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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Feb 9 2009

Cosa valutare nella scelta di un Hard Disk esterno da 3,5” da 1 o 2 Terabyte della Western Digital

Posted by Antonio Troise
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Per effettuare backup dei miei PC e per immagazzinare foto e video, avevo intenzione di comprare un Hard Disk da 1 o 2 Terabyte della Western Digital: sembrano i più affidabili ed, inoltre, al momento, di queste dimensioni, nei negozi sembrano esistere prevalentemente di questa marca. Ho provato anche un modello Lacie ma era estremamente rumoroso rispetto al corrispettivo modello Western Digital (decisamente silenzioso durante il funzionamento per l’assenza di ventole), cosa che, per forza di cose, dovendolo affiancare al mio silenziosissimo iMac, lo ha fatto escludere dalla selezione.

Hard Disk esterno da 2 Terabyte

Inizialmente stavo valutando un dispositivo di storage da 2 Terabyte per avere un prodotto definitivo che sarebbe durato nel tempo: il WDH2U20000E, ovvero il WESTERN DIGITAL MY BOOK MIRROR 2 TB (DOPPIO DISCO) USB RAID 0-1

Hard Disk 2 Terabyte della Western Digital

Su ePrice avevo anche trovato un buon prezzo: € 289,99.

Ma leggendo il manuale di istruzioni disponibile online e analizzando le sue caratteristiche ho capito che forse non faceva al mio caso. Infatti gli svantaggi erano molti:

  • Essendo un disco mirror, ovvero costituito da 2 HD 3,5” distinti da 1 Terabyte l’uno, occupava il doppio dello spazio di un comune disco esterno: 9,8cm di larghezza dei 2TB contro i 5.4cm di larghezza del modello da 1TB
  • Il modello preso in esame, che è quello di fascia più bassa, non prevede una porta Firewire ma solo USB 2.0. Avendo anche computer Mac, che sono dotati di queste interfacce, mi avrebbe fatto comodo usarle in modo da lasciare libere quelle USB 2.0. Il modello, identico a questo ma con anche l’interfaccia Firewire, è troppo costoso e si aggira sui € 469,99.
  • Essendo un sistema di mirror Raid 0/1, ovviamente, prevede l’installazione di un software proprietario per la gestione del mirror dei dischi (da installare su tutti i sistemi Mac o Win a cui dovrà essere connesso l’hard disk), anche nel caso si intenda, come nel mio caso, usarlo con configurazione Raid 0, e quindi come se fosse un unico HD da 2 Terabyte, anzi nello specifico, come 2 hard disk su un unico filesystem. Ciò, di fatto, secondo me, non volendo usare il mirroring ma tutto lo spazio a disposizione, costituisce un punto a sfavore.
Hard Disk esterno da 1 Terabyte

Appurato, quindi, che, al momento delle mie valutazioni, non esisteva alcun hard disk singolo da 2 Terabyte (è recente la notizia che Western Digital ha annunciato il primo hard disk con capacità di ben 2TB, il Caviar Green 2TB, al prezzo di 299$), e non volendo ricadere nel mirroring, ho optato per la versione da 1 Terabyte sempre della Western Digital: il WDH1CS10000E, ovvero il WESTERN DIGITAL – My Book Home 1 TB Tripla Interfaccia USB + FW400 + eSATA.

Hard Disk 1 Terabyte della Western Digital

Su ePrice ho trovato, anche questa volta, un buon prezzo di € 176,99

Questa volta ho trovato, invece, alcuni vantaggi:

  • Le dimensioni sono abbastanza ridotte e comunque si attestano sui normali valori degli HD esterno da 3,5”.
  • Non necessita di alcun software da preinstallare sui sistemi operativi per far funzionare l’hard disk in modalità RAID 0 (anche se sono consigliati alcuni, non sono obbligatori)
  • Oltre ad 1 interfaccia USB 2.0 (la cui velocità di trasferimento arriva anche a 480 Mbit/s), dispone anche di 2 interfacce Firewire 400 (che è in grado di raggiungere i 400 Mbit/s), e 1 interfaccia eSata (con velocità massima di trasferimento di ben 3 Gb/s) ottima nel caso si debbano elaborare filmati in alta definizione. Vi erano anche hard disk con interfaccia Firewire 800, in grado di innalzare la velocità della connessione a quasi 800 Mbit/s, ma i prezzi, anche questa volta iniziavano a lievitare troppo per un hard disk di 1 Terabyte
Conclusioni

Insomma, alla luce di queste mie considerazione, ho optato per l’acquisto del modello da 1 Terabyte con tripla interfaccia USB + FW400 + eSATA (qui ho trovato una guida su come rimuovere il Button Manager, che non ho installato comunque poiché talvolta può creare qualche problema). Ovviamente queste erano le mie esigenze particolari e magari non coincideranno con le vostre. Ho però voluto condividere questi miei pensieri nella speranza possa essere utile a qualcuno nella scelta del vostro hard disk esterno. In realtà esisteva anche il modello MyBook World Edition II da 1 Terabyte con solo una interfaccia ethernet, ma è comunque dotato di una configurazione a doppio drive e di funzionalità RAID 1, cosa che, come spiegato in precedenza, non faceva al caso mio.

Tag:firewire, hard-disk, sata, storage, usb
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Gen 21 2009

Come svuotare solo il Cestino di un disco esterno su Mac OS X senza toccare quello del disco fisso

Posted by Antonio Troise
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Il Cestino su Mac OS X altro non è che una cartella nascosta .Trashes (una per ogni disco esterno e una per ogni utente del disco di sistema) che contiene i file che l’utente ha intenzione di eliminare. Purtroppo, il Cestino presente come icona in basso a destra nel dock di Mac OS X, consente di gestire come una unica risorsa tutti i Cestini dei vari dischi montati dal sistema operativo; per cui, quando si svuota il Cestino, si cancellano tutti i file del disco di sistema e di tutti i dischi esterni USB o Firewire che sono stati montati. Questo, se per qualcuno può essere una comodità, per molti può risultare fastidioso, soprattutto perché il Cestino di Mac OS X non permette la cancellazione selettiva dei file (come invece avviene su Windows) ma solo il suo svuotamento completo e, inoltre, perché Mac OS X non permette la rimozione diretta di un file senza prima passare per la Trash (cosa che, sebbene più pericolosa, avviene su Windows). Ora, visto che lo scopo del Cestino è proprio quello di lasciare comunque un backup dei file che non si intendono più utilizzare (quante volte ho ripristinato, anche dopo qualche giorno, dei file che avevo cancellato per errore), un comportamento del genere molto spesso può andare contro alle proprie esigenze e necessità. Se da un lato avere il backup di Time Machine sempre attivo vi salvaguarderà da queste spiacevoli situazioni, dall’altro è sempre bene avere il pieno controllo del proprio computer.

Personalmente, siccome nel Cestino del mio disco di sistema, possono capitare applicazioni disinstallate, file di preferenze cancellati, documenti personali e magari anche pezzi di codice sorgente rimossi per fare spazio a nuove versioni, solitamente sono solito svuotarlo molto di rado, in quanto le informazioni ivi contenute, spesso, possono risultare molto preziose. Mentre, nel Cestino di un disco esterno, di solito, vi finiscono solo file che, almeno per l’uso che ne faccio io, possono essere cancellati senza problemi, magari per fare spazio per altri file più importanti.

Per risolvere questo problema, esistono, dunque, due soluzioni. Una per smanettoni che amano mettere mano alle procedure da riga di comando, e un’altra più semplice e che richiede l’installazione di un software di terze parti (purtroppo a pagamento).

Come cancellare il Cestino di un disco esterno da riga di comando

Per pulire il cestino del solo disco esterno senza intaccare quello del disco fisso (magari per liberare spazio sull’hard disk esterno senza però perdere il cestino del disco di sistema), è possibile intervenire da riga di comando. La soluzione si trova sul forum di supporto della Apple e si sintetizza in questo comando:

rm -rf /Volumes/”drive-name”/.Trashes/`id -u`/*

che cancellerà tutti i file presenti nella cartella nascosta .Trashes del drive esterno che si chiama “drive-name”. Il comando si può lanciare direttamente da shell, oppure si può creare uno script .sh o un AppleScript.

Una nota: il comando “rm -rf” va usato con molta cautela in quanto cancella tutti file senza chiedere prima una conferma. Se si sbaglia percorso della cartella .Trashes si perderanno per sempre tutti i file cancellati erroneamente!

Installare Compost per gestire al meglio il proprio Cestino

Una soluzione più semplice e sicura ma, purtroppo, a pagamento ($19.95) è installare Compost 1.9.5 una utility che aggiunge una serie di funzioni e automatismi (come la programmazione della cancellazione del contenuto del Cestino ogni tot ore) per lo svuotamento del Cestino del Finder. Tra le varie opzioni offre anche la possibilità aggiungere un menu contestuale nella barra superiore del Finder che permette di svuotare il cestino (e opzionalmente anche di espellerlo) del solo volume esterno selezionato.

Compost - Gestione Trash Mac OS X
Tag:Apple, backup, cestino, Disco, hard-disk, mac, Mac os x, Trashes
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Nov 26 2008

IEEE 1667: in arrivo lo standard di autenticazione delle porte USB per impedire la copia non autorizzata dei dati sensibili sui dischi esterni USB

Posted by Antonio Troise
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Il nuovo standard IEEE 1667, in corso di standardizzazione presso l’”Institute of Electrical and Electronics Engineers” (IEEE) (l’autorità che si occupa delle certificazioni in campo elettronico ed elettrico), è la nuova tecnologia che farà storcere il naso a molti ma che darà maggiore sicurezza alle aziende che potranno così godere di una maggiore riservatezza dei loro dati. Nato con l’obiettivo di bloccare la visualizzazione di dispositivi USB da parte del sistema, il suo scopo ultimo sarà quello di impedire la copia di dati presenti sul computer su dispositivi removibili come hard disk esterni e pennette USB.

In realtà la richiesta di questo nuovo standard arriva direttamente da tutte quelle aziende che, purtroppo, sono state toccate dal furto di dati sensibili e che guardano con sospetto ai numerosi, economici e sempre più capienti dispositivi USB come ad una fonte possibile di dispersione se non furto di dati ed informazioni riservate.

Uno standard che mette d’accordo tutti

Con l’adozione dello standard IEEE 1667, l’unico modo per far vedere al computer un dispositivo sarà di passare per un processo di autenticazione e di convalidazione, salvo altre impostazioni decise dalle aziende, che potranno decidere quali dispositivi potrete collegare al vostro PC aziendale e in assenza delle quali non saranno in grado di essere visti dal sistema. In pratica si potranno completamente bloccare le porte USB senza ricorrere a metodi empirici come sistemi proprietari o configurazioni particolari che disabilitano le porte USB, ma solo con sistemi non standardizzati che obbligano ad acquistare software aggiuntivi o a seguire procedure complesse.

Il nuovo formato, infatti, non è dipendente da una piattaforma e potrà funzionare su differenti sistemi operativi, chiaramente previo supporto. Microsoft, tra i grandi promotori dello standard, dovrebbe integrare il supporto IEEE 1667 in Windows 7, nella speranza che, come accade su molte configurazioni su Windows Vista, questa autenticazione non sia solo di intralcio agli utenti.

Per maggiori dettagli tecnici sullo standard IEEE 1667, potete leggere questo articolo di Computer.org: Authentication in Transient Storage Device Attachments.

Tag:drive_usb, hard-disk, IEEE, IEEE 1667, microsoft, security, sicurezza, standardizzazione, usb, Windows
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Ott 13 2008

I cavi USB con sezione più larga possono far funzionare gli hard disk portatili su porte sottoalimentate. La mia esperienza e la spiegazione applicando la legge di Ohm

Posted by Antonio Troise
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Recentemente ho comprato un hard disk esterno 2.5” USB 2.0′ da 320 GB della Verbatim. La scelta è ricaduta su questo marca (che molti forse snobberano in favore de più blasonati Lacie o WD) per due semplici ragioni. Il prezzo di 79€ era molto allentante e, inoltre, avendo avuto modo di provare lo stesso modello, ero rimasto piacevolmente colpito dalla sua estrema leggerezza, silenziosità, reattività e, per finire, dal fatto che funzionava senza alcun problema su una delle porte USB 2.0 del mio Macbook Pro che, notoriamente, è sottoalimentata.

Portable Hard Drive 2.5\\\'\\\' USB 2.0 320GB

Infatti, come ho avuto modo di scrivere tempo fa in questo mio articolo, quando collego direttamente alla porta USB posta sulla sinistra del mio portatile (porta A), hard disk con capacità superiori ai 160GB, questi non funzionano, mentre partono normalmente se li collego alla porta USB 2.0 posta sulla destra (porta B). Il problema era che per tutti i più recenti Macbook Pro, Apple ha creato una porta USB 2 “diretta” ed una USB 2 “condivisa”. Il risultato è che, finché i dispositivi USB collegati non hanno bisogno di una tensione troppo elevata, le porte sono perfettamente uguali e funzionanti. Ma nel momento in cui avrete bisogno di una tensione un po’ più superiore alla norma (e probabilmente gli hard disk portatili da 250 Gb e 320 GB rientrano in questa categoria), allora potrete usare una sola porta USB!

Macbook Pro

Ora, una volta constatato il problema e siccome sulla porta USB 2.0 posta sulla destra del laptop di solito vi collego il mouse (per una semplice ragione di comodità in quanto non sono mancino e far girare il cavo intorno al mio portatile non mi sembra esteticamente apprezzabile oltre che scomodo), potete capire che trovare un hard disk di quelle capacità che funzionasse anche sulla porta USB 2.0 sottoalimentata del mio Macbook Pro, è stata una vera novità.

I primi problemi

Quando però ho scartato la confezione del mio hard disk portatile e l’ho collegato al mio laptop, ho scoperto che anche questo, come tutti gli altri, funzionava correttamente solo sulla porta destra mentre su quella sinistra non riusciva a partire.

Portable Hard Drive 2.5\\\'\\\' USB 2.0 320GB

Non dandomi per vinto, ho provato a circoscrivere il problema, provando a cambiare il cavo USB in dotazione nella confezione con altri che avevo a disposizione. Alla fine, dopo alcuni tentativi, ho scoperto un fatto curioso: l’hard disk funziona perfettamente sulla porta sottoalimentata se si sostituisce il cavo USB dato in dotazione (da 3,5mm circa), con uno con diametro più grande (di circa 5mm)! Addirittura, l’hard disk a cui avevo preso in prestito il cavo “cicciottone” (un 160 GB della WD) non funzionava se gli collegavo un qualsiasi cavo USB più fino!

Pensando ad un difetto del drive (dato che il primo hard disk Verbatim che provai non aveva di questi problemi), ho provveduto anche a farmelo cambiare ma i risultati sono stati sempre gli stessi. A questo punto, mi viene da pensare che, il primo hard disk Verbatim che provai, nonostante avesse un cavo fino, probabilmente faceva parte di una partita riuscita sin troppo bene, rispetto al prodotto che veniva proposto con quel prezzo.

La teoria della sezione dei cavi USB

Su internet non ho trovato alcuna informazioni su una eventuale correlazione tra le tensioni in ingresso e i diametri dei cavi USB. Probabilmente sarà una combinazione tra le dimensioni del cavo e dal tipo di hard disk montato (che può richiedere più o meno alimentazione). Quel che è certo è che forse devo anche rivedere una delle ipotesi che feci tempo fa in un altro mio articolo: probabilmente, il fattore che determina il non funzionamento di un hard disk su una porta sottoalimentata, non è la dimensione in GByte del drive che richiedeva una tensione maggiore per il funzionamento (supposi che superando i 160GB non funzionassero più) bensì, semplicemente, il diametro o sezione del cavo USB (infatti lo stesso 160 GB che sembrava funzionare senza problema, avevo un cavo USB grosso, che sostituito con uno più fino, non funzionava più).

Confronto tra la sezione dei cavi USB 2.0

Sembra, quindi, che taluni hard disk, per funzionare su porte USB con una tensione minore di quelle standard, debbano avere un cavo USB più largo rispetto alla media: in particolare, dalle mie misurazioni (purtroppo effettuate non con un calibro ma un semplice righello, per cui possono essere affette di un margine di errore), devono avere un cavo USB da 5mm invece che da 3.5mm.

La spiegazione applicando la Legge di Ohm

Per spiegare questo fenomeno, forse, ci può essere di aiuto la seconda legge di Ohm (R = r l/S) che, in poche parole, ci insegna che, a parità di ogni altra condizione, la resistenza R di un conduttore (ovvero la tendenza di un conduttore a ostacolare il passaggio della corrente elettrica) è direttamente proporzionale alla sua lunghezza e inversamente proporzionale alla sua sezione. Per cui, all’aumentare del diametro del cavo USB, la resistenza del conduttore diminuisce.

Questo presupposto ci porta inevitabilmente ad applicare la prima legge di Ohm che afferma che la differenza di potenziale (tensione) applicata ai capi di un conduttore è direttamente proporzionale all’intensità di corrente che in esso circola e alla resistenza.
In forma matematica:

ΔV = i R

in cui ΔV indica la differenza di potenziale, i l’intensità di corrente ed R la resistenza. Tale legge permette di determinare, ad esempio, che è necessaria una differenza di potenziale di 10 V (volt) per far circolare una corrente di 2 A (ampere) in un conduttore che ha la resistenza di 5 Ω. Se, invece, il conduttore ha una sezione più larga, la resistenza scende, e, di conseguenza, anche la differenza di potenziale necessaria per alimentare un eventuale drive esterno, scenderà.

Al momento in cui scrivo non ho sottomano un tester per verificare questa tesi, ma credo che si possa avvicinare molto alla realtà.

Voi che ne pensate? Le mie ipotesi possono essere corrette? Vi è mai capitato di notare un simile comportamento anomalo negli hard disk esterni?

Tag:alimentazione, drive_usb, hard-disk, macbook pro, ohm, portatile, resistenza, usb, usb-2.0
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Mag 16 2008

Perché le 2 porte USB dei Macbook e Macbook Pro sono alimentate diversamente e quale scegliere per far funzionare correttamente alcuni hard disk portatili

Posted by Antonio Troise
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Non ci avevo mai fatto caso fino a quando non ho comprato un hard disk portatile da 2,5” USB 2.0 autoalimentato da 250 GB. Fino a quel momento avevo sempre collegato a una qualsiasi porta USB del mio Macbook Pro un hard disk da 160 GB e uno da 60 GB e non avevo avuto alcun problema: qualsiasi fosse stata la sua formattazione, riuscivo ad alimentare e a leggere/scrivere sull’hard disk portatile semplicemente collegandolo ad una qualsiasi delle due porte USB 2.0 del mio laptop (anche se non era collegato direttamente ad una presa di corrente).

Ma dopo l’acquisto di un hard disk da 250 GB le cose sono cambiate e ho iniziato ad avere qualche problema di funzionamento: se inizialmente pensavo ad un difetto di fabbricazione del dispositivo di memorizzazione, poi ho iniziato ad individuare una costante nel suo comportamento. Normalmente sono solito collegare un mouse USB sulla porta posizionata a destra del mio Macbook Pro, e quindi, tutti i dispositivi di archiviazione, se non sono firewire, li devo per forza di cose collegare alla porta USB posizionata alla sinistra del mio portatile. Ma quando ho iniziato a collegare a questa stessa porta, il nuovo hard disk da 250 GB, ho cominciato ad avere i primi problemi: il led di alimentazione si accendeva ma si udiva il caratteristico Clak-Clak tipico di una alimentazione insufficiente, come se la testina non riuscisse a spostarsi correttamente sul disco, e, ovviamente, la periferica non veniva montata da Mac OS X.

Il bello era che, quando spostavo il mio nuovo dispositivo di storage dalla porta USB 2.0 sinistra del mio Macbook Pro a quella di destra, non avevo alcun problema e l’hard disk riprendeva a funzionare correttamente.
La prova del nove l’ho avuta quando, spostandolo sulla porta sinistra, e collegandolo con un cavo con doppia USB (di quelli, cioè, che prendono l’alimentazione da due porte USB), l’hard disk riprendeva a funzionare anche sulla porta di sinistra: peccato che questa soluzione è alquanto scomoda poiché mi occupa entrambe le porte USB!

E’ stato così che ho capito che non tutte e due le porte USB 2 presenti sui MacBook sono uguali!

Devo dire che, di solito, i problemi di scarsa alimentazione si verificavano quando si usavano le vecchie porte USB 1.1 (che quindi avevano bisogno di utilizzare una fonte aggiuntiva) mentre con le porte USB 2.0 non mi era mai capitato.

A conferma delle mie ipotesi è venuto anche un articolo del giornalista del mondo Mac, Andy Ihnatko, che ha rivelato la scoperta della stranezza nella puntata 88 di MacBreak Weekly. Ma sono state molte le segnalazioni di utenti Mac con questo genere di problemi.

Da alcune prove fatte con il mio Macbook Pro e da quelle fatte da setteB su un Macbook, sembra, quindi, che Apple abbia creato una porta USB 2 “diretta” ed una USB 2 “condivisa”. Il risultato è che, finché i dispositivi USB collegati non hanno bisogno di una tensione troppo elevata, le porte sono perfettamente uguali e funzionanti. Ma nel momento in cui avrete bisogno di una tensione un po’ più superiore alla norma (e probabilmente gli hard disk portatili da 250 Gb e 320 GB rientrano in questa categoria), allora potrete usare una sola porta USB!

Ma ecco nel dettaglio (grazie all’ausilio del System Profiler) per il Macbook e il Macbook Pro, quali porte usare per dispositivi USB che richiedono tensioni di alimentazioni superiori alla norma.

Le differenti alimentazioni delle porte USB 2.0 del Macbook
Macbook

Se avete un Macbook e avete qualche accessorio USB non ben funzionante (hard disk, pen drive, microfoni USB o anche iPod) dovete avere cura di preferire sempre la porta B e non la A, visto che questo che potrebbe non fornire tutta l’alimentazione necessaria.

Macbook Ports

La cosa interessante è che sui laptop della generazione “precedente”, come il compatto PowerBook da 12 pollici, questo non accadeva, ed entrambe le porte USB 2 risultavano indipendenti.

Nel caso, quindi, avete un Macbook, è possibile verificare le affermazioni precedenti semplicemente collegando un mouse USB sulla porta A e aprire System Profiler per rendersi conto che il dispositivo condivide il bus USB con la tastiera e il trackpad

Macbook System Profiler A

mentre ciò non accade (ed il mouse risulta come dispositivo indipendente) se lo colleghiamo alla porta B.

Macbook System Profiler B
Le differenti alimentazioni delle porte USB 2.0 del Macbook Pro
Macbook Pro

Se avete un Macbook Pro e avete qualche accessorio USB non ben funzionante (hard disk, pen drive, microfoni USB o anche iPod) dovete avere cura di preferire sempre la porta B (ovvero quella posta ala vostra destra) e non la A (ovvero quella posta alla vostra sinistra), visto che questo potrebbe non fornire tutta l’alimentazione necessaria.

Macbook Pro Ports

Anche in questo caso, se avete un Macbook Pro, è possibile verificare le affermazioni precedenti semplicemente collegando un mouse USB sulla porta A e aprire System Profiler per rendersi conto che il dispositivo condivide il bus USB con il Bluetooth USB Host Controller (e non, come avveniva con il Macbook, con la tastiera e il trackpad).

Macbook Pro System Profiler A

mentre ciò non accade (ed il mouse risulta come dispositivo indipendente) se lo colleghiamo alla porta B.

Macbook Pro System Profiler B
Tag:alimentazione, Apple, drive_usb, hard-disk, iPod, laptop, mac, Mac os x, macbook, macbook pro, mouse, portatile, storage, trackpad, Tutorial, usb, usb-2.0
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Feb 1 2008

Perché le dimensioni delle memorie SSD, Flash e RAM sono espresse con potenze di 2 mentre gli hard disk tradizionali con la metrica decimale?

Posted by Antonio Troise
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HDD Parlando dei nuovi hard disk in tecnologia SSD, i più attenti avranno notato che le dimensioni di questi drive a stato solido (ma lo stesso principio vale anche per la memoria RAM, le pendrive usb e le schede SD) vanno da 1, 2, 4, 8, 16, 32, 64, 128 GB (ovvero seguendo la potenza di 2), mentre i normali hard disk meccanici tradizionali sono indicati sempre con le potenze di 10 (10, 20, 30 GB, 40, 60 GB, 120GB).
Perché vi è questa differenza di nomenclatura?

Purtroppo, da anni, si è assistito da parte dei costruttori di hard disk, ad una forzatura commerciale che ha permesso loro di contare lo spazio dei loro archivi secondo i giga “digitali” anziché, come avviene per esempio con la RAM, in giga “binari”.
Se in informatica, come è logico debba essere, tutto viene espresso in potenza di 2, la questione degli hard disk è una anomalia che ci portiamo dietro da parecchi anni, visto che i produttori di HDD hanno preferito esprimere la capacità dei loro dispositivi ricorrendo alle ambigue unità metriche anziché utilizzare (come fanno i produttori di memorie RAM) le unità binarie, guadagnando, nel caso dei Gbyte, oltre il 7% dello spazio dichiarato rispetto a quello reale.

Questo porta, inevitabilmente, anche alla constatazione, da parte dell’acquirente, che lo spazio disponibile non corrisponde mai a quanto dichiarato sulla confezione del prodotto (chissà se qualche associazione consumatori ha mai detto la sua) ma è sempre inferiore. Ed è per questo che, l’uso dei corretti ma poco adatti multipli decimali, genera una ambiguità che viene sfruttata esclusivamente ai fini commerciali dai produttori di hard disk, in modo tale da far figurare quantità maggiori: ad esempio, un hard disk da 80 GB nominali potrà effettivamente contenere solo 74.5 GiB (il gibibyte è un’unità di misura dell’informazione e della quantità di dati).

Disk Size

Infatti, come è noto, c’è stata sempre una enorme confusione con il termine KB, MB e GB; se per KB (Kilobyte) si intendono 1000 byte, per intendere 1024 byte si dovrebbe usare l’unità di misura Kibibyte (KiB). Purtroppo, in entrambi i casi, viene usato sempre KB, creando quella ambiguità che ci siamo portati sino ad oggi.
In particolare, 1 Gigabyte (ma il discorso si estende a tutti gli altri multipli del byte) nella pratica comune puo assumere 2 diversi valori a seconda se utilizziamo le potenze di 2 o le potenze di 10 ossia multipli decimali:

1) 1.073.741.824 byte = 1024^3 = 2^30 byte = 1 gibibyte

in questo caso il gigabyte ha lo stesso valore del gibibyte, che è uno standard definito dalla Commissione Elettrotecnica Internazionale (IEC), che esprime 1.073.741.824 byte senza nessuna ambiguità e dovrebbe quindi essere utilizzato al posto del gigabyte per indicare tale quantità di dati.

2) 1.000.000.000 byte = 1000^3 = 10^9 byte = 1 miliardo di byte

in questo caso il gigabyte è definito come 1 miliardo di byte ed è così utilizzato nelle telecomunicazioni, nell’ingegneria ma anche da molti produttori di hardware nelle specifiche tecniche delle loro apparecchiature.

Quindi, giocando sul fatto che la standardizzazione dei prefissi (K=10^3, M=10^6 eccetera) porta a questa inevitabile incongruenza e che i vari termini “kibibit”, “mebibyte” sono praticamente sconosciuti ai più, ad oggi ci troviamo dinanzi ad una differenza sostanziale nella rappresentazione delle misure.

SSD Nelle politiche commerciali dei produttori hardware l’uso tipico del gigabyte (e anche del megabyte) espresso in multipli decimali è quello di arrotondare un pò i valori sulle prestazioni di un’apparecchiatura in modo che risultino superiori a quello che in realtà sono.

La stessa cosa, invece, non è accaduto, per le memorie RAM e con i moderni dispositivi NAND da cui derivano gli hard disk a stato solito SSD, dove le dimensioni sono da sempre espresse solo in potenze di 2 e non possono generare equivoci, perché sono quelle reali dei dispositivi!

Lo stesso genere di ambiguità provoca confusione anche per le dimensioni dei DVD dove 4,7 Gigabyte dichiarati diventano invece circa 4,3 sul nostro PC.

Mi chiedo quando verrà ripristinata correttamente la rappresentazione delle misura, anche se ho il sospetto che da qui a dieci anni, tutti gli hard disk migreranno verso i modelli SSD, e, quindi, del tutto naturalmente e in maniera non traumatica, la situazione verrà ripristinata a favore della metrica binaria.

Tag:dvd, gigabyte, hard-disk, nand_flash_memory, ram, ssd
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Gen 30 2008

SSD Vs HDD: filmato e analisi delle differenze prestazionali, di peso e resistenza alla vibrazione tra un disco a stato solido e un hard disk tradizionale con testina meccanica

Posted by Antonio Troise
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La memoria SSD (solid-state disk) è tornata in voga da quando la Apple ha presentato il suo Macbook Air con hard disk SSD. Ma è già da qualche anno che si sta cercando di sostituire i tradizionali hard disk con quelli più performanti a stato solido.
Ricordo che già nel 2004 fu presentato il SAM-650, un supercomputer tra i primi ad usare la tecnologia SSD. Ma è da poco più di un anno che i drive a stato solido stanno diventando sempre più economici e, al contempo, sempre più capienti e performanti: ad inizio 2007 la Sandisk, aveva presentato un SSD da 1,8 pollici e da 2,5 pollici di ben da 32 Gb, promettendo una durata di vita di oltre 2 milioni di ore (parliamo dell’ordine dei 200 anni per un PC sempre acceso) prima di presentare problemi (tempo medio fra i guasti: MTBF), un risultato di circa sei volte superiore rispetto ad un notebook con hard disk. Non essendo composte da parti mobili, le memorie SSD di SanDisk sono inoltre molto meno soggette a rotture quando un computer portatile cade o viene esposto a temperature estreme.
Tra le altre caratteristiche salienti delle memoria SSD abbiamo una velocità di ben 100 volte quella degli hard disk (con un tempo di accesso ad un singolo file di soli 0,12 millisecondi) e un consumo di energia del 60% in meno (0,4 W contro 1,0 W degli hard disk tradizionali).

Per quanto riguarda la durata e l’affidabilità delle memoria SSD, nel caso delle prime di SanDisk si parlava già di una durata di oltre 2 milioni di ore (parliamo dell’ordine dei 200 anni per un PC sempre acceso) prima di presentare problemi (MTBF).

Su Wikipedia, inoltre, è possibile leggere che le schede SD (ma presumo che il discorso valga anche per gli SSD) sono molto resistenti agli urti: sono infatti in grado di resistere ad un impatto di 2.000 grammi, contro i 100-200 grammi di un comune hard disk!

Ad oggi, molte altre società, oltre la Sandisk, hanno annunciato la propria versione di HDD SSD in grado di raggiungere la capienza record di 128 GB in tecnologia NAND; tra queste vi sono la Samsung, Toshiba, Intel, Mtron e Seagate (con degli hard disk ibridi). Le prestazioni, ad oggi, raggiungono risultanti eccellenti, con velocità di lettura e di scrittura rispettivamente di 100 e 70 MB al secondo.

La domanda ora che verrebbe da porsi è quanto sono effettivamente veloci ed affidabili gli hard disk SSD rispetto a quelli tradizionali con la testina?
La risposta la fornisce un video preparato da Samsung che mette a confronto due computer portatili identici, tranne che su uno è presente un normale disco rigido (HDD) mentre sul secondo un disco allo stato solido (SSD). I risultati sono sorprendenti e fanno capire che il passo di una implementazione massiva dei dischi a stato solido è oramai prossimo, come già si era intuito con l’avvento del Macbook Air.

Nel filmato vengono messe in luce le differenze prestazionali misurate sui diversi tempi di avvio, spegnimento e lancio di applicazioni.

In particolare abbiamo che:

  • Il peso dell’SSD è minore di quello dell’HDD di quasi il 22% (47 grammi contro 60 grammi).
    Test 1
  • Per avviare un PC con Windows Vista Premium (bootstrap), un SSD impiega appena 36 secondi mentre HDD bene 63 secondi, quasi il doppio del tempo (certo nulla ha a che vedere con un Macbook Pro con Mac OS X 10.5: il mio, con disco hdd, impiega poco più di 20 secondi… ma questo penso dipenda dal sistema operativo usato).
    Test 2
  • Per il caricamento di un file PDF da 25 MB (data read speed), SSD impiega solo 4 secondi mentre un HDD ben 12 secondi.
    Test 3
  • Per il caricamento di un file Photoshop da 40 MB (data read speed), SSD impiega solo 13 secondi mentre un HDD ben 20 secondi.
    Test 4
  • Per spegnere un PC con Windows Vista Premium (shutdown), una SSD impiega 9 secondi mentre un HDD 13 secondi.
    Test 5
  • Questo è il test più interessante: quello della vibrazione. Presi due PC identici sui cui gira lo stesso filmato, se entrambi sono sottoposti ad una forte e continua vibrazione, quello con disco HDD produrrà un errore di sistema, e quindi il blocco del filmato, dopo 35 secondi (probabilmente a causa della testina), mentre quello con disco SSD dopo ben 73 secondi (che non ha alcuna testina meccanica).
    Test 6

Quello che non viene evidenziato nel filmato sono due aspetti noti a tutti: le memorie SSD sono meno rumorose rispetto ai dischi rigidi e consumano in termini energetici notevolmente di meno.

In definitiva, questi sono stati i risultati, del test eseguito da Samsung:

SSD vs HDD

e questo il grafico relativo:

SSD vs HDD

Ora però, non resta che dare un’occhiata al filmato:

Che ne pensate? Un prodotto del genere non vi fa gola?
Certo, il costo per bit è ancora eccessivamente alto (sull’Apple Store la differenza tra un HDD tradizionale e un SSD è di ben 899€), ma se questi sono i presupposti è possibile immaginare un prossimo futuro in cui, come avviene per qualsiasi altro prodotto tecnologico, i costi di produzione si abbatteranno e gli SSD diverranno il nuovo standard de facto sul fronte della conservazione dei dati nei notebook di prossima generazione.

Tag:benchmark, hard-disk, ssd, Video
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Gen 19 2008

In arrivo connessioni eSATA autoalimentate per i nostri hard disk e impianti home theater: presto diremo addio agli antiestetici alimentatori esterni

Posted by Antonio Troise
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La Serial ATA International Organization (SATA-IO), il gruppo di standardizzazione SATA, ha annunciato, per la fine del 2008, il rilascio di nuove specifiche che eliminano la necessità per i drive SATA (Serial Advanced Technology Attachment) di utilizzare una connessione di alimentazione separata. Il nuovo standard si chiamerà Power Over eSATA e sembra che le nuove specifiche consentiranno agli utenti di drive di utilizzare un cavo Power over eSATA per prelevare l’alimentazione direttamente da un sistema host.
Le specifiche Power over eSATA sono state create congiuntamente da Intel, Hitachi e altri vendor di disk drive, in collaborazione con produttori di cablaggio e di laptop.

eSATA

eSATA, o external-SATA, è un’interfaccia per supporti esterni, in particolare per hard disk; l’aggettivo external si riferisce alla possibilità di collegare esternamente dispositivi SATA, tramite opportuno connettore e relativo cavo, simile a quello SATA classico ma comunque non compatibile. In pratica, in alternativa (e in concorrenza) alle connessioni USB o Firewire ormai ampiamente conosciute nell’ambito dei dischi esterni, questa interfaccia si aggiunge proponendo connessioni decisamente più veloci, al punto di poter gestire un disco esterno come se fosse uno interno ed al pieno delle sue prestazioni: avendo un disco esterno eSATA lo si può collegare, tramite opportuno cavo, alla porta eSATA della scheda madre, in modo da avere un disco esterno con prestazioni se non uguali, almeno paragonabili ad uno interno, esattamente come se il disco esterno fosse parte integrante del PC alla maniera dei tradizionali dischi interni.
Infatti, se lo standard USB 2.0 è in grado di trasferire un massimo teorico di 480 Megabit/sec., e FireWire 400/800 Megabit/sec., la capacità di eSATA è in linea con lo standard interno SATA 300, offrendo quindi una capacità teorica di 2,4 Gigabit al secondo, un valore incomparabilmente superiore ai precedenti, a patto, però, di usare un cavo non più lungo di 2 metri.

Un altro innegabile vantaggio dello standard eSATA, è quello di non avere la necessità di convertire il protocollo di comunicazione da Parallel ATA/SATA a USB/FireWire, come ad esempio avviene negli odierni hard disk esterni compatibili USB 2.0.

Ultimamente, però, l’eSATA sta facendo il suo ingresso nel consumo di massa anche grazie al regno dell’home theater, dove si richiedono bus di trasmissione dati sempre più veloci ed efficienti. Quindi, ciò significherà che, con l’introduzione dell’eSATA bus-powered, molto presto si elimineranno definitivamente gli antiestetici grovigli di cavi e le montagne di alimentatori che fuoriescono dai sempre più sottili schermi LCD.

E’ lecito pensare, quindi, che nel prossimo futuro lo standard eSATA dovrà affrontare la concorrenza di USB 3.0 e FireWire S3200, due tecnologie pronte a moltiplicare le rispettive velocità di trasferimento dati.

UPDATE: Purtroppo sembra che, al pari di USB, l’energia fornita da Power Over eSATA non sia sufficiente per alimentare dispositivi come drive ottici e hard disk da 3,5 pollici: ciò ne limiterà l’uso ai dispositivi mobili, come i già citati dischi da 2,5 pollici.

Tag:firewire, hard-disk, lcd, sata esata, usb
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Mag 2 2007

Accessori per Mac mini Apple: switch KVM per monitor, tastiera e mouse. Hub Usb 2 e Firewire. Hard Disk Iomega

Posted by Antonio Troise
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Switch KVM Apple In attesa degli oramai imminenti rilasci di nuovi hardware nel mondo Apple, sto valutando l’acquisto tra un Mac mini e un Macbook.
Attualmente il Mac mini sta avendo la meglio per il semplice fatto che è estremamente piccolo e compatto (l’ho visto in azione all’Apple Store e devo dire che è molto performante e silenzioso, nonostante però monti una scheda grafica inferiore a quella di un Macbook) e che lo potrei collegare direttamente in HDMI con il mio televisore LCD a 32 pollici a mo’ di monitor.

Il ridotto ingombro del Mac mini incoraggia, di fatto, gli utenti Mac e PC ad aggiungerlo alla propria dotazione invece che acquistarlo per una sostituzione. Inoltre la decisione di Apple di fornirlo in versione BYOKVM (con un acronimo inventato da Steve Jobs che significa sceglietevi da soli Tastiera, Video e Mouse), porta l’utente, ed è forse questo l’aspetto più interessante, a collegarlo ad un classico monitor di un PC, ad una tastiera e ad un mouse, riciclando così i componenti informatici che oramai in moltissime case sono presenti!

Il bello, però, è che si può anche usare contemporaneamente un PC e un Mac mini in una innovativa soluzione ibrida e multipiattaforma. Vi starete certamente come: ebbene la risposta è usando un commutatore KVM!
KVM è una sigla nel cui acronimo troviamo le iniziali delle periferiche più importanti per l’I/O o meglio per l’interfacciamento con il proprio Mac o PC: Keyboard (tastiera), Video e Mouse.

In pratica il KVM è uno “switch”, un commutatore che permette di effettuare il passaggio da un computer all’altro mantenendo un limitato set di periferiche di interfaccia: con una sola tastiera, mouse e video potete controllare di volta in volta due Mac diversi, un Mac ed un PC o molti di questi insieme.

Tag:Apple, commutatore, firewire, hard-disk, hub, iomega, kvm, mac, macmini, monitor, mouse, pc, switch, tastiera, usb, usb-2.0
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Mar 16 2007

Caricare Windows Vista in 35 secondi con gli Hard Disk SSD

Posted by Antonio Troise
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Sandisk SSD Inutile aggiungere RAM sul proprio pc: il trucco per caricare più velocemente Windows Vista è cambiare il classico hard disk a lettura magnetica con uno di ultima generazione di tipo Solid State com le NAND Flash Memory (e quindi senza alcuna parte in movimento).
Uno modello SSD 1,8 pollici da 32 Gb, era già stato presentato dalla Sandisk qualche settimana fa. Ora la stessa Sandisk ha presentato un’altra versione da 2,5 pollici, anch’esso da 32 Gigabyte.
Anche se questo modello è in grado di leggere sino a 62 MB/s (non eccezionale per un hard disk, ma sempre un traguardo di tutto rispetto per un SSD), l’aspetto, però, straordinario del modello HDD SSD da 2,5 pollici è il suo ridottisso tempi di accesso: infatti, questo Hard Disk Solid State è in grado di accedere ad un singolo file in soli 0,12 millisecondi, anziché i circa 19 ms di un Hard Disk tradizionale mentre i suoi consumi sono dell’ordine dei 0,4 W contro 1,0 W degli hard disk tradizionali.
Questo traguardo ha fatto si che, per fare un esempio concreto, un Notebook dotato di un HardDisk Solid State riuscisse a caricare Windows Vista Enterprise Edition in soli 35 secondi!

Peccato che all’inizio, all’utilizzatore finale, questo hard disk della Sandisk costerà all’inizio circa 600$: un pò troppo per essere di soli 32 GB. Ma le promesse sono davvero strabilianti.

Tag:hard-disk, nand_flash_memory, sandisk, ssd, windows-vista
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