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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Set 25 2009

K-Meleon: la versione Lite di Firefox per Windows adatta per tutti i PC lenti

Posted by Antonio Troise
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Slow PC In questi giorni sono costretto ad usare, al posto del mio Macbook Pro (in assistenza per un problema alla scheda video nVidia, fortunatamente riconosciuto da Apple anche se non in garanzia) un vecchio PC con sopra installato Windows XP SP3: un Pentium 4 da 1,6GHz con 256 MB di memoria.
Dopo il primo traumatico impatto iniziale, non tanto per la presenza di Windows XP, quanto per il fatto che il pc era notevolmente lento e ogni paio di ore ero costretto a restartarlo (finestre congelate per decine di minuti se aprivo due e o tre applicazioni diverse… il famoso multitasking sapete…), mi sono rimboccato le maniche e ho cercato di alleggerire l’utilizzo di memoria di alcuni programmi che usavo abitualmente (la soluzione ottimale forse sarebbe stato installare una distribuzione Linux o il più leggero Windows 2000, ma non volevo perderci troppo tempo). Tra questi, ovviamente, al primo posto vi era il browser. Escludendo a priori Explorer 8 (veramente troppo lento a caricarsi su un pc sottodimensionato come il mio, senza considerare le varie problematiche che lo affliggono da sempre), ho provato ad installare varie browser alternativi. Ho, ovviamente, iniziato dal beniamino della rete Firefox ma, anche senza installare alcuna estensione, non reggeva la presenza di poche tab aperte. Allora ho provato le performance di Chrome di Google sul mio pc datato e, sebbene tutti ne elogino la indubbia velocità di rendering delle pagine web, anche questo, quando si aprivano 2-3 tab, inizia a rallentare esponenzialmente tanta da freezarsi per diversi minuti (ovviamente queste considerazioni sulla performance sono valutate sul mio vecchio pc e non sono da intendersi in senso assoluto). Ammetto di non aver provato ad installare Opera ma le ultilme versioni non mi avevano mai convinto in termini di performance.

Cross-platform vs Native

Quindi, ben sapendo che molti utenti, lamentavano problemi di pesantezza in memoria di Firefox, ho cercato la presenza di un fantomatico progetto di “Firefox lite” da far girare su vecchi PC, una sorta di versione “barebone” di Firefox che faccia a meno di tutto ciò che lo può rendere lento. Ed è così che sono giunto a K-Meleon.

Infatti, a giudizio di molti, Firefox è lento (anche se nella versione 3.x le cose sono nettamente migliorate ma non così sensibilmente da poter girare senza problemi su pc datati come il mio) perchè è un progetto multipiattaforma. Se si vuole creare la propria versione di ‘Firefox lite’ è quindi necessario abbandonare il ‘cross-platform’, per abbracciare il ‘native’. E’ a questo punto che le alternative si moltiplicano ed è possibile facilmente eleggere le 3 migliori alternative per le principali piattaforme: K-Meleon per Windows (Native Win32), Camino per Mac OS X (Native Cocoa) e Epiphany per Gnome (Native GTK+).

K-Meleon: il Firefox Lite per Windows

K-Meleon K-Meleon, giunto alla versione 1.5.3, è un browser molto leggero distribuito gratuitamente (sotto licenza GPL) e basato sullo stesso motore di rendering di Mozilla, Gecko 1.8.1.21 (e quindi completamente compatibile con i più diffusi standard di Internet).

Dato che al posto di XUL (il linguaggio per le interfacce su cui si base Mozilla Firefox) viene utilizzata l’interfaccia nativa di Windows, questo gli permette di avere una migliore integrazione con l’aspetto grafico di Windows e un più veloce avvio del browser rispetto ai vari software con interfaccia XUL, e lo rende, per forza di cose, una applicazione in grado di girare solo sulle piattaforme Microsoft Windows a 32 bit. Ma questo, se da un lato è uno svantaggio per la diffusione del browser su diversi sistemi operativi, è anche un indubbio vantaggio a favore della sua velocità di esecuzione e di gestione della memoria.

Impressioni su K-Meleon

Se durante l’uso di K-Meleon mi sono accorto che ancora non può vantare la facilità d’uso, la pulizia dell’interfaccia e la maturità di Firefox, sono rimasto meravigliato dalla sua velocità su pc datati anche quando venivano aperte una decina di tab.
Infatti, se a prima vista si può rimanere spiazzati dal fatto che tutti i menu e i pulsanti della toolbar possono essere completamente personalizzati solo attraverso dei file di configurazione (cosa che comunque è utile per creare dei template per diversi ambienti di lavoro) visto che non esiste una interfaccia grafica per la loro personalizzazione (occorre modificare dei file di configurazione per spostare i pulsanti, anche se le barre possono essere semplicemente trascinate), il browser implementa inoltre tutte le funzionalità che ci si può aspettare da un browser moderno: blocco dei pop-up, temi e skin (non usando XUL non è possibile usare gli stessi temi di Firefox), navigazione a schede, salvataggio delle sessioni, opzioni per la privacy, mouse gestures, personalizzazione dei motori di ricerca e supporto dei proxy (quindi è perfetto anche in rete aziendali).

Per quanto riguarda, invece, i plugin per Java, Flash, QuickTime e Adobe Reader, K-Meleon, è in grado di utilizzare, se già installato, quelli di Firefox.

Nonostante, però, l’interfaccia sia integralmente localizzabile, non esiste ancora una versione in italiano.

Se poi volete aumentare ulteriormente la già rapida velocità di apertura del browser K-Meleon, allora potete usare un’altra sua funzionalità peculiare, il Loader, un programma che si posiziona nella system tray di Windows e carica in memoria, ad ogni avvio del sistema, una porzione del browser: in tal modo i tempi di esecuzione del software vengono fortemente ridotti.

In definitiva sono rimasto piacevolmente meravigliato da questo piccolo ma potente browser che non conoscevo, poiché non mi ero mai imbattuto nell’uso di pc così vecchi, e ho così prontamente eletto il kamaleonte come browser predefinito del mio sistema!

Tag:benchmark, browser, chrome, explorer, firefox, gecko, Google, k-meleon, Software, Windows
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Giu 11 2009

Tips Mac: come ripristinare la funzionalità di Web Clip di Safari su Mac OS X Leopard

Posted by Antonio Troise
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Web Clip è una delle piccole funzionalità integrate nel browser Safari 3 e 4 per Mac OS X di cui molti non riescono a fare a meno. Semplice ma al contempo essenziale, Web Clip permette di creare widgets contenenti porzioni di pagine web da visualizzare nella Dashboard del proprio Mac. Basterà, infatti, aprire la pagina internet interessata e, facendo click sull’apposito pulsante nella barra degli strumenti di Safari (quello con su disegnate delle forbici e un rettangolo tratteggiato),

Web Clip - 1

quasi tutta la pagina subirà (in maniera molto scenografica) una riduzione di luminosità, mentre ad essere illuminata resterà una area rettangolare le cui dimensioni si potranno regolare a proprio piacimento.

Web Clip - 2

Una volta deciso quale porzione della pagina web sarà interessante monitorare, è sufficiente cliccare sul bottone Aggiungi e Safari creerà un widget nella Dashboard di Mac OS X, che mostrerà i dati di nostro interesse.

Come funziona Web Clip

Ora questo accade in condizioni normali. Quello che non tutti sanno, però, è che, contrariamente a quello che si potrebbe immaginare, ogni Web Clip che si creerà da Safari, viene gestito da un singolo widget sviluppato dalla Apple e che si chiama, ovviamente, “Clip web.wdgt” (presente nella cartella /Library/Widgets/).
Inizialmente credevo che Safari avesse il compito di creare un singolo widget “ad hoc” per ogni web clip creato, ma, in realtà, almeno dalle prove da me effettuate, non è accaduto così. Il risultato è stato che, se si elimina, più o meno accidentalmente, il file “Clip web.wdgt”, oltre a rimuovere tutti i web clip creati, sarà anche impossibile crearne di nuovi da Safari!

Ed è quello che è successo a me, quando, dopo aver creato un Web Clip, questo, per un manovra sbagliata col mouse, si era andato a nascondere nella parte alta della dashboard, tanto che non riuscivo neanche più a visionarlo e a rimuoverlo. Allora, per risolvere il problema, ho rimosso il file “Clip web.wdgt” e, se anche sembrava avessi risolto il problema, in realtà ne avevo creato uno più grande (ma me ne accorsi solo dopo qualche mese): cliccando sul pulsante per creare la Web Clip, era ancora possibile selezionare l’area di interesse della pagina web aperta, ma quando si cliccava sul pulsante “Aggiungi”, nella Dashboard non veniva creato alcun nuovo widget!

La soluzione

L’unica soluzione è quella di ripristinare il widget eliminato, che di default è installato su Mac OS X Leopard, ma che non è possibile trovare da nessun’altra parte sul web, neanche sul sito del supporto della Apple. Per evitare di reinstallare tutto (ipotesi assurda) o di dover scartabellare tutte le cartelle del DVD di installazione di Leopard alla ricerca del file (non ho potuto verificare se le reinstallazione del browser ripristini anche il widget incriminato), ho copiato il file “Clip web.wdgt” da un altro Mac che avevo a disposizione e tutto si è risolto nel migliore dei modi!

Quindi ho deciso, per evitarvi affannose ricerche sul web (non tutti hanno due Mac a casa o amici con a Mac a disposizione), di mettervi a disposizione per il download il file “Clip web.wdgt” che ho copiato dal mio sistema, in modo da permettervi il ripristino delle funzionalità di Web Clip.

download Download Clip Web.wdgt per Mac OS X Leopard
Size: 601.4 KB
Tag:Apple, browser, dashboard, leopard, Mac os x, safari, Tips, Tips Mac, widget
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Mar 27 2009

YouTube Mobile Application: è uscito il client ufficiale per Symbian S60 e Windows Mobile! Ecco la guida passo passo su come installarlo su uno smartphone con Windows Mobile 6

Posted by Antonio Troise
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Finalmente Youtube ha rilasciato gratuitamente un client per Windows Mobile 6.x e Symbian S60 3rd Edition (qui la lista dei dispositivi Nokia supportati) per permettere di accedere a YouTube da quasi tutti i palmari e smartphone in commercio. Se fino a poco tempo fa era possibile farlo nativamente solo da un iPhone/iPod Touch o da un HTC Touch Diamond (tanto che su xda-developers erano riusciti ad estrarre dalla ROM HTC l’applicazione per metterla a disposizione, più o meno legalmente, su tutti i dispositivi con Windows Mobile) o attraverso qualche piccolo tip, ora la nuova versione 2.0.2 dell’applicativo ufficiale YouTube Mobile Application amplierà lo spettro di clienti rendendo fruibile il portale di video praticamente a quasi tutti i dispositivi mobili avanzati esistenti in commercio (con pieno supporto agli schermi ad alta risoluzione VGA e simili), offrendo una migliore qualità video, velocizzando lo streaming grazie alla ottimizzazione per le reti mobili Wi-Fi o 3G, rendendo di fatto meno complicato vedere i video di YouTube sul proprio telefonino.

Già qualche mese fa, YouTube aveva comunicato di aver reso disponibile all’indirizzo m.youtube.com/ il supporto ad Adobe Flash Lite 3 (supportato, al momento, solo dai cellulari più recenti), ma l’apertura del portale a due delle principali piattaforme mobili sul mercato, è un evento rivoluzionario sul fronte accessibilità e ci ricorda quanto Google abbia la volontà di offrire la migliore esperienza di fruizione di YouTube su qualsiasi dispositivo, computer, televisore o telefono cellulare. In quest’ottica rientra anche YouTube TV, il servizio che permette di visualizzare i video e gestire i comandi direttamente dal telecomando della nostra console WII o Playstation 3, simulabile dal proprio browser Safari (abilitando il menu Sviluppo -> User Agent -> Altro…) o Firefox (installando il plugin User Agent Switcher) impostando uno dei due seguenti User Agent:

Mozilla/5.0 (PLAYSTATION 3; 2.00)
oppure
Opera/9.23 (Nintendo Wii; U; ; 1038-58; Wii Internet Channel/1.0; en)

Tornando a YouTube Mobile Application, c’è però da dire che, purtroppo l’applicazione non è per ora disponibile per l’Italia ma soltanto per Australia, Irlanda, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti; è comunque possibile scaricarla ugualmente collegandosi dal browser del proprio device mobile all’indirizzo http://m.youtube.com e cambiando la propria lingua predefinita in Inglese, in attesa di un rilascio in lingua italiana.

Come installare YouTube Mobile Application su Windows Mobile

Aprire dal browser del proprio smartphone la pagina: http://m.youtube.com

YouTube Mobile Application - 01

Verrà mostrata la versione di Youtube ottimizzata per i dispositivi mobili. Sotto al campo di ricerca troverete un link da cliccare: “Guarda Youtube sul tuo cellulare“:

YouTube Mobile Application - 2

Almeno finché non verrà rilasciato da Google una versione per l’Italia, al momento, dopo aver cliccato sul link sopra indicato verrà mostrata questa pagina che ci avverte che non è disponibile la versione per il nostro dispositivo.

YouTube Mobile Application - 3

In realtà questa schermata potrebbe trarre in inganno chiunque perché non si dice che non è disponibile una versione per la lingua italiana dell’applicativo (e ovviamente anche il conseguente supporto alla localizzazione italiana di YouTube.it) ma sembra quasi che la versione del nostro sistema operativo non sia supportata. Sarà, invece, sufficiente cliccare sul link in basso: “Cambia lingua” per accedere alla seguente schermata:

YouTube Mobile Application - 4

dove basterà cliccare sul link “English” per essere rediretti verso la seguente pagina per il download automatico dell’applicativo.

YouTube Mobile Application - 5

Dopo qualche secondo di attesa si aprirà a popup un messaggio che vi chiederà conferma del download in corso.

YouTube Mobile Application - 6

Cliccando sul tasto “Salva con nome…” potrete decidere dove salvare il file (che altro non è che un file .CAB installabile su tutti i terminali con Windows Mobile)

YouTube Mobile Application - 7

Essendo un file .CAB si aprirà automaticamente la schermata di istallazione dell’applicativo (altrimenti basterà posizionarsi sulla cartella in cui si è salvata l’installazione dell’applicativo e fare doppio click sul file .cab) che chiederà dove installarlo (sul Dispositivo o sulla Scheda di Memoria): a voi la scelta in base alle vostre esigenze e allo spazio libero a disposizione sulla periferica.

YouTube Mobile Application - 8

Dopo che ha effettuato la copia dei file nella directory di destinazione desiderata, l’installazione sarà portata a termine in pochi secondi.

YouTube Mobile Application - 9

Ora sarà sufficiente andare nella cartella Programmi del proprio dispositivo mobile, dove troverete l’icona dell’applicazione appena installata:

YouTube Mobile Application - 10

Quando si lancerà per la prima volta l’applicazione YouTube Mobile Application verrà chiesto di selezionare la propria regione di appartenenza: selezionate United Kingdom o United States

YouTube Mobile Application - 11

e vi verranno mostrati, in inglese, i termini e le condizioni da accettare prima di poter proseguire.

YouTube Mobile Application - 12

Infine, vi verrà mostrata una ultima schermata di avviso che vi avvertirà che se non accediamo con connessione wireless, dal momento che lo streaming consuma un gran quantità di dati, prima di usarlo è necessario avere un abbonamento flat per il proprio terminale mobile, altrimenti si rischia di spendere molte decine di euro per visionare qualche minuto di filmato.

YouTube Mobile Application - 13

Finalmente ora potrete accedere alla schermata principale dell’applicativo YouTube Mobile Application dove potrete trovare un campo per ricercare i video, con lo storico delle parole chiave già immesse, oppure potrete selezionare i contenuti più visti, quelli che hanno ricevuto maggior gradimento e gli ultimi caricati.

YouTube Mobile Application - 14

Simpatica la visualizzazione a scorrimento laterale delle anteprime dei video ricercati (a mo’ di CoverFlow semplificato). Una volta scelto il video, si accede alla pagina che lo descrive brevemente

YouTube Mobile Application - 15

e dal quale è possibile lanciare la visualizzazione, che va automaticamente a schermo intero e in modalità landscape, con prevenzione dello spegnimento del dispositivo durante il playback.

YouTube Mobile Application - 16

Come potete notare il player mostra la barra di scorrimento del video, permette la visione a pieno schermo con un doppio click ed assomiglia molto a quello che si visualizza dal browser del proprio pc.

Suggerimenti per migliorare l’applicazione

Al momento, le uniche pecche di YouTube Mobile Application sono, oltre al mancato supporto ufficiale per l’italiano (che ci costringe, per eseguire l’installazione sui nostri device, di accontentarsi della versione inglese del programma e di non poter accedere alla versione localizzata di Youtube.it), anche la mancanza della possibilità di loggarsi con il proprio account in modo da accedere ai servizi più avanzati del noto portale, e l’impossibilità di accedere ai Canali di Youtube. Si sente anche molto la mancanza di un link per scaricare i video in modo da poterli guardarli offline (qui trovate un modo alternativo per farlo con il sito MobyTube) e l’impossibilità di visualizzare i suggerimenti ai video simili.
Google, comunque, ha garantito che saranno a breve disponibili diversi aggiornamenti dell’applicativo, che saranno notificati automaticamente dal programma.

Tag:browser, cellulare, coverflow, firefox, flash, Google, Htc, Mobile, nokia, safari, smartphone, streaming, symbian, tv, Video, wi-fi, wireless, youtube
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Gen 20 2009

Come aggiungere gratuitamente l’icona di un contatto con la relativa foto nella SpringBoard dell’iPhone senza dover acquistare nessuna applicazione sull’App Store

Posted by Antonio Troise
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Per quanto semplice possa essere l’iPhone quello che la maggior parte degli utenti cercano più di frequente è di poter, con un semplice tocco, richiamare le persone più care, senza dover per forza andare nell’applicazione Contatti. Ovviamente, siccome l’iPhone ha una Springboard (che, semplicisticamente, altro non è che il desktop del cellulare) costituita da tante icone, il metodo più semplice che viene in mente è quello di poter creare una icona, magari anche con la foto del contatto, a cui associare il relativo numero di telefono.
A tal proposito esistono tre ottime applicazioni su App Store (Visual Dial, FaceCall) e OneTapDial e uno per Cydia (Call me). Se si esclude l’applicativo per Installer e Cydia, che è gratuito ma è però valido solo per coloro che hanno un telefonino jailbreakkato) entrambi gli applicativi scaricabili da App Store, sono a pagamento al prezzo, rispettivamente, di €2,39, €1,59 e €0,79.
In teoria, potremmo inserire nella lista anche l’economico Favorater (costa solo €0,79), ma questo applicativo scaribile sempre da App Store, però, non salva le icone sulla Springboard ma solo sulla sua area di lavoro, richiedendo quindi un passaggio in più rispetto alle aspettative.

In definitiva, se non si ha un telefonino sbloccato, è impossibile trovare una applicazione gratuita che fa al caso nostro. A questo punto, ho cercato di capire come funzionassero, e, così, partendo dalla spiegazione del funzionamento di Visual Dial, ho tentato di venirne a capo, per cercare di creare una procedura manuale ma del tutto gratuita, per creare una icona di un contatto sulla SpringBoard. In pratica, Visual Dial permette di scegliere una foto dalla vostra galleria immagini, ridimensionarla, ruotarla e infine selezionare l’area da utilizzare come icona. Quindi si sceglie un numero di telefono dalla rubrica e poi si deve cliccare su “Go Visual”. L’immagine sarà caricata su un server, dopodiché verrà aperta una pagina in Safari Mobile e cliccando su “+” e poi su “Add to Home screen” si avrà la nostra scorciatoia sullo schermo del nostro iPhone.

I link telefonici cliccabili

La precedente procedura, un po’ macchinosa nella parte finale, mi ha fatto scoprire che l’iPhone gestisce i link, formattati opportunamente, per chiamare direttamente un numero di telefono. Per esempio, se nella nostra pagina web, (che visualizzeremo con Safari Mobile) creiamo un link siffatto:

questo creerà un link come questo che potete testare voi stessi sul vostro iPhone:


Call Apple Customer Support at 1-800-275-2273

mentre qui trovate un ottimo sito ottimizzato per iPhone che sfrutta questa tecnica nella pagina dei contatti. Più in generale, se si inserisce nella barra degli indirizzi di Safari Mobile, il seguente indirizzo:

tel:1-801-555-1212

si aprirà una finestra a popup che richiederà la conferma a chiamare il numero di telefono indicato.

Il prefisso tel: è un microformato standard proprietario Apple per creare link cliccabili associabili ad un numero di telefono. In realtà, come qualcuno forse saprà, già dai tempi del WAP esisteva Il WTAI (il linguaggio per la costruzione delle chiamate WTA) le cui funzioni vengono richiamate con modalità simile ad un hyperlink. Il formato per effettuare una chiamata è il seguente:

Non so bene per quale motivo Apple abbia deciso di seguire un suo standard proprietario (se non quello di imporre un proprio modello). Probabilmente, credo che, forse, il fatto che Safari Mobile dell’iPhone riesca a rilevare automaticamente i numeri di telefono sulle proprie pagine e li converte in phone link cliccabili (forse è più giusto usare il termine “tappabili”), abbia probabilmente imposto un linguaggio diverso dall’originale WTAI. Interessante, per finire l’excursus sui microformati telefonici, la possibilità di inserire, nei meta dati della pagina html, il meta tag “format-detection“, in modo da disabilitare, su tutti i numeri, l’autorilevamento del numero di telefono (nel caso siano presenti numeri che possano erroneamente essere interpretati come numero di telefono)

Procedura 1 per creare una icona associata ad un contatto

A questo punto, capito il meccanismo, e compreso che dalla release 1.1.3 e successive del firmware dell’iPhone, era possibile salvare l’icona di una pagina web direttamente sulla SpringBoard, allora era facile creare una procedura per crearsi uno proprio Speed Dial Screen che avesse per ogni contatto la relativa icona sulla SpringBoard.

In rete, ho trovato due procedure, per creare una icona a cui è associato il numero di telefono di un contatto.
La prima, la più semplice, ma anche la più completa per i neofiti perché si ottiene da una sola url da inserire nel campo indirizzi di Safari Mobile, è quella che sfrutta il sito web tel.QLNK.net, un server web customizzato da Nate True. Dalla sua guida, iPhone 1.1.3 WebClip hack – Speed Dial on your home screen (disponibile su iPhone Hack in versione ridotta), spiega che è sufficiente inserire nel campo indirizzi di Safari Mobile del proprio iPhone, la seguente URL così formattata:

numero_telefono.tel.QLNK.net

Es.
339123456.tel.QLNK.net

Ecco cosa accade se si inserisce la precedente URL su Safari Mobile:

iPhone Hack Calling - 1

Per ragioni di sicurezza viene chiesta la conferma prima di iniziare la chiamata:

iPhone Hack Calling - 2

Per personalizzare l’immagine da inserire nell’icona, e non lasciare quella di default, è possibile aggiungere, alla fine della URL la seguente stringa:

in cui http://path.to/photo andrà sostituito col percorso di una foto (attenzione deve essere una PNG 60×60 pixel, da 72 DPI) residente su un server web. Se non avete uno spazio web vostro, potete fare affidamento ad uno dei tanti servizi di image hosting, uno fra tutti imageshack, ma essendo foto spesso personali, abbiate l’accortezza di cancellarle dopo aver eseguito le operazioni (nel caso di imageshack dovrete essere registrati per poter cancellare le immagini che avete precedentemente caricato).

Procedura 2 per creare una icona associata ad un contatto

Ma la soluzione migliore, secondo me, è quela offerta da MadeBySquad con il suo iPhone-Photo-Dial che offre la possibilità di avere una pagina web (visibile, però, solo da Safari Mobile) con 3 tre campi per inserire, rispettivamente, numero di telefono, nome dell’icona e url del percorso dove è possibile trovare una icona PNG 60×60 pixel da 72 dpi.

Ecco la procedura visuale di quando si usa: iPhone-Photo-Dial.

Collegarsi al sito “http://madebysquad.com/iphone-photo-dial/” ed inserire nei tre campi, nell’ordine, il numero di telefono, il nome da assegnare all’icona (che di solito dovrebbe coincidere col nome del contatto) e la url del percorso dove è stata caricata l’icona (di default ne viene proposta una standard, ma vi consiglio di creare una immagine PNG 60×60 pixel da 72 dpi con la foto del contatto).

iPhone Photo Dial - 1

Dopo aver cliccato sul tasto “Create Photo Dial Icon” verrà mostrato un messaggio popup con la procedura da seguire per installare l’icona sulla SpringBoard dell’iPhone:

iPhone Photo Dial - 2

Dopo qualche istante verrà caricata questa pagina con una immagine cliccabile:

iPhone Photo Dial - 3

Se si fa tap sulla immagine verrà chiesta all’utente, per ragioni di sicurezza, la conferma prima di iniziare una chiamata:

iPhone Photo Dial - 4

Ora è venuto il momento di salvare l’icona del contatto sulla SpringBoard. Basterà premere il tasto + (presente in basso su Safari Mobile)

iPhone Photo Dial - 5

e cliccare sul tasto “Aggiungi a Home”

iPhone Photo Dial - 6

Dopo aver cliccato su “Aggiungi”, l’icona del nostro contatto verrà caricata sulla SpringBoard!

iPhone Photo Dial - 7
Considerazioni finali

Inizialmente, potrete pensare che il messaggio popup che vi chiede conferma per la chiamata al numero di telefono, sia una cosa fastidiosa. In realtà, credo che a lungo andare, possa invece risultare molto utile quando capiterà di toccare per errore l’icona dei contatti e iniziare una chiamata per errore. Un’altra cosa fastidiosa, piuttosto, è che ad ogni chiamata viene aperto sempre Safari Mobile e al termine della chiamata rimane aperto, costringendovi a richiuderlo col tasto Home, ma questo credo che non si possa eliminare ed è parte integrante dell’hack del riconoscimento del numero telefonico da parte del browser (credo che analogamente accade per le applicazioni per App Store).

iPhone Hack Calling - 1

In definitiva, queste procedure manuali funzionano allo stesso identico modo degli applicativi venduti su App Store, anche se alcuni di questi semplificano nettamente la gestione della importazione delle fotografie, che avviene del tutto automaticamente. Per cui se siete inesperti potete benissimo provare a comprare una delle tre applicazioni sopra riportate (o aspettare che ne esca una gratuita), altrimenti, se avete un minimo di dimestichezza col web, potete provare la procedura da me suggerita e vedrete che non rimarrete delusi!

Tag:app, Apple, browser, firmware, icone, iPhone, Mobile, png, safari
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Ott 14 2008

Come seguire la diretta del Keynote Apple con Site Reloader e lista di tutti i siti che seguono l’evento in live blogging

Posted by Antonio Troise
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Se non potete fare a meno di seguire il Keynote Apple di oggi martedi 14 Ottobre 2008 presso il Town Hall di San Francisco, bombardati dalle decine di rumors e segnalazioni fotografiche di presunti nuovi modelli di Macbook, Macbook Pro e Apple Cinema, allora sicuramente, alle 19:00 di questa sera, sarete tra quelli che resteranno davanti al PC, pronti a cliccare sul tasto refresh del vostro browser. Se volete evitare questa noiosa procedura, laddove i vostri siti preferiti non supportino l’auto-refresh delle pagine che seguono il live dell’Apple Event, allora non potrete di certo fare a meno di Site Reloader (sito simile ma più evoluto di Page Reboot, comunque valido se non si hanno particolari esigenze), una utility web che ci permette di aggiornare una o più pagine web caricate attraverso delle finestre popup, con un intervallo di tempo del reload che va da 5 secondi a 30 minuti (di default è impostato un tempo ragionevole, anche per il live blogging di questa sera, di 30 secondi).

Come funziona Site Reloader

La procedura è molto semplice: andiamo sul sito, inseriamo l’indirizzo del sito a cui siamo interessati e clicchiamo su Add. Quindi, verrà aggiornata in ajax una lista presente sotto il textbox, con l’elenco di tutte le url inserite e il relativo tempo di reload modificabile a piacere. E’ possibile anche eliminare un sito, cliccando sull’icona rossa con la X, e automaticamente verrà chiusa anche la finestra popup relativa. Oppure, molto più semplicemente, chiudere la finestra popup di un sito e, automaticamente, verrà eliminata anche la riga nella lista dei siti di Site Reloader.

Site Reloader

A differenza di altre applicazioni web simili, questo sito sfrutta le Google App Engine e, per poter salvare la lista dei siti da monitorare, occorre loggarsi con un account Google (lo stesso che usate per la vostra Gmail o per uno delle decine di servizi messi a disposizione dal motore di ricerca).

Inoltre, sempre solamente per gli utenti che effettuano il login e che hanno, quindi, potuto salvare la lista dei siti da monitorare, è presente anche la funzione di autocaricamento dei siti salvati sulla nostra lista, appena si aprirà la pagina di Site Reloader. Unica nota: per funzionare correttamente, Site Reloader necessita della disabilitazione (o dell’abilitazioni delle eccezioni) dell’eventuale Popup Blocker presente oramai di default su qualsiasi browser.
In definitiva, Site Reloader è indubbiamente un servizio molto utile per seguire cronache di eventi in diretta.

La lista dei siti che seguono il Keynote Apple

Per finire, ecco una lista di siti, che potrete inserire su Site Reloader, che questa sera, verso le ore 19:00 ora italiana (ore 10 am ora locale) effettueranno il live blogging dell’evento Apple:

  • Engadget (live)
  • Crunchgear (qui il live con le pagine che effettuano il refresh automatico)
  • MacRumorsLive
  • MacWorld (live)
  • Gizmodo
  • The Apple Lounge Live Twitter
  • Melablog
Vantaggi e svantaggi

Il vantaggio di usare servizi web online (piuttosto che applicazioni standalone come plugin per Firefox come ReloadEvery) è, indubbiamente, oltre ad essere indipendenti dalla piattaforma e dai browser usati, anche quello di avere la lista dei siti da monitorare ovunque si sia. Lo svantaggio è che, come spesso accade in eventi mondiali che riscuotono un notevole successo mediatico che, in termini pratici, corrisponde ad un numero elevato di visitatori, è possibile che siti come Site Reloader possano andare offline, come accaduto durante il Keynote Apple del 15 Gennaio 2008 in cui servizi online come Twitter e CoverITLive non hano retto l’intenso traffico che da tutto il mondo transitava sui loro servers, venendo meno l’interessante diretta che stavano realizzando.

Non credo questo possa essere il caso di Site Reloader, nel qual caso dovremmo ricorrere al vecchio metodo del refresh manuale delle pagine internet, oppure, molto più semplicemente, collegandosi ad evento finito bypassando le spasmodiche cronache del Keynote Apple!

Tag:Ajax, Apple, browser, firefox, Google, keynote, liveblogging, macbook
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Apr 15 2008

Semplificare la gestione delle password su Mac con 1Password: oggi con lo sconto del 43%

Posted by Antonio Troise
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Oggi ho sfruttato lo sconto del 43% sullo splendido password manager per Mac 1Password. La durata dell’iniziativa, in occasione del compleanno di uno degli sviluppatori, doveva essere per solo il 14 Aprile 2008, ma è risultata valida anche oggi 15 Aprile. In pratica, tra sconto e cambio favorevole dollaro/euro, ho pagato una Single License appena 12.93€: non potevo di certo non approfittarne anche perché d’ora in poi avrò sempre e gratuitamente tutti gli aggiornamenti (l’ultima release lo rende compatibile con Safari 3.1) e lo potrò sincronizzare anche con il mio iPod Touch (qui trovate una guida su come fare).
Se volete beneficiare dello sconto seguite questo link.

Le funzionalità di 1Password

Ma che cosa fa questo software? Il suo scopo principale è quello di catalogare le vostre password e i dati sensibili per gli accessi a siti che richiedono un login ma, soprattutto, consente l’autosalvataggio dei dei dati inseriti in un form di login e il conseguente autologin ad un sito, funzionalità davvero comoda per chi come me ha centinaia di account sparsi tra blog, forum, mail e siti di servizi web 2.0 vari.

In effetti, ultimamente sentivo un po’ stretto l’ottimo opensource e multipiattaforma KeePassX (che continuerò comunque ad usare per registrare tutte le mie password, visto che posso usare lo stesso file dati anche per la versione per Windows) dato che questa release per Mac, consente solo di aprire la pagina relativa all’identità salvata (dopo alcune modifiche effettuate opportunamente) ma ancora non consente l’autofill del campi.

1Password, invece, una volta installato aggiungerà un’icona alla toolbar del vostro browser (Firefox, Safari, Camino e anche NetNewsWire e Fluid), e in ogni pagina che necessita dei dati vi chiederà se volete salvarli; se lo farete, la prossima volta che tornerete a visitare la pagina non dovrete più inserire i dati, vi basterà selezionare l’icona dalla toolbar e ci penserà lui ad inviare i dati di login e a presentarvi la pagina del primo accesso.

Browser Integration

Personalmente credo che, al momento, lo userò solo per memorizzare gli accessi più frequenti mantenendo comunque un database opensource e portabile come quello di KeePassX. Poi, magari, in un secondo tempo, potrò optare per una migrazione completa a questo comodissimo tool.

Integrazione con Keychan

Devo dire che oltre all’estrema semplicità e comodità di questo password manager, un altro punto a suo favore è la completa integrazione con il Portachiavi (Keychan) di Mac OS X: in pratica non crea un nuovo DB propeitario ma si appoggia sul Portachiavi di Sistema che usano tutti i software per Mac per memorizzare le proprie identità e avere un sistema sicuro e crittografato.

In tal modo, oltre ad essere un sistema pulito e trasparente (chiunque, se ovviamente amministratore di sistema, può accedere facilmente al Portachiavi ed esportare o fare il Backup dei dati contenuti), se avete attivato Time Machine, il DB di Keychan verrà automaticamente salvato e, con esso, anche quello di 1Password. Ovviamente questa soluzione ha anche un suo limite: è solo per Mac dato che Keychan non può essere aperto su sistemi operativi diversi.

Registrare la licenza con le immagini

Una cosa curiosa, invece, è stato il metodo di registrazione della licenza. Dopo che avete effettuato la transazione commerciale, vi viene inviata una mail con una immagine che contiene un codice a barre e, con un semplice drag e drop, è sufficiente trascinare l’immagine sull’icona di 1Password per registrare la nuova licenza.

Come funziona

Se volete avere qualche informazione in più, potete dare un’occhiata a questo video introduttivo dove lo vedrete in azione:

Tag:browser, firefox, KeePassX, mac, opensource, password, password manager, safari, Software, Video
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Apr 8 2008

Nuove modalità per risparmiare banda con WordPress 2.5: addio alla compressione Gzip direttamente da WordPress e comprimere del 60% il file prototype.js v1.6.0

Posted by Antonio Troise
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Tempo fa scrissi un paio di guide su come risparmiare banda sul proprio sito comprimendo tutte le pagine con Gzip e riducendo le dimensioni del file javascript prototype. Le operazioni che, però, avevo descritto in quei tutorial non sono più del tutto valide in WordPress 2.5. Ecco, in particolare, cosa è cambiato e come agire di conseguenze.

Addio alla compressione Gzip da WordPress

Su WordPress 2.3, per attivare la compressione delle pagine web, era sufficiente andare nel Pannello di Controllo di WordPress e, nella sezione Opzioni/Lettura (Options/Reading per la versione in lingua inglese), spuntare la voce “WordPress deve comprimere gli articoli (gzip) se il browser lo richiede“. Questo permetteva, in tutta semplicità, di comprimere in formato Gzip (attivando la compressione HTTP) prima di inviarlo al browser, in modo da alleggerire la dimensione della pagina (risparmiando quasi il 70% di dimensioni in una pagina di puro testo) e diminuirne il tempo trasferimento facendo lavorare un po’ di più il computer dei vostri lettori.

Ora, con WordPress 2.5, tutto questo non è più possibile. Sono andato a vedere in tutti i menu e sottomenu dell’Area di Amministrazione di WordPress, ma della voce per la compressione del contenuto delle pagine web tramite gzip, non ve ne era più traccia. Ho trovato la conferma anche qui: pare che in In WordPress 2.5 questa opzione non sia più presente!

Pare che la spiegazione, data da Ryan Boren, sia quella che era nata nel Team di Sviluppo di WordPress, l’esigenza di voler spostare la decisione della compressione delle pagine web al server stesso; infatti, oramai, qualsiasi webserver è in grado di gestire la compressione del contenuto, e la maggioranza dei piani di hosting prevede questa funzione, sia abilitata per default, sia opzionale (come nel caso di cPanel). Evidentemente questo dovrebbe avere ovvi vantaggi prestazionali, anche se non ho ben chiaro quanto possa essere.

Riattivare la compressione gzip da php

Se, però, il vostro webserver è tra i pochi che non supporta la compressione gzip (sul mio per esempio no ho trovato la funzione), potete verificare, come suggerisce Elliott C. Back, se almeno il vostro interprete php offre le funzioni di controllo dell’output, e attivarle tramite .htaccess con queste due righe di comando:

Altrimenti, dovrete modificare il vostro file index.php nel seguente modo:

Attenzione, però: se attivate la compressione via php, dovrete modificare il file tiny_mce_config.php (in wp-includes) come suggerito da Andrew Ozz nella lista wp-testers, e disabilitare la compressione in questo file, altrimenti l’editor visuale verrà compresso due volte!

Riattivare la compressione gzip con un plugin per WordPress

Se, però, come immagino, non volete mettere mano ai file php e non potete comunque attivare la compressione sul vostro webserver, potete allora installare il plugin realizzato da Sergej Müller. Si chiama Compress for WordPress 2.5, ed è un plugin che agisce pressoché allo stesso modo descritto nel capitolo precedente senza, però, richiedere alcuna modifica manuale. Purtroppo è in tedesco ma è abbastanza chiaro quello che fa: è sufficiente attivarlo e lui comprimerà e vostre pagine web da php.

Wordpress Content-Encoding Gzip
Come verificare che il plugin Compress for WordPress 2.5 svolga il suo lavoro

Di solito mi fido delle descrizioni che gli autori danno dei propri plugin, ma siccome, in questo caso, ci troviamo di fronte ad un plugin che non rilascia alcun feedback su quello che fa e risulta essere del tutto trasparente a tutti tranne che al browser, ho deciso di verificare se Compress for WordPress 2.5 funzionava correttamente, anche perché non volevo segnalare qualcosa di cui non ero neanche io certo sul suo funzionamento!

Per farlo ho installato una comoda estensione per Firefox, Live HTTP Headers 0.13.1, che permette di catturare e analizzare l’headers delle pagine HTTP che il browser visualizza. Infatti, l‘informazione che ci dice se la pagina è stata compressa, è contenuta in una variabile: Content-Encoding.

Se, quindi, attivo il plugin Compress for WordPress 2.5, e ricarico l’homepage del mio sito, vedrò che la maschera di Live HTTP Headers (raggiungibile da Firefox dal menu Strumenti/Live HTTP Headers) mostra il parametro suddetto settato come:

Content-Encoding: gzip

Se, invece, disabilito il plugin, il parametro di Content-Encoding non viene neanche passato e, l’unica cosa che è possibile trovare (e che si trova anche nel caso) precedente, è il parametro “Accept-Encoding: gzip,deflate” che sta ad indicare che il nostro browser è in grado di gestire i contenuti compressi.

Quindi, in soli due minuti, abbiamo verificato che il plugin svolgesse correttamente il suo lavoro!

Compressione del 150% del file prototype.js 1.6.0

Per quanto riguarda, invece, la compressione del voluminoso framework Prototype (un file JavaScript che ha loscopo di facilitare lo sviluppo di applicazioni web dinamiche di tipo Ajax) in uso su WordPress, non è cambiato molto se non la versione da utilizzare. Infatti, rispetto a WordPress 2.3, che usava la versione 1.5.1.1, la nuova release di WordPress 2.5 usa la versione 1.6.0.
Potete controllarlo voi stessi: basterà leggere la prima riga del file wp-includes/js/prototype.js

Quindi, se non volete comprimere voi stessi il file javascript (che di per sé è grande 121 KB), con un dei tanti tool online che ho descritto in precedenza, dovete fare riferimento all’ottimo lavoro svolto da John-David Dalton che ha compresso per noi tutte le versioni di Prototype.

Quello che dovrete fare voi, quindi, è scaricare il file protopack_v2.19b.zip dal sito Prototype: Core (nel vecchio tutorial era il protopacked_v2.17.zip), scompattarlo e vi troverete una ricca collezione di framework Prototype/Scriptaculous.
In particolare questo package contiene le release 1.4, 1.5, 1.5.1.2 e 1.6.0.2 di Prototype e la release 1.7.1_beta3, 1.8.1 di Scriptaculous. Se sul vostro sito usate anche Scriptaculous allora potete far riferimento direttamente al file Protoculous (esistono le versioni 1.5.1.2 + 1.7.1_beta3 e 1.6.0.2 + 1.8.1), che altro non è che la combinazione in un unico file di Prototype and Scriptaculous.

In generale, però, nel nostro caso sarà sufficiente scegliere la versione compressa del file prototype.js. Quindi, una volta scaricato e scompattato il pacchetto zip protopack_v2.19b.zip, aprite la cartella “files” e vi troverete 3 cartelle: qui aprite la cartella “compressed“, quindi la cartella “prototype” e, infine, entrate nella directory “v1.6.0.2“ (non è esattamente la stessa versione rilasciata con WordPress 2.5, ma i cambiamenti sono davvero minimi e comunque compatibili con una release inferiore).
Qui, vi troverete, dinanzi a due differenti versioni compresse dello stesso file Prototype.js:

prototype-1.6.0.2-packer.js : compresso con Dean Edward’s Packer 3 \w con le opzioni “Base62 encode” e “Shrink variables”
prototype-1.6.0.2-shrinkvars.js : compresso con Dean Edward’s Packer 3 \w con la sola opzione “Shrink variables”.

La differenza, sostanzialmente, sta nelle dimensioni: il prototype-1.6.0.2-packer.js è grande 48 KB (la versione 1.5.1.1 compresso, che si usava con WordPress 2.3, invece, era grande solo 40 KB) mentre prototype-1.6.0.2-shrinkvars.js arriva fino a 76 KB.
Io, per il mio sito, ho usato prototype-1.6.0.2-packer.js (risparmiando oltre il 60% di spazio) che ho, ovviamente, rinominato in prototype.js e, quindi, salvato nel percorso “wp-includes/js” sostituendo il precedente file (magari fatene un backup per sicurezza).

Tag:Ajax, banda, bandwidth, browser, compressione, cpanel, gzip, Javascript, Php, prototype, Web 2.0, Wordpress, wordpress 2.5
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Gen 18 2008

160 tabs aperti contemporaneamente su Safari

Posted by Antonio Troise
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Eh si, è accaduto ieri, mentre cercavo di risistemare alcuni link di pagine che avevo segnalato come “Speciali” su Google Reader. Ho aperto ogni link che mi ero segnato in una tab di Safari per poi salvarli tutti in una cartella dei miei Preferiti usando la comoda funzione “Aggiungi preferiti per questi n pannelli” in cui n è il numero di schede aperte.

Ebbene, senza che neanche me ne accorgessi, ho raggiunto in pochi minuti la ragguardevole cifra di 160 schede aperte sul browser di casa Apple, Safari. E’ vero che stavo usando un Macbook Pro con un processore Intel Core 2 Duo con 2 GB di memoria RAM, ma se non fosse stato per quella segnalazione non avrei mai potuto immaginare di aver aperto così tante schede, visto che il sistema non ne aveva risentito minimamente e tutto era fluido come quando si è appena accesso il proprio Mac: in effetti aveva impegnato solo il 10% delle risorse!

Tabs Safari

Sono rimasto stupito perché quando usavo Firefox su Windows con 1 GB di Ram, se provavo ad aprire “appena” 40 tabs il sistema mi si bloccava completamente. Sarà perché avevo 1 Giga di RAM in meno, sarà perché ero su una piattaforma Windows oppure perché Firefox non gestisce molto bene la memoria, ma sta di fatto che una cosa del genere non me la sarei mai aspettata. Ed ho anche la sensazione che avrebbe potuto continuare ad aprire pannelli quasi all’infinito.

Sono piccole soddisfazioni queste ma devo dire che c’è da rimanerne veramente contenti perché si prova un senso di sicurezza e stabilità durante il proprio lavoro: pensate come mi sarei sentito se alla 100esima scheda aperta, Safari mi fosse crashato. Probabilmente era la sorte che mi sarei aspettato se avessi usato Explorer 7 (e posso garantirlo perché l’ho sperimentato più volte con appena una decina di schede).

A voi è mai capitato di aprire un tal numero esagerato di schede su Safari o su qualche altro browser? E come si è comportato il vostro browser del cuore?

Tag:Apple, browser, firefox, mac, macbook, safari, tab, Windows
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Gen 11 2008

Inviare messaggi su Twitter e Jaiku attraverso la barra di ricerca di Firefox grazie all’uso degli OpenSearch Plugin

Posted by Antonio Troise
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Oramai esistono decine di risorse su internet che permettono di postare su Twitter e Jaiku in differenti modi: installando estensioni per Firefox, eseguendo client per Windows, Linux e Mac OS X oppure usando le tante applicazioni web che permettono di automatizzare gli inserimenti come dei veri e propri bot che possono prelevare le informazioni da siti web i feed rss.
Quello che voglio spiegare oggi è come rendersi indipendenti dalla piattaforma che si usa, creando dei plugin di ricerca per Firefox (chiamati OpenSearch Plugin) modificati in maniera tale da essere usati per postare, direttamente dalla barra di ricerca di Firefox, le vostre idee su Twitter e Jaiku. Nulla vieta, ovviamente di poter adattare questi script per qualsiasi altro sito web che disponga, condizione necessaria, un form che funzioni col metodo POST o GET!

OpenSearch Plugin: menu a tendina

Per iniziare a creare questi script, prenderò spunto da questo OpenSearch Plugin per poi mettere a disposizione il codice XML per creare i plugin desiderati.

I vantaggi

Il vantaggio di questo metodo è che non bisogna installare nulla sul proprio PC e non occorre registrarsi a nessun servizio web, visto che la barra di ricerca è presente di default di Firefox, che essendo multipiattaforma, è anche possibile ritrovarlo sul qualsiasi sistema operativo.

Il bello di questa soluzione è quello di poter sempre disporre di un form universale per qualsiasi servizio di microblogging e sempre in primo piano, qualunque sia la pagina web che state visitando.

Inoltre, sfruttando la funzionalità di questo browser, è possibile addirittura, postare in uno dei due servizi di microblogging, il testo selezionato di una pagina web, senza dover necessariamente prima copiarlo e poi incollarlo.

Per ultimo, il fatto di poter padroneggiare il codice sorgente (che altro non è che semplice XML) è un vantaggio indiscutibile a favore della sicurezza dei proprio dati personali.

L’unica nota di attenzione è che, perché i plugin di ricerca funzionino correttamente, occorre già essersi loggati almeno una volta sui rispettivi siti web di Twitter o Jaiku, ma non credo che questo costituisca un problema se siete assidui frequentatori di queste realtà web 2.0.

Tag:browser, firefox, jaiku, search-plugin, twitter, Web 2.0, Wordpress, Xml
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Gen 2 2008

Come risparmiare banda del proprio sito riducendo le dimensioni dei file javascript e attivando la compressione HTTP da WordPress

Posted by Antonio Troise
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Il 28 Dicembre 2007 il mio sito aveva finito la banda messa a disposizione dal mio server di hosting Blooweb: ben 40 GB mensili. Se questo, da un lato, non poteva che farmi contento perché significava che avevo un discreto numero di visitatori quotidiani, da un altro correvo il rischio di rendere inaccessibile il mio sito per ben 3 giorni consecutivi. Fortuna che i ragazzi del servizio di assistenza tecnica mi sono venuti incontri e gentilmente mi hanno concesso qualche giga in più per arrivare a fine mese! Il problema però rimaneva: se qualche mese prima arrivavo a 20-25 GB di banda mensile adesso in soli 31 giorni superavo la quota di 40 GB. Cosa era accaduto in questo periodo? Sicuramente un aumento del numero di utenti era stata una delle cause ma qualcos’altro era latente nel codice html del mio sito.

Analisi del log degli accessi

Dalle statistiche mensile di Awstats ho scoperto che se le pagine html/xhtml occupano al mese 10 GB di banda (in teoria questo valore dovrebbe essere direttamente proporzionale al numero di articoli che scrivo), quello che mi sconcertava era che i file Javascript occupavano ben 15.31 GB complessivi! Una cifra davvero spropositata.

Banda Dicembre 2007

Ecco allora che era venuto il momento di porre rimedio alla situazione.

Analisi del codice HTML

Come prima cosa ho analizzato il codice html della homepage e ho preso nota dei file javascript che caricava.
Così ho visto che nell’header caricava:

mentre nel footer

Rispettivamente abbiamo, quindi:

prototype.js?ver=1.5.1.1 -> 94.05 KB
addicted_live_search/js/prototype.js -> 53.86 KB
addicted_live_search/js/live_search.js -> 692 bytes
audio-player/audio-player.js -> 767 bytes
syntax/Scripts/shBrush*.js -> 42.13 KB

Eliminare le ridondanze

Come vedete il plugin Addicted To Live Search caricava il file prototype.js che è lo stesso che nativamente usa WordPress. Cambia solo la release: se WordPress usa la versione 1.5.1.1, questo plugin usava la 1.5.0_rc0 (attualmente esiste la release 1.6).
Come primo passo, quindi, era inevitabile che modificassi il plugin “Addicted To Live Search” in modo da non caricare inutilmente due volte lo stesso framework javascript. Quindi ho editato il file live_search.php e commentato la riga relativa al framework prototype:

Con questa piccola modifica ho risparmiato 53.86 KB che, moltiplicato il numero di visite mensili, è sicuramente un valore non trascurabile, dato che questi codici javascript vengono caricati ad ogni singola pagina!

Per intenderci meglio, se un sito ha un numero giornaliero di pagine viste pari a 1.000, al mese abbiamo 31.000 pagine viste che moltiplicato quasi 54 KB, abbiamo un risparmio netto di oltre 1,6 GB di banda mensile (in questi calcoli ho considerato trascurabili gli effetti cache dei browser)! Con 100.000 visite al mese, avremmo un risparmio di 5,4GB di banda. Insomma, a conti fatti, risparmiare 54 KB non sembra poi una operazione inutile!

Comprimere i file Javascript

A questo punto bisognava risolvere anche il problema dell’eccessiva dimensione del file Prototype.js: ben 94.05 KB. Per farlo non ho fatto altro che comprimere il contenuto di questo file con uno dei tanti compressori di file javascript che si trovano in giro per la rete, in grado di ridurne le dimensioni, il tempo di caricamento di una pagina e, conseguentemente, la banda complessiva occupata!

Per scegliere quale fosse il miglior compressore per il file Prototype.js 1.5.1.1 ho eseguito diversi test con i seguenti 3 popolari compressori javascript online: Dean Edwards’ Javascript Compressor, Dojo ShrinkSafe e MemTronic’s HTML/JavaScript Cruncher & Compressor.
I risultati sono visualizzati in questa tabella riepilogativa:

  Original Dean Edwards’ ShrinkSafe MemTronic’s
file size(kb) 94.0 39.2 64.5 40.4
gzipped size(kb) 20.6 16.7 18.4 20.4

Anche se per pochi kilobyte, ho deciso, quindi, di prendere in considerazione Dean Edwards’ Javascript Compressor. Come risultato ho ottenuto, quindi, una riduzione delle dimensione di oltre il 50%, da 94.05 KB a 39.23 KB, per un risparmio complessivo di ben 54,82 KB.

Ovviamente, per continuare ad adottare questa soluzione, ad ogni upgrade della propria piattaforma di blogging WordPress, ci si dovrà ricordare di comprimere il nuovo file JS, operazione che consta in appena 2 minuti di attività.

UPDATE: Se però volete risparmiare tempo ed evitare di dover, ogni volta, comprimere i nuovi file Prototype.js che vengono rilasciati insieme alla distribuzione di WordPress, potete, allora, fare riferimento all’ottimo lavoro svolto da John-David Dalton che ha compresso per noi le versioni di Prototype 1.4, 1.5, 1.5.1.1, 1.6.0. Quello che dovrete fare voi è scaricare il file protopacked_v2.17.zip, scompattarlo e vi troverete una ricca collezione di framework Prototype/Scriptaculous. In particolare questo package contiene la release 1.4, 1.5, 1.5.1.1, 1.6.0 di Prototype e la release 1.7.1_beta3, 1.8.0 di Scriptaculous. Se sul vostro sito usate anche Scriptaculous allora dovete far riferimento al file Protoculous, che altro non è che la combinazione in un unico file di Prototype and Scriptaculous.

In generale, però, una volta scompattato il pacchetto zip, aprite la cartella “files” e vi troverete 3 cartelle: qui scegliete di aprire la cartella “compressed“, quindi la cartella “prototype” e, infine, entrate nella directory “v1.5.1.1“. Qui, vi troverete, dinanzi a due differenti versioni compresse dello stesso file Prototype.js:

prototype-1.5.1.1-packer.js : compresso con Dean Edward’s Packer 3 \w con le opzioni “Base62 encode” e “Shrink variables”
prototype-1.5.1.1-shrinkvars.js : compresso con Dean Edward’s Packer 3 \w con la sola opzione “Shrink variables”.

La differenza sta nelle dimensioni: il prototype-1.5.1.1-packer.js è grande neanche 40 KB mentre prototype-1.5.1.1-shrinkvars.js arriva fino a 60 KB. Io, per il mio sito, ho usato prototype-1.5.1.1-packer.js che ho, ovviamente, rinominato in prototype.js e, quindi, salvato nel percorso “wp-includes/js” sostituendo il precedente file.

Quindi, in definitiva, ad ogni aggiornamento di WordPress, quello che dovrete fare è, andare su Prototype: Core e scaricare la versione desiderate del framework Prototype compresso.

Attivare la compressione HTTP da WordPress

Un’altra cosa da fare è quello di andare nel Pannello di Controllo di Wordpress e, nella sezione Opzioni/Lettura, spuntare la voce “WordPress deve comprimere gli articoli (gzip) se il browser lo richiede“.
Infatti, WordPress permette di comprimere in formato Gzip (attivando la compressione HTTP), se il browser del visitatore lo supporta, in modo da alleggerire la dimensione della pagina e diminuirne il tempo trasferimento facendo lavorare un po’ di più il computer dei vostri lettori.

Gzip WordPress

In pratica, quindi, quando un visitatore richiede una pagina questa viene creata dal server, compressa in Gzip ed inviata al browser del nostro lettore che provvederà in automatico a scompattarla e successivamente a visualizzarla.
Fate attenzione però che, se usate dei plugin che velocizzano il blog mediante lavoro sulla cache, come WP-Cache o WP Super-Cache (di fatto l’evoluzione di WP-Cache) e attivate la compressione Gzip, i plugin potrebbero non funzionare.
In particolare, nel caso di WP-Cache, per far convivere entrambe le soluzioni, dovrete modificare il file wp-cache-phase1.php seguendo la procedura indicata da Davide Salerno.

In definitiva questa operazione dovrebbe influenzare il valore della banda occupata dalle pagine HTML/XHTML static page (che, ne mio caso, a Dicembre 2007 era di ben 10.80 GB senza alcuna compressione attiva!)

C’è da dire che la compressione Gzip era sempre stata attiva sul mio sito: presumo quindi che, in seguito all’ultimo grande cambio release alla versione 2.3 di WordPress, questo opzione deve essere stata disabilitata per errore. Sono curioso, ora, di vedere quanto possa influenzare sulle banda complessiva.

Non resta che attendere

Per ora, mi sono fermato così. Al momento ho risparmiato complessivamente, per ogni pagina caricata ben 109 KB di Javascript, e un valore imprecisato di kilobyte attivando la compressione html, che al mese significa (sempre riportando un valore medio di 100.000 pagine) un risparmio di quasi 11 GB di bandwidth!

Al momento, gli altri file javascript non li ho compressi e forse, ad una analisi successiva, potrei anche rimuovere i plugin ad essi correlati (sostituendoli con altri più leggeri). Per il momento ho intenzione di aspettare 15 giorni per capire se tutte queste modifiche sono state sufficienti per recuperare un po’ di banda. Se così non fosse potrei provare a comprimere tutti i file Javascript e, magari, spostare su un altro server le immagini JPG, GIF e PNG che complessivamente occupano 4.81 GB di banda.

Infine, potrebbe anche essere utile comprimere i file CSS (nel mio caso arrivo a circa 18.14 KB complessivi): in questo caso vi suggerisco Compressor, una applicazione online in grado di comprimere sia codice Javascript o i fogli di stile CSS.

Intanto, per fosse interessato, metto a disposizione il file Prototype.js 1.5.1.1 compresso di WordPress 2.3.2: lo potete scaricare qui.

Tag:Ajax, bandwidth, browser, Css, Javascript, Php, Plugin, prototype, Wordpress
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