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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Lug 26 2016

Verizon compra Yahoo per 4,8 miliardi di dollari ma nel 2000 ne valeva 125. Forse il film di fantascienza Frequency non aveva poi così ragione

Posted by Antonio Troise
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E’ di oggi la notizia che Verizon, dopo l’acquisizione di Aol per 4,4 miliardi di dollari, ha acquistato Yahoo! per la modica cifra di 4,8 miliardi di dollari. Dico modifica perché rappresenta solo un quarto di quanto ha speso Facebook per acquistare WhatsApp, e meno di un quinto di quanto ha sborsato Microsoft per portarsi a casa LinkedIn. Ma dico modica anche perché, dati gli eventi passati (e con il senno del poi), forse quelli di Sunnyvale hanno perso una occasione unica.

Infatti nel 2000, prima ancora di WhatsApp e Facebook, Yahoo! valeva ben 125 miliardi di dollari.
Mentre nel 2008 l’allora Ceo Yahoo!, Jerry Yang, rifiutò una offerta da 44,6 miliardi di dollari firmata Microsoft, dicendo che la società era stata sottostimata e lui si avrebbe venduto solo a 56 miliardi di dollari.
Nel 2016 Yahoo! vale solo 4,6 miliardi dollari!

Nonostante il 16 Luglio 2012 sia arrivata Marissa Mayer, giovane prodigio strappata a suon di dollari a Google, e nonostante l’acquisizione di Tumblr per 1,1 miliardi di dollari, Yahoo! sta correndo il rischio di sparire per sempre da internet.

E leggendo di questa acquisizione mi è venuto in mente il film di fantascienza Frequency del 2000, quando sfruttando i paradossi del viaggio del tempo, il protagonista John dal futuro suggerisce in maniera quasi subliminale al suo migliore amico Gordo di investire su Yahoo:

«Ti do un nome che dovrai ricordare per tanto tempo: “Yahoo”, è una parola magica è come “Apriti Sesamo” ma è anche meglio. Ora vai di sopra e scrivi quel nome» (Min.55)

tanto che alla fine del film si vede che ora guida una Mercedes Benz con la targa “1 Yahoo” (Min.89).

Frequency - Yahoo!

Beh, forse, sarebbe stato meglio che qualcuno avesse mandato un messaggio dal futuro tipo “vendi subito! non essere ingordo!” all’allora Yahoo! Jerry Yang.

Tag:fantascienza, Film, yahoo
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Lug 19 2016

Star Trek Beyond: il nuovo film in uscita giovedì 21 Luglio 2016

Posted by Antonio Troise
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Star Trek Beyond

Per tutti gli appassionati di fantascienza e per tutti coloro che amano guardare con meraviglia e con il naso all’insù le profondità del cielo stellato, la data del 21 Luglio 2016 sicuramente non sarà vista come un giorno qualsiasi. Ebbene sì, finalmente è uscito il terzo atteso capitolo del franchise Start Trek Beyond ripresentato da J.J. Abrams e Justin Lin alla regia (già regista di Fast and Furious).

Tredicesima pellicola del franchise fantascientifico di Star Trek ideato nel 1966 da Gene Roddenberry e divenuta tra le più popolari serie tv nella storia della televisione, questo è il terzo film della serie reboot, dopo gli amati “Star Trek – Il futuro ha inizio” (2009) e “Into Darkness – Star Trek” (2013).

Di questo film se ne è parlato molto negli ultimi mesi, sia in seguito alla tragica scomparsa di Anton Yelchin (Pavel Chekov) che per aspetti più ameni, come la partecipazione in un cameo di una celebrità fan della serie come il CEO di Amazon Jeff Bezos, dove apparirà brevemente nei panni di un alieno.

Star Trek Beyond

Ma quello su cui vorrei soffermarmi in questo articolo è come questa serie sia rinata dopo che la Paramount ha avuto la brillante idea di mettere sotto contratto per il suo reboot, il re mida della televisione, ovvero J.J. Abrams. Amante del “lens flare” (il riflesso di luce sull’obiettivo conosciuto come la principale cifra stilistica dei suoi film, utilizzato 721 volte nel primo Star Trek e 826 nel sequel), lo Star Trek di Abrams parte dal presupposto di trovarsi in una linea temporale alternativa, creando il reboot di un prequel.
Ed è forse proprio grazie a queste premesse che il suo talento è riuscito a far rivivere sotto una nuova luce personaggi iconici e senza tempo come il Capitano Kirk e Spock.
Definire questi film solamente una buona opera di fantascienza d’azione, con scene mozzafiato che si susseguono ininterrottamente dall’inizio alla fine, è superficiale. C’è molto di più, perché, oltre ad una analisi più introspettiva dei personaggi, della loro origine e della loro evoluzione, Abrams è riuscito a mescolare le tradizionali basi filosofiche, sociali, diplomatiche della serie con la pura azione.

Star Trek Beyond

Trama

Durante il suo viaggio quinquennale, la USS Enterprise esplora gli angoli più remoti dello spazio sconosciuto e subisce un violento attacco da parte di alieni che distruggono la nave. L’equipaggio sopravvissuto effettua un atterraggio d’emergenza su un pianeta in cui dovrà affrontare un nuovo e pericoloso nemico, che metterà a rischio loro e tutto ciò che la Federazione rappresenta.

Tag:fantascienza, Film, quel, StarTrekBeyond, StarTrekBeyondIT
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Ott 10 2008

Da Heroes a Jekyll, come l’evoluzione dell’uomo può fare salti enormi o fermarsi per sempre. Considerazioni sulla teoria shock di un genetista: l’evoluzione dell’umanità si è conclusa!

Posted by Antonio Troise
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Nel terzo episodio di Jekyll, una miniserie britannica su una versione moderna di Dottor Jekyll e Mr. Hide, al minuto 21′ 33” uno dei personaggi se ne esce con questa affermazione che mi colpì molto:

Un superuomo… La specie umana ha smesso da tempo di evolversi… lo hai dimenticato? Cambiamo il mondo, non cambiamo più noi stessi! Ma a quale costo? I millenni passano e l’Homo Sapiens rimane immutato, inesplorato, secolo dopo secolo … ed ecco che un giorno il Dottor Jekyll beve una pozione. E sai cosa accade? La vita si riaccende in questo mondo!

Nello specifico si stava mettendo in luce il fatto che, da quando l’uomo ha iniziato a cambiare il mondo, l’evoluzione non aveva più la stessa importanza dei millenni passati. Questo perché non era l’uomo che si adattava al mondo, ma tutto il mondo che mutava intorno ad esso. L’ingresso nel mondo di un Mr.Hide, di un vero superuomo (nell’ottica della serie televisiva), altro non faceva che stravolgere l’ordine costituito provocando una vera e propria rivoluzione evoluzionistica.

L’evoluzione umana si è fermata

Ebbene, o voluto riportare questo stralcio, perché proprio in questi giorni sta uscendo la notizia shock che l’evoluzione della specie umana è finita! Infatti, secondo il professor Steve Jones dell’University College di Londra, negli ultimi decenni l’evoluzione della nostra specie starebbe rallentando a causa delle migliorate condizioni di vita (benessere, abbondanza di cibo, riscaldamento nei periodi freddi, etc) e dei progressi della medicina (vaccinazioni di massa preventive), fattori che non permettono più che i “meno adatti” soccombano, selezionando di conseguenza solo i più forti (o almeno è quello che avviene nei paesi industrializzati).

Evoluzione futuro uomo

Inoltre, oggigiorno, non esistono più popolazioni isolate, e le razze si mescolano continuamente; un effetto indotto direttamente dalla globalizzazione che porta ad un conseguente ed inevitabile continuo rimescolamento dei geni, non permettendo quindi a eventuali mutazioni di rafforzarsi in gruppi chiusi.

Infine, visto che l’età media dei padri occidentali si attesta sui 29 anni, rispetto al passato, è diminuito il numero degli uomini che fanno figli in età avanzata e quindi, di conseguenza, vi sono anche meno “errori” genetici.

Insomma, da un certo punto in poi, dopo l’homo sapiens-sapiens, l’umanità ha smesso di evolversi fisicamente, per intraprendere il non meno difficile il cammino della conoscenza. In definitiva, quindi, sembrerebbe che gli esseri umani non siano più soggetti al principio della “sopravvivenza del più adatto”, perché le forze che sospingono l’evoluzione della specie, come la selezione naturale e la mutazione genetica, non giocano più un ruolo importante nelle nostre vite, e, in alcuni casi, sono del tutto scomparse.

Quale sarà il futuro dell’uomo?

E così, quando nei racconti di fantascienza, si immaginava un mondo futuristico di superuomini, ovvero di esseri umani più alti, più forti, più belli, più intelligenti e praticamente perfetti, forse ci si sbagliava. Secondo il genetista Steve Jones, un simile scenario è sbagliato: “L’evoluzione dell’uomo si è conclusa, è finita, terminata! Tra un milione di anni o più avremo lo stesso aspetto, le stesse caratteristiche, che abbiamo oggi“. Come a dire che quello che siamo ora, anche se stento a crederci, è il modello definitivo, il risultato finale, l’approdo ultimo di quattro miliardi di anni di tenace, paziente, incessante sforzo per migliorare gli organismi viventi!

Origine della specie

E’ anche vero, però, che molti altri scienziati tendono a ricordare che l’evoluzione della specie dipende da fattori spesso imprevedibili, e poiché non sappiamo che cosa accadrà sulla terra nel prossimo milione di anni, o perfino nel prossimo anno, è impossibile affermare che la specie umana non subirà più mutazioni.
Citando una frase di Mohinder Suresh della serie tv Heroes:

L’evoluzione è un processo imperfetto e spesso violento. Una battaglia tra ciò che esiste e ciò che deve ancora nascere. Tra le doglie di questo parto, la morale perde significato. Il conflitto fra il bene e il male si riduce a una scelta elementare: sopravvivere o soccombere.

e

Quando l’evoluzione seleziona i suoi agenti non è indolore. L’unicità ha sempre un costo; si può essere costretti a compiere azioni contrarie alla propria natura… e all’improvviso, il cambiamento che si pronunciava esaltante si rivela un tradimento. Può sembrare crudele ma lo scopo non è altro che l’autoconservazione, la sopravvivenza…
Questa forza… l’evoluzione… non ha sentimenti, come la terra conosce solo i crudi fatti della lotta della vita con la morte. Si può solo sperare che alla fine dopo aver soddisfatto con fedeltà i suoi bisogni, rimanga qualche traccia di quella vita che un tempo coniscevano…

Insomma, il futuro dell’uomo sembra essere in bilico tra scenari come quelli proposti da film come X-Men o serie tv come Heroes, e, perché no di Jekyll, in cui l’evoluzione, del tutto inaspettatamente, prende il sopravvento con dei cambiamenti rivoluzionari, e quello proposto dal genetista britannico, accontentandoci di essere quello che siamo, per sempre!

Esiste il problema della evoluzione?

L’evoluzione della nostra specie è da sempre considerata un argomento scottante in quanto l’uomo, difficilmente, riesce a riconoscere se stesso come animale. Ma in realtà lo è, e la sua evoluzione è alla stessa stregua di quella di altri organismi e non differisce minimamente da quella di specie come squali, formiche o batteri, poiché tutti sono il risultato di milioni di anni di evoluzione, che ha adottato strategie diverse ma con le stesse finalità: sopravvivere e tramandare nel tempo la propria specie!

Origine della specie

La maggior parte delle persone, però, considera l’uomo come quell’essere vivente che ha saputo evolversi e migliorarsi, tanto da potersi elevare su tutto il regno animale e distinguersi a tal punto da sottomettere l’intero pianeta! Ma in realtà, se, invece, impariamo a vedere l’evoluzione come un semplice cambiamento, e non come ad un miglioramento della specie (anche se a volte può risultare la stessa cosa), allora forse impareremo a pensare che la nostra specie non è più evoluta di tante altre, e forse quesiti come quello che si è posto lo scienziato inglese, non avranno più modo di esistere.

Tag:evoluzione, fantascienza, Film, genetica, heroes, Jekyll, Mr.Hide, scienza, Steve Jones, superuomo, tv
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Set 30 2008

Il golf e le lenti colorate: come il colore di una lente può migliorare le prestazioni di un giocatore

Posted by Antonio Troise
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Sapevate che, come per i nuotatori è importante indossare costumi fluidodinamici (come il famoso Speedo), anche per i giocatori di golf è importante prendersi cura dei propri occhi con degli adeguati occhiali da sole, non solo perché sono lo strumento principale di qualsiasi golfista professionista e non, ma anche perché possono compromettere, almeno a livello agonistico, una partita. Può sembrare uno scherzo, ma, come oggigiorno è vero che un costume può essere in grado di decidere una vittoria o una sconfitta (pensate che da Febbraio a Maggio 2008 il nuovo Speedo Fastskin LZR Racer si è aggiudicato 38 record mondiali sui 40 stabiliti nel periodo), analogamente può accadere se si indossano un paio di occhiali da sole, o almeno è quello che si è concluso dopo alcuni interessanti test sul green.

Migliorare la percezione con le lenti colorate

Golf Come è noto, il golf richiede un’accurata percezione visiva: l’allineamento, la lettura del “green”, lo studio e la valutazione della distanza sono in stretta relazione con l’abilità visiva. E’ evidente, quindi, che un occhiale da sole può, in teoria, aiutare le prestazioni, non solo perché, con la sua forma avvolgente, aiuta a proteggere gli occhi dagli agenti atmosferici, come vento e polline, ma anche perché, come si è dimostrato, l’uso di occhiali da sole di determinati colori può migliorare sensibilmente le prestazioni dei giocatori di golf. In particolare, ed è questa la cosa curiosa, alcuni colori di lenti hanno dato maggiori benefici rispetto ad altri.

Addirittura, le lenti grigie, da sempre consigliate come le migliori per il gioco del golf, sono state indicate come le peggiori rispetto a tutte le altre. È noto, infatti, che il grigio appiattisce l’immagine e viene preferito per la guida della macchina piuttosto che per giocare a golf, mentre le altre tinte, grazie alle differenti percentuali di assorbimento della luce, sono maggiormente apprezzate nei casi di cambio di focalizzazione e concentrazione, come accade in diverse competizioni sportive. In particolare hanno eccelso, anche in diverse condizioni metereologiche, le colorazioni Vermillion (tende verso il rosso), Cinnamon (tende verso il verde) e Citrus (tende verso il giallo). Addirittura queste ultime sono state indicate dai più come le lenti più precise nella lettura delle pendenze dei “green”, mentre le Gray davano l’impressione di togliere luminosità e sicurezza nella distanza e profondità.

Lenti a contatto colorate per i giocatori di golf

Nike MaxSight E’ vero che queste analisi sono frutto di semplici valutazioni soggettive degli esaminati e che, determinare con precisione, l’effettivo apporto delle lenti colorate nel migliorare la performance sportiva, è molto difficile. E’ altrettanto vero, inoltre, che, spesso, la scelta di una determinata lente può dipendere da diversi fattori, come il gusto, l’età o il colore degli occhi o, perché no, anche il tipo di montatura (problema che si risolverebbe con l’adozione di semplici lenti a contatto). Se questo genere di analisi venissero confermate, allora verrà probabilmente il giorno in cui, i golfisti più temerari e alla moda, nel momento in cui dovranno effettuare un tiro, oltre che a scegliere il tipo di bastone da golf, dovranno scegliere anche che colore di lente a contatto indossare! E l’idea potrebbe non essere neanche troppo azzardata, perché uno dei vantaggi delle lenti a contatto colorate è che anche coloro che non hanno problemi di vista le possono usare (in effetti sono nate principalmente per motivi estetiti). Inoltre, dato che lo sport del golf non è di certo dei più movimentati, e la possibilità di perdere una lente è molto bassa, sarà anche possibile indossare lenti a contatto rigide e, per migliorare l’acuità visiva, i golfisti potranno scegliere lenti a contatto multifocali adatte allo scopo.

Ma non mancherà neanche le possibilità di scelta dei colori dato che di lenti a contatto colorate ne esistono di tutti i tipi, come è possibile constatare su Lentiacontattoonline.it dove ho trovato alcuni modelli che hanno anche la protezione anti-UV incorporata, ovvero in grado di proteggere dai raggi solari nocivi, requisito direi necessario per chi è solito giocare tutto il giorno al sole e non vuole per forza usare gli occhiali da sole.

Lenti a contatto antiabbagliamento

Addirittura la Nike, tempo fa, aveva lanciato le lenti a contatto Nike MaxSight, in grado di migliorare le prestazioni visive e di attenuare i fastidiosi disturbi legati all’abbagliamento del sole: disponibili in due cromie, verdastra e ambra (entrambe con filtri UVA e UVB), le prime erano appunto ottime per gli sport praticati sull’erba, come golf, training e corridori. Insomma, sarebbe come indossare occhiali da sole, senza montatura!

Interessante anche le spiegazioni che danno sul sito della Nike Vision: con la tecnologia della tinta Nike Max Golf Tint è possibile dare maggiore risalto alla pallina che sta sull’erba. Infatti, se l’erba riflette il verde e il rosso, e le palle da golf riflettono il blu, questa tecnologia permette ai colori di questi importanti dettagli di passare attraverso le lenti, riducendo l’affaticamento degli occhi e migliorando la nitidezza, in modo da rendere il contorno del green più visibile e risaltando la palla contro l’erba, il bunker di sabbia o il cielo.

Nike Max Golf Tint

Un altro tipo di lente dedicata ai giocatori di golf, è quella che usa la tecnologia del Visiball Golf Ball Finders, ovvero uno speciale filtro blu che elimina la maggior parte dello spettro visibile, lasciando solamente la regione verso gli i colori blu-viola, in modo da poter individuare con estrema facilità le palline da golf dove non sono perfettamente visibili, come, per esempio, quando sono in mezzo al rough (erba alta) o nei boschi (tenete presente che un giocatore ha solo 5 minuti per trovare la pallina altrimenti è palla persa e si paga una penalità – thanks wolly)

nel green, che non si confonderanno più con lo sfondo, ma risalteranno come chiazze bianche su uno sfondo bluastro. Ma queste lenti, più che per il giocatore di golf, sembrano più adatte ad un Caddy!

Golf Ball Finder
Il futuro delle lenti a contatto

E, per finire questo excursus sulle lenti a contatto e il mondo del golf, verrà forse il giorno in cui sarà possibile usare lenti a contatto con display incorporato, in grado magari di effettuare misure telemetriche e calcolare con precisione millimetrica distanza dalla buca e velocità del vento.

Lenti a contatto con display

Non si tratta poi di fantascienza, almeno non dopo l’invenzione del professor Babak Parviz, docente di ingegneria elettronica dell’Università di Washington che, con l’integrazione di uno schermo in un paio di lenti a contatto (grazie alle nanotecnologie e alla tecnica del “Self-Assembly“, letteralmente auto-assemblaggio, termine usato per descrivere la creazione di strutture organizzate tramite interazione tra i componenti stessi, senza direzione esterna), ha rivoluzionato l’interazione tra uomo e macchina, tanto parlare, ragione, di realtà aumentata. Peccato che, al momento, il funzionamento della lente in tutta sicurezza (per il nostro occhio) è garantita per soli 20 minuti!

Tag:fantascienza, golf, lenti, Nike, occhiali, scienza, Speedo, Tecnologia
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Lug 3 2008

Il punto della situazione sulle droghe virtuali nei file audio e spiegazione sull’origine del software I-Doser e dei file DRG

Posted by Antonio Troise
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Twilight Zone Ricordo un episodio della serie di fantascienza “Ai Confini della Realtà” in cui gli alieni riescono a trasmettere per radio un segnale subliminale in grado di condizionare il genere umano, tanto da riuscire a modificare il suo DNA e trasformarlo, nel giro di pochi giorni, in una sorta di armadillo pseudo-umano. Lo scopo, si scopre alla fine dell’episodio, è quello di rendere l’umanità in grado di resistere alla radiazioni nucleari di una prossima Terza Guerra Mondiale, garantendo così la sopravvivenza della civiltà sulla Terra. Curiosamente è stato proprio a questo episodio che ho pensato quando il 1 Luglio, ho sentito al TGCOM, la notizia del I-Doser, la droga virtuale che si aggira nei file mp3.
Devo dire, però che, oltre a credere di stare vivendo in un racconto di fantascienza (nel cinema troviamo anche altri esempi, da Morte a 33 giri a Nirvana, in cui il protagonista Jimi Dini è un programmatore che per sbarcare i lunario spaccia anche programmi droghe), ho subodorato il solito allarmismo tipico dei giornalisti nei confronti di internet.

Se siete soliti andare nelle librerie, ogni tanto forse vi sarà potuto capitare di imbattervi in qualche CD New Age che è in grado di farvi rilassare in pochi minuti sfruttando qualche particolare frequenza sonora (battiti binaurali) che interagisce direttamente col nostro cervello, per favorire la meditazione, il sonno o curare il mal di testa. Ma non pensavo che l’ingegneria del suono fosse giunta al punto di creare addirittura delle droghe virtuali. Ma sarà tutta verità o forse è stata condita con troppi elementi creativi?

Le prime notizie

Il TGCOM asserisce che:

Il fenomeno si chiama I-Doser ed è nato negli Stati Uniti e sta sbancando in Europa, dove ha attecchito soprattutto in Spagna, per poi diffondersi in modo rapido anche negli altri paesi. Italia compresa.

Il problema è che nessuno dei miei amici e conoscenti era a conoscenza di questa particolare droga virtuale. Ma neanche i cibernauti della blogosfera, sempre informata di tutto, ne era al corrente. E ciò risulta strano, perché, di solito, se una cosa funziona, sul web ci mette 5 minuti a fare il giro del mondo, anche grazie a canali P2P. Ma anche se nel canali di file sharing è possibile trovare i file per i-Doser, perché nessuno ne ha mai parlato prima? E se era un fenomeno nascosto nei bassifondi di internet, perché parlarne su un telegiornale a diffusione nazionale, tanto da contribuire a diffondere la notizia in pochi giorni? Se il fenomeno è reale ma ancora relegato a pochi, perché parlarne così apertamente mettendo in pericolo i giovani che, si sa, sono curiosi e sicuramente saranno andati a scaricarsi qualche demo di dose?

Le prime apparizioni di I-Doser

Dalle mie ricerche ho scoperto che per esempio, su Yahoo! Answers se ne è parlato circa 3 mesi fa, ma il fenomeno si era fermato li. Su Youtube compare qualche video, presumo tutti frutto di messe in scena, e nel frattempo qualche sito di riferimento era nato, a partire da quello ufficiale in inglese I-Doser.com fino ad arrivare ai nostrani TarantoHipHop e NonApriteQuelPortale, che hanno tentato di spiegare il meccanismo dell’I-Doser.
Ma diciamoci la verità, se non si conosceva il termine, era quasi impossibile venirne a conoscenza!

Oggi, invece, tutti i maggiori quotidiani nazionali ne parlano apertamente, ovviamente copiandosi l’un l’altro, Il Messaggero, Il Tempo, il Corriere della Sera, Panorama e La Stampa.
E questi sono solo alcuni giornali, per non parlare poi della Blogosfera che ha fatto rimbalzare la notizia su più fronti e, più saggiamente della controparte mediatica, è molto più scettica delle conclusioni dei media!

Il principio di funzionamento di I-Doser

Tutti segnalano che l’allarme è stato lanciato dal GAT il Nucleo Speciale Frodi Telematiche della Guardia di Finanza, che ha scoperto la novità nei blog e nei forum dove i giovani si scambiano informazioni (forse è stata colpa di quel tizio che su Yahoo! Answers ha chiesto informazioni?)

Le nuove cyber droghe, infatti, sono normali file in mp3 (in realtà sono file GDR). “Agiscono sulle onde a bassa frequenza – ci spiega il colonnello del GAT Umberto Rapetto – soprattutto quelle che vanno dai 3 ai 30 hertz, ossia le frequenze della fascia di lavoro del cervello.
L’orecchio assorbe questi suoni che non riesce a distinguere e che, nella maggior parte dei casi, sono mescolati a musiche psichedeliche“.
Proprio perchè gioca con diverse lunghezze d’onda e perchè fatto di suoni impercettibili, se ascoltati da un solo orecchio, i file non producono alcun effetto. Di qui la necessità delle cuffie.

[…]

Per ora non è stato accertato quali danni possa arrecare la cyber-droga, nè se dia dipendenza. “Il fenomeno è agli albori”, afferma Rapetto. “Chi diffonde i file sostiene che non ci siano effetti collaterali, che le dosi provocano delle semplici sbornie, ma è bene che a stabilirlo siano i medici.

Ma come funzionano queste droghe virtuali? Una spiegazione semplice ci arriva dal solito sempre informato Paolo Attivissimo che ci spiega che:

Si tratta di binaural beat: due suoni, a frequenze udibili e riproducibili dalle cuffie normali, e leggermente differenti l’uno dall’altro come frequenza: per esempio, uno è a 300 Hz e l’altro è a 307. Ascoltati in cuffia, in modo che uno solo dei due suoni raggiunga ciascun orecchio, producono un terzo suono per battimento.
Per fare un paragone stiracchiato, è come se vi arrivasse un MI in un orecchio e un FA nell’altro e il vostro cervello generasse una nota che è la differenza fra il MI e il FA.

Secondo un’altra fonte sembra che:

Il sistema funziona sulla base dei cosiddetti ‘battiti binaurali‘ (dall’inglese: binaural beats) sperimentati sul cervello negli anni Settanta dal dr. Gerald Oster alla clinica newyorkese Mount Sinai, e che consistono nell’applicare frequenze herziane diverse ai due orecchi per stimolare il cervello a seconda della loro intensita‘. Le frequenze cerebrali vanno da 1 a 4 Hz per il livello Delta, quello del sonno profondo, fino ad un massimo di 30Hz allo stato vigile che corrisponde alla frequenza Beta, passando per Theta e Alfa, uno stato quest’ultimo di semiveglia usato nei sistemi di Controllo Mentale perche’ consente di sincronizzare i due emisferi potenziando l’attivita’ cerebrale.
Le ‘dosi’ proposte da I-Doser si ottengono applicando, con auricolari, alte frequenze asincrone ai due orecchi, per esempio 500 e 510 Hz rispettivamente, causando nel cervello un tono di 10 Hz cioe’ in pieno livello Alfa e favorendo cosi’ gli effetti di alterazione della percezione.

L’origine del software I-Doser e cosa sono i file DRG?

Tutti hanno parlato del I-Doser fino allo sfinimento ma non tutti conoscono bene quale sia la sua origine. Dovete infatti sapere che I-Doser altro non è che un rip di un programma Open Source (GNU GPL v2) chiamato Sbagen in grado di generare onde sonore per il cervello (Brain-Wave generating) capace di rilassare l’individuo che le ascolta. Questa applicazione usa dei preset file con estensione .SBG che possono essere suonati e registrati come file WAV.
Ovviamente dire che sono file MP3 è errato perché, proprio per la natura stessa del formato di compressione audio, usare dei file MP3 significherebbe tagliare la banda di frequenza usata per generare quei fantomatici effetti di cui tutti parlano.

Quello che dovete sapere, quindi, è che la società che ha creato I-Doser altro non ha fatto che rifarsi al modello del software Sbagen e, per evitare che chiunque potesse ascoltare più volte la stessa “droga”, hanno creato un preset file di tipo DRG, che altro non è che un file .SBG criptato e contenente anche uno screenshot e le informazioni sul contenuto della dose! Questo file, di solito, viene venduto ad un prezzo di 5-10 euro, dura circa 45 minuti e, nelle intenzioni dei suo creatori, si può ascoltare una sola volta (appunto come una droga), costringendovi, per ripetere l’esperienza, a ricomprare più volte le dosi.

In realtà, come spesso accade per tutto ciò che ha lucchetti digitali, prima o poi, qualcuno è riuscito a sbloccare le limitazioni dei software e, per questo, è facile trovare versioni craccate di I-Doser e delle dosi ascoltabili senza limitazioni, grazie anche all’ausilio del software open source Sbagen.

E’ solo suggestione come nei placebo?

Con questo articolo non invito nessuno a provare questa “esperienza” perché, oltre a non credere ai fantomatici effetti psicotropi, ho dei seri dubbi sulla effettiva non pericolosità di un ascolto cacofonico di lunga durata (una sessione, ricordiamo, dura circa 45 minuti) sia sull’udito che sul cervello umano.

Comunque, la maggior parte di chi li ha scaricati e ascoltati in cuffia, non ha percepito alcun effetto psicotropo, se non quello di una notevole irritazione (in gergo tecnico, orchiclastia), perché non è musica ma solo rumore fastidiosissimo.

C’è chi asserisce che tutto dipende dalla sensibilità alle onde binaurali della singola persona ma io sospetto che, semplicemente, dipenda dal grado di suggestionabilità individuale. Come nell’effetto placebo, credo che chi ascolta questo rumore di fondo, vedendo il nome della droga, si autosuggestioni e, magari, un semplice cerchio alla testa o uno stato confusionario prodotto dal rumore cacofonico, viene facilmente attribuito al effetto specifico della droga virtuale!

UPDATE: Il programma Le Iene è tornato sulla faccenda con un test pratico condotto su un gruppo di studenti e con un’intervista a Michelangelo Iannone, ricercatore del CNR.
Il lavoro delle Iene lascia ben poco spazio a dubbi sulla natura di quest’allarme gonfiato acriticamente dai media. Se i giudizi di Iannone sono lapidari, quelli degli studenti sono tombali. Il servizio è consultabile su Internet. (via attivissimo)

Tag:blogosfera, compressione, drg, fantascienza, i-doser, mp3, Musica, opensource, p2p, Radio, scienza, Software
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Giu 5 2008

42, il numero che contiene il tutto: dai tunnel gravitazionali a Douglas Adams passando per Lost

Posted by Antonio Troise
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Pare che questo numero, frutto della fervida immaginazione del celebre scrittore di fantascienza Douglas Adams, ricorra più spesso di quello che si possa immaginare. Se è vero che Google risponda con “42” alla domanda “answer to life the universe and everything” (”la risposta alla vita, all’universo e ad ogni altra cosa”), allora forse c’è una ragione in più che avvalorerebbe questa ipotesi del numero che contiene il tutto.

Se il 42 è presente anche nella misteriosa serie numerica di Lost (i cui numeri possono essere ricavati risolvendo “Il Polinomio di Shaw-Basho” e se trasformate in coordinate potete trovare una piccola isola sperduta nell’oceano Atlantico), è anche vero che questo numero ricorre laddove nessuno prima era riuscito nemmeno ad immaginare.
A ricordarcelo è stato Giavasan:

Immaginate, in linea del tutto ipotetica, di riuscire a scavare un lunghissimo tunnel che da un estremo della superficie terrestre arriva al suo esatto opposto attraversando il centro del pianeta.
Una navicella creata per scivolare in un tunnel di questo tipo non avrebbe bisogno di alcuna propulsione: la prima metà del viaggio sarebbe garantita dall’attrazione gravitazionale, mentre la seconda metà, superato il centro della terra, consisterebbe in una progressiva frenata che la farebbe emergere a velocità zero all’altro estremo della superficie.
A queste condizioni la durata del viaggio è facilmente calcolabile: 42 minuti.

Immaginate ora di collegare con un simile tunnel gravitazionale due città europee, situate quindi sullo stesso lato di un emisfero terrestre. Anche se il centro del pianeta non viene attraversato, il tunnel riuscirebbe ancora a fornire tutta l’energia necessaria al viaggio perché si stenderebbe interamente al di sotto della superficie terrestre.
Certo, la velocità prodotta dall’attrazione gravitazionale sarebbe minore rispetto al viaggio nord-sud dell’esempio precedente, ma, guarda caso, lo è anche la distanza. E indovinate un po’ qual è il risultato di questo controbilanciamento?

“Qualsiasi sia la coppia di città considerate, il tempo impiegato per attraversare il tunnel gravitazionale che le collega è sempre pari a 42 minuti.”

E’ questo ciò che afferma un video di un documentario di History Channel’s – The Universe, Gravity – che è possibile guardare anche su Youtube:

Nonostante l’argomento, come trattato nel documentario, sembra avere un che di sensazionalistico che sembra svalutarne le basi, pare che, in realtà, nel 1965 il matematico Paul Cooper teorizzò, in un esperimento ideale (come i famosi Gedankenexperimenten tanto cari ad Einstein e sulle cui basi è nata la teoria della relatività), che la maniera più veloce ed efficiente di effettuare un viaggio attraverso i continenti sia proprio quello di attraversare direttamente la terra sfruttando (nel caso di assenza di attrito dell’aria e se la Terra fosse una sfera perfetta), appunto, la caduta libera e la conseguente decelerazione gravitazionale. Il tempo, ovviamente, impiegato sarebbe stato di 42 minuti sia se si passasse dal centro della terra sia se si viaggiasse lontani dal nucleo (ma sempre nelle profondità del nostro pianeta).

In realtà, però, come si legge da un articolo del Time, se si effettuano i calcoli più precisamente, si scopre che il tempo impiegato è precisamente di 42,2 minuti Altri dettagli matematici è possibile trovarli qui, dove il tutto viene riportato ad una equazione di un oscillatore lineare.

E’ anche vero però che, se qualcuno pensa che tutto ciò sia la dimostrazione implicita alla geniale e creativa mente di Douglas Adams, deve ricredersi, perché nel 1993, a più di 10 anni dalla pubblicazione della Guida Galattica per Autostoppisti, e dopo centinaia di teorie più o meno fantascientifiche sull’origine del 42, sul newsgroup alt.fan.douglas-adams, l’autore mise chiarezza nel mistero con una breve risposta:

“La risposta è molto semplice. Era uno scherzo. Doveva essere un numero, un normale, piccolo numero, e io scelsi quello. Rappresentazioni binarie, calcoli in base tredici, monaci tibetani sono solo un completo nonsense. Mi sedetti alla scrivania, fissai il giardino e pensai “42 funzionerà”. Lo scrissi a macchina. Fine della storia. “

Certo, forse ora starete pensando che lo scrittore di fantascienza possa essere entrato in empatia con la natura stessa che gli ha comunicato, in una sorta di messaggio onirico, il numero del tutto, o che forse Douglas, avesse letto l’articolo del matematico Paul Cooper, e che più o meno consapevolmente, ne fosse stato influenzato durante la stesura del suo romanzo.

Qualsiasi sia la risposta, resta il fatto che, in definitiva, lo scopo di questo articolo di instillarvi nuovi dubbi e nuove domande è stato pienamente assolto!

Tag:42, documentario, fantascienza, natura, scienza, velocità, Video, youtube
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Set 9 2007

Disponibili i PDF dei primi 30 fumetti tradotti in italiano della serie culto di fantascienza Heroes

Posted by Antonio Troise
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Heroes Heroes è un serie televisiva di fantascienza statunitense, trasmessa per la prima volta in Italia la scorsa domenica 2 Settembre su Italia 1, mentre in America, dopo qualche episodio, è subito divenuta oggetto di culto.

Ebbene, mentre stasera ci aspettano altre puntate, vi voglio consigliare la lettura del ciclo di fumetti dedicato ai protagonisti del telefilm. Infatti, non tutti sanno che, durante la messa in onda negli Stati Uniti, ogni volta che un episodio veniva trasmesso, sul sito ufficiale veniva pubblicato un webcomic, cioè un fumetto online realizzato dalla Aspen Comics che si ispira all’episodio o alla serie in generale.

Ovviamente, i fans italiani di ITASA hanno subito prontamente tradotto tutti i fumetti e, se vi interessa approfondire le storie dei protagonisti, trovate disponibili tutti i 30 capitoli sul loro forum.

Sul sito ufficiale trovate anche i capitoli originali dal 31° capitolo al 49° capitolo (fumetti ancora non tradotti) e che probabilmente si riferiscono alla seconda stagione (molto interessante la possibilità di leggerli, oltre che scaricando il PDF, anche in maniera interattiva, pagina per pagina).

In tempi recenti, alcuni individui apparentemente non collegati tra loro hanno sviluppato dei poteri speciali. Sebbene ancora inconsapevoli, queste persone saranno chiamate non solo a salvare il mondo, ma a cambiarlo per sempre. Ogni storia ha il suo principio. Il primo volume della loro epopea inizia qui.

Tag:comics, fantascienza, fumetti, heroes, telefilm, webcomic
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