete che una volta presa la mano vi velocizzerà notevolmente il lavoro invece che andare a cercare tra i menu l’applicazione o file che desiderate aprire). Il bello di QuickSilver (un po’ come Firefox) è che è possibile installare plugin aggiuntivi che aumentano le sue potenzialità e compatibilità con altri programmi (anche se, almeno a prima vista, la documentazione dei plugin non è descritta in modo del tutto immediato per un entry-level user).

Passi preliminari

La mia ToDo List sarà semplicemente costituita da un solo file ascii e null’altro. Il motivo è presto spiegato: oltre ad essere il formato più semplice da gestire, è supportato sia da GeekTool (che lo visualizzerà sul Desktop nella posizione da noi scelta) sia da QuickSilver (attraverso l’installazione di un plugin potremo editarlo o fare l’append al file di testo).
Il primo passo, quindi, se non lo si è già fatto, è installare GeekTool e QuickSilver. Quindi, dovrete creare un file di testo nella vostra area Documenti (o in qualsiasi altro percorso) dal nome: ToDo.txt. Se volete potete anche iniziare a popolarlo con qualche item, ma, se lavorate con TextEdit, fate attenzione che non sia RTF (il formato di default) ma ASCII, selezionando dal menu “Formato” la voce “Converti in formato Solo testo“.

Configurazione di GeekTool

Se andate nelle Preferenze di Sistema troverete, in basso, l’icona di GeekTool. Cliccandovi sopra, aprirete il pannello di controllo di GeekTool da cui potrete creare una nuova entry (“New Entry“) e associarla ad un azione di tipo “File” (anziché di tipo Shell o Picture) che ha lo scopo di visualizzare il contenuto di qualsiasi file di testo (aggiornandolo in tempo reale nel caso venisse modificato).
Quindi selezionate il vostro file ToDo.txt e, infine, impostate come deve essere visualizzato: colore, tipo e dimensione del font da usare (scegliete il colore in base al tipo di sfondo che usate nella vostra Scrivania, chiaro se il desktop è scuro e viceversa), colore di sfondo (di default è trasparente e secondo me è la soluzione migliore perché si integra meglio e sembra quasi che le scritte facciano parte dello sfondo stesso) ed eventuale cornice (“Frame”) da usare.

ToDo.txt

Nel mio esempio ho usato una cornice di tipo “Bezeled” per far risaltare meglio il file ToDo.txt dalle altre visualizzazioni,

ToDo.txt

ma potreste anche impostarla a “None” per avere un maggiore effetto di integrazione con lo sfondo.

ToDo.txt

Infine, con la Entry selezionata potete posizionare a vostro piacimento dove visualizzare il contenuto del file (scegliete un posto libero sul desktop in modo da non creare confusione durante la lettura) spostando direttamente col mouse il frame relativo.

Terminata questa fase di configurazione preliminare potete uscire chiudendo direttamente la finestra delle Preferenze di Sistema.

Configurazione di QuickSilver

Ora potete passare ad impostare la configurazione QuickSilver. Di default questo applicativo è in grado solo di aprire o salvare un file txt. Per fargli eseguire operazioni di append occorre installare il plugin “Text Manipulation Actions“. Basta caricare l’interfaccia principale con CTRL + SPACE e dalla freccia in alto a destra cliccare dal menu la voce “Plug-Ins”. Dalla finestra che vi si aprirà fate il check sul plugin “Text Manipulation Actions” e questo verrà automaticamente scaricato e installato. Da questo momento in poi, tra le vostre opzioni, avrete anche la possibilità di fare l’append ad un file di testo.

ToDo.txt
Passiamo ai comandi

Ora quando dovrete inserire un nuovo appunto basterà seguire la seguente procedura:

  • Premere CTRL + SPACE per invocare QuickSilver.
  • Premere “.” per entrare nella modalità testo.
    ToDo.txt - Step 1
  • Dopo aver digitato il proprio item da aggiungere alla propria lista, premere il tasto TAB ed iniziare a scrivere la frase “Append To…” (vedrete che dopo le prime volte basterà scrivere solo la prima lettera per far comparire a menu la voce interessata).
    ToDo.txt - Step 2
  • Premere nuovamente il tasto TAB per selezionare il file di testo su cui desidero eseguire l’operazione di Append; nel nostro caso iniziamo a scrivere la parolo “todo“ (quicksilver non è key sensitive)
    ToDo.txt - Step 3
  • Premere INVIO e Quicksilver aggiungerà una nuova linea di testo al file ToDo.txt e, contemporaneamente, verrà aggiornata anche la visualizzazione sul desktop.
    ToDo.txt - Step 4
Conclusioni

Vi starete chiedendo perché usare Quicksilver con tutta quella combinazione di tasti invece che fare doppio click sull’icona del file ed editarlo con Textedit. Ovviamente questa è solo una possibilità che ha lo scopo finale di pulire completamente il Desktop dalle icone inutili; nulla vieta comunque di lasciare il file ToDo.txt sulla vostra Scrivania e fare da li direttamente doppio click per aprirlo ed editarlo. Ma questa soluzione a molti potrebbe sembrare non opportuna dal momento che il file è già visualizzato direttamente sul Desktop: a che pro lasciare visibile anche l’icona del file? Inoltre lasciare un file sul Desktop potrebbe metterlo a rischio di cancellazioni accidentali, mentre potrebbe essere “più al sicuro” in una cartella a cui non accedete molto spesso.
Un’altra soluzione potrebbe essere quella di lasciare il file ToDo.txt nella cartella Documenti e aprirlo digitando il nome da SpotLight (Mela + Spazio). Ovviamente verrà sempre aperto il file verrà aperto sempre con TextEdit.
Il vantaggio di QuickSilver è quello di mettervi a disposizione degli strumenti evoluti e flessibili che, nel nostro caso, vi permettono con pochi comandi, di appendere ad un file del nuovo testo senza la necessità di aprirlo. Anche se potrà sembrare strano, dopo qualche tentativo, la soluzione con QuickSilver vi si rivelerà molto più veloce di tante altre.

Tag:ascii, geek, GeekTool, guida, mac, Plugin, QuickSilver, ToDo
CONTINUE READING >
7 comments
Mar 23 2009

SeisMac: come trasformare il vostro portatile Mac in un sismografo low cost e contribuire allo studio dei terremoti in scala locale

Posted by Antonio Troise
Tweet

Oggi sono venuto a conoscenza di un nuovo software dalle caratteristiche davvero peculiari per scopi davvero originali. Si chiama SeisMac, ed è una applicazione gratuita solo per Mac OS X che permette di contribuire al rilevamento di terremoti grazie al sensore presente in molti modelli di Mac portatili in commercio dal 2005 in poi, trasformando di fatto il proprio MacBook o Macbook Pro (ma anche iBook e Powerbook) in un vero e proprio sismografo low cost.

Realizzato in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Sismologica IRIS, SeisMac 2.0 è in grado mostrare le onde sismiche su tre assi in un grafico in tempo reale, dopo aver opportunamente tarato i sensori con SeisMaCalibrate, e di inviare ogni 15 minuti tutti i dati ad un server per la condivisione immediata dei dati raccolti e coordinata da un gruppo dei geofisici della South California University. E’ possibile visionare cosa registrano tutti i portatili della rete direttamente dalla mappa interattiva sul sito del progetto, oppure scaricando e installando QCNLive che permette di avere, con una grafica accattivante, un colpo d’occhio sulle situazione nel mondo.

QCN World Map

Nonostante apparentemente non avrebbe senso affidare la credibilità di un movimento naturale ad un solo strumento, come un computer portatile soggetto frequentemente a movimenti accidentali non dovuti ai terremoti, c’è anche da considerare che una scossa naturale si distingue dalle altre per il fatto che è segnalata contemporaneamente da una molteplicità di computer distanti fra loro evitando i falsi allarmi.

SeisMac
Lo scopo di SeisMac

Resta comunque il fatto che SeisMac 2.0 (e il progetto relativo) risulta, finora, l’unico software che sfrutta i sensori di movimento (Sudden Motion Sensor, il sensore che rileva i movimenti bruschi per distaccare l’hard disk preservandone il contenuto in caso di caduta) senza fini ludici (come SmackBook Pro, MacSaber e Bubblegym) ma con un fine ben preciso e di valore. Infatti, i terremoti si manifestano con una variabilità di effetti da un posto all’altro, o addirittura da un edificio all’altro, in funzione, per esempio, delle caratteristiche del suolo e dei criteri costruttivi. Avere dati puntuali aiuta a costruire le cosiddette mappe macrosismiche che descrivono in dettaglio gli effetti di un terremoto da zona a zona e che servono, in ultima analisi, per progettare meglio l’edilizia e l’urbanistica anti sismica.

La situazione in Italia

Non so quanto, però, questa rete di computer possa essere utile, almeno in Italia. Tralasciando il fatto che in una piccola percentuale di casi i dati prelevati possano essere falsati dal fatto che, magari, durante una scossa sismica il computer potrebbe essere spostato dalla sua posizione, alterando i valori registrati, è evidente che nel nostro paese, la rete di computer sarà molto meno fitta dato che il numero di Mac presenti sono una piccola percentuale rispetto a quelli sul territorio americano, dove attualmente il progetto, noto come Quake-Catcher Network, sembra aver preso piede. Non per questo mi sento però di non avallare il progetto che ha tutta la piena approvazione!

Tag:mac, Mac os x, macbook, macbook pro, portatile, sismica, sismografo, Software, terremoto
CONTINUE READING >
2 comments
Feb 19 2009

La psicologia della ricorrenza numerica: 1234567890 Day, il Bug del 2038 e altre celebrazioni numeriche

Posted by Antonio Troise
Tweet

Alle ore 3:31:30 PM dello scorso venerdi 13 febbraio 2009 (in Italia, a causa del fuso orario, erano le 00:31:30 del 14 Febbraio 2009), l’orologio interno dei sistemi Unix (e quindi anche Mac OS X) ha raggiunto il valore, non indifferente, di 1234567890 secondi. Infatti, come è noto, nei sistemi operativi Unix e Unix-like il tempo viene rappresentato come offset in secondi rispetto alla mezzanotte (UTC) del 1º gennaio 1970 (definita epoca o Epoch Time). Quindi, contando il tempo a partire dall’Epoch Time ad oggi sono appunto passati 1.234.567.890 secondi. Questo tipo di rappresentazione ha il vantaggio che, oltre che ad essere compatta, è indipendente dai fusi orari, ed è quindi direttamente confrontabile anche tra calcolatori situati a grandi distanze geografiche tra loro, ed evita di dover effettuare aggiustamenti nel caso ad esempio di dati trasmessi da un fuso orario all’altro. L’unico svantaggio è che, per averne una rappresentazione sotto forma di data e ora locali, è necessario effettuare una conversione (sempre comunque lasciata al sistema operativo).

1234567890 Day

Sebbene, questo evento non abbia nulla di realmente universale (è stato un convenzione comune decidere di iniziare a far scandire arbitrariamente l’orologio interno del cuore dei sistemi operativi Unix dalla data del 1970, ma c’è chi nota come lo scandire dell’Epoch Time sia approssimativamente vicina allo sbarco sulla Luna), l’evento ha suscitato un valore mediatico minimo, ma, al contempo, ha coinvolto i geek più puri di tutto il mondo (dai syadmin ai consulenti IT fino ad arrivare al semplice appassionato di Linux), in una maniera che solo internet può regalare con la versione geek del capodanno dell’anno 2000.

Infatti, questa curiosa ricorrenza ha visto persino dei festeggiamenti “ufficiali” da parte di gruppi di utenza e di programmazione in tutto il mondo. Il sito che ha raccolto tutti questi eventi è stato 1234567890day.com con tanto di countdown in homepage, anche se, per la verità, per molti questa ricorrenza altro non era che una scusa per organizzare una vera e propria rimpatriata di amici amanti del pinguino.

La celebrazione di questo particolare evento è stata pianificata in diverse città di tutto il mondo (San Francisco, Vancouver, Seattle, Los Angeles, Nairobi, Vienna, Copenaghen, Budapest, Croazia, etc … ovviamente è mancata una località italiana).

Geek Party

Per chi, comunque, non era riuscito a festeggiare questa singolarità numerica in compagnia, non è mancato il supporto di Digg (con oltre 5005 diggs) e di Twitter che ha unito centinaia di followers (423 per l’appunto) uniti nei festeggiamenti davanti al proprio monitor, magari supportati dalla Desk clock from ThinkGeek, una sveglia capace di visualizzare la data e l’ora in diversi formati, tra cui, oltre quello standard, anche Esadecimale, Ottale, Binario, a Numeri Romani e, ovviamente, nel formato Unix Epoch Time.

Think Geek Clock

In alternativa, il sito Cool Epoch Countdown ha fornito, e fornisce tuttora, in tempo reale lo scandire del tempo in Unix Time.

Se questi festeggiamenti vi sono sembrati assurdi, allora dovete sapere che le frasi più ricorrenti che giravano sulla blogosfera fino a qualche giorno primo, erano tutte di genere apocalittico, come questa:

It’s The End Of The World As We Know It!
There’s a fairly good chance the world is going to end tomorrow…at least the world of Unix

Ovviamente, quando si tratta di cose strane, anche Google ci mette lo zampino e per festeggiare il 1234567890 Day, Google ha proposto uno dei suoi Doodle riportante la scritta

$ date +%s …
1234567890

Google 1234567890 Day

Per i non addetti ai lavori, “date +%s” è il comando da lanciare sul vostro terminale linux/unix like/mac os x per vedere visualizzata la data nel formato unix time. Per sapere a che ora e che giorno corrisponde una particolare data in unix time, è sufficiente lanciare questo script in Perl (ma potete anche visitare uno dei tanti siti di conversione data/unix time):

perl -e ‘print scalar localtime(1234567890),”\n”;’
Sat Feb 14 00:31:30 2009

Altre celebrazioni numeriche create ad hoc

E se nel lontano 09 Settembre 2001 (2001-09-09T01:46:40Z) si sono festeggiati a Copenhagen in Danimarca (presso il DKUUG), il primo 1.000.000.000 di secondi, allora vi farà piacere che che nel lontano 18 Maggio 2033 alle ore 03:33:20, ricorrerà la celebrazione del Secondo Billenium: 2000000000!

perl -e ‘print scalar localtime(2000000000),”\n”;’
Wed May 18 05:33:20 2033

La cosa buffa è che, giocando con questo piccolo script in Perl, ho scoperto che il 9 Agosto del 2005, è ricorso il Fibonacci Day dei sistemi Unix (ho sostituito la data in unix time con la Successione di Fibonacci, escluso lo zero iniziale, 1123581321):

perl -e ‘print scalar localtime(1123581321),”\n”;’
Tue Aug 9 11:55:21 2005

ma nessuno ne ha mai parlato (o sbaglio?). Forse era una ricorrenza da geek matematici, una specie ancora più rara dei normali geek!

Continuando, possiamo notare che, il 14 Novembre del 2014, si potrebbe festeggiare il Pi Greco Decimal Day per i sistemi Unix (prendendo in esame la prima parte decimale del pi greco):

perl -e ‘print scalar localtime(1415926535),”\n”;’
Fri Nov 14 01:55:35 2014

Come vedete, i motivi per festeggiare ce ne saranno molti ed è tutto frutto della psicologia della ricorrenza numerica. Un comportamento tutto tipico dell’essere umano, che si è dimostrato in tutta la sua potenza mediatica nell’anno 2000 (amplificato poi anche dal famoso Millennium Bug). Per l’uomo tutte le ricorrenze numeriche sono sempre affascinanti, come quando si prendono le misure della Piramide di Cheope della piana di Giza in Egitto e si scopre che dividendo il perimetro della Piramide per il doppio dell’altezza si ottiene un valore molto simile al pi-greco. O quando Joseph Seiss, un ecclesiastico americano, scrisse che le pietre della Piramide contenevano un sistema di numeri che indicavano misure, pesi, angoli, temperature, gradi, problemi geometrici e rilevamenti cosmici. Seiss fu sorpreso dalla ricorrente presenza nei suoi calcoli del numero 5!

E che dire della sequenza numerica 4 – 8 – 15 – 16 – 23 – 42, nota come Equazione di Valenzetti, che la DHARMA, nel mondo immaginario del serial televisivo Lost, aveva il compito di modificare per evitare la fine dell’umanità. In poco tempo finzione e realtà si sono fusi insieme, girando per internet e assumendo connotazioni di quasi-realtà.

Ovviamente alcune ricorrenze numeriche sono talmente singolari che appaiono dare un significato agli eventi più strani, dando una sorta di potere ai numeri che si trasformano in elementi cabalo-matematici.

Il Bug del 2038

Ma vi è un’altra data che i programmatori di tutto il mondo stanno aspettando, questa volta, con grande paura (come quella del Millennium Bug): è il 19 gennaio 2038 alle ore 03:14:07 AM. Dopo questo momento, il contatore supererebbe il valore massimo, e verrebbe considerato come un numero negativo. I computer leggeranno la data non come 2038 ma come 1901 (precisamente, le 20:45:52 di venerdì 13 dicembre 1901) causando errori di calcolo!

Il problema è noto da tempo a tutti e la causa del bug informatico dell’anno 2038 (“Year 2038” è chiamato anche “Y2038”, “Y2K38”, o “Y2.038K” nel linguaggio specialistico) è da imputarsi all’architettura a 32 bit di molte macchine unix attualmente esistenti che usano, come spiegato prima, la rappresentazione POSIX per calcolare il tempo (partendo dal numero di secondi a partire dal 1 gennaio 1970). Questo tipo di sistema è lo standard per i sistemi Unix, e colpisce anche software per altri sistemi operativi che siano stati sviluppati in C. Sulla maggior parte dei sistemi a 32 bit il valore del dato time_t usato per questo calcolo è un numero intero a 32 bit di tipo signed.

Infatti, se un programmatore crea una variabile di tipologia intero segnato per memorizzare un valore numerico, questo può essere come minimo -2147483648 e come massimo 2147483647. Un numero molto grande, ma che diventa un valore piccolissimo se lo trasformiamo in secondi. In 32 bit, infatti, ci stanno appena 136 anni! Usando questo sistema, la data più avanzata rappresentabile a partire dalle 00:00:00 del 1/1/1970 sono le 03:14:07 di giovedì 19/01/2038!

La cosa interessante è che il mondo POSIX comprende, oltre ai sistemi operativi derivati dal sistema UNIX (GNU/Linux, BSD, Solaris, Mac OS X), anche tutti i protocolli di rete UNIX style (http, ftp, etc). In parole povere, se le previsioni nefaste degli addetti ai lavori si avverassero, sarebbe anche la fine di internet (che funziona grazie a protocolli Unix) e dei principali server del globo (che utilizzano sistemi operativi derivati da Unix). Dopo quel secondo saremo proiettati nel 13 dicembre 1901 alle 20:45. Sicuramente questo sarà un problema da gestire da qui ai prossimi anni e richiederà un cambio epocale nella gestione del tempo e di tutto il resto nei sistemi Unix. In teoria la soluzione è semplice e già disponibile, e consiste nell’usare solo sistemi a 64 bit, come il 99% dei processori in commercio attualmente. Infatti, nei sistemi a 32 bit il limite massimo di un intero è (2^32) – 1, mentre in quelli a 64 bit è (2^64) – 1.

Come denunciato anche dal sito ufficiale, 2038bug.com, però, l’errore comune è quello di credere che il problema verrà risolto con la semplice adozione dei 64 bit, non considerando che i molti strumenti che utilizzano sistemi embedded (forni a microonde, ascensori, orologi da polso, ecc.), sono ancora a 8/16 bit e che molti database utilizzano, per i propri campi data, dei Timestamp a 32 bit.

Un aspetto curioso di questa faccenda è che su questo bug del 2038 è stata costruita la storia di John Titor, un fantomatico uomo del futuro (2036) tornato nel 1975 per recuperare un esemplare di IBM 5100 come sorta di moderna Stele di Rosetta, poiché sarebbe l’unica macchina capace di risolvere il bug che sconvolgerebbe il mondo.

Interessante come, anche in questo caso, Google ci abbia messo lo zampino, perché i più attenti avranno scoperto che la data di scadenza dei cookie di Google è il 17 gennaio 2038, due giorni prima della fine dell’Unix Epoch (solo dopo questa data il browser può procedere all’eliminazione dei dati contenuti nel cookie stesso).

Ovviamente c’è anche chi, per celebrare l’evento, ha iniziato vendere magliette con la fine dell’Unix Epoch, ma anche tazze e mousepad per ricordarvi che, la fine dei sistemi operativi come voi li conoscete, è vicina!

T-Shirt Epoch Time

Se invece, volete verificare se il vostro sistema è immune o meno da questo bug, ecco il codice C da compilare:

Questo semplice esempio in C mostra come l’aggiunta di un solo secondo al Timestamp ”Tue Jan 19 03:14:07 2038” lo tramuti in un sinistro venerdì 13 dicembre 1901. Quindi, se il vostro sistema è a 32 bit, dovrebbe produrre questo risultato:

1000000000, Sun Sep 9 01:46:40 2001
2147483647, Tue Jan 19 03:14:07 2038
-2147483648, Fri Dec 13 20:45:52 1901

Ecco una simulazione di quello che accadrebbe nel 2038 ai sistemi unix a 32 bit:

Y2038 Bug Simulation

UPDATE: Ho appena scoperto che molti geek matematici festeggiano la giornata della radice quadrata che viene celebrata nella data in cui, sia il giorno che il mese, risultano essere la radice delle ultime due cifre dell’anno. L’ultima festività è occorsa il 03 Marzo 2009 (3/3/09 Square Root Day), ma beccare la radice giusta non è facile come sembra (sembra che capiti solo 9 volte in un secolo). Se vogliamo continuare a dare i numeri, l’ultimo giorno papabile prima di questo è stato infatti il due febbraio del 2004, che casualmente coincideva con il ‘giorno della marmotta’ americano. Per festeggiare di nuovo dovremo aspettare ben sette anni, esattamente il quattro aprile del 2016. Il primo a celebrare questo evento è stato, nella lontana radice dell’81, Ron Gordon.

Tag:2038, 42, blogosfera, bug, digg, fibonacci, geek, Google, Linux, lost, mac, perl, pi-greco, titor, twitter, unix
CONTINUE READING >
2 comments
Gen 21 2009

Come svuotare solo il Cestino di un disco esterno su Mac OS X senza toccare quello del disco fisso

Posted by Antonio Troise
Tweet

Il Cestino su Mac OS X altro non è che una cartella nascosta .Trashes (una per ogni disco esterno e una per ogni utente del disco di sistema) che contiene i file che l’utente ha intenzione di eliminare. Purtroppo, il Cestino presente come icona in basso a destra nel dock di Mac OS X, consente di gestire come una unica risorsa tutti i Cestini dei vari dischi montati dal sistema operativo; per cui, quando si svuota il Cestino, si cancellano tutti i file del disco di sistema e di tutti i dischi esterni USB o Firewire che sono stati montati. Questo, se per qualcuno può essere una comodità, per molti può risultare fastidioso, soprattutto perché il Cestino di Mac OS X non permette la cancellazione selettiva dei file (come invece avviene su Windows) ma solo il suo svuotamento completo e, inoltre, perché Mac OS X non permette la rimozione diretta di un file senza prima passare per la Trash (cosa che, sebbene più pericolosa, avviene su Windows). Ora, visto che lo scopo del Cestino è proprio quello di lasciare comunque un backup dei file che non si intendono più utilizzare (quante volte ho ripristinato, anche dopo qualche giorno, dei file che avevo cancellato per errore), un comportamento del genere molto spesso può andare contro alle proprie esigenze e necessità. Se da un lato avere il backup di Time Machine sempre attivo vi salvaguarderà da queste spiacevoli situazioni, dall’altro è sempre bene avere il pieno controllo del proprio computer.

Personalmente, siccome nel Cestino del mio disco di sistema, possono capitare applicazioni disinstallate, file di preferenze cancellati, documenti personali e magari anche pezzi di codice sorgente rimossi per fare spazio a nuove versioni, solitamente sono solito svuotarlo molto di rado, in quanto le informazioni ivi contenute, spesso, possono risultare molto preziose. Mentre, nel Cestino di un disco esterno, di solito, vi finiscono solo file che, almeno per l’uso che ne faccio io, possono essere cancellati senza problemi, magari per fare spazio per altri file più importanti.

Per risolvere questo problema, esistono, dunque, due soluzioni. Una per smanettoni che amano mettere mano alle procedure da riga di comando, e un’altra più semplice e che richiede l’installazione di un software di terze parti (purtroppo a pagamento).

Come cancellare il Cestino di un disco esterno da riga di comando

Per pulire il cestino del solo disco esterno senza intaccare quello del disco fisso (magari per liberare spazio sull’hard disk esterno senza però perdere il cestino del disco di sistema), è possibile intervenire da riga di comando. La soluzione si trova sul forum di supporto della Apple e si sintetizza in questo comando:

rm -rf /Volumes/”drive-name”/.Trashes/`id -u`/*

che cancellerà tutti i file presenti nella cartella nascosta .Trashes del drive esterno che si chiama “drive-name”. Il comando si può lanciare direttamente da shell, oppure si può creare uno script .sh o un AppleScript.

Una nota: il comando “rm -rf” va usato con molta cautela in quanto cancella tutti file senza chiedere prima una conferma. Se si sbaglia percorso della cartella .Trashes si perderanno per sempre tutti i file cancellati erroneamente!

Installare Compost per gestire al meglio il proprio Cestino

Una soluzione più semplice e sicura ma, purtroppo, a pagamento ($19.95) è installare Compost 1.9.5 una utility che aggiunge una serie di funzioni e automatismi (come la programmazione della cancellazione del contenuto del Cestino ogni tot ore) per lo svuotamento del Cestino del Finder. Tra le varie opzioni offre anche la possibilità aggiungere un menu contestuale nella barra superiore del Finder che permette di svuotare il cestino (e opzionalmente anche di espellerlo) del solo volume esterno selezionato.

Compost - Gestione Trash Mac OS X
Tag:Apple, backup, cestino, Disco, hard-disk, mac, Mac os x, Trashes
CONTINUE READING >
6 comments
Nov 7 2008

Come trasformare il proprio portatile in un Hotspot Wi-Fi per collegare il vostro iPod Touch o iPhone ad internet senza spese

Posted by Antonio Troise
Tweet

Uno dei problemi maggiori per chi possiede un iPod Touch (e in parte anche per chi ha un iPhone e non ha un abbonamento Flat per il 3G) è che, in mancanza di una rete Wi-Fi, è impossibile navigare e usare i vari applicativi che hanno bisogno di un accesso diretto alla rete. Inoltre, a differenza degli smartphone con Windows Mobile (e il suo Active Sync), anche se si collega il proprio iPod Touch, attraverso il suo cavo USB, al proprio Mac/PC connesso ad internet (via cavo se, evidentemente non si ha una connessione Wi-Fi) non è possibile sfruttare la condivisione delle rete ma si può solamente sincronizzarlo con iTunes. Inoltre, se non si ha una rete Wi-Fi, è anche impossibile inviare documenti, o foto al proprio iPod Touch/iPhone (per usarlo come un vero e proprio hard disk esterno) attraverso applicazioni come AirSharing, Discover o Files Lite.
In poche parole, senza Wi-Fi, il proprio iPod Touch risulta un prodotto menomato.

Scegliere un laptop hotspot o un router Wi-Fi

Oggi, quindi, vi voglio spiegare dettagliatamente come trasformare il proprio Mac o PC in un hotspot Wi-Fi senza dover spendere dei soldi per acquistare un router wireless. Ovviamente il proprio computer dovrà avere anche una scheda wireless (integrata o esterna): se dovesse mancare, dovete valutare se acquistarne una o, a questo punto, puntare direttamente sull’acquisto di un router wireless. Considerate, però, che se avete bisogno di di questa funzionalità, per esempio, solo a casa, allora mi sento di consigliarvi l’acquisto di un router Wi-Fi; se, invece, siete soliti portare con voi sempre il vostro fidato portatile e volete essere certi di poter navigare, scaricare aggiornamenti e applicativi da iTunes Store, e sfruttare al meglio le decine di applicazioni che avete installato sul vostro iPod Touch, allora la scelta migliore è quella di leggere questa guida e configurare un vero hotspot in 2 minuti sul vostro portatile.

Configurare il proprio Mac come Hotspot Wi-Fi

Aprire “Preferenze di Sistema” e cliccare sull’icona “Condivisione“.

Laptop Hotspot 1

Si aprirà la seguente schermata:

Laptop Hotspot 2

nella lista dei servizi da attivare, in fondo, troverete la voce “Condivisione Internet” che selezionerete. Quindi alla voce “Condividi la tua connessione da” selezionate, dal menu a tendina, l’interfaccia che volete condividere. Nel nostro caso “Ethernet“.
Infine, alla voce “Ai computer che usano” selezionate, dalla lista delle porte, la voce “Airport” (che altro non è che il Wi-Fi):

Laptop Hotspot 3

Ora non ci resta che configurare i parametri della connessione Wi-Fi, in particolare il nome della network (che coincide con il nome dell’hotspot che il vostro iPod, o qualunque altro dispositivo wireless, vedrà disponibile) e che tipo di cifratura usare.
In particolare, cliccate sul tasto “Opzioni Airport…” e, nella finestra che apparirà, inserite il “Nome network” (nel nostro caso “zen-wifi” ma è un esempio, potete scegliere, qualunque altro nome di vostra fantasia), lasciate il “Canale” in “Automatico” e abilitare la voce “Abilita criptatura (utilizzando WEP)“, altrimenti chiunque potrebbe accedere alla vostra rete wireless condivisa. Quindi inserite una password di vostra scelta, facendo attenzione che, per una chiave WEP a 40 bit, è sufficiente una password di 5 caratteri, mentre una chiave WEP a 128 bit, richiede una password di almeno 13 caratteri.

Laptop Hotspot 4

E’ noto che la protezione WEP è da tempo obsoleta poichè non offre il massimo della sicurezza sulla cifratura; se, però, impostate la chiave a 128 bit e la password non è troppo banale (su WEP Key Generator potrete trovare un generatore di chiavi WEP a diverse cifrature), allora sicuramente costituirà un primo ostacolo per i navigatori occasionali che si dilettano con il wardriving.

A questo punto non resta che abilitare la condivisione internet, spuntando la voce “Condivisione internet” dalla lista dei servizi del pannello delle “Condivisioni“.

Dopo aver confermato l’attivazione del servizio:

Laptop Hotspot 5

finalmente abbiamo attivato il nostro Hotspot Wi-Fi sul nostro Macbook!

Laptop Hotspot 6

Vi accorgerete dell’attivazione di un hostspot sul vostro portatile perchè, nella barra dei menu in alto, comparirà la seguente icona:

Laptop Hotspot 7

Ora ovunque siate (ovviamente solo laddove potete accedere ad una collegamento internet via cavo), potete attivare la vostra personale rete Wi-Fi, in modo da poter utilizzare il vostro iPod Touch o iPhone, ma anche il vostro smartphone Symbian o Windows Mobile, senza spendere soldi con una connessione 2G/3G o con un abbonamento Wi-Fi pubblico.

Configurare il proprio PC Windows come Hotspot Wi-Fi

Per Windows il ragionamento è analogo. Vi invito, però, a vedere un video creato da CNET TV dal titolo: “Make your laptop a hotspot” in cui verrà spiegato passo passo, come configurare un hotspot sul proprio portatile con Vista e con Mac OS X.

Purtroppo la spiegazione illustrata per i Mac, nella seconda parte del video, è solo per Mac OS X Tiger (anche se molto simile a quella per Leopard): è per questo che deciso di spiegarla, altrettanto dettagliatamente, in questo mio articolo.

Tag:condivisione, hotspot, iPhone, ipod-touch, itunes, mac, Mac os x, password, smartphone, symbian, Video, wep, wi-fi, Windows, windows-mobile, wireless
CONTINUE READING >
9 comments
SeguiPrezzi - Risparmia con Amazon.it

Categorie

Commenti Recenti

  • Antonio Troise on UltraEdit: per i programmatori esigenti il miglior editor di testo per Windows, Mac OS e Linux
  • Fioredicollina on UltraEdit: per i programmatori esigenti il miglior editor di testo per Windows, Mac OS e Linux
  • Antonio Troise on UltraEdit: per i programmatori esigenti il miglior editor di testo per Windows, Mac OS e Linux
  • Emanuele on UltraEdit: per i programmatori esigenti il miglior editor di testo per Windows, Mac OS e Linux
  • Luca on iDatabase: la valida alternativa di Bento per macOS e iOS per i database personali
1 2 … 7 NEXT

Meta

  • Accedi
  • Entries RSS
  • Comments RSS
  • WordPress.org

Friends Link

  • GamerTagMatch
  • SeguiPrezzi.it – Risparmia con Amazon.it
  • Trendy Nail

Seguimi su:

  • facebook
  • twitter
  • rss
Creative Commons License
Levysoft by Antonio Troise is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale 2.5 Italia License.
© Copyright 2004 - 2014 - Levysoft by Antonio Troise