Qualche tempo fa pubblicai un articolo su quella che io definii, in similitudine alla IoT, una Internet Of Plants (IoP), un metodo affascinante per usare i segnali elettrici delle piante per farle comunicare tra di loro e, una volta ben interpretati, usarli per avere informazioni, quasi a costo del zero, sulla situazione del traffico, sulla presenza degli inquinanti nell’aria e sulla rilevazione di incendi nei boschi. Con le piante il concetto può essere ribaltato: invece di inserire dei sensori nelle cose, andiamo ad usare delle cose che sono già piene di sensori naturali e che hanno una diffusione capillare per tutto il pianeta.
Ebbene recentemente è ribalzata sui media la notizia che un team di ricercatori cileni ha sviluppato E-Kaia, una tecnologia che promette di ricaricare le batterie degli oggetti elettronici usando piccole piante in vaso, sfruttando pienamente il meccanismo della fotosintesi clorofilliana sfrutta partendo dalla energia solare. In futuro, quindi, sarà possibile ricaricare piccoli oggetti come i telefoni cellulari o luci a LED sfruttando una singola pianta, generando un output fino a 5 volt a 0.6 ampere (l’alimentatore USB Apple di serie con l’iPhone fornisce 5 volt a 1 ampere).
Tra le possibilità future di questi progetti, vi è la creazione di parchi autosufficienti.
Insomma il futuro energetico del nostro pianeta sembra essere sempre più nelle foglie delle nostre piante!
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