Tim Berners-Lee, ovvero il padre del Web nonché fondatore e presidente del W3 Consortium, ha recentemente pubblicato un post nel quale si parla di GGG (Giant Global Graph), un nuovo acronimo che teoricamente potrebbe sostituire il classico WWW (World Wide Web) in modo da sottolineare maggiormente il diverso punto di vista con cui occorre interpretare la “rete grande quanto il mondo” identificata originariamente come WWW.
Tim Berners-Lee ha voluto coniare una nuova etichetta, il “Global Giant Graph“ (che in italiano suona come “grafo gigante e globale”), per creare una espressione che dovrebbe, forse, sostituire l’inflazionata etichetta “2.0″ (che ormai è arrivata a comprendere tutto e niente) e che, secondo alcuni, conferma la passione di Berners-Lee per le lettere (sembra che a lui non piaccia parlare dei termini numerici tanto di moda web 2.0, web 3.0; non ha caso c’è proprio lui dietro lo standard delle tre W).
Dietro, però, al termine GGG non si cela un semplice vezzo di una delle grandi menti del Web, ma vi è alla base una constatazione che dovrebbe far riflettere. Il Web, da sistema orientato alla pubblicazione di documenti (il WWW), sta sempre più configurandosi come mezzo con cui i navigatori gestiscono il proprio mondo di relazioni (il GGG, Global Giant Graph).
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Se, originariamente, Internet era nata esclusivamente per consentire con estrema semplicità la pubblicazione di documenti multimediali rendendoli navigabili (WWW), oggi, però, si sta sempre più configurando come web sociale, ovvero come mezzo con cui i navigatori gestiscono il proprio mondo di relazioni (GGG) di amici, famigliari, colleghi e conoscenti.
Il problema, però, è che spesso queste informazioni sociali sono frammentate in diversi servizi web 2.0 (come è giusto che sia in un’era in cui tutto sta prendendo forma) come Facebook, LinkedIn, Twitter, Jaiku, LiveJournal, etc.
Inoltre, ormai i navigatori del Web non sono più solo fruitori di contenuti pubblicati da un ristretto numero di editori (come accadeva nel vecchio web 2.0) ma essi stessi sono il web perché lo utilizzano come strumento per stabilire connessioni e relazioni sociali con altre persone.
Quello che manca alla Internet di oggi è la coscienza di sé che va oltre all’idea di semplice “rete” (il web con i suoi singoli documenti) ma tende ad avvicinarsi più all’idea di “grafo” (focalizzata invece sulle relazioni e sulla effettiva mobilità delle informazioni) che lo porterebbe a sfruttare appieno una tecnologia già esistente: il web semantico. Se tutti i servizi iniziassero ad adottare un formato comune, lo scambio delle informazioni sarebbe più facile e il tutto sarebbe meno frammentato e dispersivo, coniugando l’intelligenza delle masse con quella delle macchine.
Per capire meglio il concetto, Berners-Lee ha diviso la rete in tre livelli:
- 1° Livello: è rete fisica, chiamata Net, ovvero l’infrastruttura tecnologica e fisica che permette ai computer di scambiare informazioni
- 2° Livello: è il vero e proprio Web così come lo abbiamo conosciuto negli ultimi anni, ovvero quel sistema che, sfruttando la possibilità dei computer di interconnettersi (il 1° livello), permette ai documenti di essere collegati, ricercati, raggiunti, fruibili e accessibili.
- 3° Livello: è quello che consente di gestire le relazioni sociali tra persone in maniera analoga a quanto accade oggi con i documenti (web semantico). I rapporti di amicizia, lavoro, sentimentali e parentela dovrebbero essere gestibili e indipendenti dal social network in cui si trovano. Un po’ come un file che, una volta generato, può essere pubblicato in diversi blog e siti, anche le relazioni diventerebbero “oggetti” gestibili indipendentemente dal sistema con cui sono stati generati (giungendo così al concetto di “portabilità del social network”) e rendendo molto meno “faticosa” la propria presenza in rete.
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Se, quindi, secondo Berners-Lee il grafo dovrebbe rendere meglio il senso di connessioni interpersonali, questo significa che GGG non è uno standard ma è solamente un pretesto per raccontare come la Rete dovrebbe evolvere per meglio adattarsi a quello che sta provando a diventare. Insomma, il famoso 3° livello, anche detto web semantico, altro non è che quello che i guru della Silicon Valley chiamano da tempo Web 3.0 ma che Berners-Lee, come se fosse allergico ai numeri, preferisce chiamare GGG!
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