Quella che vi voglio raccontare oggi è una favola (per tenermi allenato…), la favola di Wu Yulu, ovvero la storia vera di un contadino della periferia di Pechino che stupì il mondo per le sua eccezionale ed innata capacità di costruire i robot.
Wu Yulu è un contadino cinese di 44 anni che senza soldi né istruzione, ma solo con la passione e strumenti di fortuna, è stato capace di costruire 26 robot in oltre 20 anni, che, fra le altre cose, sanno svolgere i lavori domestici, servire il té, accendere le sigarette e trainare un carro.
Ma i suoi robot non sono “intelligenti” perché non sono dotati di alcun cervello costituito da chip ma, tuttavia, nella loro estrema semplicità hanno i loro aspetti sorprendenti.
I suoi robot sono totalmente meccanici, come il robot che sa trainare un carro, camminare avanti ed indietro, curvare a sinistra ed a destra, alzare le gambe e fare dei passi. Tutte queste abilità possono essere realizzate solo con un motore!
Ma il bello è che Yulu costruisce i suoi robot utilizzando materiali di scarto (fili, metallo, viti e chiodi) raccattati in discariche oppure provenienti da residui dei lavori della propria fattoria!
Affascinato dai misteri della meccanica fin da bambino, le condizioni economiche della sua famiglia, madre padre e cinque fratelli, non gli permisero di proseguire gli studi. Però, pur avendo concluso la carriera scolastica con una semplice istruzione di base, alla metà degli anni Settanta, nulla gli impedì di alimentare la propria passione con quel poco che aveva a disposizione da assoluto autodidatta.
E così, nei ritagli di tempo che riusciva a sottrarre alla cura dei campi, cominciò a raccattare qualsiasi cosa potesse essere utilizzata nella costruzione di un “mezzo meccanico”, attingendo ai mezzi in disuso che venivano utilizzati in campagna, dai trattori agli attrezzi manuali: viti, chiodi, pezzi di ferro, fili di metallo, lime e simili. “E osservavo, cercando di copiare – racconta – i movimenti umani e il gioco delle articolazioni“.
Il “colpo grosso” fu quando venne assunto, all’inizio degli anni Ottanta, come operaio in una fabbrica che produceva macchinari da lavoro. Con lo stipendio acquistò quel che gli mancava perché la sua prima “creatura” potesse prendere vita. “All’epoca – spiega Wu Yulu – non avevo mai sentito la parola robot, non avevo alcuna cognizione di teorie della fisica ma sapevo che l’elettricità può accendere un motore, propagarsi attraverso leve e fili metallici e far muovere una macchina. E così, dopo una serie di esperimenti, finalmente Wu Laoda – così chiamò il suo primo robot – vide la luce.
La sua avventura però non fu priva di incidenti. Nel 1995 Wu Yulu aveva comprato, a poco prezzo, in un negozio di oggetti riciclati, una batteria ricaricabile. Ma non conoscendo l’inglese, non aveva letto le precauzioni e quell’affare gli era esploso fra le mani. “Ricordo una grande palla di fuoco, poi persi la memoria”. La memoria l’ha riacquistata, ma restano le cicatrici e pure certi problemi alle articolazioni delle mani, che non se ne andranno più via. Peggio ancora, però, andò nel 1999: lasciò un trasformatore incustodito, la casa prese fuoco e andò completamente distrutta.
“Non mi rimase più niente”, racconta Wu Yulu, nemmeno gran parte dei robot che aveva costruito fino a quel momento e che avrebbe potuto vendere. Lo salvò la solidarietà dei compaesani, che con una colletta gli procurarono alcune migliaia di yuan. Ma fu comunque costretto a vendere alcune delle sue “creature”, scampate alle fiamme perché conservate in un magazzino. “E’ stato terribile – ricorda – ma non avevo altra scelta”. Un robot lo acquistò l’Accademia cinese delle Scienze, un’altro un collezionista privato.
“Non sono riuscito a dormire per diversi giorni dopo aver venduto il bambino, ma non avevo scelta. Dovevo sistemare i miei debiti”, ha detto Wu.
“Amo giocare con i robot. Più diventavano intelligenti e più mi sentivo sentimentalmente coinvolto con loro. Poi ho incominciato a chiamarli figli miei”.
Alla fine, l’ostinazione lo ha risarcito. Dopo un servizio a lui dedicato, la China Central Television lo ha assunto per lavorare al suo canale scientifico. E adesso Wu Yulu a fine mese porta a casa 3000 yuan, circa 375 dollari. Il che permetterà a questo questo “inventore per caso” di aìrealizzare qualche nuovo progetto dandogli l’opportunità di non recedere dai suoi propositi di costruire altri robot evoluti. Ha già in cantiere un progetto per una macchina capace di spostare oggetti più pesanti, come il risciò, tipico mezzo di trasporto orientale che prevede come apparato di locomozione uno o due uomini.
Wu Yulu ha, infatti, detto che il suo figlio sta frequentando la scuola superiore, ed ha iniziato a studiare come ideare un software. In futuro, il nostro inventore collaborerà con il suo figlio per produrre robot intelligenti più avanzati.
“Voglio realizzare in forma di macchine tutti i dodici animali dello Zodiaco cinese. Ci sono così tante belle cose nella vita – dice – e tutte possono essere fonte di ispirazione per i miei robot“.
[via repubblica, PI, rcn, kataweb e tecnici
Foto di Z-Design]
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