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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Nov 23 2017

Mac OS High Sierra non ha più i comandi ftp e telnet: guida su come reintegrarli

Posted by Antonio Troise
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Nella ultima versione di Mac OS 10.13 High Sierra non tutti si sono accorti che i comandi ftp e telnet da Terminale sono assenti probabilmente perché ritenuti obsoleti e insicuri rispetto a sftp e ssh. Il problema è che la loro mancanza può creare qualche disagio specie se ci si deve collegare a vecchi switch Cisco (dove ssh non è previsto) o semplicemente vecchie installazioni Linux. Ma anche semplicemente se si vuole testare una particolare porta su un server (telnet nomeserver 8080) senza per forza dover usare il comando ‘nc’ di netcat (nc -v nomeserver 8080).
Insomma, se anche voi, come me, sentite la necessità del ripristino di questi due comandi, ecco una rapida guida su come reintegrarli sul vostro nuovo sistema operativo.

Ripristinare i file da un backup di Time Machine

Per recuperare i file di telnet e ftp, è sufficiente copiarli da una installazione di Mac OS Sierra o precedente oppure, se non più disponibile, da un vecchio backup su Time Machine.
Il percorso trovare i due file binari è /usr/bin: essendo una cartella di sistema è nascosta per raggiungerla velocemente si può inserire il percorso dal menu Vai -> Vai alla cartella del Finder:

Si può andare a ritroso nel tempo per trovare una versione del backup in cui i due file sono presenti.

Il problema è che se questi file vengono ripristinati direttamente nel percorso /usr/bin il sistema operativo risponderà con un messaggio di errore del tipo “Operation not permitted“.

Come disabilitare il SIP

Da Mac OS X 10.11 El Capitan Apple ha introdotto funzione SIP (System Integrity Protection) che mira a tutelare l’integrità del sistema nel caso in cui qualche malware o hacker ostile riuscisse a compiere una “escalation dei privilegi” sino ad assumere quelli di root. Se nella maggior parte questo è un grande sistema di sicurezza, è anche vero che nel nostro caso, in cui dobbiamo ripristinare dei file di sistema, è un limite in quanto la funzione SIP potrebbe pensare che un malintenzionato voglia modificare il sistema operativo.

Per verificare lo stato di SIP basta lanciare il seguente comando da Terminale:

csrutil status

per avere in risposta:

System Integrity Protection status: enabled.

Per avere conferma se un particolare directory è sotto la restrizione di SIP è sufficiente, da terminale, lanciare il comando

ls -Ol /
...
drwxr-xr-x@ 10 root wheel restricted,hidden 320 25 Ott 18:21 usr

Le directory che hanno associato il flag ‘restricted’ sono sotto il controllo di SIP.

Per disabilitarlo occorre riavviare il Mac premendo la combinazione di tasti Cmd+R per entrare in Recovery Mode, ovvero in Modalità di ripristino che permette di avviare il Mac da una piccola partizione nascosta che viene creata durante le installazioni di OS X. Questa partizione contiene l’essenziale per accedere ad alcune utility con cui cercare di riparare un Mac non funzionante, eseguire il ripristino di un backup di Time Machine o reinstallare il sistema operativo scaricandolo da Internet, arrivare alla schermata delle utility OS X e lanciare il Terminale.

A questo punto diamo prima il comando

csrutil disable

per disabilitare SIP

e poi

reboot

per avviare il Mac.

Il Mac, dopo questa operazione, funziona normalmente ma non ha più i controlli di SIP. Possiamo verificarlo lanciando il Terminale e dando il comando

csrutil status
System Integrity Protection status: disabled.

Solo a questo punto possiamo copiare i file nella cartella /usr/bin. Essendo una funzione importante di OS X per garantire l’integrità di Mac OS X, vi consiglio di riattivare il SIP il prima possibile, semplicemente, riavviando il Mac ancora in Recovery Mode, ed eseguire da Terminale il comando

csrutil enable

seguito da un altro reboot

Altre alternative se non si dispone di un backup

Per recuperare i file di telnet e ftp, ci sono vari modi, se non si dispone di un backup ti Time Machine.
Uno è installare inetutils da Homebrew

brew install inetutils

oppure direttamente

brew install telnet

Un altro modo è compilare direttamente i file interessanti scaricare da qui il pacchetto inetutils-1.9.4.tar.gz. Quindi scompattarlo col comando:

tar xvjf inetutils-1.9.4.tar.gz

Quindi entrare nella directory appena scompattata e configurando il pacchetto
cd inetutils-1.9.4
./configure --disable-servers --disable-dnsdomainname --disable-hostname --disable-ping --disable-ping6 --disable-rcp --disable-rexec --disable-rlogin --disable-rsh --disable-logger --disable-talk --disable-tftp --disable-whois --disable-ifconfig --disable-traceroute

Orasi può procedere con la compilazione, ma invece di usare il comando classico “make install” lancio solamente

make

e poi copiare direttamente i file interessati nella cartella /usr/bin/

sudo cp telnet/telnet /usr/bin/
sudo cp ftp/ftp /usr/bin/

Ovviamente anche per tutti questi altri metodi, affinché la copia dei file nella cartella di sistema /usr/bin/ vada a buon fine, occorre sempre prima disabilitare il SIP.

Tag:ftp, high sierra, mac, Mac os x, sip, telnet
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Lug 7 2008

Automatizzare le operazioni del cPanel da shell unix con i comandi wget, ftp e curl: download automatico del DB Mysql e monitorare la banda disponibile

Posted by Antonio Troise
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Il vantaggio di possedere un computer con Mac OS X è quello di avere sempre a disposizione, perché inclusa nativamente nel sistema operativo, una shell unix completa, per i più esperti, o Automator, per i meno esperti. Quest’ultimo strumento è una applicazione davvero potente perché consente di creare in maniera visuale, grazie ad un diagramma di flusso (workflow) e trascinando le azioni una dopo l’altra (drag & drop), programmi di automazione davvero complessi e articolati.

Ma dopo aver lavorato anni sui sistemi unix, avere sottomano una potente shell unix, è una tentazione di cui davvero non posso fare a meno. Infatti, con la semplice concatenazione di comandi (pipeline) come grep, sed e awk (altri comandi utili possono anche essere sort, uniq tail, head, cut e wc) in una sola riga, è possibile estrarre (scraping) informazioni da pagine web. Infatti, struttando il fatto che le pagine html sono, anche se in misura minora ad un più ordinato e formattato file xml, strutturate con i TAG, con pochi comandi è possibile fare del sano Web_scraping.

WGET

Il comando più potente da riga di comando per scaricare una pagina web o inviare richieste GET o POST, con o senza autenticazione è, come noto, WGET.
Per scaricare un file è possibile usare una sintassi tipo:

Ma la vera potenza di wget risiede nella possibilità di realizzare, con una sola riga di comando, un mirror ad un sito web.
Quindi per scaricare un intero sito in locale basta scrivere:

mentre, per scaricare solo una pagina con tutti i link interni:

Il problema è che sui sistemi MAC OS X, wget non è installato di default e, quindi, per chi non volesse passare per la fase di compilazione (anche se in giro esistono versioni già compilate per Tiger e Leopard) o, comunque, ha semplicemente la necessità di scaricare solo una file o una pagina web, allora è possibile usare una delle due alternative preinstallate su Mac OS X: ftp e curl.

FTP

Il comando FTP può essere usato anche per scaricare file HTTP.
La sintassi è molto semplice:

Come vedremo, in seguito, per i nostri scopi molto spesso il comando FTP è più che sufficiente per la maggior parte delle operazioni comuni.

CURL

CURL è un tool da riga di comando estremamente potente perché permette di scaricare in maniera molto flessibile ed automatizzata un qualsiasi numero di files da internet, secondo i protocolli HTTP o FTP, e di visualizzarli a schermo o di scriverli su disco.
La sintassi semplice, simile a quella dell’FTP, è:

In realtà la sintassi completa è:

Ma la vera flessibilità del comando nasce dalla possibilità di usare nella sintassi dell’URL le parentesi quadre per indicare una serie di URLs incrementali.
Per esempio una sintassi tipo:

creerà in modo automatico tutti gli URLs compresi nell’intervallo numerico specificato, e scaricherà in successione i file corrispondenti. Ai files sull’HD verrà assegnato il nome specificato dopo la flag -o, usando l’indice #1 per creare nomi univoci, incrementati allo stesso modo della sorgente.
In poche parole la singola riga di cui sopra equivarrà ad aver digitato in successione tutti i comandi:

Attenzione: il flag -O dell’ultimo esempio differisce dal flag con la o minuscola usato in precedenza, in quanto per nominare il file sul disco rigido usa lo stesso nome del file remoto.

La successione di URLs incrementali non deve essere necessariamente numerica, ma anche alfabetica, ad esempio [a-z]. Inoltre in uno stesso comando si possono combinare più indici incrementali (notate come nel nominare il file è possibile usare anche i due indici #1 e #2)

Monitorare la banda del proprio sito da riga di comando

Dati gli ultimi problemi di esaurimento della banda che hanno afflitto il mio sito, era evidente che una delle prime necessità che avevo era quello di monitorare costantemente la banda usata. Il problema è che, per farlo, dovevo ogni volta accedere al cPanel, il Pannello di Amministrazione del mio sito, dove, in un menu laterale, era possibile visualizzare la banda usata.

cPanel Bandwidth

Allora ho deciso di crearmi un semplice script che, scaricasse la pagina html del mio cPanel, andasse a selezionare, con il comando grep, la riga che conteneva la frase “Monthly Bandwidth Transfer” e attraverso due comandi awk (i file separator usati in Awk sono relativi alla mia pagina cPanel e potrebbero variare a seconda delle diverse versioni e configurazioni del pannello di controllo), estrarre la banda usata:

Come potete notare, per semplicità ho incluso, direttamente nella URL, lo username e la password per accedere al Pannello di Amministrazione. Questo è possibile solo perché il metodo di autenticazione del cPanel si basa su htpasswd ma ricordiamo che non è un metodo sicuro perché, oltre a lasciare memorizzati informazioni personali, nella barra degli indirizzi del proprio browser o nella history del terminale usato, si lasciano tracce anche nei vari proxy in cui si passa e nei log del webserver, oltre, come comunque avviene l’autenticazione classica se non passa per SSL, con un semplice sniffer.

Ci tengo a precisare che quello sopra illustrato è solo uno dei tanti modi per risolvere il problema: questo, in particolare, è il primo che mi è venuto a mente, forte delle decine di script shell realizzati negli anni. Ovviamente è possibile anche renderlo più complesso ed efficiente, parametrizzando username, password e url e, magari, notificando con una mail o con un messaggio a video (magari anche con Growl), quando la banda è prossima all’esaurimento. Il tutto ovviamente potrebbe anche essere inserito nel crontab di sistema in modo da girare ogni ora.

Per esempio, un metodo non ortodosso, sarebbe quello di visualizzare l’output non a video ma direttamente in TextEdit usando il comando open con le pipeline. Per farlo, ho riunito i tre comandi sopra elencati in un file bash di nome: monitora_banda.bash.
Quindi lanciando:

avremo questo risultato:

Output Textedit

Più in generale questo è il risultato del comando ‘open’ presente su Mac OS X.
Altri esempi, potrebbero essere:

Ma le possibilità, come vedete, sono infinite. Ma lo scopo di questo articolo era solo di illustrare alcuni metodi per automatizzare da riga di comando delle procedure. Il resto è lasciato all’inventiva di ciascuno di voi.

Download automatico del backup del DB Mysql

Il mio hosting non supporta il backup automatico del DB di Mysql perché non gestisce correttamente le schedulazioni di comandi da riga di comando. E’ per questo che ho realizzato un semplice script da inserire nel crontab, per scaricare quotidianamente il backup del proprio database.
Infatti, sempre nel cPanel, è presente una sezione “Backups” che permette di scaricare, manualmente e con un link statico, un full backup del sito, oppure un backup parziale del solo database Mysql o della sola home directory (il concetto esposto rimarrà comunque analogo per qualsiasi soluzione adottiate).
E’ evidente che, a questo punto, con un semplice comando, è possibile scaricare da terminale i backup:

Basterà quindi inserirlo (con il comando crontab -e) nel crontab (se non siete esperti potrete usare il Easy Crontab Creation Tool) in modo da fargli scaricare il backup del DB, per esempio, ogni giorno alle ore 11:30 del mattino:

Attenzione: come ogni comando da terminale, FTP (ma lo stesso vale se usate WGET o CURL) andrà ad operare nella directory corrente di lavoro, quindi se volete archiviare i file scaricati in una directory apposita, spostatevici preventivamente con il comando cd nome_directory.
Inoltre, dovete tenere presente che tutti i downloads andranno a scrivere lo stesso file e, quindi, ogni giorno ci si ritroverà con solo l’ultimo file scaricato. Se avete intenzione di tenere traccia di tutti i backup scaricati, dovrete rinominare il file, per esempio, aggiungendoci un suffisso come la data di download (realizzabile o con il comando curl o con uno script bash).

Tag:automator, awk, backup, banda, bandwidth, bash, cpanel, curl, database, download, ftp, grep, html, ksh, Mac os x, Mysql, password, sed, shell, unix, url, wget
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Lug 2 2008

Come risparmiare banda: ridurre le email dei commenti e i backup via FTP, usare le AJAX Library API di Google con il plugin per WordPress e disattivare Google Translator che non porta traffico utile ad Adsense

Posted by Antonio Troise
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Più volte mi sono dovuto imbattere in ottimizzazioni certosine per ridurre i consumi di banda mensile sul mio sito: riducendo le dimensioni dei file javascript, attivando la compressione HTTP e, a volte, anche spostando le immagini su un altro server. Ma non ho mai dovuto affrontare incrementi di banda di oltre 10/20 GB in un solo mese.
Infatti, lo scorso Giugno, con mia grande sorpresa a soli 20 giorni dall’inizio del mese, il mio sito aveva già esaurito la banda di 40 GB messa a disposizione dal Blooweb, arrivando, a fine mese, ad oltre 50 GB di banda totale. Grazie alla gentilezza dello staff del mio hosting, mi hanno ripristinato temporaneamente il servizio in attesa che capissi da cosa fosse dipeso questo improvviso aumento di banda.

Sicuramente nell’ultimo mese avevo ricevuto un incredibile aumento di visitatori e questo aveva sicuramente influenzato le statistiche: oltre 30.000 visitatori unici in più (103.000 solo a Giugno) rispetto alla media dei mesi scorsi con un incremento di banda sproporzionato di oltre 16 GB in più (giungendo a 39.52 GB a fine mese di solo traffico HTTP).

La banda è la somma del traffico HTTP, FTP, SMTP e POP

Quello che mi aveva colto impreparato, però, era che il traffico HTTP (evidenziato da tool statistici com Awstats) non era l’unico elemento che veniva conteggiato nella soglia di banda messa a disposizione da un hosting (ed evidenziato nella homepage del mio cPanel): infatti, oltre al traffico HTTP, veniva conteggiato anche quello FTP, SMTP e POP. Normalmente, però, questi valori sono sempre trascurabili rispetto alla banda generata dal traffico delle pagine web. Questo, però, fino a questo mese, visto che il 20 Giugno, a fronte di un traffico HTTP di soli 28.76 GB, il sistema misurava una banda totale che superava i 40 GB! Ovvero, stavo consumando oltre 10 GB tra traffico FTP, SMTP e POP! Una cosa davvero incredibile rispetto alla media dei mesi precedenti.

Troppi commenti con false email generano traffico SMTP

Analizzando con calma la situazione ho scoperto che la funzione di segnalazione dei commenti (del plugin per WordPress Subscribe To Comments) inviava quotidianamente molti messaggi che non venivano mai recapitati correttamente (nell’ordine di alcune centinaia al giorno), probabilmente perché molti utenti che lasciavano commenti sul mio blog non inserivano email reali. Ciò creava un indubbio traffico SMTP anche se credo non della portata di 10 GB mensili, visto che i messaggi recapitati erano solo ASCII.
Comunque, onde evitare problemi, ho provveduto ad eliminare tutte le email che si erano registrati su un solo articolo del mio sito (oltre il 95% delle mail memorizzate), supponendo che chi scrive un commento con una email fittizia sia un visitatore di passaggio e quindi non un commentatore abituale. In tal modo non ho dovuto disattivare completamente questa funzione.

Fare spesso via FTP i backup di siti molto grandi riduce la banda mensile

Un altro problema che ho messo in luce è che, se è vero che nel conteggio del traffico totale mensile, era prevista anche la banda FTP usata, allora ogniqualvolta eseguivo un backup del mio sito, questo erodeva la quota mensile. Ora siccome dal cPanel è possibile eseguire un backup di tutta la mia home directory e non solo della directory in cui risiedono le mie pagine web, ogni volta che faccio il backup del sito, scarico ben 639 MB (a fronte di un peso effettivo del mio blog di poco più di 200 MB). Se in un mese, come è accaduto a Giugno, eseguo 4-5 backup, consumo oltre 3 GB di banda mensile.
Per risolvere questo problema ho deciso di scaricare solo il contenuto effettivo del mio sito e, laddove possibile, sempre verso fine mese, in modo da tenere sotto controllo il consumo di banda.

Il problema ricorrente delle dimensioni dei file Javascript e le AJAX Library API di Google

Se questi ultimi 2 punti sono stati volti a risparmiare quel fattore di banda invisibile e difficilmente monitorabile, ho deciso anche di intervenire, ancora una volta, su quella HTTP. Devo dire che, mano a mano che avanza lo stato di ottimizzazione del sito, affrontare il problema della banda, è un lavoro davvero certosino e occorre considerare diverse variabili prima trascurate e, non da ultimo, alcuni elementi nuovi (come l’installazione di nuovi plugin) che sono intercorsi dall’ultima analisi.

Tra questi troviamo anche un vecchio problema: i file javascript. Infatti, nonostante la precedente volta li abbia compressi più che mai, nel solo mese di Giugno, i soli file JS occupavano ben 8.96 GB di banda mensile!

Per risolvere parzialmente questo problema, ho pensato, quindi, di poter sfruttare le AJAX Library API di Google. In pratica, Google, recentemente ha messo a disposizione di tutti le maggiori librerie javascript e ajax compresse, linkabili direttamente dai loro server: jQuery, Prototype, script.aculo.us, Mootools e Dojo!

Centralizzando la distribuzione dei framework javascript e sfruttando le infrastrutture della rete di Google è possibile ottenere innumerevoli vantaggi: caching (utilizzando il medesimo URL per i file, c’è la probabilità che il browser dell’utente abbia già scaricato la libreria precedentemente), compressione Gzip/Minify, e file ospitati sui server veloci di Google e quindi riduzione del traffico generato dal proprio sito.

E’ possibile richiamare gli script all’interno delle proprie pagine utilizzando la classica sintassi:

oppure con il metodo google.load(), che di fatto è molto più potente e performante, perché permette di indicare anche la versione desiderata della libreria:

Nel caso di script.aculo.us dovremo caricare anche prototype:

Infatti, per garantire la compatibilità delle applicazioni, Google offre anche una serie di versioni diverse per ogni libreria Javascript e permette di specificare quella desiderata. Il versioning è, però, anche intelligente. Infatti, se si specifica una versione parziale della libreria (p.es 1.8), Google ci farà scaricare l’ultima release stabile di quella revision (p.es. 1.8.4), mentre se si specifica solo la versione “1” allora lui scaricherà l’ultima disponibile, ovvero, la “1.9.1”.

Plugin per WordPress per le Google AJAX Libraries API

Se non volete mettere mano al codice della funzione wp_head() di WordPress per eliminare il riferimento al file prototype residente sul server ed inserire il link a quello residente sul server di Google, esiste un comodissimo plugin: Google AJAX Libraries API Plugin. Una volta attivato non farà altro che sostituire (con un add_filter()) il riferimento a tutti i framework gestiti con la versione ospitata sui server di Google.

L’unico svantaggio è che non usa la versatile funzione google.load() (che permette di puntare dinamicamente alla ultima release stabile) bensì il classico link diretto al file javascript. Ciò vi costringerà a tenere sotto controllo la versione di Prototype usata da WordPress e aggiornare di conseguenza il plugin (che ancora non è inserito nella Repository Ufficiale dei Plugin per WordPress) oppure modificarlo a mano.
Inoltre, non punta neanche alla versione compressa del file javascript, il che comunque non rallenta minimamente il caricamento della pagina.

Infatti, come è possibile vedere, eseguendo i test con i Pingdom Tools, usando la versione non compressa di Google abbiamo un peso di 123,2 KB (che comunque non influenza la banda del proprio sito) e un tempo di caricamento di 0.5 secondi

Google AJAX Libraries API

mentre usando la versione ospitata sul mio server, a fronte di un peso complessivo di 46,6 KB abbiamo un tempo di caricamento di oltre 1,2 secondi!

Prototype self hostes

Disabilitazione di alcuni plugin

Inoltre, tra i file più letti ho trovato tutta una serie di plugin per i commenti:

  • quoter.php (plugin: Quoter)
  • ajax-comment-preview-js.php (plugin: AJAX Comment Preview)
  • lmbbox-comment-quicktags.php (plugin: LMB^Box Comment Quicktags)

Ho deciso, quindi, in via del tutto sperimentale, di disattivarli (visto che comunque non sono essenziali per l’inserimento di un commento), per capire che influenza avevano sulla banda totale e sulla velocità del sito (monitorabile facilmente con i Pingdom Tools).

Disattivare Google Translator che non porta traffico utile ad Adsense

Al termine di queste mie analisi ho scoperto che un plugin che avevo installato stava producendo un aumento di banda non indifferente in maniera totalmente indiretta e difficilmente monitorabile: sto parlando del plugin per WordPress Global Translator, un tool per la traduzione automatica delle pagine nelle principali lingue sfruttando le API di Google Translator.

Infatti, da quando a fine Maggio lo avevo installato, il traffico proveniente dagli Stati Uniti è quasi raddoppiato, passando da 15.08 GB a ben 28.06 GB! Considerando che il mio sito è scritto in italiano, è facilmente intuibile che quel plugin aveva avuto il pregio di allargare la mia fetta di visitatori ad un pubblico che solitamente non mi leggeva.

Ma allora mi sono chiesto: il traffico in più proveniente dagli Stati Uniti era traffico utile e valido e poteva essere vantaggioso per il mio sito oppure era solo uno spreco inutile di banda? Il fatto che la traduzione automatica di Google non potrà mai rispecchiare fedelmente il testo scritto nella propria madre lingua, può portare gente realmente interessata a quello che dico o solo a visitatori passivi che incappano per errore nelle mie pagine? Devo dire che, per certe keyword specifiche, il mio sito risultava primo anche in lingua inglese, e ciò conferma il fatto che Google ha svolto un ottimo lavoro di indicizzazione delle mie pagine. Ma la mia esperienza con le pagine tradotte in automatico non è delle migliori, perché spesso non si riesce a cogliere il senso più profondo delle frasi ma solo una descrizione sommaria. E purtroppo non è questo quello che desidero dare ad un lettore!

Inoltre, per i più veniali, un altro indubbio svantaggio è che, a fronte di un raddoppio di banda usata e di pagine viste, ciò non portava ad alcun incremento degli introiti di Google Adsense che si attestavano sempre sugli stessi valori dei mesi precedenti. Questo capita perché, come ho potuto constatare, anche se la pagina risulta tradotta in inglese (o in qualsiasi altra lingua), i banner Adsense risultano sempre visibili in italiano, vanificando quindi il loro scopo perché nessun inglese cliccherà mai su una pubblicità scritta in un’altra lingua.

Quindi, a ragione, ho provvedduto a disabilitare la traduzione automatica del sito, sperando che, quando Google avrà tolto dal suo indice le pagine scritte in un altra lingua al di fuori dell’italiano, la quota mensili di banda consumata si possa attestare su valori ragionevoli.

Il problema della banda dei server italiani

Il problema dei server che risiedono in Italia è che la banda viene ceduta quasi a peso d’oro: un upgrade di soli 5 GB di traffico mensile mi viene a costare bene 42.00 € in più; considerando che, in teoria, avrei bisogno di almeno altri 20 GB di banda, il costo di gestione del mio sito lieviterebbe di oltre 120.00 €!
Capite bene perché, ogni 2-3 mesi, sono costretto ad ottimizzare al massimo le prestazioni del mio sito riducendo inutili sprechi! Spero che questa mia testimonianza possa essere utile a qualcuno che, come me, combatte quotidianamente con il traffico mensile.
Se poi avete qualche altra idea o suggerimento sono sempre disponibile ad ascoltarvi.

Tag:adsense, Ajax, api, backup, banda, bandwidth, blooweb, compressione, ftp, Google, google translator, Javascript, Php, Plugin, prototype, Wordpress
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Set 8 2006

Gmail Audio Player + Gmail Space

Posted by Antonio Troise
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In seguito alla recente implementazione in Google Talk del sistema di voicemail, quando si riceve un file musicale tramite Gmail, avete la possibilità di ascoltarlo direttamente all’interno del client di posta, grazie ad un comodo player mp3 integrato in flash, senza doversi quindi registrare a servizi di terze parti. E’ questo il nuovo servizio Gmail Audio Player!
Gmail Audio Player
Gmail Audio Player
Ho constatato però che, per ora, questa possibilità è offerta solo per le versioni di Gmail in lingua inglese; basta quindi andare su impostazioni della posta e cambiare la lingua di Gmail da Italiano a English. Fatta questa impostazione, accanto al link “download” comparirà “play” che farà aprire, in una piccola finestra popup, il player flash simile graficamente a quello di Google Video.
Gmail Space Insieme a Gmail Audio Player consiglio, però, anche di installare una comoda estensione di Firefox: Gmail Space. Come Gmail Drive, questa estensione permette di usare il vostro account Gmail da 2 Giga visualizzandolo come un client FTP su cui si può scaricare file di grosse dimensioni (come file mp3 dai bitrate elevati con il limite di 10 MB per file) in maniera veramente semplice.
Da quando ho scoperto GSpace Gmail Audio Player e ho iniziato ad abbandonare servizi come Box.net che ha solo 1 Giga di spazio e MP3Tunes (che offre 1 Giga per la vostra musica per ascoltarli poi via browser dovunque voi siate: peccato che il servizio gratuito permetta di inviare solo 20 MB di Mp3 al Mese).
Su Chrisekblog ho trovato anche alcunu hack interessati su Gmail Audio Player. Per esempio è possibile creare un filtro per con la label mp3 in modo da poter ricercare facilmente le email con la musica, ma anche delle label per autore o album (se si dedica la casella di posta esclusivamente per la musica, calcolando una media di 4 MB a file, potrete memorizzare oltre 500 canzoni)

Quindi, ricapitolando: con l’estensione per Firefox Gmail Space potete caricare file di grosse dimensioni (max 10 MB per il noto limite degli attachment delle email di Gmail), tra cui file mp3 direttamente dal vostro hard disk al vostro spazio virtuale Gmail. Quindi, impostando la lingua di Gmail a English, potrete usufruire del player flash in grado di leggere in streaming i vostri file mp3.
Un consiglio che mi sento di darvi è quello di usare solo file mp3 legalmente posseduti o estratti da CD di vostra appartenenza. Occorre ricordare che esistono anche la possibilità di ricevere alcuni Podcast in mp3 direttamente sulla propria casella elettronica senza passare per Itunes.

Tag:firefox, ftp, gmail, gmail_drive, Google, gspace, mp3, Musica, streaming, Web 2.0
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