Ascolto Digitalia da mesi, divorandomi ogni puntata, e devo dire che non ho mai sentito podcast così interessanti sul mondo della tecnologia, ne letto articoli così sapienti. Il merito è indubbiamente del conduttore Franco Solerio che a volte ha delle uscite così geniali che non posso fare a meno di citarle. E’ il caso delle 3P di Google nella puntata N.217: partendo da un articolo trovato in rete è riuscito a condensare la filosofia di Google in alcune affermazioni che fanno davvero pensare.
Ho provato a riportare, adattandolo, il suo discorso in questo articolo. Buon Divertimento:
La ricerca per la ricerca
Una azienda non è altro che 3 cose: people, processes and purposes (persone, processi e gli obiettivi/scopo). Il fattore rivoluzionario di Google è che è una compagnia senza uno scopo, non ha un obiettivo preciso. Magari esiste nascosto nella testa del board (“Brin, Pages, Smith… conquistare il mondo?”). In teoria Google sarebbe una azienda pubblica e, in quanto tale, come tutte le aziende sul mercato, deve rendere conto agli azionisti di quello che fanno, poiché hanno un dovere fiduciario nei confronti degli azionisti di aumentare e migliorare i loro investimenti. E tutto questo, in realtà, è sempre in ultimo piano in Google, anche quando si convoca l’assemblea con gli azionisti, sembra quasi che esista una vera e propria delega in bianco.
A vederla da fuori sembra che lo scopo della ricerca di Google sia la ricerca per la ricerca, come se fosse l’ente delegato dall’umanità ad esplorare il futuro, il laboratorio del mondo, senza interesse commerciale e senza nessuna influenza politica. Talmente potente che può trascendere da qualsiasi altra cosa senza dover dichiarare i suoi scopi. In conclusione, il problema sta nell’avere una azienda senza controllo con degli utenti e non dei clienti, con una totale assenza di controllo dell’obiettivo intimo di chi la regge. Di fatto diventa un oggetto di fede, esattamente come la religione: quale è il suo scopo? La trascendenza, accumulare sempre più sapere.
Business Model
Il Business Model è l’insieme delle soluzioni organizzative e strategiche attraverso le quali l’impresa acquisisce vantaggio competitivo, in poche parole è quel modello che si deve attuare se si intende fare i soldi. Il fatto che Google guadagni dal advertisement, non può rappresentare di fatto un Business Model, bensì una mera, anche se cospicua, fonte di rendita. Se fare soldi dalla pubblicità fosse il business model di Google, Google non avrebbe ne i laboratori per cercare di fare gli ascensori nello spazio, ne le lenti a contatto per misurare il glucosio sulla cornea dei diabetici, ne la self-driving car, etc. Oggi Google non ha bisogno di un business model perché ha un rubinetto enorme, un fire hose da cui piovono miliardi perché grazie all’unico business model che aveva fatto agli inizi, il motore di ricerca che monetizza con le pubblicità, si è ritrovato di fatto nell’intersezione dell’universo. Oggi Google è al centro dell’universo e tutto quello che succede sulla Rete passa attraverso di lui. E tutto quello che passa su di lei viene monetizzato con i messaggi pubblicitari che gli fa guadagnare letteralmente miliardi di dollari. A questo punto, a Google, non occorre più seguire un business model, per cui la maggior parte delle scelte strategiche dell’azienda non sono più legate a quello.
Questa è una cosa totalmente nuova nella storia della nostra società e del capitalismo: le aziende hanno sempre avuto un controllo da parte di chi investe col capitale. Con Google questo non accade più.
Ha così successo che il board può permettersi di iniziare tantissime altre attività collaterali senza doverne rendere conto a nessuno. Il suo business model è così forte che permette di fare anche un mucchio di altre cose che non hanno niente a che fare con il business model, diventando di fatto una fonte di potere senza controllo!
Un esempio
Facciamo un esempio: se tu vendi prosciutti e guadagni tanto, magari un giorno potresti svegliarti e decidere di andare a fare Formula Uno. Ma se la tua società è quotato in borsa e spendi troppi soldi per andare in Formula Uno, gli azionisti ti diranno “La nostra azienda è si in attivo ma il nostro business model è un altro e tu stai sprecando dei soldi. Se tu non andassi in Formula Uno e non sprecassi i nostri soldi, noi guadagneremmo ancora di più. Per cui, fatti da parte, chiuderemo il settore Formula Uno e dedicheremo i nostri soldi per qualcosa che è più attinente al nostro business model!”
(“Che poi è quello che è successo quando è arrivato Eric E. Schmidt solo che poi hanno rimesso al loro posto Larry Page e Sergey Brin!”)
Google si occupa di Ricerca Fondamentale
In definitiva, se molti oggi non possono non ammettere che Google è paragonabile ad una startup perché oggi il mondo delle startup si ispira a Google e non esisterebbe così come lo conosciamo se non ci fosse stata la parabola di Google, quello che finora nessuno ha mai pensato è che ad oggi Google si occupa di Ricerca Fondamentale! Infatti, mentre la Ricerca Applicata (il cui obiettivo primario non è l’avanzamento della conoscenza teorica, bensì lo sfruttamento della conoscenza teorica già acquisita a fini pratici cioè essenzialmente per lo sviluppo in ambito tecnico della relativa tecnologia) è svolta allo scopo di trovare soluzioni pratiche e specifiche, declinando quello che già si conosce, con la Ricerca Fondamentale (che ha come obiettivo primario l’avanzamento della conoscenza e la comprensione teorica) è possibile scoprire e inventare cose nuove.
Google: bello ma freddo
Perché Google continua a fare dei prodotti per nessuno?
Tutti sanno che uno dei problemi principali dei diabetici è quello di non poter usare lenti a contatto se non sotto strettissimo controllo, perché una delle più diffuse complicanze del diabete sono le malattie dell’occhio. E cosa ci viene ad offrire Google? Le lenti a contatto per diabetici in grado di monitorare i livelli di glucosio nel sangue in modo da risparmiare alle persone affette da diabete i continui esami del sangue a cui sono costretti a sottoporsi frequentemente! Una soluzione eccezionale per il diabetico, che sembrerà avere l’occhio di Terminator, ma che poi di fatto non potrà mai usare!
Questo è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare, come i Google Glass, un prodotto potentissimo, dalle grandissime potenzialità, che però molti non vorranno mai mettere ne vedere sulla faccia dei loro interlocutori, perché sanno di spioni e sembrano fatti apposta per soddisfare il cyber fetish; il Chrome Book, un portatile tecnicamente meraviglioso ma che non è utile per nessuno; Google Plus, che sembra più sviluppato per le necessità di raccolta dati di Google che per le reali esigenze delle persone. Gmail, indubbiamente il miglior sistema di email esistente, ma che non ha mai avuto un occhio di riguardo per una interfaccia bella, elegante e piacevole da guardare: è, di fatto, solo una soluzione eccezionale ad un problema ingegneristico.
La cosa che tutti questi prodotti hanno in comune è che sono molto tecnologici, molto di moda, ma senza un anima.
Per esempio, mentre Google Plus è freddo, su Facebook, invece, la gente ha trovato qualcosa che fa vibrare la loro anima! Tecnicamente Google Plus funziona anche meglio di Facebook, non ha gli stessi glitch è molto più rapido, ma è freddo, glaciale … è cyborg…
Forse il problema risiede nel fatto che Google porta avanti centinaia di prodotti ed esperimenti e questo comporta che, necessariamente, si ha una dispersione delle risorse che non si possono concentrare sugli aspetti emotivi di un prodotto (la Apple di Steve Jobs ha sempre trionfato in questo aspetto, probabilmente perché ha sviluppato solo pochi prodotti; probabilmente Google ed Apple sono lo yin e lo yang dello stesso aspetto: una cura la parte ingegneristica mentre l’altra l’aspetto umanistico). Forse Google è vittima del suo stesso successo e della sua attitudine da startup ma qualcuno potrebbe forse dire che, forse, Google punta non alla massa ma alla coda lunga dei geek.
Quello che però viene messo in evidenza è l’approccio sordo da parte di Google, che mette in evidenza una delle sfide fondamentali: Google fallisce non riuscendo a pensare alla gente come persone, ma trattandole come un problema accademico o ingegneristico. Invece di capire le necessità delle persone vere, quelli di Google emergono con una soluzione tecnologica elegante. Il lato ingegneristico e tecnologico è sempre prevalente, la competenza tecnica è sempre rivolta verso l’eccellenza, mentre c’è un difetto nella comprensione umanistica del desiderio e delle necessità delle persone.
Per esempio, per il diabetico sarebbe bastato un semplice cerotto transdermico con un ago che possa venire prodotto a basso costo e messo a disposizione per tutti. Invece Google ha tirato fuori la lente a contatto che può mettere il miliardario diabetico mentre gira con la Tesla!. Questa non è una soluzione a un problema dell’umanità ma è una soluzione a un problema ingegneristico!
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