Ricordo un episodio della serie di fantascienza “Ai Confini della Realtà” in cui gli alieni riescono a trasmettere per radio un segnale subliminale in grado di condizionare il genere umano, tanto da riuscire a modificare il suo DNA e trasformarlo, nel giro di pochi giorni, in una sorta di armadillo pseudo-umano. Lo scopo, si scopre alla fine dell’episodio, è quello di rendere l’umanità in grado di resistere alla radiazioni nucleari di una prossima Terza Guerra Mondiale, garantendo così la sopravvivenza della civiltà sulla Terra. Curiosamente è stato proprio a questo episodio che ho pensato quando il 1 Luglio, ho sentito al TGCOM, la notizia del I-Doser, la droga virtuale che si aggira nei file mp3.
Devo dire, però che, oltre a credere di stare vivendo in un racconto di fantascienza (nel cinema troviamo anche altri esempi, da Morte a 33 giri a Nirvana, in cui il protagonista Jimi Dini è un programmatore che per sbarcare i lunario spaccia anche programmi droghe), ho subodorato il solito allarmismo tipico dei giornalisti nei confronti di internet.
Se siete soliti andare nelle librerie, ogni tanto forse vi sarà potuto capitare di imbattervi in qualche CD New Age che è in grado di farvi rilassare in pochi minuti sfruttando qualche particolare frequenza sonora (battiti binaurali) che interagisce direttamente col nostro cervello, per favorire la meditazione, il sonno o curare il mal di testa. Ma non pensavo che l’ingegneria del suono fosse giunta al punto di creare addirittura delle droghe virtuali. Ma sarà tutta verità o forse è stata condita con troppi elementi creativi?
Le prime notizie
Il TGCOM asserisce che:
Il fenomeno si chiama I-Doser ed è nato negli Stati Uniti e sta sbancando in Europa, dove ha attecchito soprattutto in Spagna, per poi diffondersi in modo rapido anche negli altri paesi. Italia compresa.
Il problema è che nessuno dei miei amici e conoscenti era a conoscenza di questa particolare droga virtuale. Ma neanche i cibernauti della blogosfera, sempre informata di tutto, ne era al corrente. E ciò risulta strano, perché, di solito, se una cosa funziona, sul web ci mette 5 minuti a fare il giro del mondo, anche grazie a canali P2P. Ma anche se nel canali di file sharing è possibile trovare i file per i-Doser, perché nessuno ne ha mai parlato prima? E se era un fenomeno nascosto nei bassifondi di internet, perché parlarne su un telegiornale a diffusione nazionale, tanto da contribuire a diffondere la notizia in pochi giorni? Se il fenomeno è reale ma ancora relegato a pochi, perché parlarne così apertamente mettendo in pericolo i giovani che, si sa, sono curiosi e sicuramente saranno andati a scaricarsi qualche demo di dose?
Le prime apparizioni di I-Doser
Dalle mie ricerche ho scoperto che per esempio, su Yahoo! Answers se ne è parlato circa 3 mesi fa, ma il fenomeno si era fermato li. Su Youtube compare qualche video, presumo tutti frutto di messe in scena, e nel frattempo qualche sito di riferimento era nato, a partire da quello ufficiale in inglese I-Doser.com fino ad arrivare ai nostrani TarantoHipHop e NonApriteQuelPortale, che hanno tentato di spiegare il meccanismo dell’I-Doser.
Ma diciamoci la verità, se non si conosceva il termine, era quasi impossibile venirne a conoscenza!
Oggi, invece, tutti i maggiori quotidiani nazionali ne parlano apertamente, ovviamente copiandosi l’un l’altro, Il Messaggero, Il Tempo, il Corriere della Sera, Panorama e La Stampa.
E questi sono solo alcuni giornali, per non parlare poi della Blogosfera che ha fatto rimbalzare la notizia su più fronti e, più saggiamente della controparte mediatica, è molto più scettica delle conclusioni dei media!
Il principio di funzionamento di I-Doser
Tutti segnalano che l’allarme è stato lanciato dal GAT il Nucleo Speciale Frodi Telematiche della Guardia di Finanza, che ha scoperto la novità nei blog e nei forum dove i giovani si scambiano informazioni (forse è stata colpa di quel tizio che su Yahoo! Answers ha chiesto informazioni?)
Le nuove cyber droghe, infatti, sono normali file in mp3 (in realtà sono file GDR). “Agiscono sulle onde a bassa frequenza – ci spiega il colonnello del GAT Umberto Rapetto – soprattutto quelle che vanno dai 3 ai 30 hertz, ossia le frequenze della fascia di lavoro del cervello.
L’orecchio assorbe questi suoni che non riesce a distinguere e che, nella maggior parte dei casi, sono mescolati a musiche psichedeliche“.
Proprio perchè gioca con diverse lunghezze d’onda e perchè fatto di suoni impercettibili, se ascoltati da un solo orecchio, i file non producono alcun effetto. Di qui la necessità delle cuffie.[…]
Per ora non è stato accertato quali danni possa arrecare la cyber-droga, nè se dia dipendenza. “Il fenomeno è agli albori”, afferma Rapetto. “Chi diffonde i file sostiene che non ci siano effetti collaterali, che le dosi provocano delle semplici sbornie, ma è bene che a stabilirlo siano i medici.
Ma come funzionano queste droghe virtuali? Una spiegazione semplice ci arriva dal solito sempre informato Paolo Attivissimo che ci spiega che:
Si tratta di binaural beat: due suoni, a frequenze udibili e riproducibili dalle cuffie normali, e leggermente differenti l’uno dall’altro come frequenza: per esempio, uno è a 300 Hz e l’altro è a 307. Ascoltati in cuffia, in modo che uno solo dei due suoni raggiunga ciascun orecchio, producono un terzo suono per battimento.
Per fare un paragone stiracchiato, è come se vi arrivasse un MI in un orecchio e un FA nell’altro e il vostro cervello generasse una nota che è la differenza fra il MI e il FA.
Secondo un’altra fonte sembra che:
Il sistema funziona sulla base dei cosiddetti ‘battiti binaurali‘ (dall’inglese: binaural beats) sperimentati sul cervello negli anni Settanta dal dr. Gerald Oster alla clinica newyorkese Mount Sinai, e che consistono nell’applicare frequenze herziane diverse ai due orecchi per stimolare il cervello a seconda della loro intensita‘. Le frequenze cerebrali vanno da 1 a 4 Hz per il livello Delta, quello del sonno profondo, fino ad un massimo di 30Hz allo stato vigile che corrisponde alla frequenza Beta, passando per Theta e Alfa, uno stato quest’ultimo di semiveglia usato nei sistemi di Controllo Mentale perche’ consente di sincronizzare i due emisferi potenziando l’attivita’ cerebrale.
Le ‘dosi’ proposte da I-Doser si ottengono applicando, con auricolari, alte frequenze asincrone ai due orecchi, per esempio 500 e 510 Hz rispettivamente, causando nel cervello un tono di 10 Hz cioe’ in pieno livello Alfa e favorendo cosi’ gli effetti di alterazione della percezione.
L’origine del software I-Doser e cosa sono i file DRG?
Tutti hanno parlato del I-Doser fino allo sfinimento ma non tutti conoscono bene quale sia la sua origine. Dovete infatti sapere che I-Doser altro non è che un rip di un programma Open Source (GNU GPL v2) chiamato Sbagen in grado di generare onde sonore per il cervello (Brain-Wave generating) capace di rilassare l’individuo che le ascolta. Questa applicazione usa dei preset file con estensione .SBG che possono essere suonati e registrati come file WAV.
Ovviamente dire che sono file MP3 è errato perché, proprio per la natura stessa del formato di compressione audio, usare dei file MP3 significherebbe tagliare la banda di frequenza usata per generare quei fantomatici effetti di cui tutti parlano.
Quello che dovete sapere, quindi, è che la società che ha creato I-Doser altro non ha fatto che rifarsi al modello del software Sbagen e, per evitare che chiunque potesse ascoltare più volte la stessa “droga”, hanno creato un preset file di tipo DRG, che altro non è che un file .SBG criptato e contenente anche uno screenshot e le informazioni sul contenuto della dose! Questo file, di solito, viene venduto ad un prezzo di 5-10 euro, dura circa 45 minuti e, nelle intenzioni dei suo creatori, si può ascoltare una sola volta (appunto come una droga), costringendovi, per ripetere l’esperienza, a ricomprare più volte le dosi.
In realtà, come spesso accade per tutto ciò che ha lucchetti digitali, prima o poi, qualcuno è riuscito a sbloccare le limitazioni dei software e, per questo, è facile trovare versioni craccate di I-Doser e delle dosi ascoltabili senza limitazioni, grazie anche all’ausilio del software open source Sbagen.
E’ solo suggestione come nei placebo?
Con questo articolo non invito nessuno a provare questa “esperienza” perché, oltre a non credere ai fantomatici effetti psicotropi, ho dei seri dubbi sulla effettiva non pericolosità di un ascolto cacofonico di lunga durata (una sessione, ricordiamo, dura circa 45 minuti) sia sull’udito che sul cervello umano.
Comunque, la maggior parte di chi li ha scaricati e ascoltati in cuffia, non ha percepito alcun effetto psicotropo, se non quello di una notevole irritazione (in gergo tecnico, orchiclastia), perché non è musica ma solo rumore fastidiosissimo.
C’è chi asserisce che tutto dipende dalla sensibilità alle onde binaurali della singola persona ma io sospetto che, semplicemente, dipenda dal grado di suggestionabilità individuale. Come nell’effetto placebo, credo che chi ascolta questo rumore di fondo, vedendo il nome della droga, si autosuggestioni e, magari, un semplice cerchio alla testa o uno stato confusionario prodotto dal rumore cacofonico, viene facilmente attribuito al effetto specifico della droga virtuale!
UPDATE: Il programma Le Iene è tornato sulla faccenda con un test pratico condotto su un gruppo di studenti e con un’intervista a Michelangelo Iannone, ricercatore del CNR.
Il lavoro delle Iene lascia ben poco spazio a dubbi sulla natura di quest’allarme gonfiato acriticamente dai media. Se i giudizi di Iannone sono lapidari, quelli degli studenti sono tombali. Il servizio è consultabile su Internet. (via attivissimo)
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