Nel 1994 l’IrDA definì le specifiche fisiche dei protocolli di comunicazione che fanno uso della radiazione infrarossa per la trasmissione wireless dei dati a breve distanza. In tale ambito venne realizzata una pila di 9 protocolli o layer che definisce e gestisce uno o più aspetti dello standard di comunicazione.
Divenuto per anni l’unico metodo di trasmissione radio per dispositivi mobili e portatili, ultimamente la tecnologia degli infrarossi è stata sostituita da altri protocolli più evoluti, in grado di supportare maggiori distanze e maggiori velocità, come il Bluetooth e il Wi-Fi.
Infatti, i dispositivi a infrarossi, per funzionare correttamente, devono essere posizionati in condizioni di visibilità reciproca (la cosiddetta LoS, Line of Sight, linea di vista) ad una distanza massima di 1 o 2 metri. Questa grande limitazione è dipesa soprattutto dal fatto che, per natura stessa, la radiazione infrarossa prodotta da questi dispositivi non è in grado di attraversare muri o altre barriere solide significative (anche il vetro di una finestra può pregiudicare la qualità della trasmissione). Ciò, quindi, costringeva a tenere costantemente allineati e fermi i dispositivi che dovevano comunicare (come un portatile e un cellulare): oggi giorno, in cui la mobilità è tutto, questo è una caratteristica estremamente discriminante!
Un altro fattore limitante della tecnologia a infrarossi e che ne ha decretato celermente la sua sostituzione con altri protocolli più evoluti, è la sua bassa velocità di trasmissione: di solito arrivava ad appena 4 Mbit/s, anche se alcuni dispositivi sono riusciti a raggiungere velocità record di 16 Mbit/s.
L’IrDA si evolve
Ebbene, sembra, però, che non tutti abbiano abbandonato la tecnologia IrDA, visto che recentemente è giunta notizia che i laboratori di ricerca e sviluppo della giapponese KDDI stanno lavorando ad una nuova tecnologia di trasferimento basata proprio su infrarossi capace di raggiungere velocità prossime a 1Gbit/s, superiori cioè di ben 250 volte alla massima velocità conseguibile in precedenza (4 Mbit/s).
Il nuovo sistema permetterebbe, secondo i ricercatori nipponici di raggiungere velocità di scambio dati elevatissime a costi irrisori. A titolo di esempio, per il trasferimento di 125M di dati, pari più o meno a un intero CD musicale compresso con qualità elevata, in poco meno di 1 secondo!
Ovviamente, questa nuova tecnologia giapponese, non risolverebbe il grosso limite derivante dalla distanza di funzionamento e dall’allineamento ottico, prerogativa, purtroppo, intrinseca nel metodo stesso di trasmissione delle radiazione elettromagnetiche con una lunghezza d’onda maggiore della luce visibile, ma minore delle onde radio.
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