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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Giu 23 2010

Come rimuovere un Profilo di Fornitura (Ad Hoc Provisioning Profile) da iPhone e iTunes su Mac OS X e Windows

Posted by Antonio Troise
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Se avete mai avuto modo di partecipare a qualche beta privata di applicazioni per iPhone, sicuramente vi sarete chiesti, al termine della fase di beta testing, come rimuovere dal vostro iPhone il relativo Profilo di Fornitura ( Ad Hoc Provisioning Profile). Questa, almeno, è stata la domanda che mi sono posto io. Infatti, anche dopo aver fatto il ripristino del mio iPhone per installare il nuovissimo iOS 4, ho scoperto con grande meraviglia che il Profilo era ancora presente. In effetti, questo viene installato su iTunes e ad ogni sincronizzazione con il dispositivo Apple, viene sempre automaticamente installato. Ma la cosa particolare è che non è possibile verificare su iTunes la sua presenza e, eventualmente, cancellarlo.

Installazione del Profilo di Fornitura

Ma andiamo per gradi e cerchiamo di capire come si diventa tester di una applicazione per iPhone, prima ancora che questa passi per App Store. Il primo passo è quello di trovare l’identificatore unico (UDID) degli iPhone e iPod touch che verranno usati durante il test.

Per trovare l’UDID di un iPhone o iPod touch:

  1. Collegare il proprio iPhone o iPod touch al proprio computer (Mac o PC).
  2. Aprire iTunes.
  3. Nella lista di sorgenti alla sinistra della finestra di iTunes, sotto Dispositivi, selezionare col mouse la riga corrispondente al proprio dispositivo.
  4. Nella scheda Riepìlogo, fare clic col mouse sull’etichetta in grassetto “Numero di serie” (posto a sinistra del numero di serie). Questo mostrerà, ora, l’identificatore del dispositivo (che è del tipo: 65def49c088b6bf9b9c2462945df74fs67g54124)
  5. Per copiare l’identificatore negli appunti, scegli dal menu di iTunes Composizione > Copia (su Mac) o Modifica > Copia (su Windows).

La registrazione come tester avviene sempre manualmente e per farlo, di solito, si deve mandare una e-mail al programmatore con gli UDID con i quali si vuol essere registrati. Infatti, ogni app dovrà essere compilata dall’SDK con il relativo file .mobileprovision che è generato a partire dal UDID (Universal Device Identifier). In pratica per ogni betatester, dovrà essere generato una app specifica per il suo dispositivo.

Per ogni applicazione da provare, quindi, il programmatore dovrà fornire due elementi:

  1. Un profilo di fornitura, che consente al dispositivo di eseguire applicazioni. Questo file ha estensione .mobileprovision.
  2. L’applicazione vera e propria in un file .ipa che sarà funzionante solo per il dispositivo che avrà un certo UDID con cui è stata compilata.

Infine, per installare un’applicazione, occorre trascina entrambi gli elementi nella libreria iTunes. e a questo l’app comparirà nella sezione Applicazioni della propia libreria iTunes. A questo punto è possibile sincronizzare l’iPhone per trasferire l’applicazione e il file .mobileprovision su di esso.

Per controllare che la loro installazione sia avvenuta correttamente, è sufficiente andare, dopo la sincronizzazione, sulle Impostazioni dell’iPhone, e selezionare la voce del menu “Generale”

Profilo di Fornitura - Ad Hoc Provisioning Profile

e Profili (questa voce del menu è assente se non è stato installato alcun Profilo di Fornitura)

Profilo di Fornitura - Ad Hoc Provisioning Profile

e troveremo una schermata simile:

Profilo di Fornitura - Ad Hoc Provisioning Profile
Rimuovere il Profilo di Fornitura

Come avete visto il file .mobileprovision è stato installato su iTunes ed è da qui che dovremo eliminarlo! Per rimuovere il Profilo di Fornitura (Ad Hoc Provisioning Profiles), occorre:

  1. Rimuovere il profilo dal proprio iPhone (Impostazioni > Generale > Profili; selezionare il Profilo da cancellare e Rimuoverlo).
    Profilo di Fornitura - Ad Hoc Provisioning Profile
  2. Nella home directory dell’utente di sistema del proprio Mac (~/Library/MobileDevice/) troverete la directory: “Provisioning Profiles” che contiene il file .mobileprovision. Sarà quindi sufficiente cancellare (o spostare) il contenuto della directory.
    Profilo di Fornitura - Ad Hoc Provisioning Profile
  3. Quindi sincronizzate l’iPhone con iTunes e potrete constatare che il Profilo di Fornitura non verrà più ripristinato.

Questa procedura vale per i sistemi Mac OS X, ma per i sistemi Windows è analoga e a cambiare è solamente la directory in cui risiede il file .mobileprovision. In particolare (sostituire “username” con il proprio nome utente in uso nel sistema):

Mac OS X
/Users/username/Library/MobileDevice

Windows XP
C:/Documents and Settings/username/Application Data/Apple Computer/MobileDevice/

Windows Vista
C:/Users/username/AppData/Roaming/Apple Computer/MobileDevice/

Tag:Apple, iPhone, iPod, itunes, Mac os x, profilo, sdk, sincronizzare, Tutorial, udid, Windows
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Ago 4 2009

LyricWiki si piega alle Major delle case discografiche e disattiva le API per scaricare in automatico i testi delle canzoni

Posted by Antonio Troise
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Tempo fa scrissi un articolo su come automatizzare il processo di download dei testi delle canzoni presenti nella propria libreria iTunes sfruttando il widget per Dashboard Harmonic 2.3 e uno applescript per iTunes, Needle Drop, in grado di riprodurre una canzone per qualche secondo, in modo da dare il tempo al widget di trovare la lyrics, e quindi passare al brano successivo, tutto in maniera automatica. Addirittura, lasciando sempre il widget attivo, ogniqualvolta veniva inserita una nuova canzone nella propria libreria iTunes, in pochi secondi veniva compilato tag Lyrics con il testo della canzone, il tutto grazie alle API del servizio gratuito messo a disposizione da LyricWiki, un efficiente archivio collaborativo wiki dei testi delle canzoni di tutto il mondo. Questo fino a l’altro ieri. Da ieri, invece, ecco cosa viene visualizzato all’interno del widget:

Lyrics Harmonic

e, analogamente, viene salvato lo stesso messaggio nei tag dell’mp3 (cosa abbastanza sgradita se non me ne fossi accorto subito) su iTunes:

Lyrics iTunes

La stessa cosa accade per tutti quegli applicativi (come anche Amarok per Linux) che scaricavano in automatico il testo delle canzoni sfruttando le fin troppo comode API dell’efficiente LyricWiki (mentre è ancora possibile inserire e ricercare i testi direttamente dal sito).

Ecco il testo completo:

Unfortunately, due to licensing restrictions from some of the major music publishers we can no longer return lyrics through the LyricWiki API (where this application gets some or all of its lyrics).

The lyrics for this song can be found at the following URL:
http://lyricwiki.org/

(Please note: this is not the fault of the developer who created this application, but is a restriction imposed by the music publishers themselves.)

Anche il sito dell’autore del widget Harmonic segnala il problema, al momento senza soluzione, con un post dal titolo inequivocabile: Harmonic is Dead. Infatti, sul Gruppo di supporto agli sviluppatori, il LyricWiki API Developers, il 3 Agosto è comparso un messaggio che avvertiva non era più possibile rinnovare gli accordi di licenza con i più grandi editori dell’industria musicale:

[…]
Unfortunately, licensing agreements with the biggest publishers in the music industry require us to no longer offer the ability for programmatic access to LyricWiki’s collection of lyrics.

We tried to arrange some way to let API Developers license through us, but this was not possible.

While this is not something we are happy about, it is a necessity in order to finally secure licensing for LyricWiki from the major publishers which will allow the project to survive indefinitely.
[…]

A questo punto, consiglio, di disattivare dalla Dashboard il widget Harmonic, in modo da non ritrovarsi su tutti i nuovi brani inseriti nella libreria iTunes questo fastidioso messaggio di warning nel tag delle Lyrics, almeno finché non verrà trovato un altro servizio di testi online abbastanza affidabile come LyricWiki e che abbia il coraggio di sfidare le Major delle case discografiche mettendo a disposizione le API per gli sviluppatori.

Tag:dashboard, iPod, itunes, lyrics, lyricwiki, Mac os x, mp3, widget
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Gen 2 2009

Zunebug: i lettori mp3 Zune da 30GB del 2006 non gestiscono l’anno bisestile e fanno sparire la musica. Ecco il dettaglio del bug nel codice sorgente

Posted by Antonio Troise
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Molti potrebbero notare che, ancora una volta, la Microsoft ha dimostrato che i suoi prodotti spesso risultano poco affidabili: da Windows con le sue schermate blu, alla Xbox 360 con il suo Red Ring of Death, fino ad arrivare ad alcuni modelli degli Zune che non gestiscono l’anno bisestile. Certo, di fronte alla precisione certosina di certi prodotti Apple, si potrebbe avere anche ragione, ma resta il fatto che, almeno una nota positiva c’è: anche in giorni festivi come questi, l’intervento del team Microsoft è stato tempestivo e in poche ore ha saputo dare una risposta a tutti gli utenti infuriati che, a partire dalla mattinata del 31 dicembre, si sono visti bloccati migliaia di lettori Zune da 30 gigabyte prodotti nel 2006: sullo schermo dell’apparecchio musicale appariva solo l’icona che contraddistingue il modello Zune e una barra di caricamento, ma era impossibile accendere e utilizzare l’apparecchio e, quindi, di fatto non hanno potuto ascoltare la propria musica (magari acquistata anche sullo store di musica online Zune Pass). Tanto tempestiva, che, forse, fa pensare che erano già al corrente del problema (tanto che sui modelli venduti più recentemente il problema non si è mai presentato): e, infatti, sembra che la Microsoft, sul suo forum ufficiale, aveva inviato una segnalazione del problema ma, come era facile prevedere, molti utenti non sapevano nulla del bug.

Certo, il problema, che comunque ha causato un non irrilevante imbarazzo per il gigante del software, poteva anche essere più grave del previsto, e la velocità di assistenza è stata dettata sicuramente dalla paura di perdere, in un colpo solo, migliaia di vecchi e nuovi utenti, che potevano migrare improvvisamente sui lettori di casa Apple. Resta, comunque, il fatto che, a poche ore dalla fine dell’anno il dispositivo dell’orologio interno del driver è andato in tilt!

Il dettagli del problema

Zune Blue Screen of DeathQuel che è certo è che la Microsoft non ha iniziato bene il 2009 visto che ha scoperto, a cose già fatte, come si legge in un comunicato stampa diffuso sul sito Zune, che tutti i suoi lettori mp3 Zune da 30GB dell’anno 2006, hanno un bug nel driver dell’orologio interno correlato al modo in cui il dispositivo gestisce un anno bisestile, tanto che il passaggio dal 2008 al 2009 ha creato, all’interno dei driver che gestisce l’ora e il calendario del lettore, una sorta di “millenium bug” (sul web non si fa altro che parlare di “Zunebug“). Sarebbe stato, dunque, quel giorno in più, il 366esimo dell’anno, a congelare le funzionalità dell’antagonista più celebre dell’iPod.

Ecco un video che mostra cosa è accaduto allo Zune il 31 Dicembre 2008:

In realtà, la prima, e sinora unica, soluzione consigliata caldamente dalla Microsoft, è stata unica per tutti gli utenti che si sono ritrovati spiazzati di fronte a questa affermazione: non fare nulla e lasciare passare la notte!. Microsoft ha assicurato, infatti, che in sole 24 ore, e precisamente con l’allineamento del driver con il nuovo anno, gli utenti colpiti dalla falla potranno rientrare in possesso della loro musica!
Infatti, secondo il team Zune, gli orologi interni dei lettori si sarebbero dovuti resettare automaticamente entro il 1 Gennaio 2009. Quindi, per rientrare in possesso della propria musica, gli utenti dovranno far scaricare completamente la batteria degli apparecchi, farli riavviare e poi caricarli nuovamente. Gli iscritti allo Zune Pass, il software che consente l’acquisto di musica online, dovranno sincronizzare nuovamente gli apparecchi con i proprio computer per poter aggiornare i diritti del materiale scaricato.

Alla ricerca del bug nel codice sorgente

La soluzione proposta ha lasciato tutti alquanto perplessi in quanto non risolve definitivamente il problema e molti si sono chiesti: “You’re probably wondering, what kind of bug fixes itself?“. Secondo Microsoft, infatti, è necessario attendere che la batteria si scarichi per poi ricaricarla e infine riaccendere lo Zune. Non esisterebbe un altro modo per azzerare la memoria interna dell’apparecchio e scavalcare il bug che causa il blocco e che, in assenza di futuri aggiornamenti software, si ripresenterà puntualmente a mezzanotte del 30 dlcembre 2012.

C’è anche chi è voluto andare più a fondo al problema, ed è riuscito a reperire il codice sorgente del driver del clock dello Zune (disponibile liberamente sul sito del processore Freescale).

In pratica, la data sullo Zune, come su molti dispositivi e computer, viene memorizzata in termini di giorni e di secondi a partire dal 1° Gennaio 1980. Lo scopo del driver del clock è quello di convertire, quando richiesto (e la prima volta avviene dopo la prima sequenza di boot), il numero di giorni nel formato anno/mese/giorno e il numero di secondi in ore/minuti/secondi. Viceversa, quando il clock deve settare l’ora e la data, avviene l’opposto.
Questo è un frammento del codice coinvolto nel bug:

Come vedete, questa parte di codice, in circostanze normali, funziona egregiamente: la funzione sottrae 365 o 366 finché non si raggiunge l’anno corrente. Il problema si presenta l’ultimo giorno dell’anno bisestile, con 366 giorni, perché la funzione “if (days > 366)” attenderà prima di sottrarre 366 giorni ed entrerà in un loop che si sbloccherà solo il giorno seguente, quando l’anno non sarà più bisestile, dopo 24 ore di ciclo iterativo senza fine!

Qui, si propone una possibile soluzione, peraltro molto semplice:

Considerazioni

Purtroppo, per ora Microsoft ha dichiarato che non distribuirà alcuna patch per fixare il problema del driver che gestisce il clock dello Zune e quindi, fra altri 4 anni, a meno di ripensamenti da parte del produttore, si potrà presentare nuovamente il problema, sempre che i proprietari di questo dispositivi non siano passati ad un altro lettore multimediale immune al bug dell’anno bisestile! Si stima che, circa 1 milioni di possessori del primo modello da 30 Gigabyte sui tre milioni venduti in tutto negli Usa, hanno smesso di funzionare.

Secondo un analista, Matt Rosoff, dell’azienda di ricerca dedicata ai prodotti e alla performance della casa di Redmond, cioè “Directions on Microsoft”, “non si era mai sentito parlare in tutta la storia dell’informatica di un apparecchio per l’elettronica di massa che avesse un problema così radiacle su così ampia scala”.

Forse, a questo punto, si potrà comprendere come mai solo una piccola parte delle entrate della Microsoft provengono dalla vendita di apparecchi musicali (con appena il 3% del mercato in cui Apple la fa da padrona con gli iPod con un 70% di presenza, seguita da SanDisk, con la sua serie di lettori Sansa, con un rispettabile 10%). E pensare che il dispositivo Zune, da 30 GB, era stato messo sul mercato (forse troppo precipitosamente da non effettuare sufficienti debug) a Novembre 2006 proprio per contrastare la posizione dominante di Apple Inc sul mercato dei dispositivi portatili per l’ascolto di musica! Con questi presupposti e comportamenti, la sfida contro Apple sembra persa in partenza!

Tag:bug, clock, driver, iPod, microsoft, mp3, Musica, patch, zune
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Ott 17 2008

Diremo presto addio al Firewire? Perché Apple ha abbandonato questo standard e i 4 principali problemi che incontreranno i possessori dei nuovi Macbook

Posted by Antonio Troise
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Che uno standard venga soppiantato da un altro per via del fatto che diventi obsoleto, magari perché meno veloce (come accadde tra l’USB 1.1 e USB 2.0), è un fatto normale in tecnologia. Un po’ meno, anche se è accaduto più spesso di quanto uno si aspetterebbe, che uno standard migliore venga soppiantato da uno che è tecnologicamente inferiore ma molto più diffuso (come accadde tra VHS e Betamax). Ancor meno che una società, come Apple, che ha da sempre sponsorizzato lo standard Firewire, decida ad un tratto di non renderlo più presente nei suoi Macbook e nel LED Cinema Display da 24″ (che ha solo un hub USB), sostituendolo con il più diffuso USB, e lasciandolo, nella sua versione a 800 MB/s (visto che con un semplice adattatore si possono interfacciare dispositivi FW400 con un ingresso FW800), solo nella fascia più professionale dei portatili.
In realtà, non è la prima volta che Apple abbandona le Firewire nei suoi prodotti consumer: è accaduto, infatti, che con gli iPod di 5° generazione la porta Firewire è stata sostituita da una USB, ma il motivo principale era che si doveva rendere il lettore musicale compatibile con tutti i PC Windows (che solitamente era senza porta Firewire), visto che inizialmente l’iPod era nato solo per piattaforma Mac.

Firewire 400 to Firewire 800

La scomparsa della Firewire 400 nella fascia più economica dei laptop Apple, ha creato discussioni a non finire sul web e tutti si chiedono perché la società di Cupertino non abbia abbandonato solamente il vecchio Firewire 400 lasciando almeno un ingresso Firewire 800.

Ma, prima di analizzare nel dettaglio gli eventi, sarà bene fare un breve excursus sulle origini del Firewire, per poi passare ad analizzare i 4 principali problemi che incontreranno coloro che compreranno il nuovo Macbook, fino ad arrivare alle ipotesi finali sul perché Apple si sia comportata in questo modo.

Le origini del Firewire

La tecnologia di connessione ad alta velocità IEEE 1394 è stata creata da Apple nel 1995 e introdotta nel mondo informatico il 13 settembre 2000 sui portatili di fascia consumer con la FireWire 400. Questo nuovo standard portava al pubblico la facilità del montaggio video grazie al primo iMovie, quando ancora sulla maggioranza dei Pc nemmeno era considerata l’USB e l’unica alternativa per avere connessioni veloci era usare le catene SCSI (ma che avevano il grande svantaggio di non poter essere collegate a caldo).

Nonostante sulla carta l’USB 2.0 fosse leggermente più veloce (480 Mb/s contro 400 MB/s), nella pratica Firewire è sempre stato superiore all’USB 2.0 nel trasferimento dati grazie alla sua robustezza e alla sua banda dati passante notevolmente più ampia. Inoltre, grazie al fatto di poter garantire una velocità costante nella trasmissione del flusso video e, più in generale, di grandi quantità di dati, fu scelto come standard de facto per le videocamere in Digital Video (DV).

Problema 1: Nessun supporto per i dischi esterni Firewire

L’assenza della Firewire limita le scelte di chi, come me, possiede già dischi esterni Firewire visto che, al momento, non esistono in commercio adattatori per passare da un formato USB ad uno Firewire, rendendo di fatto inutilizzabili questi hard disk esterni, a meno che non si abbia anche un doppio ingresso USB come certi previdenti produttori hanno previsto.

Drive Firewire

Problema 2: Supporto parziale delle videocamere USB AVCHD

Ad oggi, l’ultima versione di iMovie 08 supporta anche l’acquisizione video da USB 2.0 delle videocamere AVCHD, anche se, come ho potuto constatare spesso, i formati video non sono ancora del tutto gestiti correttamente! Indubbiamente le telecamere AVCHD sono molto più pratiche di quelle DV o miniDV, poiché sono in grado di effettuare una registrazione tapeless, ovvero non sequenziale su nastro, ma direttamente come file. Dovendo, quindi, trasferire un file e non un flusso video, è facile intuire che, non è più necessario disporre di una velocità costante nella trasmissione del flusso video, e quindi può essere usato lo standard USB al posto di quello Firewire.

Fireware DV video editing

Però, io credo, che finché i Mac non gestiranno correttamente tutte le telecamere AVCHD, allora la scelta di abolire la connessione Firewire non ha senso. Se è vero che l’utente non professionale tende a scegliere un portatile entry level come un Macbook al posto di un Macbook Pro, è anche vero che, con lo stesso ragionamento, si suppone che possa scegliere anche una telecamera AVCHD al posto di una DV poiché, anche se sono più compatte e registrano direttamente su disco fisso, la loro qualità è nettamente inferiore, tanto da non essere ritenute accettabili da una buona parte dell’utenza che fa un uso minimamente intensivo del video. Infatti la maggior parte di queste telecamere, ad eccezione di quelle in alta definizione (anche se, comunque, alcune sono ancora legate al Firewire), registrano in MPEG2, e su uno schermo a 32” vi assicuro che la differenza si vede nettamente.

La questione quindi è: che senso ha eliminare uno standard (DV: Firewire) se prima non si risolvono i problemi di compatibilità con l’altro formato (AVCHD: USB)?

Leggendo le varie discussioni sparse per la rete, uno dei principali motivi di contestazione è nel fatto che chi ha intenzione di fare video digitale usando formati che consentono una post lavorazione (non necessariamente professionale, come il DV non compresso), non trova più una risposta nel MacBook.

La mia esperienza diretta mi ha portato a combattere spesso con le telecamere USB. Io ho una Sony Handycam con Hard Disk da 30GB e nativamente iMovie e Quicktime non leggono il formato video della mia telecamera (solo VLC, al solito, vi riesce e iDive, un ottimo catalogatore di video digitale che non ha, però, niente a che vedere con lo stato dell’arte di iTunes e iPhoto). Il problema, quindi, è che non sono mai riuscito a montare video proveniente dalla mia telecamera AVCHD semplicemente importandolo da iMovie, bensì deve sempre prima effettuare una preventiva conversione in MOV con ffmpegX, con la conseguente perdita di tempo (almeno paio d’ore). Tutto questo, invece, non accadeva, quando usavo la mia vecchia, ma qualitativamente migliore, telecamera Mini-DV.

Problema 3: Schede audio Firewire

Il problema, in ogni caso, rimane per le schede audio: da quelle economiche a quelle professionali, la connessione avviene via Firewire, proprio perché consente un flusso dati costante e una banda notevole. Solo su quelle Firewire è, infatti, garantita la registrazione multitraccia, mentre su quelle USB spesso non viene supportata.

Audio Firewire

Su molti siti dedicati alla musica, il consiglio diventa di acquistare il modello entry level fintanto che sarà disponibile. I musicisti, infatti, soffrono particolarmente della mancanza di questo tipo di connessione poiché molte apparecchiature audio di livello professionale si interfacciano solo attraverso Firewire, e un aggiornamento del portatile significherebbe di fatto vanificare migliaia di euro di investimento.

Problema 4: Firewire Target Disk Mode

Un quarto argomento tirato in ballo quando si parlava dei problemi che si incontravano dal momento in cui si è eliminata la porta Firewire sui portatili entry level, è quello relativo all’impossibilità di usare il Firewire Target Disk Mode, ovvero la modalità con cui qualunque Mac viene temporaneamente trasformato in un semplice hard disk esterno per trasferire facilmente file, se il computer è collegato via Firewire ad un altro e all’avvio premiamo il tasto T sulla tastiera.

Firewire Target Disk Mode

Indispensabile per le assistenze tecniche, questa funzione è anche parte del processo che Apple consiglia per migrare da un Mac ad un altro Mac i proprio documenti e le proprie preferenze. In qualche forum si legge di amministratori di sistema che si dichiarano pronti a passare a PC a fronte dell’impossibilità di usare il target mode: “visto che si deve spendere del tempo, tanto vale spenderlo per passare da Mac a PC e si spende meno“.

E’ notizia di oggi, però, che, per supplire alla mancanza di porta Firewire e dare comunque la possibilità di migrare applicazioni e dati da un Mac all’altro, il sistema operativo dei MacBook di nuova generazione è stato aggiornato con il Migration Assistant via Ethernet, dando accesso a questa funzione via ethernet e via wireless, anche se la cosa è sconsigliabile per questioni di stabilità e velocità.
Quel che l’aggiornamento non è in grado di fare è abilitare l’uso del Target Mode; Apple non ha aggiornato questa interessante funzione per renderla utilizzabile via USB.

Firewire Target Disk Mode

Vedere sparire questa peculiarità unica del mondo Mac e che contribuiva a renderlo sostanzialmente diverso da un comune PC, è un vero peccato, anche perché non esiste un equivalente di tale tecnologia nelle specifiche dell’USB. Ciò significa che per tutti coloro che acquisteranno un portatile Macbook, d’ora in avanti i dati andranno trasferiti solamente tramite network o da un backup esistente.

Le ipotesi per spiegare la mossa di Apple

C’è chi teorizza che, probabilmente Apple, togliendo la Firewire dalle macchine entry level, abbia cercato di spingere i professionisti del video e dell’audio ad acquistare solo i MacBook Pro con la scusa che hanno schede video e software (FinalCut) più adatti al loro scopo. Ciò farebbe pensare, quindi, che Apple abbia pensato che i “dilettanti”, invece, dovrebbe accontentarsi solamente della connessione USB ed iMovie, da collegare con la crescente pletora di telecamere Usb, lasciando ai professionisti le porte Firewire per l’audio e il video, creando un marcato segno distintivo del target consumer.

Macbook Firewire

Altri, invece, non credendo che un ingresso in più o in meno possa stravolgere il design di un prodotto, probabilmente l’ipotesi più plausibile è che forse si è voluto distinguere maggiormente, il Macbook dal Macbook Pro che, ad eccezione delle dimensioni dello schermo, della scheda grafica (integrata e non) e dal processore (più o meno veloce), sembrano del tutto uguali!

Conclusioni

In definitiva, quindi, al momento chi vuole a tutti i costi un Macbook con Firewire ma pensa che i Pro siano troppo costosi, è rimasto solamente il vecchio MacBook bianco con case in plastica, che oltre ad avere la porta Firewire, è anche dotato di masterizzatore DVD al costo di appena solo 949 euro. Certamente la scheda grafica integrata Intel è meno veloce di quella nuova della nVidia (e ciò potrà risentirne il montaggio video), ma almeno si potrà disporre di una comoda stazione portatile per il video alla portata di tutte le tasche.

UPDATE: Sulla rete sta iniziando a circolare, per i più nostalgici, questo video ripreso durante l’evento Mac di inizio anno 1999. Nel filmato Steve Jobs presenta al pubblico il Firewire con queste parole:

“Che cos’è il FireWire? Pensate al FireWire come ad un USB, ma piuttosto che veicolare 12 megabits-per-secondo riesce a raggiungere la ragguardevole velocità di 400 megabits-per-secondo,” dice Jobs. “Ed è già uno standard di fatto.“

UPDATE 2: Da Les Numériques arriva una notizia interessante: a giudicare dai test comparativi condotti, la porta USB 2.0 dei nuovi MacBook Pro ha finalmente prestazioni paragonabili alla FireWire, proprio quando la FireWire sparisce di circolazione.
Le performance dell’USB sono da sempre la spina nel fianco di ogni mac user; è infatti risaputo che a parità di Mac e disco esterno USB, un semplice trasferimento file avviene più velocemente se eseguito sotto Boot Camp e Windows che sotto OS X. Ora però assistiamo ad un netto miglioramento della bontà dei driver USB su Mac. Un disco rigido esterno a doppia interfaccia USB e FireWire ha prodotto infatti una velocità di circa 20 MB/s e 30 MB/s rispettivamente in scrittura e lettura, a prescindere dalla porta usata per i test, con risultati migliori persino rispetto al Pc Windows usato per le prove.
E’ un bene sapere che finalmente l’USB ha prestazioni di tutto rispetto, ed è una gradita sorpresa constatare che i nuovi Mac siano in grado di sostenere alte velocità di trasferimento e bassi tempi di accesso, ora che la FireWire si appresta a diventare un ricordo del passato.

Tag:Apple, AVCHD, drive_usb, dv, firewire, iPod, laptop, mac, macbook, macbook pro, mpeg2, nvidia, sony, Tecnologia, telecamere, usb, usb-2.0
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Set 10 2008

Addio iPod Nano 3G “Fat”: considerazioni sul miglior iPod portabile per chi ha voglia di ascoltare solo musica senza troppi ingombri e non vuole affidarsi alla casualità dello Shuffle

Posted by Antonio Troise
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Ieri si è tenuto il Keynote della Apple (qui il video) e le novità si sono tutte concentrate, come prevedibile, sulla nuova versione dell’iPod Nano 4G, che è tornato alle dimensioni originali di 2 anni fa (dalla forma rettangolare e non più quadrata), ma con uno schermo nettamente più largo, oltre che sul lancio del nuovo iTunes 8 (con la sua funzione Genius, che crea le playlist in base alle nostre preferenze musicali), sull’iPod Touch 2G (proposto anche come console in grado di competere con la PSP e DS), sul Classic (che vede un passaggio di storage da 80 a 120 GB ), sul Firmware 2.1 (che sembra non avere alcuna funzione attesa come il copia/incolla, il miglioramento del GPS e il supporto agli MMS, ma che dovrebbe correggere tutti i problemi di stabilità) e su un nuovo modello di auricolari canalbud (integrando un piccolo woofer e un piccolo tweeter) che ora posseggono anche il controllo del volume, e di riproduzione dei brani, unito ad un microfono per l’eventuale registrazione audio.

Caratteristiche del nuovo iPod Nano 4G

Ma la novità più grande è sicuramente il lancio dei nuovi iPod Nano di 4a Generazione (4G) multicolore (disponibile in ben nove colori, la linea sicuramente più varia nella storia dell’iPod) che rivoluziona completamente le dimensioni del precedente modello 3G (il modello affettuosamente chiamato FAT) e ritorna su quelle più famose del 2G. Viene abbandonato, infatti, il design quadrato e si ritorna al rettangolare con uno schermo leggermente curvo ampio 2″ e con una risoluzione di 240 x 320 pixel per 204 pp e costruito con tutti materiali ecosostenibili (vedremo cosa avrà da dire Greenpeace). Le dimensioni sono di 90,7 x 38,7 x 6,2 mm, vale a dire 0,3 mm più sottile di quello precedente, il che lo rende l’iPod più sottile prodotto fino ad oggi. Il peso è di 36,8 grammi contro i 49,2 grammi della versione precedente.

Accelerometro e Shake Control per l’iPod Nano 4G

il nuovo iPod nano 4G, infine, ha acquisito anche l’uso degli accelerometri come gli iPod Touch per orientare la visualizzazione dello schermo (Cover Flow parte automaticamente se l’iPod è orizzontale) e per una funzione un po’ più singolare: se scuotiamo il nuovo iPod nano si attiva la modalità Shuffle di riproduzione casuale dei brani. Peraltro questa ultima funzione era presente pure sul Sony Ericsson W910i con Shake Control: spero, comunque, sia disattivabile, altrimenti chi è abituato a correre col proprio iPod si potrebbe ritrovare una Playlist impazzita!

Perché mi piaceva l’iPod Nano 3G “Fat” e la speranza di un iPod Pico

iPod Nano Tutti elogiano il nuovo iPod Nano 4G, ma io credo che secondo me, è stata una piccola disfatta aver perso, un ipod così piccolo come quello di 3a Generazione. Attualmente non esiste sul mercato un dispositivo così piccolo. Non so perché non abbia avuto successo ma io credo che sia estremamente comodo e portabile. Certo la visione di un film (solo in 4:3) o delle foto non era forse molto comoda, date le ridotte dimensioni dello schermo, ma era il giusto compromesso per chi voleva ascoltare musica con le proprie playlist, senza doversi ridurre allo shuffle o portare un certamente più ingombrante iPod 2G/Classic/Touch. Insomma entrava perfettamente in qualsiasi taschino, ed era un vero iPod portabile.

Era il 5 Settembre del 2007, ovvero poco più di 1 anno fa, che la Apple ebbe l’ardire di introdurre sul mercato un dispositivo così piccolo, e oggi lo ritira forse per via delle sue scarse vendite. Credo che mai nessun iPod abbia avuto vita così breve, anche perché questo modello, era nettamente differente dal classico Nano che tutti conoscevano. Chissà che un giorno, forse, non possa ritornare sul mercato, magari col nome di iPod Pico (per chi non lo sapesse nella scala metrica abbiamo i prefissi milli, micro, nano e pico).

Oggetto da collezione

Credo, infine, che forse l’iPod Nano 3G possa divenire presto un oggetto da collezione, dato il suo prematuro ritiro dal mercato e sono comunque contento di averne un modello a casa (che ho regalato a mia moglie), perché al momento credo sia il migliore e più portabile iPod della Apple, almeno per chi ha voglia di ascoltare solo musica senza troppi ingombro.

Tag:Apple, iPod, ipod-nano, ipod-touch, itunes, keynote
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Ago 6 2008

Da iTunes al Nokia Music Store: quando stringere accordi con gli operatori mobili può garantire il successo di un portale di musica digitale

Posted by Antonio Troise
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Nokia Music Store Se, ad oggi, iTunes, secondo la classifica pubblicata ieri dall’NPD Group, consolida il proprio primato nel mercato musicale americano per tutti i primi sei mesi del 2008 (proprio lo scorso 19 giugno Apple ha annunciato la vendita di cinque miliardi di brani attraverso iTunes Store), è anche vero che nei prossimi mesi vedranno la luce nuovi avversari a sfidare il gigante di Cupertino, anche nel settore degli operatori mobili italiani.

Wind e il TrackID

Tra questi spicca sicuramente Wind che con la sua classifica Summer Collection è in testa alla top ten dei cd, un catalogo di oltre 3 milioni di dischi e il recente lancio del cellulare Sony Ericsson W580im (imode) che include il servizio TrackID, con il quale se non si ricorda il titolo della canzone, la si può registrare per pochi secondi, per ricevere sul telefono il titolo, l’interprete e l’album, per poi decidere se acquistare le canzoni individuate dal telefono.

Nokia Music Store

Ma è noto che l’antagonista di Apple è Nokia che da poco ha aperto il suo Nokia Music Store, un portale accessibile sia da computer che da cellulare, che offre gli album di tutte le major e di molte etichette indipendenti, che permette di acquistare un album a 10 euro oppure di ascoltare i brani senza limiti a fronte di un canone di 10 euro al mese.

Forse, appunto per dare contro alla Apple, Nokia ha adottato il formato Windows Media Audio, per cui le canzoni scaricate non potranno essere ascoltate sugli iPod. Infine, un’altra grande limitazione, atta a favorire la Microsoft, è che il portale di musica attualmente supporta solo Windows XP o Vista ed è visibile solamente con Internet Explorer 6 e superiori.

L’importanza di stringere accordi con gli operatori mobili

Il problema, però, è che se si vuole scaricare una canzone dal proprio cellulare, oltre al costo del brano, si dovrà pagare anche i costi di banda al proprio operatore mobile. Ecco, perché, sono proprio questi ultimi a svolgere un ruolo chiave nella lotta al predominio della musica digitale. Infatti, Nokia, sta provando a stringere accordi con i principali operatori mobili italiani per consentire ai loro utenti di usare il Nokia Music Store senza alcuna spesa extra.

Apple, invece, non ha intenzione di stringere accordi con nessun operatore mobile per il business della musica e, se con l’iPhone è possibile collegarsi direttamente ad una versione light di iTunes, è anche vero che, al momento, è possibile farlo solo se si ha a disposizione una rete Wi-Fi e non attraverso la rete mobile. La domanda ora sorge spontanea: Apple, se vuole difendere il proprio impero di musica portatile, dovrà cedere agli accordi commerciali con gli operatori mobili o, come al solito, difenderà strenuamente le proprie strategia commerciali?

Quel che è certo è che, come confermano anche le ultime statistiche dell’NPD Group, sono in netto calo le vendite dei CD musicali nei negozi tradizionali, a dimostrazione del fatto che il consumatore sta passando gradualmente dal supporto fisico alla musica digitale, e ciò non farà altro che consolidare ulteriormente la posizione di testa della Apple!

Tag:Apple, banda, cellulare, iPhone, iPod, itunes, Mobile, mp3, Musica, nokia, wi-fi, Windows, wma
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Lug 18 2008

Le priorità sbagliate della Apple: perché le Playlist degli iPod e iPhone ancora non supportano la visualizzazione Cover Flow?

Posted by Antonio Troise
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Le priorità della Apple, spesso, non coincidono con quelle di migliaia di utilizzatori dei suoi prodotti. E’ recente la notizia, infatti, che secondo Greg Joswiak, uno dei responsabili dei prodotti Apple, la funziona copia/incolla nel iPhone 2G e 3G non è tra le priorità degli sviluppatori, nonostante, a gran voce, venga richiesto da molti clienti poiché considerato, a ragione, una grave mancanza per un terminale di fascia alta come l’iPhone. Purtroppo, però, questo non è l’unico caso in cui, nonostante certe funzioni siano basilari e molto richieste, non rientrano nella lista dei desideri stilata da Apple, che preferisce seguire la sua tabella di marcia.

Infatti, se avete un iPod Touch o un iPhone 2G/3G, forse vi sarete imbattuti in un difetto software quando è in modalità cover flow. Se provate ad entrare nella sessione “Musica” e selezionate, se le avete caricate da iTunes, una Playlist, questa viene visualizzata come una normale lista testuale di brani (senza visualizzare le copertine dei relativi album). Ora, se provate a ruotare in posizione orizzontale il vostro iPod Touch in modo che venga visualizzata la lista in modalità Cover Flow, con grande meraviglia, e andando contro alla semplicità e intuitività che contraddistinguono i prodotti Apple, scoprirete che verranno visualizzati tutti gli album presenti sul dispositivo, invece che filtrare solamente quella della Playlist selezionata (come funziona su iTunes per intenderci).

Coverflow

Il problema viene segnalato spesso sui forum sparsi per la rete, ma sinora la Apple a quasi due anni di distanza, non ha ancora ascoltato il feedback dei suoi utenti rimasti delusi da questa mancanza di funzionalità.
Questo problema è molto sentito da coloro che hanno copiato migliaia di brani sul proprio lettore mp3: il fatto di avere delle Playlist aiuta a filtrare rapidamente un certo genere di brani, e, come si può facilmente immaginare, scegliere un brano in modalità grafica rispetto a quella testuale risulta essere molto più intuitivo e veloce, anche perché, spesso, è più facile ricordare una canzone dalla copertina del suo album, piuttosto che dal suo titolo, a volte, poco mnemonico.

Coverflow iPod

Come, infatti, dice la stessa Apple:

Se un’immagine vale migliaia di parole, provate a pensare a tutto quello che potrebbero dire le illustrazioni della vostra collezione. Con Cover Flow, potete scorrere la vostra libreria di musica e video digitali proprio come fareste con i CD o i DVD.

Purtroppo, dato che la visualizzazione Cover Flow, mostra esclusivamente le copertine di tutti gli album che si hanno nel dispositivo (mettendo in primo piano la cover del brano che si sta ascoltando o dell’ultimo che si è ascoltato), ordinati solo per “Artista”, questa filosofia risulta essere, molto spesso, una grave limitazione del dispositivo. A cosa serve la visualizzazione Cover Flow se, per cercare un album devo scorrere con le dita centina di cover? Perché non è possibile ordinare le cover, per esempio, anche per data di inserimento o per classifica? In realtà, per risolvere quest’ultima mancanza, si ritorna al problema principale, perché basterebbe dare la possibilità al dispositivo di visualizzare la modalità Cover Flow anche sulle Playlist, dato che queste ultime possono essere create su iTunes con decine di parametri diversi.

E’ vero che spesso la Apple, ragionando di testa sua, è riuscita spesso a creare dei prodotti innovativi tali da stravolgere il mercato, imponendo uno nuovo standard, ma io credo che, ascoltare le richieste, ragionevoli a dir poco, dei suoi clienti, sia anche una cosa gradita, oltre che auspicabile, per una azienda che dice di mettere i propri utenti al centro delle proprio mondo e ha fatto del passaparola una ragione di vita.

Voi che ne pensate? Avete mai sentito la mancanza di questa funzionalità sul vostro dispositivo?

Tag:Apple, copertine, cover, coverflow, iPhone, iPod, itunes, mp3, Musica, Playlist
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Lug 14 2008

Tutte le follie del iPhone in grado di creare un Reality Distortion Field anche sul comune uomo di strada che ne parla senza sapere cosa sia

Posted by Antonio Troise
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iPhone 3G Lo scorsa settimana ho seguito, come molti, le vicende del iPhone 3G sbarcato finalmente, oltre che in Italia, in tutto il mondo! Devo dire di essere rimasto allibito da come, un semplice prodotto, possa creare un vero effetto valanga sui media. Quanti altri prodotti tecnologici hanno avuto un seguito mediatico così rilevante?
La cosa più strana, tra tutte, è stato sentire, ad ogni giornale radio che mi capitava di ascoltare mentre ero in macchina, delle avventure delle persone in fila per acquistare l’iPhone, sia in Italia che in Giappone. Oppure quando al telegiornale, intervistando i commercianti sul pessimo andamento dei saldi di fine stagione, uno di questi asseriva che:

“si vede che gli interessi si sono spostati altrove: se le persone sono disposte a fare la file per spendere 600 euro per un cellulare, è chiaro che i soldi ci sono e non viviamo un momento di recessione economica, ma semplicemente si è spostato l’interesse della gente verso altri prodotti”.

Battezzato addirittura “the God machine”, la macchina di Dio, quando fu presentato dalla Apple un anno fa perché sembrava avesse attinto la sua tecnologia direttamente dal futuro, la nuova reincarnazione dell’iPhone ha reso tutti folli.

Infatti, in tutto il week end, non ho fatto altro che sentire ovunque, in maniera diretta o indiretta, del iPhone 3G.

Le mie testimonianze

Ma quello che era ancora più strano era sentire la gente parlare dell’iPhone come oggetto del desiderio, per poi capire che non sapevano quasi nulla delle sue caratteristiche. Quando un mio collega mi ha detto che era intenzionato a comprarsi l’ultimo gioiellino di casa Apple, gli ho suggerito di guardare il video tutorial che spiegava cosa facesse l’iPhone: ebbene, dai suoi sguardi ho capito che non sapeva quasi nulla dell’iPhone e ha fine presentazione era ancora più convinto del suo futuro acquisto!

Sempre lo stesso giorno, una mia amica mi ha raccontato che nel ufficio era passato un cliente con in mano l’iPhone e tutti ne parlavano: ma lei non aveva avuto modo di vedere come fosse fatto e cosa facesse. Al che gli ho detto che potevo fargli vedere il mio iPod Touch, che nulla aveva che spartire con il nuovissimo iPhone 3G, ma almeno poteva avare un assaggio delle potenzialità della nuova e intuitiva interfaccia del cellulare di casa Apple. A fine demo era estasiata di cosa potesse fare quel prodotto e mi disse che aveva finalmente capito perché tutti ne parlavano!

Reality Distortion Field dell’iPhone

Insomma, come vedere sembra che anche l’iPhone riesca a generare intorno a sè il famoso “Reality Distortion Field” (RDF) che contraddistingue i Keynote di Steve Jobs. Come la distorsione spazio temporale di un singolarità cosmica, anche l’iPhone sembrava riuscire, durante tutto lo scorso weekend, a creare intorno a sè un campo di attrazione gravitazionale tale da attirare sia l’early-adopter e gli Apple Addicted, che l’uomo di strada completamente digiuno di tecnologia.

Gli eventi della follia iPhone

Così, forse per sfruttare questo hype, venerdi 11 Luglio 2008 è accaduto davvero di tutto. TIM ha lanciato l’iniziativa “La Notte Bianca di Tim” (alcuni punti vendita TIM hanno effettuato una apertura speciale per presentare iPhone 3G dalle 00:00 di venerdi 11 luglio), mentre Vodafone apriva myLive, ovvero un portale totalmente dedicato ad iPhone 3G, accessibile tanto da browser (anche su computer fisso) che da una applicazione specifica che si scaricherà dall’App Store.

Dalla mezzanotte di venerdi, si sono susseguiti decine di reportage con foto, filmati e cronache di tanti utenti entusiasti e pazienti in fila per il lancio di iPhone 3G dai vari centri TIM sparsi per la penisola. Ovviamente foto d’onore e interviste ai primi cittadini ad accaparrarsi il prezioso oggetto, ma anche a chi manifestava contro le tariffe vergognose di Tim e Vodafone.

A fare un reportage in grande ci ha pensato Engadget che ha raccolto una serie di immagini e video che testimoniavano le file che si accalcavano in tutto il mondo, dallo Store della Fifth Avenue a Manhattan al Giappone, dalla Danimarca alla Nuova Zelanda (che tra l’altro, per via dei fusi orari, era stato il primo paese in cui è cominciata la vendita di iPhone 3G).

Intanto, come era logico supporre, migliaia di aggiornamenti del firmware dell’iPod touch, attivazione di centinaia di migliaia di iPhone, download di milioni di applicazioni free, passaggio da .mac a mobile me, tutto in un solo giorno, era davvero troppo per i server Apple, tanto che negli Usa e in molti altri paesi, come in Italia, si segnalavano gravi problemi per l’attivazione dell’iPhone 3G, con server sovraccarichi dalle troppe richieste. Analoghi problemi di gioventù si incontravano anche con il neonato MobileMe e con l’App Store, in cui 135 applicazioni delle 552 presenti per iPhone/iPod Touch erano gratis (anche se devo dire pochissimi erano di buona qualità, tra queste non posso non citare Remote, sviluppata da Cupertino stessa, che trasforma l’iPhone e l’iPod touch in telecomandi via Wi-Fi definitivi per pilotare iTunes su Mac e Apple TV) e la gran parte di quelli a pagamento non superavano i cinque dollari.

E mentre qualcuno lo aveva già smontato pezzo per pezzo, l’iPhone Dev Team dichiarava che era già molto vicino a craccare la versione due del firmware degli iPhone.

Ma la follia dell’iPhone ha colpito anche i giornali che hanno subito affiancato i loro siti classici con le rispettive versioni ottimizzate per iPhone: dal Corriere, che proponeva le notizie in una veste grafica che si adatta perfettamente allo schermo del telefonino, a Repubblica, da Radio Deejay alla RAI che inaugurava un portale compatibile con l’interfaccia di iPhone e iPod touch, per essere sempre aggiornati on-the-go sugli ultimi avvenimenti.

Ovviamente non potevano mancare il giro di illustre recensioni: Dopo le recensioni delle 3 grandi “voci” americane, sono arrivate anche quelle di importanti giornalisti italiani, come quelle di Marco Pratellesi (Corriere), Ernesto Assante (Repubblica), Nicola Porro (Il Giornale), Antonio Dini (Sole24Ore) e Luca Sofri (Gazzetta).

Intanto, tutti i blogger, restano in trepidante attesa, dell’applicazione, creata direttamente dal team di WordPress, che consentirà il blogging mobile, per poter aggiornare il proprio blog basato su WordPress direttamente da iPhone o da iPod touch.

Tag:Apple, cellulare, giornali, iPhone, iphone-3g, iPod, ipod-touch, itunes, Mobile, rai, steve-jobs, Tecnologia, Wordpress
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Giu 3 2008

Come realizzare siti con interfaccia Touch Friendly per iPod Touch e iPhone con i kit IUI e WebApp.net e analisi sulla mancanza di una versione per iPhone di Wikipedia

Posted by Antonio Troise
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Touch Friendly La rivoluzione della tecnologia touch di un iPhone o un iPod Touch è tale che, per forza di cosa, è stato necessario coniare un nuovo termine per i siti o gli applicativi dedicati a questa serie di dispostivi mobili: touch friendly, ovvero che sia compatibile col tocco delle dita, tipico della navigazione con i nuovi dispositivi di casa Apple.

Pochi pensano alla versione Touch Friendly del proprio sito

Purtroppo, nonostante esistano versioni mobili di molti siti, in pochi hanno realizzato versioni per iPhone, forse perché ancora considerato, ingiustamente, di nicchia. In realtà, visto che oramai è certo che già entro Giugno 2008 anche nel nostro bel paese approderanno ufficialmente gli iPhone, allora è bene familiarizzare con questi neologismi e iniziare a pensare a come realizzare diversamente i propri siti.
Infatti, se si analizza il traffico Web dei dispositivi mobili, si vede che una fetta consistente è costituito, appunto, da iPhone. E la ragione è una sola: navigare con Safari Mobile è una vera delizia poiché non è necessario alcun adattamento ed è possibile visualizzare la pagina perfettamente come la si vedrebbe con un pc (ad eccezione dei file flash che ancora non sono supportati).

Il problema del dito come dispositivo di puntamento

Finger iPhone Ma dopo questa affermazione allora ci si potrebbe chiedere perché è necessario creare dei siti touch friendly? La ragione è semplice: è facile navigare su qualsiasi sito con un iPhone ma, spesso, visto che la risoluzione nativa dell’iPhone è di 320 x 480 pixel, per visualizzarne correttamente uno o per cliccare su qualche elemento, è necessario zoomare più volte con le dita. Cosa che di per sè è molto semplice ma, a lungo andare può risultare noiosa. Ecco perché il lavoro del webmaster dovrebbe essere rivolto ad adattare il proprio sito anche a questi evoluti dispositivi che, secondo me, presto invaderanno il mercato del mobile.

iPhone Site Specs

Lo screen dell’ iPhone visualizza infatti 160 pixels ogni pollice, e per utilizzarlo si usano le dita. Il problema è che, il dispositivo di puntamento di un iPhone/iPod non è un cursore o la freccetta del mouse, bensì esclusivamente le nostre dita! Se, quindi, si preme in un punto del display, lo spazio premuto sarà compreso tra i 40 e gli 80 pixels. Quindi, la prima regola base nella costruzione di un sito Touch Friendly è quello di distanziare due elementi selezionabili di almeno di 40 pixel, altrimenti l’utente che visiterà il portale tramite iPhone difficilmente riuscirà ad effettuare una selezione senza zoomare più volte. Per questo è sempre bene ingrandire i font e gli elementi della pagina, magari raddoppiandone le dimensioni; ad esempio, se si ha impostata la dimensione di un font a 18px, buona idea sarebbe portarlo a 32px.

iPhone Site Specs

Una delle caratteristiche più particolari dell’ iPhone è il supporto nativo alla “viewport“, ovvero quella funzione che permette di visualizzare solo uno spezzone alla volta di sito. Questo perchè le pagine web sono adattate alle dimensioni degli schermi da PC, mentre lo schermo dell’ iPhone è di dimensioni ben minori.
Per evitare, quindi, caratteri microscopici e selezioni impossibili, si è ricorso a questo stratagemma. Di default, aprendo una pagina web, la viewport è impostata per mostrare un riquadro del sito delle dimensioni di 980-pixel.

I kit IUI e WebApp.net per realizzare siti Touch Friendly

Webapp.net Se non volete impazzire col codice, allora vi consiglio di usare alcuni framework javascript per realizzare in pochi minuti un sito iPhone Style. Il primo a nascere fu IUI: User Interface (UI) Library for Safari development on iPhone, un progetto davvero interessante giunto alla release 0.13 ma che, dalle prove che ho fatto, è mancante di molti elementi di una pagina web.
Ho trovato, invece, molto interessante il fork di quest’ultimo progetto: WebApp.net. L’ho trovato molto più completo del primo e ho già realizzato un paio di siti in questo modo e devo dire che, nonostante qualche differenza sintattica rispetto ad IUI, e una volta presa la mano, è davvero semplice realizzare un sito Touch Friendly con WebApp.net, anche grazie al set grafico fornito di serie. Giunto alla versione 0.2.0 qui trovate una demo della sue potenzialità e qua sotto un video che illustra cosa è possibile fare con questo kit:

Qui, invece, trovate tutta la documentazione per iniziare (è ancora in fase di scrittura)

ATTENZIONE: Ovviamente su Explorer non è possibile visualizzare correttamente questo genere di siti, ma potete visualizzarli correttamente con Safari, Firefox e Camino.

I siti Touch Friendly e la mancanza di Wikipedia

Touch Friendly Meebo Già esistono numerosi plugin per WordPress allo scopo, Meebo e Mundu, due servizi di messaggistica istantanea via web, hanno già pensato di creare una versione adatta allo scopo, ed è già è stata creato un client web per Twitter, Hahlo, Google Reader, ma Wikipedia, nonostante le dimensioni di questa comunità non ha ancora pensato a sviluppare una versione per iPhone.

Fin’ora si era solo pensato ad installare wikipedia sull’iPhone/iPod Touch per dare la possibilità a tutti di consultare l’opera offline senza necessariamente esser connessi ad internet. Il trucco stava nell’usare il programma Wiki2Touch e Scaricare il database di wikipedia in italiano da questa pagina (il dump è grande circa 2 Gb). Seguendo questa procedura è molto semplice, in pochi minuti, installare l’intera enciclopedia sui nostri dispositivi mobili.

Ma se noi volessimo semplicemente navigare su Wikipedia online con una interfaccia touch friendly? Allora dovremmo rivolgerci ad un prodotto di terze parti: iPodia. iPodia, infatti, grazie alla tecnologia Picklr Engine, rende l’enciclopedia Wikipedia ottimizzata per i dispositivi avanzati della Mela. In pochi tap di dito potrete selezionare la lingua e scrivere la parola da ricercare. Le pagine si adattano perfettamente al formato dello schermo e basta spostare il dito dall’alto verso il basso per leggerne il contenuto.

Tag:Css, firefox, iPhone, iPod, ipod-touch, Javascript, Plugin, safari, touch friendly, Wordpress
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Mag 16 2008

Perché le 2 porte USB dei Macbook e Macbook Pro sono alimentate diversamente e quale scegliere per far funzionare correttamente alcuni hard disk portatili

Posted by Antonio Troise
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Non ci avevo mai fatto caso fino a quando non ho comprato un hard disk portatile da 2,5” USB 2.0 autoalimentato da 250 GB. Fino a quel momento avevo sempre collegato a una qualsiasi porta USB del mio Macbook Pro un hard disk da 160 GB e uno da 60 GB e non avevo avuto alcun problema: qualsiasi fosse stata la sua formattazione, riuscivo ad alimentare e a leggere/scrivere sull’hard disk portatile semplicemente collegandolo ad una qualsiasi delle due porte USB 2.0 del mio laptop (anche se non era collegato direttamente ad una presa di corrente).

Ma dopo l’acquisto di un hard disk da 250 GB le cose sono cambiate e ho iniziato ad avere qualche problema di funzionamento: se inizialmente pensavo ad un difetto di fabbricazione del dispositivo di memorizzazione, poi ho iniziato ad individuare una costante nel suo comportamento. Normalmente sono solito collegare un mouse USB sulla porta posizionata a destra del mio Macbook Pro, e quindi, tutti i dispositivi di archiviazione, se non sono firewire, li devo per forza di cose collegare alla porta USB posizionata alla sinistra del mio portatile. Ma quando ho iniziato a collegare a questa stessa porta, il nuovo hard disk da 250 GB, ho cominciato ad avere i primi problemi: il led di alimentazione si accendeva ma si udiva il caratteristico Clak-Clak tipico di una alimentazione insufficiente, come se la testina non riuscisse a spostarsi correttamente sul disco, e, ovviamente, la periferica non veniva montata da Mac OS X.

Il bello era che, quando spostavo il mio nuovo dispositivo di storage dalla porta USB 2.0 sinistra del mio Macbook Pro a quella di destra, non avevo alcun problema e l’hard disk riprendeva a funzionare correttamente.
La prova del nove l’ho avuta quando, spostandolo sulla porta sinistra, e collegandolo con un cavo con doppia USB (di quelli, cioè, che prendono l’alimentazione da due porte USB), l’hard disk riprendeva a funzionare anche sulla porta di sinistra: peccato che questa soluzione è alquanto scomoda poiché mi occupa entrambe le porte USB!

E’ stato così che ho capito che non tutte e due le porte USB 2 presenti sui MacBook sono uguali!

Devo dire che, di solito, i problemi di scarsa alimentazione si verificavano quando si usavano le vecchie porte USB 1.1 (che quindi avevano bisogno di utilizzare una fonte aggiuntiva) mentre con le porte USB 2.0 non mi era mai capitato.

A conferma delle mie ipotesi è venuto anche un articolo del giornalista del mondo Mac, Andy Ihnatko, che ha rivelato la scoperta della stranezza nella puntata 88 di MacBreak Weekly. Ma sono state molte le segnalazioni di utenti Mac con questo genere di problemi.

Da alcune prove fatte con il mio Macbook Pro e da quelle fatte da setteB su un Macbook, sembra, quindi, che Apple abbia creato una porta USB 2 “diretta” ed una USB 2 “condivisa”. Il risultato è che, finché i dispositivi USB collegati non hanno bisogno di una tensione troppo elevata, le porte sono perfettamente uguali e funzionanti. Ma nel momento in cui avrete bisogno di una tensione un po’ più superiore alla norma (e probabilmente gli hard disk portatili da 250 Gb e 320 GB rientrano in questa categoria), allora potrete usare una sola porta USB!

Ma ecco nel dettaglio (grazie all’ausilio del System Profiler) per il Macbook e il Macbook Pro, quali porte usare per dispositivi USB che richiedono tensioni di alimentazioni superiori alla norma.

Le differenti alimentazioni delle porte USB 2.0 del Macbook
Macbook

Se avete un Macbook e avete qualche accessorio USB non ben funzionante (hard disk, pen drive, microfoni USB o anche iPod) dovete avere cura di preferire sempre la porta B e non la A, visto che questo che potrebbe non fornire tutta l’alimentazione necessaria.

Macbook Ports

La cosa interessante è che sui laptop della generazione “precedente”, come il compatto PowerBook da 12 pollici, questo non accadeva, ed entrambe le porte USB 2 risultavano indipendenti.

Nel caso, quindi, avete un Macbook, è possibile verificare le affermazioni precedenti semplicemente collegando un mouse USB sulla porta A e aprire System Profiler per rendersi conto che il dispositivo condivide il bus USB con la tastiera e il trackpad

Macbook System Profiler A

mentre ciò non accade (ed il mouse risulta come dispositivo indipendente) se lo colleghiamo alla porta B.

Macbook System Profiler B
Le differenti alimentazioni delle porte USB 2.0 del Macbook Pro
Macbook Pro

Se avete un Macbook Pro e avete qualche accessorio USB non ben funzionante (hard disk, pen drive, microfoni USB o anche iPod) dovete avere cura di preferire sempre la porta B (ovvero quella posta ala vostra destra) e non la A (ovvero quella posta alla vostra sinistra), visto che questo potrebbe non fornire tutta l’alimentazione necessaria.

Macbook Pro Ports

Anche in questo caso, se avete un Macbook Pro, è possibile verificare le affermazioni precedenti semplicemente collegando un mouse USB sulla porta A e aprire System Profiler per rendersi conto che il dispositivo condivide il bus USB con il Bluetooth USB Host Controller (e non, come avveniva con il Macbook, con la tastiera e il trackpad).

Macbook Pro System Profiler A

mentre ciò non accade (ed il mouse risulta come dispositivo indipendente) se lo colleghiamo alla porta B.

Macbook Pro System Profiler B
Tag:alimentazione, Apple, drive_usb, hard-disk, iPod, laptop, mac, Mac os x, macbook, macbook pro, mouse, portatile, storage, trackpad, Tutorial, usb, usb-2.0
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