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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Dic 3 2008

Esperienza personale sulla riduzione delle prestazioni di un portatile alimentato dalla sola batteria e i casi limite di laptop Apple e Asus più lenti se usati senza batteria

Posted by Antonio Troise
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Dual Core Processor Forse non tutti sanno che molti notebook di ultima generazione lavorano diversamente a seconda se sono collegati ad una fonte di alimentazione esterna oppure se sono alimentati solamente dalla batteria. In effetti, il principio non era noto nei dettagli neanche a me. Ho sempre pensato che l’unica limitazione (perlomeno quelle visibili) su un portatile non collegato alla presa di corrente, fosse un semplice abbassamento automatico della luminosità dello schermo (che comunque può essere ripristinata manualmente). In realtà, anche grazie all’adozione dei processori multicore, molti portatili anche di fascia alta, tendono a limitare la potenza dei processori, e ciò avviene o spegnendo un core (un processore) oppure limitando la potenza totale della CPU (non so se avvenga lo stesso anche per la scheda grafica integrata o no). Il tutto per salvaguardare la durata della batteria. Questo cosa comporta, però? Come potete intuire le prestazioni del vostro fiammante computer dualcore si ridurrano drasticamente, e se usate applicazioni molto pesanti che magari richiedono una notevole elaborazione di dati o anche un sofisticato rendering 3D, ecco che, oltre a far scendere la durata della batteria, si ridurranno anche le prestazioni per far eseguire quelle applicazioni, col risultato che potrebbero, nei casi limite, girare anche più lentamente del normale. Ovviamente, parlo di casi limite, poiché spesso, quando un portatile è scollegato dalla presa di alimentazione, se si vuole far partire, per esempio, un gioco, si tende a collegarlo velocemente ad una alimentazione esterna poiché si è consci che la durata della batteria potrebbe calare bruscamente. In tal modo, però, oltre ad assicurare una alimentazione costante e duratura, si aumenteranno le prestazioni del portatile, tanto che difficilmente riuscirete ad accorgervi della differenza, anche perché i processori più moderni sono molto veloci per la maggior parte delle applicazioni che un utente medio può lanciare (ovviamente con le dovute eccezioni).

La mia esperienza

Ventola Io normalmente effettuo sempre un ciclo completo di carica e scarica della batteria, nel tentativo di farle avere un ciclo di vita il più lungo possibile, e, se in media ci impiega dalle 3 alle 4 ore a scaricarsi completamente, è anche vero che in questo arco di tempo, solitamente non stresso mai il mio portatile con elaborazioni grafiche o computazionali pesanti, tanto che non mi sono mai accorto della differenza. Questo fino a ieri sera, quando, stavo guardando alcuni video su Youtube. Fino a quando ero con la alimentazione scollegata e usavo solamente la batteria del mio Macbook Pro, tutto proseguiva senza problemi. Ma quando, oramai al limite di carica, ho deciso di collegare il mio portatile alla corrente, ecco che nel giro di un paio di minuti le due ventole di raffreddamento hanno alzato il numero di giri, tanto da sfiorare quasi i 6.000 rpm ciascuna, con un evidente aumento di rumore (solo un sibilo leggero ma comunque udibile). Ho provato quindi a scollegare l’alimentazione per vedere come si comportava il sistema di raffreddamento e, nel giro di pochi minuti (il tempo di riportare la temperatura sui valori standard), le ventole hanno ridotto sensibilmente il numero di giri fino ad arrivare ad un ragionevole valore di 2.000 rpm, con conseguente riduzione del rumore. Ma, non appena ho ricollegato l’alimentazione esterna, il numero di giri delle ventole si è riportato nuovamente verso i 6.000.

Sebbene possa sembrare un controsenso, credo che questa sia la dimostrazione che il mio Macbook Pro, come tanti altri portatili, ha effettuato una riduzione delle prestazioni in assenza di una alimentazione esterna. Infatti, senza l’alimentazione esterna, il mio portatile, al fine di risparmiare ulteriormente la carica della batteria, ha abbassato la luminosità dello schermo (ma questo è un settaggio che si può anche variare) e ha ridotto le prestazioni del mio Mac facendolo funzionare con un solo core e, magari, siccome ha anche una scheda grafica separata, riducendo le prestazioni della stessa. In tal modo, quando il portatile lavorava solo con la batteria, per visualizzare il video in flash, usava meno risorse di non quando era anche collegato all’alimentazione. In quest’ultimo caso, infatti, la temperatura si sarebbe alzata maggiormente (arrivando anche a quasi 60°) e le ventole hanno iniziato ad alzare il loro numero di giri per raffreddare il sistema.

Ovviamente, questo fenomeno di surriscaldamento, non accade tutte le volte che vedo un video su Youtube, ma è accaduto ieri e non accadeva da parecchi mesi. Infatti, occorre considerare diversi parametri che possono concorrere all’aumento di temperatura interna di un portatile: tra questi non posso non enumerare, la temperatura ambientale di partenza e la superficie sulla quale il computer è appoggiato (potrebbe spesso fare la differenza, specie in relazione con la posizione dei buchi di aerazione).
Purtroppo, ieri, non ho potuto fare ulteriori test, e oggi ho solo voluto riportare questa mia esperienza, magari per sentire anche i vostri commenti a riguardo.

Il caso limite di riduzione delle prestazioni in assenza di batteria: i casi Apple e Asus

A conferma della riduzione delle prestazioni dei portatili, vi è anche la recente notizia secondo cui, nei nuovi Macbook, quando sono collegati all’elettricità ma sono anche sprovvisti di batteria, il processore viene limitato di circa un 30%-40% della sua potenza totale, costringendo l’utente a dover per forza collegare la batteria, riducendo la longevità della stessa, per non vedersi ridotte drasticamente le capacità del MacBook. Effettuando il test CINEBENCH R10 il MacBook Pro 2.53 GHz da un punteggio di 5549 scende a 3504; la differenza è tale da poter concludere che solo il 63% della potenza di calcolo reale viene utilizzata (quando il sistema è collegato alla rete elettrica).
La caratteristica è inusuale a molti produttori di PC, che spesso si impegnano nella pratica comune di limitare il processore nel caso il sistema fosse collegato solo alla batteria per estenderne la durata operativa: in pratica, l’esatto opposto.
Da parte sua, la Apple ha dichiarato ufficialmente che limiterebbe il processore per evitare improvvisi spegnimenti del MacBook Pro dovuti ad un imprevisto aumento della richiesta d’energia. Se Mac Os X e le applicazioni in esecuzione richiedessero più energia elettrica di quella fornita dalla presa, il portatile potrebbe spegnersi improvvisamente con la perdita del vostro lavoro; questo non avverrebbe se la batteria è inserita.

Ma la Apple non è l’unica che si comporta in questo modo; la rete è piena di persone che notano abbassamenti considerevoli di prestazioni dei propri portatili in assenza di batteria; come questo possessore di un computer Asus V6J con core duo T2500 che ha notato che se lo si utilizza con l’alimentazione da rete e senza batteria il processore rimane “bloccato” nello stato di funzionamento a 900 MHz, indipendentemente dal carico di lavoro. L’assistenza centrale di Taiwan, gli ha risposto che il notebook è stato volutamente progettato in modo che lavorasse a pieno regime solo con la batteria collegata!

Tag:Apple, benchmark, dual core, laptop, macbook, portatile, rpm, rumore, temperatura, ventola
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Ott 17 2008

Diremo presto addio al Firewire? Perché Apple ha abbandonato questo standard e i 4 principali problemi che incontreranno i possessori dei nuovi Macbook

Posted by Antonio Troise
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Che uno standard venga soppiantato da un altro per via del fatto che diventi obsoleto, magari perché meno veloce (come accadde tra l’USB 1.1 e USB 2.0), è un fatto normale in tecnologia. Un po’ meno, anche se è accaduto più spesso di quanto uno si aspetterebbe, che uno standard migliore venga soppiantato da uno che è tecnologicamente inferiore ma molto più diffuso (come accadde tra VHS e Betamax). Ancor meno che una società, come Apple, che ha da sempre sponsorizzato lo standard Firewire, decida ad un tratto di non renderlo più presente nei suoi Macbook e nel LED Cinema Display da 24″ (che ha solo un hub USB), sostituendolo con il più diffuso USB, e lasciandolo, nella sua versione a 800 MB/s (visto che con un semplice adattatore si possono interfacciare dispositivi FW400 con un ingresso FW800), solo nella fascia più professionale dei portatili.
In realtà, non è la prima volta che Apple abbandona le Firewire nei suoi prodotti consumer: è accaduto, infatti, che con gli iPod di 5° generazione la porta Firewire è stata sostituita da una USB, ma il motivo principale era che si doveva rendere il lettore musicale compatibile con tutti i PC Windows (che solitamente era senza porta Firewire), visto che inizialmente l’iPod era nato solo per piattaforma Mac.

Firewire 400 to Firewire 800

La scomparsa della Firewire 400 nella fascia più economica dei laptop Apple, ha creato discussioni a non finire sul web e tutti si chiedono perché la società di Cupertino non abbia abbandonato solamente il vecchio Firewire 400 lasciando almeno un ingresso Firewire 800.

Ma, prima di analizzare nel dettaglio gli eventi, sarà bene fare un breve excursus sulle origini del Firewire, per poi passare ad analizzare i 4 principali problemi che incontreranno coloro che compreranno il nuovo Macbook, fino ad arrivare alle ipotesi finali sul perché Apple si sia comportata in questo modo.

Le origini del Firewire

La tecnologia di connessione ad alta velocità IEEE 1394 è stata creata da Apple nel 1995 e introdotta nel mondo informatico il 13 settembre 2000 sui portatili di fascia consumer con la FireWire 400. Questo nuovo standard portava al pubblico la facilità del montaggio video grazie al primo iMovie, quando ancora sulla maggioranza dei Pc nemmeno era considerata l’USB e l’unica alternativa per avere connessioni veloci era usare le catene SCSI (ma che avevano il grande svantaggio di non poter essere collegate a caldo).

Nonostante sulla carta l’USB 2.0 fosse leggermente più veloce (480 Mb/s contro 400 MB/s), nella pratica Firewire è sempre stato superiore all’USB 2.0 nel trasferimento dati grazie alla sua robustezza e alla sua banda dati passante notevolmente più ampia. Inoltre, grazie al fatto di poter garantire una velocità costante nella trasmissione del flusso video e, più in generale, di grandi quantità di dati, fu scelto come standard de facto per le videocamere in Digital Video (DV).

Problema 1: Nessun supporto per i dischi esterni Firewire

L’assenza della Firewire limita le scelte di chi, come me, possiede già dischi esterni Firewire visto che, al momento, non esistono in commercio adattatori per passare da un formato USB ad uno Firewire, rendendo di fatto inutilizzabili questi hard disk esterni, a meno che non si abbia anche un doppio ingresso USB come certi previdenti produttori hanno previsto.

Drive Firewire

Problema 2: Supporto parziale delle videocamere USB AVCHD

Ad oggi, l’ultima versione di iMovie 08 supporta anche l’acquisizione video da USB 2.0 delle videocamere AVCHD, anche se, come ho potuto constatare spesso, i formati video non sono ancora del tutto gestiti correttamente! Indubbiamente le telecamere AVCHD sono molto più pratiche di quelle DV o miniDV, poiché sono in grado di effettuare una registrazione tapeless, ovvero non sequenziale su nastro, ma direttamente come file. Dovendo, quindi, trasferire un file e non un flusso video, è facile intuire che, non è più necessario disporre di una velocità costante nella trasmissione del flusso video, e quindi può essere usato lo standard USB al posto di quello Firewire.

Fireware DV video editing

Però, io credo, che finché i Mac non gestiranno correttamente tutte le telecamere AVCHD, allora la scelta di abolire la connessione Firewire non ha senso. Se è vero che l’utente non professionale tende a scegliere un portatile entry level come un Macbook al posto di un Macbook Pro, è anche vero che, con lo stesso ragionamento, si suppone che possa scegliere anche una telecamera AVCHD al posto di una DV poiché, anche se sono più compatte e registrano direttamente su disco fisso, la loro qualità è nettamente inferiore, tanto da non essere ritenute accettabili da una buona parte dell’utenza che fa un uso minimamente intensivo del video. Infatti la maggior parte di queste telecamere, ad eccezione di quelle in alta definizione (anche se, comunque, alcune sono ancora legate al Firewire), registrano in MPEG2, e su uno schermo a 32” vi assicuro che la differenza si vede nettamente.

La questione quindi è: che senso ha eliminare uno standard (DV: Firewire) se prima non si risolvono i problemi di compatibilità con l’altro formato (AVCHD: USB)?

Leggendo le varie discussioni sparse per la rete, uno dei principali motivi di contestazione è nel fatto che chi ha intenzione di fare video digitale usando formati che consentono una post lavorazione (non necessariamente professionale, come il DV non compresso), non trova più una risposta nel MacBook.

La mia esperienza diretta mi ha portato a combattere spesso con le telecamere USB. Io ho una Sony Handycam con Hard Disk da 30GB e nativamente iMovie e Quicktime non leggono il formato video della mia telecamera (solo VLC, al solito, vi riesce e iDive, un ottimo catalogatore di video digitale che non ha, però, niente a che vedere con lo stato dell’arte di iTunes e iPhoto). Il problema, quindi, è che non sono mai riuscito a montare video proveniente dalla mia telecamera AVCHD semplicemente importandolo da iMovie, bensì deve sempre prima effettuare una preventiva conversione in MOV con ffmpegX, con la conseguente perdita di tempo (almeno paio d’ore). Tutto questo, invece, non accadeva, quando usavo la mia vecchia, ma qualitativamente migliore, telecamera Mini-DV.

Problema 3: Schede audio Firewire

Il problema, in ogni caso, rimane per le schede audio: da quelle economiche a quelle professionali, la connessione avviene via Firewire, proprio perché consente un flusso dati costante e una banda notevole. Solo su quelle Firewire è, infatti, garantita la registrazione multitraccia, mentre su quelle USB spesso non viene supportata.

Audio Firewire

Su molti siti dedicati alla musica, il consiglio diventa di acquistare il modello entry level fintanto che sarà disponibile. I musicisti, infatti, soffrono particolarmente della mancanza di questo tipo di connessione poiché molte apparecchiature audio di livello professionale si interfacciano solo attraverso Firewire, e un aggiornamento del portatile significherebbe di fatto vanificare migliaia di euro di investimento.

Problema 4: Firewire Target Disk Mode

Un quarto argomento tirato in ballo quando si parlava dei problemi che si incontravano dal momento in cui si è eliminata la porta Firewire sui portatili entry level, è quello relativo all’impossibilità di usare il Firewire Target Disk Mode, ovvero la modalità con cui qualunque Mac viene temporaneamente trasformato in un semplice hard disk esterno per trasferire facilmente file, se il computer è collegato via Firewire ad un altro e all’avvio premiamo il tasto T sulla tastiera.

Firewire Target Disk Mode

Indispensabile per le assistenze tecniche, questa funzione è anche parte del processo che Apple consiglia per migrare da un Mac ad un altro Mac i proprio documenti e le proprie preferenze. In qualche forum si legge di amministratori di sistema che si dichiarano pronti a passare a PC a fronte dell’impossibilità di usare il target mode: “visto che si deve spendere del tempo, tanto vale spenderlo per passare da Mac a PC e si spende meno“.

E’ notizia di oggi, però, che, per supplire alla mancanza di porta Firewire e dare comunque la possibilità di migrare applicazioni e dati da un Mac all’altro, il sistema operativo dei MacBook di nuova generazione è stato aggiornato con il Migration Assistant via Ethernet, dando accesso a questa funzione via ethernet e via wireless, anche se la cosa è sconsigliabile per questioni di stabilità e velocità.
Quel che l’aggiornamento non è in grado di fare è abilitare l’uso del Target Mode; Apple non ha aggiornato questa interessante funzione per renderla utilizzabile via USB.

Firewire Target Disk Mode

Vedere sparire questa peculiarità unica del mondo Mac e che contribuiva a renderlo sostanzialmente diverso da un comune PC, è un vero peccato, anche perché non esiste un equivalente di tale tecnologia nelle specifiche dell’USB. Ciò significa che per tutti coloro che acquisteranno un portatile Macbook, d’ora in avanti i dati andranno trasferiti solamente tramite network o da un backup esistente.

Le ipotesi per spiegare la mossa di Apple

C’è chi teorizza che, probabilmente Apple, togliendo la Firewire dalle macchine entry level, abbia cercato di spingere i professionisti del video e dell’audio ad acquistare solo i MacBook Pro con la scusa che hanno schede video e software (FinalCut) più adatti al loro scopo. Ciò farebbe pensare, quindi, che Apple abbia pensato che i “dilettanti”, invece, dovrebbe accontentarsi solamente della connessione USB ed iMovie, da collegare con la crescente pletora di telecamere Usb, lasciando ai professionisti le porte Firewire per l’audio e il video, creando un marcato segno distintivo del target consumer.

Macbook Firewire

Altri, invece, non credendo che un ingresso in più o in meno possa stravolgere il design di un prodotto, probabilmente l’ipotesi più plausibile è che forse si è voluto distinguere maggiormente, il Macbook dal Macbook Pro che, ad eccezione delle dimensioni dello schermo, della scheda grafica (integrata e non) e dal processore (più o meno veloce), sembrano del tutto uguali!

Conclusioni

In definitiva, quindi, al momento chi vuole a tutti i costi un Macbook con Firewire ma pensa che i Pro siano troppo costosi, è rimasto solamente il vecchio MacBook bianco con case in plastica, che oltre ad avere la porta Firewire, è anche dotato di masterizzatore DVD al costo di appena solo 949 euro. Certamente la scheda grafica integrata Intel è meno veloce di quella nuova della nVidia (e ciò potrà risentirne il montaggio video), ma almeno si potrà disporre di una comoda stazione portatile per il video alla portata di tutte le tasche.

UPDATE: Sulla rete sta iniziando a circolare, per i più nostalgici, questo video ripreso durante l’evento Mac di inizio anno 1999. Nel filmato Steve Jobs presenta al pubblico il Firewire con queste parole:

“Che cos’è il FireWire? Pensate al FireWire come ad un USB, ma piuttosto che veicolare 12 megabits-per-secondo riesce a raggiungere la ragguardevole velocità di 400 megabits-per-secondo,” dice Jobs. “Ed è già uno standard di fatto.“

UPDATE 2: Da Les Numériques arriva una notizia interessante: a giudicare dai test comparativi condotti, la porta USB 2.0 dei nuovi MacBook Pro ha finalmente prestazioni paragonabili alla FireWire, proprio quando la FireWire sparisce di circolazione.
Le performance dell’USB sono da sempre la spina nel fianco di ogni mac user; è infatti risaputo che a parità di Mac e disco esterno USB, un semplice trasferimento file avviene più velocemente se eseguito sotto Boot Camp e Windows che sotto OS X. Ora però assistiamo ad un netto miglioramento della bontà dei driver USB su Mac. Un disco rigido esterno a doppia interfaccia USB e FireWire ha prodotto infatti una velocità di circa 20 MB/s e 30 MB/s rispettivamente in scrittura e lettura, a prescindere dalla porta usata per i test, con risultati migliori persino rispetto al Pc Windows usato per le prove.
E’ un bene sapere che finalmente l’USB ha prestazioni di tutto rispetto, ed è una gradita sorpresa constatare che i nuovi Mac siano in grado di sostenere alte velocità di trasferimento e bassi tempi di accesso, ora che la FireWire si appresta a diventare un ricordo del passato.

Tag:Apple, AVCHD, drive_usb, dv, firewire, iPod, laptop, mac, macbook, macbook pro, mpeg2, nvidia, sony, Tecnologia, telecamere, usb, usb-2.0
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Mag 16 2008

Perché le 2 porte USB dei Macbook e Macbook Pro sono alimentate diversamente e quale scegliere per far funzionare correttamente alcuni hard disk portatili

Posted by Antonio Troise
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Non ci avevo mai fatto caso fino a quando non ho comprato un hard disk portatile da 2,5” USB 2.0 autoalimentato da 250 GB. Fino a quel momento avevo sempre collegato a una qualsiasi porta USB del mio Macbook Pro un hard disk da 160 GB e uno da 60 GB e non avevo avuto alcun problema: qualsiasi fosse stata la sua formattazione, riuscivo ad alimentare e a leggere/scrivere sull’hard disk portatile semplicemente collegandolo ad una qualsiasi delle due porte USB 2.0 del mio laptop (anche se non era collegato direttamente ad una presa di corrente).

Ma dopo l’acquisto di un hard disk da 250 GB le cose sono cambiate e ho iniziato ad avere qualche problema di funzionamento: se inizialmente pensavo ad un difetto di fabbricazione del dispositivo di memorizzazione, poi ho iniziato ad individuare una costante nel suo comportamento. Normalmente sono solito collegare un mouse USB sulla porta posizionata a destra del mio Macbook Pro, e quindi, tutti i dispositivi di archiviazione, se non sono firewire, li devo per forza di cose collegare alla porta USB posizionata alla sinistra del mio portatile. Ma quando ho iniziato a collegare a questa stessa porta, il nuovo hard disk da 250 GB, ho cominciato ad avere i primi problemi: il led di alimentazione si accendeva ma si udiva il caratteristico Clak-Clak tipico di una alimentazione insufficiente, come se la testina non riuscisse a spostarsi correttamente sul disco, e, ovviamente, la periferica non veniva montata da Mac OS X.

Il bello era che, quando spostavo il mio nuovo dispositivo di storage dalla porta USB 2.0 sinistra del mio Macbook Pro a quella di destra, non avevo alcun problema e l’hard disk riprendeva a funzionare correttamente.
La prova del nove l’ho avuta quando, spostandolo sulla porta sinistra, e collegandolo con un cavo con doppia USB (di quelli, cioè, che prendono l’alimentazione da due porte USB), l’hard disk riprendeva a funzionare anche sulla porta di sinistra: peccato che questa soluzione è alquanto scomoda poiché mi occupa entrambe le porte USB!

E’ stato così che ho capito che non tutte e due le porte USB 2 presenti sui MacBook sono uguali!

Devo dire che, di solito, i problemi di scarsa alimentazione si verificavano quando si usavano le vecchie porte USB 1.1 (che quindi avevano bisogno di utilizzare una fonte aggiuntiva) mentre con le porte USB 2.0 non mi era mai capitato.

A conferma delle mie ipotesi è venuto anche un articolo del giornalista del mondo Mac, Andy Ihnatko, che ha rivelato la scoperta della stranezza nella puntata 88 di MacBreak Weekly. Ma sono state molte le segnalazioni di utenti Mac con questo genere di problemi.

Da alcune prove fatte con il mio Macbook Pro e da quelle fatte da setteB su un Macbook, sembra, quindi, che Apple abbia creato una porta USB 2 “diretta” ed una USB 2 “condivisa”. Il risultato è che, finché i dispositivi USB collegati non hanno bisogno di una tensione troppo elevata, le porte sono perfettamente uguali e funzionanti. Ma nel momento in cui avrete bisogno di una tensione un po’ più superiore alla norma (e probabilmente gli hard disk portatili da 250 Gb e 320 GB rientrano in questa categoria), allora potrete usare una sola porta USB!

Ma ecco nel dettaglio (grazie all’ausilio del System Profiler) per il Macbook e il Macbook Pro, quali porte usare per dispositivi USB che richiedono tensioni di alimentazioni superiori alla norma.

Le differenti alimentazioni delle porte USB 2.0 del Macbook
Macbook

Se avete un Macbook e avete qualche accessorio USB non ben funzionante (hard disk, pen drive, microfoni USB o anche iPod) dovete avere cura di preferire sempre la porta B e non la A, visto che questo che potrebbe non fornire tutta l’alimentazione necessaria.

Macbook Ports

La cosa interessante è che sui laptop della generazione “precedente”, come il compatto PowerBook da 12 pollici, questo non accadeva, ed entrambe le porte USB 2 risultavano indipendenti.

Nel caso, quindi, avete un Macbook, è possibile verificare le affermazioni precedenti semplicemente collegando un mouse USB sulla porta A e aprire System Profiler per rendersi conto che il dispositivo condivide il bus USB con la tastiera e il trackpad

Macbook System Profiler A

mentre ciò non accade (ed il mouse risulta come dispositivo indipendente) se lo colleghiamo alla porta B.

Macbook System Profiler B
Le differenti alimentazioni delle porte USB 2.0 del Macbook Pro
Macbook Pro

Se avete un Macbook Pro e avete qualche accessorio USB non ben funzionante (hard disk, pen drive, microfoni USB o anche iPod) dovete avere cura di preferire sempre la porta B (ovvero quella posta ala vostra destra) e non la A (ovvero quella posta alla vostra sinistra), visto che questo potrebbe non fornire tutta l’alimentazione necessaria.

Macbook Pro Ports

Anche in questo caso, se avete un Macbook Pro, è possibile verificare le affermazioni precedenti semplicemente collegando un mouse USB sulla porta A e aprire System Profiler per rendersi conto che il dispositivo condivide il bus USB con il Bluetooth USB Host Controller (e non, come avveniva con il Macbook, con la tastiera e il trackpad).

Macbook Pro System Profiler A

mentre ciò non accade (ed il mouse risulta come dispositivo indipendente) se lo colleghiamo alla porta B.

Macbook Pro System Profiler B
Tag:alimentazione, Apple, drive_usb, hard-disk, iPod, laptop, mac, Mac os x, macbook, macbook pro, mouse, portatile, storage, trackpad, Tutorial, usb, usb-2.0
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Mag 17 2007

Apple e Microsoft: problemi con le batterie dei portatili. La soluzione di Intel con un autonomia di 24 ore

Posted by Antonio Troise
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Apple e Microsoft sono due aziende leader rivali ma con un problema in comune: la durata delle batterie dei portatili.
Iniziamo con ordine.
Microsoft
Quando Microsoft iniziò a pubblicizzare il suo innovativo sistema operativo Windows Vista, tra i suoi punti di forza vi sarebbe stata, senza ombra di dubbio, una una migliorata gestione del risparmio energetico per tutti i dispositivi portatili. Nonostante ciò sembra che negli ultimi tempi, si moltiplichino le proteste di utenti di Windows Vista che si lamentano del fatto che le batterie dei laptop equipaggiati con il nuovo sistema operativo di Microsoft durino molto poco. Questo, però, non avviene se si utilizza il motore grafico Aero, che è il primo tra i processi che consumano più batteria.
Il colmo è che coloro che hanno speso una grande quantità di denaro per comprare portatili molto potenti proprio per ottenere il massimo delle prestazioni da Vista, per preservare la durata della batteria sono costretti ad abbassare le prestazioni grafiche, utilizzando così una versione di Vista equivalente a quella Basic.

La tesi di molti è che Windows 98 consumasse meno di XP e quest’ultimo consumi meno di Vista. In altre parole, l’evoluzione di Windows si accompagnerebbe ad una costante crescita del suo fabbisogno energetico, e questo indipendentemente dalla parallela evoluzione dell’hardware.

Il problema, già riconosciuto da diversi produttori di PC portatili, ha ora spinto HP ad integrare sui laptop con Vista una propria utility per il risparmio energetico. Bypassando le configurazioni predefinite di Windows Vista, il tool di HP mette a disposizione degli utenti profili energetici più aggressivi di quelli forniti da Microsoft: nella modalità power saver, ad esempio, il programma si preoccupa di disattivare anche l’interfaccia grafica avanzata Aero, accusata da più parti di essere tra i maggiori responsabili del dispendio energetico di Vista.
Microsoft, ha comunque promesso nel nel primo Service Pack di Windows Vista, atteso entro la fine dell’anno, porterà con sé ulteriori migliorie al sistema di power management.

Apple
Apple ha reso noto che le batterie incluse nei suoi computer portatili di MacBook e MacBook Pro venduti tra il febbraio 2006 e l’aprile 2007, potrebbero dare problemi di funzionamento, quali il mancato riconoscimento della batteria da parte del sistema o un’autonomia visibilmente ridotta.

Per risolvere i problemi di natura software, Apple ha messo a disposizione dei suoi utenti un aggiornamento che può essere scaricato attraverso la funzione Aggiornamento automatico oppure manualmente da qui. Se dopo l’installazione dell’update l’utente dovesse continuare a sperimentare problemi, Apple garantisce la sostituzione gratuita della batteria difettosa.

In effetti sembrerebbe che alcune partite di batterie non si ricaricherebbero a dovere e per far fronte a questo problema è stato approntato un software per risolvere la questione. In realtà, una buona parte di queste batterie presenterebbero problemi più seri di quanto Apple vuole lasciar intendere. Times Online riporta che alcune batterie verrebbero visibilmente deformate in seguito a un processo di dilatazione. E’ quindi evidente che, in quest’ultimo caso, un semplice aggiornamento software non basti a risolvere il problema.

La soluzione di Intel
Come vedete il problema dell’anno non è più quanto veloce può essere un portatile, bensì quante ore di autonomia possono dare le batterie dei portatili. A tal proposito vorrei ricordare che Intel ha recentemente promesso di riuscire a creare, entro due anni, portatili dall’autonomia di 24 ore!
L’ambizioso progetto si promette di riunire in un solo super chip tutta la Tecnologia Multicore, GPU e Memoria.
I minori consumi di energia di questo chip, saranno spalleggiati anche dalle nuove memorie DDR3 e dai dischi NAND e secondo Intel, sarà auspicabile un aumento della durata della batteria di 3 volte.

Tag:aero, Apple, hp, laptop, mac, microsoft, windows-vista
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