Conlag è il termine che designa le nuove lingue e i nuovi vocabolari nati direttamente sul web. Queste lingue artificiali, nate online, sono nate con lo scopo di semplificare al massimo la comunicazione su internet e creare delle comunità virtuali dotate di un proprio idioma. Nonostante non se ne parli quasi mai (anche se negli USA è esplosa da poco la moda), dovete sapere che attualmente esistono ben 1902 conlag: tutte queste neo-lingue sono state indicizzate e raccolte dal sito LangMaker, un sito strutturato come un wiki da visitare assolutamente.
Tra le neo-lingue, quella più famosa è il Toki Pona, creata nel 2001 dalla canadese Sonja Elsen Kisa: con solo 118 parole e 14 fonemi è in grado di comunicare qualunque pensiero, a patto di fare a meno di articoli, congiunzioni e particelle varie. Insomma il classico linguaggio postmoderno ridotto all’osso, in linea con i ritmi sincopati del web e degli sms. La caratteristica del Toki Pona è quella di avere parole composte al massimo da 2-3 sillabe. E’ per questo che è possibile definirla una lingua minimale (un po’ come un pidgin) con lo scopo di ottenere la massima espressività con la minima complessità e ispirandosi, tra le altre cose, alla filosofia taoista.
E’ ovvio, però, che, essendo lingue artificiali nate all’estero. è faciele, per noi italiani, imbattersi in autentici corto circuiti linguistici, poiché è possibile trovare alcuni suoni che nella nostra lingua hanno un diverso significato. E’ il caso, per esempio, di “mani” che vuol dire “soldi”, “pini” che sta per “fine”, “musi” che sta per “gioco” e “telo” che sta per “acqua”. Curiosa, poi, la formula “tenpo” che sta per la parola italiana “tempo”!
Sul sito ufficiale del Toki Pona trovate un rapido vocabolario tematico e una guida per la corretta pronuncia dei fonemi.
All’estremo, invece, si spinge l’Usik creata da poliziotto valenciano, Juan Ramon Palanca. Per rendere più universale e più interculturale possibile il suo linguaggio artificiale e per consentire a davvero tutte le nazioni di parlare la stessa lingua, a creato un idioma a cui ogni numero corrisponde una sillaba e la combinazione di numeri-sillaba creano le parole. Il motivo di tanta astrusità e stravaganza è perché, come è noto, i numeri si capiscono in tutte le culture! Chi usa questa lingua può decidere se scrivere in chiave numerica o in Usik direttamente.
Sulle lingue artificiali si potrebbe parlare all’infinito, tanto è la vastità dell’argomento: dall’esperanto al klingoniano, fino ad arrivare all’elfico di tolkeniana memoria (con i suoi Quenya e il Sindarin che fanno parte delle decine di linguaggi di Arda inventate dal geniale scrittore Tolkien), le lingue artificiali mi hanno sempre appassionato.
A tal proposito, quindi, mi limiterò a ricordavi l’esistenza di un interessante Kit di Costruzione di Linguaggi, ovvero una raccolta di documenti HTML, scritti da Mark Rosenfelder e tradotti anche in italiano, dedicata a tutti coloro che vogliano cimentarsi in questa impresa.
Il Kit procede iniziando dagli aspetti più semplici del linguaggio proseguendo poi verso quelli più complessi, partendo dalla fonologia e dai sistemi di scrittura per poi prendere in analisi le parole, passando attraverso tutte le possibili caratteristiche della grammatica sino ad una descrizione finale sui registri e i dialetti. Questa progressione graduale, accompagnata da suggerimenti e avvertimenti per evitare le più comuni sviste grazie ad un buon numero di esempi presi dalle lingue storico-naturali, e da un’alta dose di humor, ha fatto guadagnare al Kit la popolarità e il rispetto di cui oggi gode presso la comunità di costruttori di lingue artificiali presenti su internet.
Per terminare l’argomento, vi invito a leggere l’esaurientissimo articolo di Claudio Gnoli su “Le lingue artificiali dal Seicento a oggi“.
In definitiva, anche se da quando l’uomo ha iniziato a parlare si sono susseguiti migliaia di tentativi per costruire una lingua universale che annulli, una volta per tutte, l’effetto “torre di Babele”, ad oggi non esiste ancora alcun idioma davvero universale in grado di sostituire, tutte le altre! Ma forse è proprio questo il bello dell’umanità!
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