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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Giu 11 2009

Tips Mac: come ripristinare la funzionalità di Web Clip di Safari su Mac OS X Leopard

Posted by Antonio Troise
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Web Clip è una delle piccole funzionalità integrate nel browser Safari 3 e 4 per Mac OS X di cui molti non riescono a fare a meno. Semplice ma al contempo essenziale, Web Clip permette di creare widgets contenenti porzioni di pagine web da visualizzare nella Dashboard del proprio Mac. Basterà, infatti, aprire la pagina internet interessata e, facendo click sull’apposito pulsante nella barra degli strumenti di Safari (quello con su disegnate delle forbici e un rettangolo tratteggiato),

Web Clip - 1

quasi tutta la pagina subirà (in maniera molto scenografica) una riduzione di luminosità, mentre ad essere illuminata resterà una area rettangolare le cui dimensioni si potranno regolare a proprio piacimento.

Web Clip - 2

Una volta deciso quale porzione della pagina web sarà interessante monitorare, è sufficiente cliccare sul bottone Aggiungi e Safari creerà un widget nella Dashboard di Mac OS X, che mostrerà i dati di nostro interesse.

Come funziona Web Clip

Ora questo accade in condizioni normali. Quello che non tutti sanno, però, è che, contrariamente a quello che si potrebbe immaginare, ogni Web Clip che si creerà da Safari, viene gestito da un singolo widget sviluppato dalla Apple e che si chiama, ovviamente, “Clip web.wdgt” (presente nella cartella /Library/Widgets/).
Inizialmente credevo che Safari avesse il compito di creare un singolo widget “ad hoc” per ogni web clip creato, ma, in realtà, almeno dalle prove da me effettuate, non è accaduto così. Il risultato è stato che, se si elimina, più o meno accidentalmente, il file “Clip web.wdgt”, oltre a rimuovere tutti i web clip creati, sarà anche impossibile crearne di nuovi da Safari!

Ed è quello che è successo a me, quando, dopo aver creato un Web Clip, questo, per un manovra sbagliata col mouse, si era andato a nascondere nella parte alta della dashboard, tanto che non riuscivo neanche più a visionarlo e a rimuoverlo. Allora, per risolvere il problema, ho rimosso il file “Clip web.wdgt” e, se anche sembrava avessi risolto il problema, in realtà ne avevo creato uno più grande (ma me ne accorsi solo dopo qualche mese): cliccando sul pulsante per creare la Web Clip, era ancora possibile selezionare l’area di interesse della pagina web aperta, ma quando si cliccava sul pulsante “Aggiungi”, nella Dashboard non veniva creato alcun nuovo widget!

La soluzione

L’unica soluzione è quella di ripristinare il widget eliminato, che di default è installato su Mac OS X Leopard, ma che non è possibile trovare da nessun’altra parte sul web, neanche sul sito del supporto della Apple. Per evitare di reinstallare tutto (ipotesi assurda) o di dover scartabellare tutte le cartelle del DVD di installazione di Leopard alla ricerca del file (non ho potuto verificare se le reinstallazione del browser ripristini anche il widget incriminato), ho copiato il file “Clip web.wdgt” da un altro Mac che avevo a disposizione e tutto si è risolto nel migliore dei modi!

Quindi ho deciso, per evitarvi affannose ricerche sul web (non tutti hanno due Mac a casa o amici con a Mac a disposizione), di mettervi a disposizione per il download il file “Clip web.wdgt” che ho copiato dal mio sistema, in modo da permettervi il ripristino delle funzionalità di Web Clip.

download Download Clip Web.wdgt per Mac OS X Leopard
Size: 601.4 KB
Tag:Apple, browser, dashboard, leopard, Mac os x, safari, Tips, Tips Mac, widget
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Ott 6 2008

Tips Mac: VNC client e server integrati in Mac OS X Leopard e Mocha VNC per iPhone/iPod Touch

Posted by Antonio Troise
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Qualche giorno fa ho avuto la necessità di raggiungere, con la condivisione schermo, un PC con Windows XP. Essendoci installata, però, la versione Home di XP, non ho potuto usare il protocollo RDP preinstallato solo sulle versioni Professional (nel qual caso avrei usato come client Mac l’avanzato e veloce Remote Desktop Connection 2.0), e ho dovuto, quindi, installare un server VNC dedicato. Tra le varie soluzioni open source di condivisione schermo avevo deciso di adottare l’ottimo server VNC TightVNC, perché è ottimizzato per connessioni lente.

Così, nel ricercare un buon client VNC freeware per Mac OS X, sono andato a spulciare su varie directory come MacUpdate e VersionTracker. Tra quelli consigliati ho provato Chicken of the VNC, a detta di molti uno dei migliori client per il mondo Mac. Ma i risultati non sono stati dei più soddisfacenti: nonostante fossi in un rete lan privata, quindi a velocità teorica minima di almeno 10 MB/s, il feedback era insoddisfacente e le risposte ai comandi tornavano al client molto lentamente. Infatti, sebbene l’invio fosse rapido ed immediato, sullo schermo condiviso impiegava parecchi secondi a visualizzare il cambiamento, cosa che rendeva ingestibile il server Windows. E’ sufficiente pensare che, se sul client muovevo il mouse da una parte all’altra dello schermo, sul PC effettivamente vedevo il cursore spostarsi dopo una frazione di secondo, ma sul mio schermo questo ci metteva dai 5 ai 10 secondi, e più tempo restavo connesso al server, più lentamente rispondeva il sistema.
Per risolvere il problema ho provato anche ad aprire la porta 5900 sul mio firewall (quella di default per i server VNC) pensando fosse un problema di NAT del mio router ma i risultati non sono migliorati. Il bello è che se usavo un client VNC per Windows, come quello incluso in TightVNC, tutto funzionava molto velocemente. Era evidente, quindi, che esisteva qualche sorta di incompatibilità software tra il mio client Mac e il server per Windows.

VNC client integrato in Mac OS X

Screen Sharing Mac OS X Leopard Così mi sono messo alla ricerca di una alternativa più veloce dei normali clienti per Mac OS X che si trovavano in giro e mi sono imbattutto, in una soluzione quantomeno inaspettata. Infatti, forse non tutti sanno che su Mac OS X 10.5 Leopard è presente una soluzione integrata alla condivisione schermo con VNC sia come client che come server e questa è risultata essere la migliore in assoluto.

Infatti, per quanto riguarda il client, nella nella directory “/System/Library/CoreServices” (o nella versione italiana “/Sistema/Libreria/CoreServices/”) è presente l’applicazione “Screen Sharing.app” (o nella versione italiana “Condivisione Schermo.app”) che è possibile richiamare direttamente. Oppure è possibile lanciare l’applicazione da “Connessione al server…” del Finder (oppure anche dalla barra degli indirizzi di Safari) scrivendo il seguente indirizzo:

vnc://192.168.0.2

che non farà altro che aprire l’applicativo di “Condivisione Schermo”. Il valore 192.168.0.2 è un ipotetico indirizzo di classe C di una rete locale e deve essere sostituito con l’indirizzo IP del PC su cui è installato il server VNC (analogamente è possibile usare le url afp://192.168.0.2 per i documenti condivisi col protocollo Apple Filing Protocol, oppure smb://192.168.0.2 per i documenti condivisi con il protocollo Server Message Block di SAMBA delle condivisioni Windows).

Una volta lanciato l’applicativo di “Condivisione Schermo“, verrà dapprima segnalato l’avviso che la connessione non è criptata:

Screen Sharing Mac OS X Leopard

e dopodiché, se impostata sul server, verrà mostrata una maschera su cui inserire una password

Screen Sharing Mac OS X Leopard

e, quindi, verrà aperta una finestra che mostrerà lo schermo condiviso.

Per i più esigenti è possibile aggiungere alcuni comandi evoluti per aggiungere ulteriori controlli alla vostra schermata di condivisione schermo. In particolare, se avviamo il Terminale e scriviamo:

defaults write com.apple.ScreenSharing ShowBonjourBrowser_Debug 1

avviando l’applicazione di Screen Sharing, avremo una nuova finestra, chiamata Bonjour Browser, che fornisce l’elenco di tutti i Mac in rete e permette di selezionare quello con cui avviare la sessione di controllo remoto.

Se invece scriviamo, sempre sul Terminale:

defaults write com.apple.ScreenSharing
‘NSToolbar Configuration ControlToolbar’ -dict-add ‘TB Item Identifiers’
‘(Scale,Control,Share,Curtain,Capture,FullScreen,GetClipboard,SendClipboard,Quality)’

si avranno alcuni controlli aggiuntivi, come la possibilità di passare velocemente dalla semplice osservazione remota al controllo, oppure inibire l’uso del mouse e della tastiera remota, e, infine, aumentare o ridurre dinamicamente la qualità della visualizzazione nel caso di reti lente o congestionate.

Devo dire che questa soluzione integrata in Leopard è nettamente più veloce e reattiva di tutte le soluzioni freeware installate in precedenza, con un tempo di ritardo di soli qualche frazione di secondo: un tempo più che accettabile!

Se questa applicazione vi risulta utile, è possibile spostarla direttamente nella cartella “Applicazioni” oppure fare un drag e drop sul Dock per creare un collegamento diretto.

VNC server integrato in Mac OS X

Per abilitare, invece, la condivisione schermo con VNC, senza dover installare prodotti di terzi parti, ma sfruttando invece la soluzione proposta da Apple nel suo sistema operativo Leopard, occorre andare in “System Preferences” (“Preferenze di Sistema” in italiano) e selezionare l’icona “Sharing” (“Condivisione” in italiano )

Screen Sharing Mac OS X Leopard

e, quindi, nella sezione “Service” (“Servizio”) abilitare “Screen Sharing” (“Condivisione Schermo”)

Screen Sharing Mac OS X Leopard

e, se necessario, cliccando sul pulsante “Computer Settings…” (Impostazioni computer…) è possibile impostare anche la password di VLC:

Screen Sharing Mac OS X Leopard
RDP anche su Windows XP Home

Il Desktop Remoto di Windows XP Professional è uno strumento di amministrazione remota che funziona con il protocollo proprietario Microsoft RDP (Remote Desktop Protocol) che usa la porta 3389. Uno dei vantaggi nell’usare RDP, oltre ad essere molto veloce anche in presenza di connessioni lente, è che il protocollo di comunicazione è crittografato, (anche se talune versioni di VNC Server prevedono la crittografia) cosa che renderà assai improbabile che qualcuno possa intercettare con uno sniffer di rete la propria password. Tra gli svantaggi, quello forse più fastidioso, è che è previsto un utente attivo per volta, ovvero non è possibile mantenere la sessione locale attiva mentre c’e’ un utente connesso via RDP (la console locale rimane bloccata e chiede l’inserimento della password per lo sblocco). Per questo motivo, probabilmente, VNC risulta superiore.

In ogni caso, se volete usare il protocollo RDP anche su sistemi con installato Windows XP Home (che non sono dotati di supporto al Desktop remoto o ai Terminal Services), è necessario bypassare il controllo del sistema operativo il quale permette l’installazione del Desktop Remoto solo sui sistemi Professional. Qui, trovate un ottima guida, anche se credo che, a meno di non avere particolari esigenze, convenga usare un server VNC.

VNC per iPhone e iPod Touch

Mocha VNC Un altro modo veloce per collegarsi ad un server VNC, solo se questo è anche in una rete wi-fi locale, consiste nell’usare un applicativo per iPhone e iPod Touch: Mocha VNC. Tramite questa app, è possibile effettuare delle connessioni remote ai vostri PC Windows o Mac Apple, con la possibilità di usare risoluzioni video fino ad un massimo di 1680×1200, colore a 8-32 bit e protocollo di connessione standard VNC protetto e criptato, il tutto con una intuitiva interfaccia touch.

Il software ha due versioni: una lite freeware ed un’altra full a pagamento (al costo di $5.99), che in più ha il controllo del click del tasto destro del mouse, una tastiera modificata e migliorata e la possibilità di inviare la sequenza Ctrl+Alt+Canc per i sistemi Windows.

Mocha VNC

Io l’ho provato nelle sua versione lite e devo dire che, se si esclude il fatto che, date le ridotte dimensioni del display che costringe molto spesso a spostare le finestre da una parte all’altra dello schermo, è molto intuitivo e comodo, soprattutto per gestire velocemente un server VNC senza la necessità di accendere un pc/mac.

Tag:app, Apple, condivisione, firewall, freeware, iPhone, ipod-touch, leopard, Mac os x, NAT, password, protocollo, router, samba, TightVNC, Tips, Tips Mac, vnc, Windows
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Mag 9 2008

Tutto quello che avreste voluto sapere sulla Riparazione dei Permessi di Mac OS X

Posted by Antonio Troise
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La Riparazione dei permessi è una delle soluzioni più diffuse quando si ha qualche problema sui sistemi Mac OS X. Lo scopo di questo articolo è spiegare perché accade che, di tanto in tanto, i permessi debbano essere ripristinati, ma anche quello di approfondire alcuni aspetti poco chiari sul meccanismo di riparazione.
L’argomento è stato trattato in maniera abbastanza esauriente e data la sua lunghezza, l’ho organizzato in capitoli, in modo da poter sia leggere l’articolo per intero sia passare direttamente solo alle sezioni che interessano.

Ecco l’indice degli argomenti trattati:

  1. Cosa sono i permessi dei file?
  2. Cosa fa la Riparazione dei permessi?
  3. Come riparare i permessi da interfaccia e da terminale
  4. Come fa il Repair Disk Permissions a conoscere i corretti permessi da assegnare?
  5. Come è possibile riparare i permessi di applicazioni di terze parti?
  6. Cosa succede se si cancella un file receipt e cosa è il file BaseSystem.pkg
  7. La doppia funzione della directory dei Receipts
  8. Il file HintFile.plist
  9. Come mai i permessi dei file vengono alterati?
  10. I consigli della Apple
  11. Inserire la riparazione dei permessi nel crontab
  12. Quando non è necessaria la riparazione dei permessi
Tag:Apple, Disco, leopard, mac, Mac os x, permessi, receipt, Riparazione
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Feb 28 2008

Comportamento anomalo nella copia via rete di singoli file tra Mac OS X Leopard e una cartella condivisa su Windows con partizione NTFS

Posted by Antonio Troise
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NTFS Partition Pensavo di aver visto davvero tutto sulle differenze tra il mondo Windows e quello Mac e sugli incidenti che possono accadere se si prendono troppo alla leggera alcune situazioni e incompatibilità che a prima vista possono sembrare banali. Ma, purtroppo, non era così poiché ieri sera penso di essermi imbattuto in una anomalia davvero particolare. In pratica se si copiavano via rete dei singoli file tra Mac OS X Leopard e una cartella condivisa su Windows XP con partizione NTFS, questi a fine trasferimento venivano cancellati, mentre rimanevano se si copiava una cartella con gli stessi file.

Ma ecco nel dettaglio cosa mi è capitato.

Gli eventi

Avevo deciso di spostare via rete Wi-Fi alcun file dal mio Macbook Pro con Mac OS X 10.5.2 Leopard formattato HFS+ su un PC con Windows XP formattato NTFS. Per l’occasione avevo condiviso una cartella sul mio PC e gli avevo assegnato anche i diritti di scrittura. Premesso che sul mio Macbook Pro non ho installato Paragon o MacFuse per ottenere il supporto per altri file system oltre a quelli standard di Mac OS X, tra cui anche NTFS, non avevo pensato minimamente che forse questa operazione non si potesse fare, dato che nativamente Mac OS X non permette la scrittura sulle partizioni NTFS, a meno che non si voglia scrivere su un PC in rete con Samba (che sarebbe l’unico modo per scrivere su NTFS senza installare software di terze parti).

Ammetto di essere stato sovrappensiero ma anche il sistema non mi ha dato una mano. Ingenuamente ho preso un file di oltre 1 GB e l’ho spostato dal mio Macbook al PC condiviso. Ebbene, l’operazione è durata 4 minuti e nel mentre controllavo che sul PC il file venisse copiato correttamente… e così sembrava accadere: ad ogni refresh della finestre di Gestione Risorse il valore in Kilobyte aumentava col tempo. Purtroppo, con mia grande amarezza, a trasferimento ultimato, ho scoperto che sulla cartella condivisa del mio PC il file era stato cancellato e, avendo spostato il file, invece che copiato, avevo perso anche l’originale sul mio Mac! Inizialmente non ho pensato al problema del partizionamento NTFS, e supponevo che, avendo eseguito un collegamento vi wi-fi, forse c’era stato qualche problema di rete, e quindi ho ritentato il trasferimento di un altro file, avendo cura, questa volta, di fare una semplice copia. Ebbene, lo stesso infausto evento si è ripetuto!

I miei errori

Ovviamente i miei errori sono stati dettati dalla fretta e sono stati principalmente due:

  1. Mai spostare un file su una cartella remota, ma farne semplicemente prima una copia e poi, dopo aver verificato l’integrità del file trasferito, cancellare l’originale
  2. Non è possibile scrivere nativamente su una partizione NTFS con Mac OS X, sia se presente su una partizione di un hard disk fisicamente collegato al Mac (attraverso un hard disk portatile via USB o partizionando, magari, il proprio disco fisso interno), sia, a questo punto, se condiviso via rete
Analisi del comportamento anomalo di Leopard

Quello che mi ha tratto in inganno, però, è stato principalmente il fatto che Leopard non mi ha segnalato in alcun modo che la partizione era NTFS e, quindi, non era scrivibile dal sistema operativo di Cupertino, come quando normalmente accade se provo a copiare un file su un disco esterno NTFS. Probabilmente il problema risiede nel fatto che, avendo assegnato i diritti di scrittura alla cartella remota, forse Leopard non si è degnato di controllare se era fisicamente possibile scriverci sopra. Oppure può essere che nel protocollo di comunicazione Samba che usa Mac OS X 10.5 Leopard , non esiste un flag o una notifica che mi segnala su che tipo di file system vado a scrivere!

In realtà, però il trasferimento da Mac su PC NTFS sembrava comunque procedere regolarmente perché Mac OS X riusciva a scrivere il file sulla directory remota, anche se forse era corrotto sin dall’inizio. Almeno era quello che pensavo. Siccome, però, sono curioso per natura, ho fatto diverse prove prima di buttare giù questo articolo e ho quindi potuto appurare di una cosa davvero anomala. Ho copiato immagini ISO e DMG, file AVI grandi e piccoli, immagini JPG e piccoli file TXT e PDF. Tutti quanti i file, quando venivano spostati singolarmente, a trasferimento avvenuto, venivano inesorabilmente rimossi. In pochissimi casi, però, se copiavo due file in contemporanea, il primo che terminava veniva preservato sulla directory remota mentre l’ultimo veniva inesorabilmente cancellato!

Una inaspettata scoperta: le directory non si cancellano

E per finire, ecco che casualmente faccio una interessante scoperta: prendo tutti i file e li raggruppo tutti in una cartella e, questa volta, sposto solo la cartella: ebbene, questa volte, i file vengono tutti mantenuti! Da buon galileano, ripeto più volte l’esperimento che, regolarmente, si riproduceva!

Considerazioni finali

Non so se questo problema è da imputarsi a Mac OS X (magari solo a Samba) o a Windows XP ma sta di fatto che, l’unico modo per copiare dei file via rete tra un Mac OS X e Windows, era trasferirli da dentro una directory!

Purtroppo non ho partizioni FAT32 sul mio PC, per cui non ho potuto verificare se il problema si presentava anche con questo tipo di formattazione (anche se dubito fortemente). Comunque, lo scopo di questo mio articolo era semplicemente lanciare un monito a tutti i Macusers e segnalare questa presunta anomalia. Io credo, comunque, che questo sia indice di una non perfetta compatibilità tra Samba su Mac OS X e NTFS. Lo si capisce chiaramente quando si lanciano, a distanza di pochi secondi, due trasferimenti di rete, e il primo che termina, a volte, ma non sempre, viene mantenuto (come se, Mac OS, essendo impegnato in una altra copia, non avesse avuto il tempo di eliminare il file remoto): il bello è che se si ripete 10 volte la prova non si avrà mai un risultato univoco!

Io non credo che questa serie sfortunata di eventi sia prerogativa della mia rete casalinga o di una qualche sparticolare configurazione sul mio Mac. E’ per questo che vi chiedo: a voi è mai capitato qualcosa di simile? Cosa credere sia da imputare questo strano comportamento? Questa anomalia è riproducibile anche sui vostri sistemi?

Tag:bug, leopard, mac, Mac os x, macbook pro, ntfs, paragon, samba, wi-fi, Windows, windows-xp
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Feb 25 2008

Tips Mac: Esecuzione manuale delle routine di manutenzione periodica di Mac OS X 10.5 Leopard

Posted by Antonio Troise
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Cron In Mac OS X, come qualsiasi sistema BSD, ci sono tre routine di manutenzione che vengono eseguite periodicamente con scadenza diversa e che son utilizzate dal sistema per ripulirlo, automaticamente, da tutti i file di cache e di log che normalmente vengono creati durante la normale vita del sistema operativo.

In particolare, su Mac OS X 10.5 Leopard:

  1. Tutti i giorni, alle ore 3:15 AM, viene eseguita la routine:
    /etc/periodic/daily/500.daily

    La routine giornaliera rimuove eventuali file temporanei non eliminati, i log di sistema più vecchi di una settimana e quelli del server http Apache integrato nel sistema operativo.

  2. Una volta a settimana, alle ore 4:30 AM, viene eseguita la routine:
    /etc/periodic/weekly/500.weekly

    La routine settimanale ricostruisce i database utilizzati dai comandi locate e whatis ed elimina i log scaduti di vari server (ftp, lookupd, mail, netinfo).

  3. Una volta al mese, alle ore 5:30 AM, viene eseguita la routine:

    /etc/periodic/monthly/500.monthly

    La routine mensile genera un resoconto dei login effettuati dai vari utenti della macchina ed elimina quelli dei mesi precedenti.

In Mac OS X Tiger e Leopard le routine di manutenzione sono avviate da launchd, il servizio di sistema cui è deputata, tra le altre cose, l’esecuzione automatica delle operazioni pianificate (in Mac OS X 10.3 Panther e precedenti, le funzioni di launchd erano svolte da SystemStarter e crontab). Se volete approfondire il funzionamento di launchd, vi consiglio la lettura di questo articolo in italiano davvero esauriente!

Gli orari e i giorni in cui vengono eseguite le tre routine sono definiti rispettivamente nei seguenti file xml:

/System/Library/LaunchDaemons/com.apple.periodic-daily.plist
/System/Library/LaunchDaemons/com.apple.periodic-weekly.plist
/System/Library/LaunchDaemons/com.apple.periodic-monthly.plist

dove è possibile trovare voci simile a questa:

In condizioni normali il sistema, quindi, alle 3:15, alle 4:30 (anche se sul mio sistema la routine settimanale compare sempre alle ore 3:15) o alle 5:30 di mattina ripulisce automaticamente tutti i file temporanei, senza che l’utente debba fare granché; purtroppo, però, questo è vero solo nel caso di sistemi desktop che sono, per la maggior parte del tempo accesi anche di notte (iMac, MacMini o Mac Pro), ma per i portatili (Macbook e Macbook Pro), purtroppo, non è sempre così perché di solito di notte sono quasi sempre spenti.

In teoria, nel caso in cui all’orario definito il computer fosse spento o in stop, launchd dovrebbe eseguire l’operazione pianificata alla successiva attivazione della macchina. A giudicare dai log (/var/log/daily.out, /var/log/weekly.out e /var/log/monthly.out), launchd nell’ultima versione di Mac OS X 10.5 Leopard sembra più rigoroso di Tiger nell’esecuzione di queste operazioni.

Se, però, volete avere un maggior controllo delle operazioni o semplicemente volete ripulire manualmente il vostro sistema allora avete sempre la possibilità di lanciare manualmente gli script di manutenzione.
Prendendo spunto dalle schedulazioni di sistema e dando un’occhiata al file “periodic” col comando:

more /usr/sbin/periodic

che accetta come argomenti i valori daily | weekly | monthly, è possibile decidere di eseguire manualmente le routine di manutenzione, lanciando i seguenti comandi nel Terminale (che trovate in Applicazioni/Utility/Terminale.app oppure cercando in Spotlight la voce “Terminale”)

sudo periodic daily
sudo periodic weekly
sudo periodic monthly

Altrimenti, se la riga di comando non fa per voi, si possono usare diverse utility gratuite come MacJanitor, Maintenance o sterMachine che permettono di avviare le routine di manutenzione periodica da GUI.

Tag:leopard, mac, unix
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Gen 8 2008

Tutto quello che avreste voluto sapere sul file system del futuro a 128 bit ZFS

Posted by Antonio Troise
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ZFS Lo ZFS (Zettabyte File System) è il più moderno file system esistente e il più ricco di funzionalità innovative, anche se per contro, forse perché troppo rivoluzionario, è quello meno compatibile tra tutti. Infatti, concentrandoci solo sul mondo Mac (dato che per Windows ancora non è previsto alcuno sviluppo futuro), un disco formattato ZFS non verrà riconosciuto dal computer che non avrà almeno installato Mac OS 10.5 Leopard: quest’ultimo, però, riesce, almeno per ora, solamente a leggere il contenuto del disco ma non è ancora possibile scrivervi sopra (in pratica come avviene, nativamente, con i filesystem NTFS su Mac o, più semplicemente, per i CD-ROM di qualsiasi sistema operativo). In effetti mesi fa si supponeva che con Leopard vi fosse stato il supporto completo con ZFS ma, purtroppo Apple sta ancora sviluppando la funzionalità di scrittura sui dischi ZFS e ha promesso che in un aggiornamento successivo di Mac OS X 10.5 verrà aggiunta.

Dopo questa premessa, viene naturale chiedersi cosa abbia questo filesystem da far parlare tanto di sé. Innanzitutto occorre chiarire che un file system è un meccanismo mediante il quale è possibile immagazzinare e ordinare cartelle e documenti affinché sia facile, in un secondo momento, la ricerca e l’accesso ad essi.

ZFS è un file system open source moderno e potente sviluppato nei laboratori della Sun Microsystems nel 2004 per il suo sistema operativo Solaris ed è famoso per l’integrazione in un unico file system di diversi concetti presi da vari file system in un unico prodotto.
Nel giugno 2007 viene annunciata l’adozione di ZFS anche per il Mac OS X Leopard di Apple, notizia inizialmente smentita nel corso del WWDC07 da Brian Croll, senior director di product marketing per Mac OS, che ha dichiarato che “ZFS non ci sarà”, salvo poi smentire le smentita. ZFS non sarà comunque il file system principale di Mac OS 10.5 Leopard ma piuttosto affiancherà HFS+.

Si sta, inoltre, lavorando perché ZFS diventi, de facto, uno standard comune di filesystem Unix: è open-source e molti altri sistemi Unix o Unix-like (Solaris, FreeBSD, NetBSD, Linux) lo supportano o stanno lavorando per farlo. Il beneficio di uno standard comune è enorme, perché permetterebbe di lavorare tutti insieme per il miglioramento del futuro dell’informazione (storage). In effetti, sin’ora non si è mai avuto un file system comune a Windows, Linux e Mac. Infatti, una delle mancanze più sentite di Mac OS X, parlando di filesystem, è quella del supporto pieno ed ufficiale dell’ext3 di Linux e di NTFS di Microsoft (dovuto soprattutto agli alti costi in termini di ingegnerizzazione con un ritorno minimo negli investimenti). Chissà se con ZFS le cose cambieranno!

Inizializzazione disco ZFS

Se volessimo dire cosa è lo ZFS, una definizione veloce potrebbe essere questa:

ZFS è un nuovo tipo di file system che fornisce una semplice amministrazione, una approccio transazionale, una integrità del dato “end-to-end” e una immensa scalabilità (128-bit). ZFS non è un miglioramento “incrementale” alla tecnologia esistente, ma è un nuovo approccio alla gestione dei dati creato eliminando alcune assunzioni di base che risalevano a 20 anni fa.

Se non avete ancora chiaro il concetto, ecco le caratteristiche positive e negative del filesystem del futuro:

Tag:ext3, filesystem, leopard, Linux, Mac os x, ntfs, unix, zfs mac
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Gen 7 2008

Norton Antivirus per Mac Os X 10.5 Leopard: chi avrà il coraggio di installarlo?

Posted by Antonio Troise
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Virus per Mac Se qualche mese fa scrissi che, a volte, poteva essere utile installare un antivirus (ovviamente free) su sistemi operativi Linux, questa volta non mi trovo daccordo sulla possibilità di installare Norton Antivirus su un Mac. Infatti, nonostante recentemente Symantec abbia annunciato la versione 11 di Norton Antivirus compatibile con Leopard, credo che sia un errore acquistare questo software per il proprio Mac.

Quando usavo Norton su Windows notavo, rispetto a tanti altri antivirus free e non, un rallentamento generale del sistema; quando poi, si decideva di disinstallarlo, la maggior parte si rischiava di dover reinstallare Windows nuovamente! Certo, questi incidenti sono accaduti qualche release fa e forse oggi è meno invasivo, ma di quel che sono certo è che, a tutt’oggi, Norton, è molto esigente dal punto di vista di risorse di sistema. Recentemente ho anche avuto l’ebbrezza di usare un PC che aveva Norton Antivirus e devo dire è stata una esperienza davvero frustrante!
Navigando un po’ su Internet ho trovato in effetti, anche diverse persone che avevano problemi durante la disinstallazione di Norton Antivirus dal proprio Mac.

I motivi per installare un antivirus su Mac

Virus: Mac e PC La mia domanda quindi è: perchè appesantire il proprio agile sistema Mac se, anche senza Norton, si possono dormire sonni tranquilli sia dal punto di vista della stabilità del sistema operativo che dal punto di vista della sicurezza? Ma, soprattutto, per qualche motivo bisognerebbe installare un antivirus su un Mac?

Quel che è certo è che virus nati appositamente per il mondo Mac, hanno pochissima speranza di uscire vincitori, proprio per la struttura intrinseca del sistema operativo di un Mac, poiché alla base ha un core Unix e quindi tutto il gioco di permessi e diritti, lo mettono a ripari (a meno di gravi distrazioni dell’utente tali da regalare diritti amministrativi) da operazioni che vadano ad intaccare i file di sistema. Purtroppo, però, lo stesso non si può dire dei documenti presenti sul proprio Mac specie per per quelli multipiattaforma, che possono, almeno teoricamente, essere portatori di malware che poi si renderebbero attivi al passaggio su Windows.

I motivi, però, per installare un antivirus su Mac possono essere tanti e tutto dipende dall’uso che si fa del proprio personal computer. Quello che possono fare antivirus come quello della Symantec è di rilevare anche, e soprattutto, i virus per Pc, effettuando lo scan e la rimozione di virus da file downloadati dal web, scaricati tramite e-mail o scambiati tramite applicazioni di instant messaging. In tal modo si impedisce la trasmissione da Mac a Windows di malware.
Un altro motivo potrebbe essere l’installazione di Windows su piattaforme emulate come Parallels o Vmware Fusion oppure, forse anche più pericoloso, con Boot Camp. Infatti, chi è solito usare soluzioni virtualizzate, deve assolutamente installare un antivirus per Windows e, se non vuole che eventuali malware possano intaccare anche i propri documenti, anche sul proprio Mac. Inoltre, il mio consiglio è quello di non lasciare mai attive la condivisione automatica in scrittura, ma di abilitarla solo quando serve: infatti, in questa maniera, un virus avrebbe un bel ponte per passare da un sistema operativo all’altro.

Se invece usate Windows con Boot Camp, allora il pericolo potrebbe venire dalla condivisione dello stesso hard disk; infatti potrebbero esistere particolari virus che, anche se non potrebbero cancellare i file di Mac OS X (perché il volume è formattato con un file system HFS, illeggibile da Windows) potrebbero benissimo corrompere la tabella delle partizioni; il problema potrebbe essere anche più serio se su Windows viene installato un software come Macdrive 7 che permetterebbe con notevole semplicità la lettura dei file system per Mac. Nulla vieta, ovviamente, che in futuro possano nascere virus multipiattaforma Windows+Mac.

Per chi fosse realmente interessato, quindi, deve sapere che Norton Antivirus 11 per Mac, comprensivo di anno di abbonamento agli aggiornamenti antivirus, costa 49,95$. Tra le novità si segnala un nuovo sistema per la protezione da attacchi che passano da applicazioni connesse ad Internet, una nuova interfaccia e prestazioni superiori alle precedenti release. Inoltre, Norton Antivirus può essere guidato anche attraverso il terminale, dando agli utenti più esperti un potente strumento che permette di aggirare completamente l’interfaccia.

Le solide fondamenta di un sistema operativo con core unix

Security for Mac OS X Qualcuno asserisce che, se Apple aumenterà considerevolmente la sua quota di mercato o comunque diventerà più popolare, i pirati informatici potrebbero incrementare i loro sforzi per creare applicazioni malicius in grado di mettere in crisi la sicurezza del Mac OS X.
Peccato che a sostenere quella che ad alcuni può sembrare un’eresia è proprio la Symantec che, in un rapporto, ha affermato come la percepita invulnerabilità del sistema operativo di Apple sia destinata ad essere presto messa in discussione da un crescente numero di cyberattacchi e virus.
A questa tesi si affiancano anche coloro che pensano, che, visto che molti creatori di virus e hackers agiscono per gloria e per il proprio ego, non dovrebbe essere un grosso incentivo riuscire a creare un virus devastante per OS X, Linux o FreeBSD?

Se un sistema operativo ha fondamenta poco solide, tutti gli strati sovrastanti ne soffriranno. Questo è quello che succede a Microsoft oggi, e la situazione in cui verteva Apple alla fine del secolo scorso.
OS X è stato sviluppato da BSD e NeXT, costruito su basi che hanno oltre 20 anni, con il codice del sistema di base liberamente disponibile via download, ed ancora non si sono trovati virus devastanti per Mac OS X. Questo non è dovuto alle quote di mercato, ne a scarsa attenzione verso OS X da parte di virus writers e hackers, quanto piuttosto al codice ed agli sviluppi di OS X.
Questo non significa ovviamente che OS X è invulnerabile, ma solo che le fondamenta sono solide, così come lo sono anche quelle di Linux e quelle di tutti i sistemi operativi derivati da Unix.

In effetti, la piaga dei virus che assilla gli utenti Windows è anche uno dei motivi per i quali si sta aprendo una ricca opportunità di crescita nella nicchia del Mac: sempre più utenti Windows stufi di spyware, dialer e altre cose del genere fanno “switch” e passano a quella che pare una piattaforma-paradiso dal loro punto di vista: MacOsX.

Purtroppo, per molti, il senso di sicurezza di molti utenti Mac non basta e se non si vuole correre il rischio fare la figura dell’untore, ovvero, quello che propaga negli allegati della posta elettronica virus per Windows, il mio consiglio, allora, è di installarvi una soluzione gratuita ma potente come ClamXav, che è lo stesso antivirus in dotazione con Mac OS X Server. Infatti, il malware per Windows non funziona su Mac, ma se i file compromessi che arrivano per esempio attraverso una email vengono forwardati a un altro utente Pc, il Mac assume il ruolo di “untore”, di portatore sano dell’infezione.

Se volete approfondire l’argomento, qui troverete una tabella comparativa dei più importanti software antivirus per Mac (mancano all’appello, però, Sophos e McAfee).

I malware per Mac

Di primi virus per Mac e poi smentiti, se ne ricordano pochi. Tra questi OSX/Leap.A o OSX/Oomp, oppure Mac/Amphimix-A il primo Trojan MP3 o il recente OSX.Exploit.Meta.Data.B.

Intanto, però, gli utenti Mac si possono crogiolare sulle cifre che fornisce Apple:

Alla fine del 2005, si calcolavano 114.000 virus noti per PC. Nel solo marzo 2006, sono state individuate 850 nuove minacce per Windows. E zero per Mac. Benché nessun computer connesso a Internet sia immune al 100% dagli attacchi, Mac OS X ha aiutato i Mac a mantenere un ottimo stato di salute grazie alle superiori fondamenta UNIX e alle funzionalità dedicate alla sicurezza che vanno ben oltre quelle adottate per i PC. Quando acquistate un Mac, solo il vostro entusiasmo sarà contagioso

Tag:antivirus, Apple, leopard, Linux, mac, Mac os x, malware, virus, Windows
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Dic 18 2007

Come agire quando il Mac si blocca: quale è l’equivalente del Ctrl+Alt+Canc di Windows su Mac e come killare la Dashboard quando si blocca

Posted by Antonio Troise
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Diciamoci la verità, sin da piccoli, tutti gli utenti Dos e poi Windows, dalla versione 3.11, passando per il 95, 98 e l’XP, ha sempre avuto chiaro in mente che per risolvere i problemi su Windows esisteva una parola magica che, se la si eseguiva nella giusta sequenza, avrebbe quasi sempre (il quasi è d’obbligo) risolto i nostri misteriosi blocchi di applicativo. Come un Abracadabra, un Sim Sala’ Bin, un Apriti Sesamo o un potente anatema come Avada Kedavra di Harry Potter (per restare ai tempi nostri), bastava dire (chi non lo ha mai detto mentre si batteva sui tasti?) e digitare “Ctrl Alt Canc” per vedere comparire la lista dei processi attivi sulla nostra macchina Windows e aver così la possibilità di killarne qualcuno o, quando proprio non se ne poteva fare a meno, di riavviare il PC.
Devo dire che, per mia esperienza, di solito i problemi non erano mai così semplici e il metodo più veloce era quello di usare il tastino di riavvio del proprio cabinet. Quando poi è stato eliminato quel tasto tanto utile, sono passato allo spegnimento brutale della macchina tenendo premuto per quasi 5 secondi il tasto di accensione del PC. Insomma, bei ricordi quelli in cui bisognava lottare quotidianamente con Windows, virus, malware etc.

Quale è l’equivalente del Ctrl+Alt+Canc di Windows su Mac?

Da quando ho il Mac, invece, questo genere di problemi me li sono quasi dimenticati. Eh si, anche qui, il quasi è purtroppo d’obbligo poiché il Mac non è una macchina perfetta e talvolta, anche se molto raramente, tende a bloccarsi! E quando questo accade, specie per chi, come me, è passato da poco su questo nuovo sistema operativo, il panico è in agguato perché la parola magica Ctrl+Alt+Canc su Mac non funziona e l’unica cosa che viene in mente è quella di spegnere brutalmente il Mac tenendo premuto il tasto di accensione!
Ma esiste allora un comando analogo? Certamente esiste, ma è poco documentato, probabilmente perché viene usato raramente. L’equivalente del Ctrl+Alt+Canc su Mac è:

Opzione + Comando + Esc
o, per chi ha ancora una vecchia tastiera,
Mela + Alt + Esc

Come vedete, mentre su Windows occorrono due mani per lanciare la combinazione di tasti Ctrl+Alt+Canc, sul Mac, in teoria, è sufficiente una mano sola (anche se bisogna un po’ contorcersi).

Il risultato di questa combinazione di tasti sarà la comparsa di una maschera analoga alla seguente dalla quale sarà possibile selezionare l’applicazione da chiudere.

Chiusura forzata applicazioni

Ma questo non è l’unico modo: se si blocca una applicazione è possibile fare click col tasto destro del mouse (o Ctrl+Click nel caso usiate il touchpad) sull’icona attiva che compare in basso sul Dock e selezionare “Uscita forzata“. Questo, se il sistema operativo si accorge che l’applicazione non risponde. Altrimenti, basterà tenere premuto anche il tasto “Alt” insieme al click col tasto destro del mouse per vedere visualizzata la voce di uscita forzata.

Un ultimo metodo, infine, consiste nell’avviare Monitoraggio Attività (da Applicazioni/Utility oppure è possibile lanciarlo più celermente se si a installato l’ultima versione del Widget per Dashboard iStat Pro 4.5) e dalla maschera sarà possibile chiudere il processo relativo all’applicazione bloccata.

Monitoraggio Attività
Cosa fare quando si blocca la Dashboard

La Dashboard è un’interfaccia che gestisce i “widget”, cioè una serie di mini-applicazioni per consultare, con un semplice clic dalla Scrivania, previsioni del tempo, cercare numeri di telefono, fare calcoli, trovare definizioni sui dizionari e molto altro ancora tutto. A volte, però, qualche widget, perché magari programmato male, può bloccare tutta la Dashboard e sebbene il resto del computer funzioni perfettamente (infatti la dashboard è stata creata in maniera da essere distinta e separata dal resto del Mac), non si riesce più ad uscire dalla Dashboard. Addirittura si arriva al caso limite che tutti gli altri widget funzionano regolarmente tranne quello incriminato che rende impossibile uscire da questo ambiente!
Purtroppo, in questi casi anche se si lancia Mela + Alt + Esc è impossibile killare il processo correlato al widget o, addirittura, alla stessa Dashboard.

StopDashboard Widget La soluzione è dove meno ce la aspetteremmo: in un widget da installare nella nostra Dashboard! Si chiama StopDashboard Widget e ci permetterà di killare l’intera Dashboard in un istante! In pratica, quello che fa questo widget è killare il Dock (poiché la Dashboard è figlia del Dock) dopodiché MacOSX si preoccuperà, automaticamente di restartarlo ma senza far partire la Dashboard (un po’ come quando si accende un mac, la Dashboard non è attiva). Se preferite potrete attivarla (dopodiché rimarrà residente in memoria fino al successivo riavvio o spegnimento del Mac) premendo il tasto F12 o cliccando sulla relativa icona del Dock (nel caso usiate Leopard).
Ovviamente, come avrete intuito, questo widget è utile anche nel caso volete liberare un po’ di memoria Ram dal vostro sistema, visto che, se si attivano molto widget, possibile raggiugere facilmente qualche centinaio di megabyte utilizzati.

Tag:dashboard, leopard, mac, Mac os x, Windows
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Dic 5 2007

Windows Vista, qualsiasi sia la sua configurazione, è sempre nettamente più lento di Windows XP

Posted by Antonio Troise
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Vista vs XP Se Mac OS X 10.5 Leopard velocizza le macchine su cui viene installato rispetto a quando avevano installato Tiger, la stessa cosa non si può dire accada con Windows Vista rispetto a Windows XP. Infatti, secondo molti test, realizzati con diverse configurazioni, Windows Vista è sempre nettamente più lento di Windows XP.
Sarà forse anche per questi motivi che Windows Vista è considerato, secondo la classica di Crave.Cnet, tra i dieci prodotti tecnologici peggiori al mondo ed è in grado, inoltre, di preoccupare i professionisti dell’It tanto che il 44% sta considerando alternative (e Mac OS X è la prima fra tutte)?

Ma vediamo cosa dicono i benchmark.

Tag:benchmark, leopard, mac, Mac os x, Windows, windows-vista, windows-xp
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Nov 29 2007

Su Mac OS X Leopard se si sposta una cartella su un percorso dove ne risiede un’altra con lo stesso nome, vengono persi tutti i dati di quest’ultima. Su Windows invece vengono solo aggiunti! Bug o strano comportamento di Leopard?

Posted by Antonio Troise
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Ieri sera mi ha chiamato Davide un po’ perplesso perché, mentre sistemava i suoi file, si era trovato a dover spostare una directory con il nome “Installazioni” presente sul disco del suo portatile, verso il percorso di un disco esterno dove risiedeva una directory con lo stesso nome “Installazioni” (e in cui risiedevano diversi gigabyte di file). Ebbene, forte della sua decennale esperienza su Windows non ha lontanamente pensato che questo evento potesse essere catastrofico. E così è stato perché dopo aver spostato la cartella sul disco esterno, si è ritrovato la cartella Installazioni completamente svuotata dal suo precedente contenuto (diversi gigabyte di dati, ve lo ricordo) e si è trovato solo quei pochi file che aveva spostato.

Insomma sarà un comportamento normale su un qualunque sistema Unix che usa il comando ‘mv’, ma per tutti i nuovi mac-user che provengono dal mondo Windows, questo comportamento è assolutamente imprevedibile. La soluzione più semplice è quella di entrare nella cartella e fare il drag-and-drop del contenuto: in questo caso il comportamento è identico che in altri sistemi operativi. Ma ora mi chiedo: quanti di voi erano a conoscenza di questo strano comportamento del Mac?

Nella speranza di evitare che qualcun altro commetta lo stesso errore ho deciso, quindi, di segnalare questo presunto bug poiché io, francamente, non ne ero a conoscenza e per farlo ho sperimentato lo spostamento di una directory su Mac OS X 10.5 Leopard e su Windows XP che e ho qui di seguito documentato.

Tag:bug, leopard, mac, Mac os x, Windows
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