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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Mar 13 2017

CloudTV: come guardare la tv sul Mac

Posted by Antonio Troise
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Se fino a qualche anno fa per guardare la televisione sul proprio computer occorreva dotarsi di un sintonizzatore tv usb e di una antenna, oggi è possibile farlo molto più velocemente con una semplice connessione internet, in quanto quasi tutta la totalità dei canali televisivi offre un servizio di streaming televisivo. Il vantaggio indubbio è, laddove non vi siano restrizioni geografiche (superabili attraverso la configurazione opportuna di una VPN gratuita), la possibilità di visualizzare anche canali televisivi di altre nazioni, altrimenti irraggiungibili via etere.

Se teoricamente, con un buon player video come VLC o Kodi e un po’ di pazienza, è possibile crearsi la propria playlist video, in commercio esistono ottime soluzioni di player iptv già configurati e continuamente aggiornati. Tra tutti, secondo me, spicca l’ottima app per MacOS: CloudTV.

Caratteristiche

CloudTV consente di vedere centinaia di canali televisivi da tutto il mondo (Regno Unito, Irlanda, USA, Francia, Italia, Belgio, etc) direttamente via internet sia a tutto schermo che all’interno di una finestra ridimensionatile che può restare sempre in primo piano.

L’indubbio vantaggio è che questa app presenta un aspetto grafico gradevole con la lista dei canali in una barra a scomparsa sulla destra. Oltre a disporre della possibilità di attivare i sottotitoli (se presenti) offre anche l’indubbio vantaggio di poter inviare il flusso su monitor o televisore collegati ad una Apple TV sfruttando AirPlay. In questo modo, per esempio, sarà possibile guardare canali stranieri sul proprio televisore di casa, in maniera davvero semplice ed intuitiva (sempre se per quei canali sono sono attivate le restrizioni geografiche che evitano le violazioni dei diritti televisivi).

Dalla Preferenze del programma è possibile scegliere se se avviare automaticamente l’ultimo canale aperto oppure indicare quali canali elencare nella playlist.

Molto comode le scorciatoie di tastiera per abbassare/alzare il volume o per cambiare canale.

Inoltre, devo dire, che gli sviluppatori, almeno al momento, tendono a rilasciare frequenti aggiornamenti della applicazione includendo sempre nuovi canali televisivi disponibili.

Dove comprarlo

L’applicazione può essere provata gratuitamente per una settimana scaricandola dal sito CloudTVApp e la si può comprare al prezzo di 9,99€. Gli unici requisiti minimi sono la presenza di OS X 10.10 e una connessione a Internet.

Tag:apple-tv, iptv, mac, streaming, tv
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Lug 8 2016

rIPTV: la app per vedere canali in streaming IPTV sui iOS

Posted by Antonio Troise
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rIPTV è una ottima app per dispositivi iOS come iPhone e iPad (e recentemente compatibile anche per Apple TV con l’opzione “Import with fast laod“) in grado di visualizzare contenuti multimediali come video in streaming disponibili tramite playlist m3u.
Dalla interfaccia semplice e intuitiva, permette di caricare la propria playlist e in un batter d’occhio consente di visualizzare i filmati in streaming e on demand.

Appena aprite la app rimarrete forse un po’ spiazzati dal fatto che troverete ben poche informazioni se non la possibilità, abbastanza evidente, di aggiungere contenuti manualmente.
Una cosa che francamente mi sarebbe piaciuta e mi sarei aspettato, era la possibilità trovarmi precaricate qualche playlist free di video, in modo da non creare momenti di confusione nell’utente meno smaliziato.

rIPTV

Cliccando sulla rotellina in alto a sinistra comparirà una scarna schermata delle Impostazioni dove si potrà impostare il buffer cache size del video in streaming (di default è impostato a 300ms) per risolvere eventuali problemi di latenza.

rIPTV

Per caricare la propria playlist basterà cliccare sul tasto + in alto a destra o al centro della schermata:

rIPTV

da dove si potranno inserire tutti i dati come il nome della playlist, la sua url e la nazione (presumo per la localizzazione dei dati estratti da IMDB)

rIPTV

Dopo pochi istanti verrà caricata la lista dei canali. Nel mio caso ne ho trovata una su Chimeraevo esclusivamente per fare dei test. Come vedete in poco tempo verranno caricati i loghi dei canali e la descrizione del programma in corso.

rIPTV

Per visualizzare la EPG completa del canale sarà sufficiente cliccare sulla ‘i’ di Informazione e dopo pochissimi secondi verrà mostrata la programmazione del giorno corrente e della settimana successiva.

rIPTV

Cliccando su un programma verrà visualizzata, laddove disponibile, la descrizione del programma con tanto di cover con la possibilità, cliccando sul tasto “Ciak”, di visualizzare il trailer da IMDB.

rIPTV

Cliccando invece il tasto della sveglia è possibile impostare un alert da impostare sul proprio calendario di iOS in modo da essere avvisati dell’inizio del programma desiderato.

rIPTV

Dove trovarla

rIPTV

rIPTV per iOS è disponibile per l’acquisto direttamente su Appstore a questo link, al prezzo in offerta per i Campionati Europei di Calcio di 0,99€.

Tag:apple-tv, ios, ipad, iPhone, iptv, m3u, streaming, Video
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Lug 24 2009

Riflessioni sulla innovazione tecnologica e la convergenza mediale

Posted by Antonio Troise
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Cosa rende un prodotto tecnologico maggiormente appettibile rispetto ad un altro? Non è facile rispondere alla domanda, perchè il risultato dell’equazione altro non è che un mix tra la possibilità di offrire maggiori caratteristiche rispetto ad un altro prodotto, a come questo si presenta al pubblico in modo da risultare più trendy e di tendenza. Al giorno d’oggi l’innovazione tecnologica è in grado di regalarci nuove possibilità e la sfida, ora, non è più quello di offrire di più a meno, ma è quella di offrire meno a più, ma includendovi, anche, una esperienza d’uso maggiore rispetto al passato. Mi spiego meglio: grazie alla evoluzione della tecnologia è facile, oramai, veicolare a costi sempre più ridotti più servizi su una stessa infrastruttura. E’ in questo caso che si parla della famosa “convergenza” che, inesorabilmente, porta all’equazione più servizi e prodotti a prezzi ridotti. Basti pensare a tutte le offerte “triple” e “quad-play”, IPTV compresa, in grado di attuare la convergenza voce-internet, vale a dire l’offerta congiunta di voce, dati, video e telefonia mobile in un solo servizio (gli analisti tendono a chiamarla anche “convergenza multimediale su IP“) Qualcosa che fino a qualche anno fa era impensabile! Lo stesso si può dire per il digitale terrestre (DTT) che, all’insegna della convergenza fra tlc, multimedia e broadcasting, è in grado di contenere i costi, aumentare i servizi e garantire elevate performance (almeno teoricamente).

La visione di Negroponte

Il primo grande teorico che per primo affrontò il tema della convergenza nell’ambito della multimedialità (era il lontano 1979), è stato Nicholas Negroponte che dettò le 5 Leggi fondamentali che regolano la convergenza, vista come mix tra telecomunicazioni, informatica e media sulla base della tecnologia digitale:

  1. tutte le informazioni possono essere convertite in forma digitale e soggette alla convergenza
  2. la convergenza è la base della multimedialità ed elimina la distinzione fra i mezzi di comunicazione
  3. la natura stessa della convergenza rende obsoleta in partenza l’imposizione di qualsiasi regola artificiale
  4. la convergenza ha le sue proprie regole naturali
  5. la convergenza è indipendente dai confini dello Stato.
La trasformazione del consumatore

Ma quello che non tutti sanno è che a favorire la cultura convergente è stata fondamentale la trasformazione che ha vissuto, e sta tuttora vivendo, la
figura del consumatore. Infatti, esso non è più visto come uno spettatore passivo ma è uno strumento attivo, critico ed estremamente sociale, sempre alla ricerca di modi nuovi per interagire e disposto anche a migrare su un nuovo media pur di ottenere ciò che cerca. Queste sue nuove proprietà hanno permesso il successo di siti come Facebook, Twitter e Flickr, ma hanno anche mutato il rapporto che l’uomo ha con la tecnologia.

La fusione tra il vecchio e il nuovo

Un altro aspetto molto importante della convergenza mediale, è stato che il lungo processo che ha portato a questo nuovo status della tecnologia, non ha precluso i vecchi media, ma li ha semplicemente fusi insieme ai nuovi, in modo da creare un nuovo flusso informativo in grado di creare contenuti transmediali innovativi. In definitiva, non esiste più il concetto di media associato ad una sola ed esclusiva funzione (la televisione, la radio, il telefono sono strumenti con un solo scopo unidirezionale) ma esiste un unico grande flusso informativo e mediatico in grado di svolgere più funzioni contemporaneamente. Pensate ad esempio quando volete chiamare un amico: per farlo potere usare il caro vecchio telefono su doppino telefonico, oppure il vostro cellulare su rete GSM/EDGE/UMTS, oppure dalla vostra linea digitale con il vostro telefono VOIP, o magari con Skype. Ma questi stessi strumenti possono effettuare, oltre alla telefonate, anche decine di altre funzionalità: pensate ad un telefono come l’iPhone.

Lo stesso Nicholas Negroponte, nel suo bestseller del 1990 “Essere digitali”, tracciava una netta distinzione tra “i vecchi media passivi” e “i nuovi media interattivi”, prevedendo che a breve queste due tipologie si sarebbero separate nettamente. Evidentemente nulla lasciava presagire, invece, nemmeno ad un visionario come Negroponte (ricordiamo che è stato uno sostenitore dell’ambizioso progetto umanitario OLPC – One Laptop per Child), che si sarebbero fusi insieme!

I vantaggi per il consumatore e per l’industria

Tutto questo, ovviamente, se a prima vista è un innegabile vantaggio per il consumatore finale, lo è sicuramente meno per tutto il comparto dell’offerta che vedrà, all’improvviso, il suo potenziale valore nettamente diminuito. Ma il trucco sta nell’offrire di più, facendolo pagare di meno in modo da assicurarsi una maggiore fetta di mercato in modo che il maggior numero di clienti possa riequilibrare le perdite che se si fosse adattato il vecchio metodo di proporre servizi e tecnologie diverse e separate.
E il vantaggio è sotto gli occhi di tutti: prestazioni migliori, costi decrescenti e una percezione di maggiore valore in un prodotto/servizio derivante dall’aggregazione più valori.

L’offerta sul mercato di tutto questo valore aggiunto è frutto della innovazione tecnologica e della convergenza mediale e, nonostante lo stiamo continuamente vivendo, è un fenomeno invisibile a più, ma che procede inesorabile verso mete di integrazione ancora difficili da immaginare.

Tag:convergenza, cultura, dtt, evoluzione, Internet, iptv, Tecnologia
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Gen 13 2009

Codec Cappelli: il rivoluzionario sistema di compressione di foto e video made in Italy. Dubbi e riflessioni sulla sua possibilità di diffusione

Posted by Antonio Troise
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Ieri è stato presentato a Roma nella sala capitolare del Senato un nuovo codec per la compressione digitale made in Italy: lo standard di compressione “Cappelli” (in omaggio al suo ideatore Claudio Cappelli che è anche presidente della società napoletana Eco Controllo) che, a detta degli esperti, ha una capacità di archiviazione di foto e video 3-4 volte superiore agli standard normali. Se l’invenzione del codec MP3 ha permesso l’avvento della musica digitale e il codec MPEG2/4 quello del video digitale, il codec Cappelli promette di fare miracoli: si legge che è possibile comprimere, nell’esiguo spazio di 1,44 MB di un floppy disk ben 20 minuti di un filmato ad alta qualità (su alcune fonti si parla di qualità DVD ma non credo che la qualità MPEG 2 possa arrivare ad occupare così tanto per appena 20 minuti di filmato visto che un film da due ore entra appena in un DVD da 4,7GB!) dal peso complessivo di 3,1 Gigabyte!
Di fatto, il nuovo codec è superiore a qualsiasi altro sistema di compressione in vigore, ivi compresi quelli di ultimissima generazione denominati H264 ed Mpeg4, tanto che sarà possibile archiviare molte più di ore di video sugli stessi supporti multimediali di adesso. Ma il nuovo sistema permette anche di ottenere immagini compresse di qualità media più elevata rispetto agli altri codec attualmente in circolazione. Tale capacità è data dall’ottimizzazione dell’organizzazione dei dati che si traduce anche in un uso più efficiente delle bande su cui viaggiano i dati per la tv digitale. «Con la possibilità – prosegue Cappelli – di moltiplicare i canali digitali e la tv interattiva».

Ma, sebbene molte società dell’IT Technologies siano interessate a comprare i diritti di questo nuovo formati, Claudio Cappelli ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di cedere il brevetto e punta a mantenere il marchio in Italia. Attualmente ancora non è disponibile in commercio ma tra le prime applicazioni si punta alla IPTV, la televisione via Internet. Il sistema, garantisce Cappelli, permette la fruizione dei programmi via web senza disturbi e distorsioni causati dall’elevata compressione, che rendono la tv via Internet spesso poco soddisfacente»

Questi i dati del codec Castelli o codec Eco Controllo: il programma è stato realizzato da 12 programmatori in 1 anno e mezzo di lavoro in collaborazione con alcune Università campane (il consorzio Cerict che associa cinque università campane, il Cnr, la Fondazione Pascale e il Cini, il Consorzio interuniversitario per l’informatica, ha testato e validato il sistema) e 5 milioni di euro investiti nel progetto, di cui il 60% finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Qualche dubbio

Sebbene ci si da rimanere finalmente orgogliosi di questo successo tutto italiano (non se ne vedevano forse da anni) che mette in luce come la ricerca in Italia funziona (tanto da dire la sua anche in campo internazionale) ma merita solo di essere maggiormente finanziata, nutro qualche dubbio sui dati passati dalle testate giornalistiche. Dire prima che il codec Cappelli ha una capacità di archiviazione di foto e video 3-4 volte superiore agli standard normali e poi asserire che in un floppy disk da 1,44 MB possono essere compressi ben 20 minuti, di un filmato ad alta qualità, mi sembra un po’ esagerato se si vuole mantenere la stessa buona qualità di immagine. E’ possibile comprimere 20 minuti di filmato in un divx da 4 MB (col giusto rapporto di compressione), per cui, se è vero che il codec Cappelli comprime anche 3-4 volte un codec Mpeg4, allora arriviamo ad occupare poco meno di 1,44 MB. Ma il problema è la qualità: sarà accettabile? Sono curioso di visionare qualche video di prova per valutare la bontà del nuovo codec. Al momento è disponibile solo un complicato draft in italiano che snocciola cifre e numeri su un’analisi comparativa del codec video “Eco Controllo”.

Errata Corrige della Eco Controllo

E in effetti, mentre stavo scrivendo questo articolo, sul sito della Eco Controllo è comparsa questa Errata Corrige:

13 gennaio 2009

UNA PRECISAZIONE DAL PRESIDENTE
DELLA ECO CONTROLLO

In merito alla notizia apparsa su alcuni organi di informazione si precisa quanto segue: “Nel corso della conferenza stampa, tenutasi ieri, 12 gennaio 2009 alla Sala Capitolare del Senato della Repubblica, il dr. Claudio Cappelli, presidente della Eco Controllo SpA, ha portato l’esempio di un video in alta definizione a 1080i, della durata di 20 secondi, archiviato su un floppy da 1,44 MB. Evidentemente la notizia di un filmato di 20 minuti è frutto di un equivoco”.

Quindi non si tratta di 20 minuti, bensì di 20 secondi, il che è già più accettabile!
Peccato non specifici i dati reali del filmato di esempio utilizzato. Sul draft si legge di Test Oggettivi e Soggettivi su Video 720P e PAL; in particolare in merito ai test soggettivi:

Mediante un’estrazione sono stati selezionati 8 video proiettati in tre differenti bitrate (1000,2000 e 3000Kbps) a 16 valutatori. I valutatori sono stati suddivisi in due gruppi e per ogni gruppo è stata svolta una distinta sessione di test della durata di 30 minuti.
[…]
Sono stati selezionati solo video in formato 720P, cioè ad una risoluzione di 1280×720 Pixel, con cadenza di 25 e 50Hz. Tale scelta è motivata dal fatto che questi parametri sono quelli scelti per la cosidetta Televisione Digitale ad alta definizione (HDTV) in tutti quei paesi, Italia inclusa, che tradizionalmente sono legati al sistema di trasmissione PAL e SECAM.
[…]
Come previsto dalla metodologia DSIS, le persone sono state collocate in una sala confortevole e posizionate in modo tale da avere sempre l’angolo di visualizzazione ottimale per il dispositivo di visualizzazione adottato, consistente nella fattispecie in un televisore al plasma FullHD. Ai partecipanti è richiesto di descrivere la qualità da loro percepita utilizzando una scala lineare continua costituita da 5 regioni etichettate con i seguenti aggettivi:

• nessun difetto
• difetti visibili, ma non fastidiosi
• difetti leggermente fastidiosi
• difetti fastidiosi
• difetti molto fastidiosi

I soggetti sono stati selezionati tra una popolazione eterogenea composta da studenti e lavoratori. Ognuno di essi è stato preventivamente sottoposto al test di Ishihara per la percezione dei colori. Quest’ultimo è un test pubblicato nel 1917 dal Prof. Shinobu Ishihara, e consiste nel sottoporre all’utente un numero di dischi colorati, chiamati dischi di Ishihara, ognuno contenente un cerchio di punti di taglie e colori diversi disposti a caso. L’insieme dei punti forma un numero visibile a coloro che hanno una visione normale, ed invisibile o difficile da vedere per quelli che hanno problemi di visione, in particolare nella percezione del colore rosso-verde.

I risultati ottenuti confermano sostanzialmente quanto osservato con le metriche oggettive, anche se il divario tra i differenti codec, in questo caso, appare maggiormente marcato. Il supporto dell’indice di confidenza, sembra evidenziare una maggiore stabilita dell’algoritmo Cappelli. Anche in questo caso se si considera il voto medio massimo, gli algoritmi H.264 e Cappelli ottengono lo stesso risultato, evidentemente questo deriva dal fatto che in alcune circostanze, particolarmente favorevoli a tutti i codec, gli utenti non percepiscono significativi difetti. Tuttavia, nel caso peggiore e medio l’algoritmo Cappelli ottiene voti caratterizzati da una maggiore precisione, ciò e una variabilit inferiore agli altri codec, e questo ci fa dedurre che la qualità di questo codec nelle condizioni riprodotte di test adottate ha performance significativamente superiori.

Diffusione del codec

Nutro altri dubbi sulla fattiva diffusione di questo codec. Perché possa divenire uno standard deve essere accettato dalle Major dell’IT Tecnhnologies ma molti, per comodità e per far fruttare gli investimenti passati, tendono a usare le tecnologie che già possiedono: i soli codec H264 e Mpeg4 sono ottimi e già diffusissimi. L’unica speranza sarebbe quella di liberare da royalties il nuovo codec e lasciarlo libero alla comunità di sviluppatori Open Source (come per il codec XviD, nato in contrapposizione al chiuso codec DivX), relegando la società di Eco Controllo ad ente di consulenza.

Purtroppo di codec meravigliosi, più potenti e maggiormente performanti per la trasmissione sul web ne ho visti molti ma quasi nessuno di questi ha avuto sullo strapotere dell’MPEG2/4 e dell’H264. Staremo a vedere come andrà a finire.

UPDATE: Sul sito di Attivissimo si susseguono interessanti commenti di critica e analisi all’articolo errato dell’ANSA, ripreso poi da diverse testate giornalistiche, riguardo i 20 minuti di filmati su un floppy disk da 1,44 MB (invece che 20 secondi).

UPDATE 2: Nella sezione Tecnologia del sito di Eco Controllo, c’è il Rapporto Tecnico Finale al al progetto “Nuove Tecnologie nel Campo della Compressione delle Immagini Digitali” in cui sono presenti ulteriori dettagli sul funzionamento di questo codec. Il caso strano è che risale addirittura al Maggio 2008!

Tag:alta definizione, cappelli, codec, compressione, dgtv, Digitale Terrestre, divx, h.264, iptv, mpeg, mpeg2, mpeg4, televisione, Video
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