Levysoft
  • Home
  • Portfolio
  • WordPress Plugin
  • Contattami

Dal 2004 il blog di Antonio Troise

RSS FeedTwitterFacebook
Mag 3 2011

Un hosting perfetto per i blogger più esigenti? Blog House potrebbe essere la tua soluzione

Posted by Antonio Troise
Tweet

Qualche tempo fa, insieme a Cristian, vi abbiamo chiesto quale fosse, per voi, il servizio di hosting perfetto per un blog. Lo scopo era semplice: porre la domanda giusta direttamente ai blogger per migliorare il servizio ed offrire così una offerta mirata e soddisfacente.

Risultati del sondaggio

Ed ecco i risultati:

  • L’80% ha indicato Linux come sistema operativo di riferimento per il proprio blog.
  • Il 43% ha detto di accontentarsi di 1 o 2 GB di spazio garantito.
  • Il 71% ha espresso la richiesta di avere fino a 3 database MySQL.
  • Il 44% ha chiesto fino a 250MB per ogni singolo database, mentre il 57% lo vorrebbe di dimensioni maggiori o addirittura illimitate.
  • Quasi la metà di voi dichiara di “accontentarsi” di 3 caselle email, ma non ne disdegnerebbe 5.
  • Ben il 52% invece ritiene che fino a 25GB/mese di banda passante siano più che sufficienti, mentre il 49% ne vorrebbe in quantità smisurata.
  • Il 49% richiede backup quotidiani, ed un 30% abbondante dichiara di accontentarsi di una copia a settimana.
La soluzione: Blog House

Questa era una breve analisi dei risultati del sondaggio. Allora ecco una soluzione alle vostre esigenze… un nuovo prodotto, 100% italiano, pensato e realizzato per il blogger più esigente: Blog House.
Ed ecco cosa offre:

SPECIFICHE:
SUPPORTO PHP 5.xx
MySQL 5.04x
1 NOME A DOMINIO DI 2° LIVELLO
3 NOMI A DOMINIO DI 3° LIVELLO
SPAZIO WEB : 2 GB
5 DATABASE MySQL DA 250 MB CADAUNO
5 ACCOUNT FTP
BACKUP GIORNALIERO
TRAFFICO : 50 GB / MESE
STATISTICHE CON WEBALIZER O AWSTATS
3 CASELLE EMAIL DA 2 GB SU SERVER DEDICATO (POP3 e WebMail Ajax)
PANNELLI DI CONTROLLO : ISPCONFIG, PHPMyADMIN, WEBMAIL
PING MEDIO : < 80ms PREZZI:
€ 57,00 / ANNO (CON MANTENIMENTO DNS)
€ 47,00 / ANNO (SENZA MANTENIMENTO DNS)
€ 20,00 / ANNO PER SMTP AUTENTICATO (OPZIONALE)

Come vedete la soluzione offerta da Blog House di E-Max rispecchia le esigenze che voi stessi avevate espresso nel sondaggio e che credo, sia difficile trovare nel panorama italiano.

La mia esperienza

Personalmente ho trovato molto interessante questa offerta, perché rispecchia interamente le esigenze dei blogger più esigenti ad un prezzo contenuto. Anche se queste possono sembrare parole lette su una brochure patinata, in realtà posso confermarle con la mia personalissima esperienza.
Nella mia vita da blogger, ho provato molti servizi di hosting, ma sinora nessuno mi aveva stupito come l’hosting offerto da Blog House ed è per questo che ho migrato entrambi i miei siti (levysoft.it e gamertagmatch.com).
Se per il mio blog ho trovato una buona velocità di risposta, su GamerTagMatch, la mia community italiana per i giocatori Xbox Live, ho trovato davvero la soluzione ai miei problemi, in quanto gli hosting precedenti non riuscivano a reggere il carico di lavoro che un cms come Elgg può comportare (tanto che spesso viene suggerito di installarlo solo sui server dedicati).
Ma quello che più mi ha entusiasmato è stato, a quasi un anno, non aver mai avuto un problema di raggiungibilità, di banda (anche perché 50GB mensili in Italia sono difficili da trovare), o di un semplice fermo del sito.

Se siete interessati, potete compilare il form di contatto sul sito del prodotto.

Tag:Blog, hosting
CONTINUE READING >
12 comments
Gen 10 2011

Hosting su misura per blogger: Tu come lo vorresti?

Posted by Antonio Troise
Tweet

Riprendo l’interessante articolo di Cristian per porvi la stessa domanda: che cosa si aspetta un blogger, o cosa va cercando, in un servizio di hosting su misura? La domanda potrà sembrare banale, ma è da qui che nascono le idee e le offerte migliori. Ogni gestore di hosting ha la sua visione che alla fine si traduce in una offerta più o meno generalista che sovrastima o, molto spesso, sottostima le esigenze del blogger medio. Allora ecco che, secondo me, porre la domanda giusta direttamente ai blogger può servire per migliorare il servizio ed offrire così una offerta mirata e soddisfacente! E ora giro la domanda a tutti voi blogger: come deve essere l’hosting su misura per un blog?

Tag:Blog, hosting
CONTINUE READING >
4 comments
Set 24 2009

Perché equiparare la blogosfera con le testate giornalistiche tradizionali? Riflessioni sul Fact-Checking e il Blog Power

Posted by Antonio Troise
Tweet

Un paio di giorni fa i giornali diedero la notizia che il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva asserito di voler dare un aiuto economico ai giornali in difficoltà flagellati dalla crisi economica perché il buon giornalismo è essenziale alla salute della democrazia, mentre lo stesso non si può dire dell’exploit che sta avendo la blogosfera e, in generale, tutte le reti di Social Network, considerate solamente come un pool di opinioni senza controllo sui fatti, senza la giusta collocazione delle storie in un contesto verificato e pieno di persone che si urlano una contro l’altra, prive di comprensione reciproca.

Il Fact-Checking

Obama Parole dure giustificate dal fatto che Obama, a suo dire, vorrebbe scongiurare il declino dei giornali su carta (grazie alle elargizioni di aiuti pubblici e ad agevolazioni fiscali ai gruppi editoriali più colpiti dalla crisi) che porterebbe, inevitabilmente, all’affermarsi di una blogosfera che, per sua natura, è senza controlli su tutto ciò che viene scritto. Lo scopo ultimo è quello di dare la possibilità ai quotidiani tradizionali di continuare a offrire “integrità giornalistica, cronache basate su fatti e indagini svolte con serietà” che altrimenti verrebbe sostituita da una blogosfera dove si può trovare ogni sorta di informazione e opinione non verificate (il famoso Fact-Checking, ovvero quella consuetudine, propria di ogni redazione giornalistica, di verificare con cura quanto viene pubblicato). In pratica la blogosfera altro non è che tutta opinione e niente controllo sui fatti!

In parte si può comprendere l’atteggiamento di Obama che ha sparato a zero contro la blogosfera, perché proprio ultimamente molti blog lo hanno attaccato sulla sua riforma sanitaria sbandierando, secondo la sua Amministrazione, dati non aderenti alla realtà. Ma è anche vero che negli Stati Uniti, in cui quasi tutti i blogger avevano sostenuto Obama durante le presidenziali, queste affermazioni sono state viste come delle vere e proprie coltellate al cuore per tutti coloro che lo avevano appoggiato con i nuovi mezzi messi a disposizione dal Web 2.0. Già in passato, a Marzo 2009, Obama aveva in qualche modo rinnegato i blogger definendoli “semplicistici e fuorvianti”.

Il contesto della blogosfera

La risposta arriva da Neil Henry, rettore della Scuola Superiore di Giornalismo di Berkeley, in una interessante intervista su “La Stampa“, in cui afferma:

La blogosfera è una realtà distinta nell’universo dell’informazione per la quale non può essere applicato un controllo sistematico perché contro natura.
[…]
Nello sconfinato mondo della blogosfera, il principio del Fact-Checking (per garantire che l’informazione sia credibile e accurata) non può essere applicato, perché si parla di voci, di opinioni.

Imporre un Fact-Checking sistematico ai blog, significa andare contro la loro stessa natura di flusso libero di opinioni e di analisi, per il quale sono stati creati.

Le differenze tra blog e giornali

Se è vero che le parole feriscono più di una spada è anche vero che la libera diffusione delle idee è da sempre stato un delicato argomento di discussione. E’ noto che quando si ha troppa libertà, questa situazione è sempre vista, da chi detiene il potere, come uno strumento troppo pericoloso che si immagina possa sfociare nell’anarchia più assoluta.

Quando si scrive per un blog, l’autore si assume fino in fondo le responsabilità di ciò che scrive. Parallelamente, il blog offre una maggiore libertà, ovvero il poter scrivere su qualsiasi argomento. In un giornale, invece, l’autore ha la possibilità di sentire la libertà di scrivere ciò che vuole, ma l’argomento è scelto sempre dal giornale stesso. In pratica l’articolo di una testata giornalistica è sempre il risultato di un’azione coordinata all’interno delle proprie competenze e della politica editoriale del girnale stesso.

A tal proposito mi piace citare una frase di Dan Gillmor che fa capire come la Rete sia uno strumento fondamentale per interloquire e mette in evidenza la differenza tra conversation e lecture:

Quando sei nel blog partecipi alla conversazione, mentre quando scrivi su un quotidiano stai facendo una lezione!

Granieri, autore di Blog Generation ci fa notare che abbiamo ancora molta difficoltà a considerare la blogosfera come giornalismo.

«Sebbene i materiali da costruzione siano gli stessi (ovvero le informazioni) e alcune procedure di composizione siano simili, i blog non sono giornalismo. Informano, ma non sono giornalismo come lo conosciamo, anche quando a tenere un blog è un professionista riconosciuto dall’Ordine»

Forse, però, è il caso adeguare il concetto di giornalismo alla nostra era: infatti, si può fare del buon giornalismo anche senza alcuna tessera professionale! Ma è tuttavia vero che forse nella sua vastità, la blogosfera manca di uno strumento di controllo proprio dei giornali (o almeno di quasi tutti), che sicuramente non le appartiene e, forse, non ambisce neanche ad avere.

C’è chi afferma che nella blogosfera, c’è una netta prevalenza delle opinioni rispetto alle notizie e che, a volte, ha la tendenza a diventare strumento di attivismo piuttosto che di informazione (non che da queste caratteristiche siano immuni le migliori testate giornalistiche tradizionali), forse proprio di tutto ciò che segue un modello di interrelazione uno-con-molti.

Quel che è certo è che il vantaggio di un blog è quello di non doversi vergognare a volersi rivolgersi solo a nicchie ben individuate che il giornalismo tradizionale spesso ignora a favore delle grandi masse.

Il blog è per definizione non esaustivo?

Il problema è che dato che la blogosfera pullula di blog personali senza nessun tipo di qualità giornalistica, è facile cadere nelle accuse, da parte dell’élite mediatica, di non rilevanza della blogosfera.

Però, come analizza Granieri, il blog, a differenza di modelli a noi più familiari come il quotidiano o la rivista, non ha nessuna pretesa di essere esaustivo. Anzi, al contrario, un blog tende per definizione a portare «fuori da sé» il lettore, dirigendolo verso altre fonti, verso altre voci. Il risultato è che nessuno legge un solo blog, poiché si tratta di un singolo nodo in un’opera collettiva ipertestuale che tende a configurarsi come un sistema di contenuti.

Quindi, per la sua stessa natura, il blog è un atto di generosità: essendo un nodo in un sistema di lettura, sposta l’attenzione (e il lettore) su altre fonti invece di cercare di trattenerlo sulle sue pagine. Questa scelta che in un sistema competitivo sarebbe un suicidio, nel sistema weblog è prassi, è un circolo virtuoso, in cui il trasferimento del lettore è funzionale e non va contro gli interessi personali o privati.

Perchè equiparare i blog ai giornali?

Ma il problema è: chi ha chiesto di equiparare i blog ai giornali? Perché ci si ostina a volerli guardare allo stesso modo?
Chi fa blog, come il sottoscritto, non si sogna mai di essere equiparato ad un giornalista. Il suo “lavoro” lo fa solo per passione e nel tempo libero e i suoi argomenti sono vari e mai dettati da alcuna redazione.

Infatti, come asserisce il giornalista Andrew Sullivan:

La discussione sui blog non va orientata sulla loro essenza giornalistica, ma sulla loro esistenza, sulla loro utilità ed importanza nel nostro mondo attuale e, soprattutto, sulla loro integrazione con il mondo dell’informazione. Mentre gli esponenti del giornalismo tradizionale insistono su quelli che sono gli elementi che non fanno dei blog una forma di giornalismo, Sullivan suggerisce di guardare il blog e il giornalismo non come due soggetti da mettere in contrapposizione, ma come entità complici all’interno della rete. L’uno può servire ad ampliare e migliorare l’altro.

La paura dei giornali tradizionali: il Blog Power

Io credo che non sono i blog a voler diventare testate giornalistiche, bensì penso che siano i giornali tradizionali, (che a causa dell’avvento del web sono in grande crisi), ad aver paura dei blog, che spesso rubano fette di milioni di lettori ai media classici. Ed è da questa paura del diverso, del rivoluzionario, dell’innovativo che nascono queste accuse alla blogosfera che di fatto, ha solo il merito, di regalare un nuovo modo di comunicare le notizie, le idee e le informazioni, ma anche un nuovo modo per partecipare alla conversazione. E’ da qui che nascono i weblog di giornalisti che, tentando di emulare i blog, cercano di recuperare il terreno perduto. Il problema è che siccome sono sempre associati a grandi testate giornalistiche, e quindi sempre in accordo con la politica editoriale in Rete del suo giornale di appartenenza, non riescono mai ad essere fino in fondo come gli autori del blog.

Ma a spaventare più di tutti è la constatazione che, alcune volte, un unico blogger che lavora da casa può raggiungere lo stesso numero di lettori di un grande giornale (è l’effetto del citizen journalism e del Blog Power in senso esteso), senza dipendenti, senza spese e senza costi di produzione. Anche se bisogna ammettere che non può produrre in nessun modo gli articoli approfonditi ad alta intensità di manodopera che un buon giornale propone quotidianamente, questo enorme vantaggio competitivo dipende dall’evoluzione tecnologica ed è inevitabile, ma i giornali tradizionali non lo capiscono ancora pienamente.

Tag:Blog, blog-power, blogosfera, democrazia, giornali, informazione, Obama, stampa, Web 2.0
CONTINUE READING >
5 comments
Giu 17 2009

Cosa succede quando un blog viene abbandonato? Quanto è effimera l’informazione che i blogger riversano nella blogosfera? Come risolvere il problema dell’oblio?

Posted by Antonio Troise
Tweet

Vi siete mai chiesti cosa accade quando un blog, per varie motivazioni, viene abbandonato? Il blog, è per sua natura, una entità della sfera di internet che richiede un aggiornamento più o meno periodico. Se questa caratteristica viene meno, per un periodo di tempo considerevolmente lungo, allora si può a ragione dire che il blog, in quanto tale, “è morto”. Infatti, esso vive quando al suo interno iniziano a circolare pensieri, opinioni, riflessioni, considerazioni e commenti. Se questi elementi sono assenti non si può più parlare di blog ma di sito web nella sua versione più statica.

Fase 1. Blog dimenticato

E’ anche vero, però, che post scritti anche anni prima, ma intrinsecamente senza tempo, possono essere sempre validi tanto che, anche quando un blog cessa di essere aggiornato questi stessi articoli possono continuare ad essere citati nella blogosfera, grazie alla potenza di motori di ricerca come Google in grado di scandagliare tutti gli anfratti dei siti web.

Ma il problema principale di un blog “morto” è che gli utenti, nonostante i feed reader dei lettore più affezionato possano resuscitarlo piuttosto velocemente, iniziano, nel corso dei mesi, a dimenticarsi di lui, e ciò comporta una riduzione del numero di lettori abituali ma anche di quelli occasionali provenienti dai motori di ricerca, in quanto, il suo pagerank potrebbe anche inevitabilmente scendere rispetto ad altri blog più aggiornati in grado di tessere una più fitta ragnatela di link inbound/outbound.

Fase 2. Cadere nell’oblio

Infine, il rischio maggiore che potrebbe correre un blog non più aggiornato è quello di cadere nell’oblio nel momento in cui, il suo autore, stanco di dover mantenere un sito non più vivo, decida di non provvedere più al pagamento annuale, più o meno esoso, dello spazio web messogli a disposizione da un servizio di hosting/housing. Questo problema potrebbe essere meno pressante, se il blogger si era affidato a piattaforme o spazi web gratuiti. Purtroppo, però, questa ultima eventualità potrebbe comunque mettere a repentaglio il blog, “vivo” o “morto” che sia, in quanto come qualsiasi servizio gratuito, potrebbe venire chiuso a discrezione del gestore. Proprio recentemente abbiamo avuto gli esempi della chiusura dello storico Geocities da parte di Yahoo e lo scampato pericolo del servizio di webhosting Tripod di Lycos Europe (in cui tenni il mio primissimo esperimento di blog sconosciuto ai più), che doveva chiudere i battenti il 15 febbraio 2009 ma che, proprio negli ultimi giorni è stato salvato in estremis da Multimania per la felicità dei suoi 6 millioni di utenti (al momento però il sito Multimania.it e Multimania.fr non sono raggiungibili, il che non mi fa ben pensare sulla sorte dei suoi siti).

Insomma, nel caso peggiore ma non per questo meno realistico, dopo qualche anno, il blog potrebbe essere anche rimosso dai database di Google e di lui, non rimarrebbe altro che un sorta di fantasma di sito che fu, che godette di una popolarità riflessa nella blogosfera, ma di cui ora non rimane altro che un flebile ricordo nella persone che aveva incontrato e in qualche decina di link, trackback e pingback orfani, come una sorta di appendici verso il passato non più ritrovato.

Io credo che questa sia la parte più triste di tutta la faccenda: per quanto un blog possa essere attivo, il fine ultimo della maggior parte di essi, potrebbe proprio essere l’oblio. Se già un blog non più aggiornato è triste, vedere un blog sparire lo è ancora di più. Spesso si dice che Internet è senza memoria, ma questo è parzialmente vero, perché una idea valida esisterà per sempre (magari citata da decine di altri blog e siti che tenderanno a preservarne, indirettamente, la sua memoria) ma la vita di un blogger può velocemente sparire.

L’esempio del blog di Onino

A questo proposito posso farvi l’esempio di un blogger famoso fino a qualche anno fa: il suo sito era OninO.it e, insieme a pochi altri, fu uno dei primi blog che conobbi e lui mi aiutò con i primi passi su WordPress e con l’affascinante quanto complesso mondo dei servizi di hosting dei siti web. Ad oggi il suo sito, nonostante il dominio sia ancora attivo e registrato a suo nome, non contiene più alcun post ne alcuna traccia che prima era stato uno dei blog più visitati della blogosfera!
Scandagliando la rete, però, sono riuscito a trovare il riferimento alla sua tesi “Weblog: prove di intelligenza collettiva?” sul sito di Sergio Maistrello che nel Dicembre del 2004, nel suo blog di presentazione del libro “Come si fa un blog” scriveva:

Da oggi è online, disponibile a tutti in formato Pdf e sotto licenza Creative Commons, la tesi di laurea di Cristiano Siri, alias OninO. La tesi è stata discussa a marzo 2004 alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Genova e si intitola Weblog: prove di intelligenza collettiva?. Il lavoro è molto interessante e approfondito, uno dei primi studi teorici sui blog affrontati dai laureandi italiani. La scelta di condividerla liberamente in Rete fa onore all’autore.

Ora, la pagina da cui ho tratto questa piccola recensione, nonostante sia perfettamente indicizzata da Google, per qualche ragione si presenta vuota al browser e nel suo codice html si trovano solo i tag BODY e HTML aperti e chiusi e null’altro (probabilmente è il retaggio di un vecchio blog dell’autore dedicato al suo libro, mai pulito completamente dal sito, e rimasta come traccia su Google). Sono comunque riuscito a reperire queste informazioni grazie alla cache di Google! Infine, la cosa interessante, è che nonostante il sito di Onino, anche se funzionante, non presenta alcuna pagina di presentazione, il file PDF è ancora nascostamente raggiungibile!

Insomma questo esempio mi è servito per dimostrare quanto sia flebile ed effimera l’informazione che ogni blogger riversa ogni giorno nella blogosfera. Per trovare traccia di quella tesi sono dovuto passare prima per un blog defunto di cui ne era rimasta traccia solo nella Cache di Google (credo che temporalmente avrà ancora vita breve) e quindi ho scaricato il PDF da uno spazio web associato ad un dominio che non aveva alcuna homepage e nessun ricordo del blog che fu!

Come vedete, se ora il vecchio blog di Sergio Maistrello altro non è che un link orfano non più attivo su Google visibile solo attraverso l’immagine sbiadita della “Copia cache” di Google, in futuro Google potrebbe decidere di rimuoverlo definitivamente dai suoi database. Allora non ne rimarrà altro che il link su questo mio sito, che comunque non riuscirà mai ad esprimere la potenza espressiva che, magari, quell’articolo aveva la forza di infondere nei lettori.
A questo punto l’unica memoria vera memoria di internet, per quanto effimero e parziale possa essere questo servizio, è nei siti di Internet Archive come Wayback Machine in grado di fare uno screenshot di qualsiasi sito e preservarne così almeno una piccola memoria della sua presenza su internet. Per quanto riguarda il blog di Onino ho trovato solo l’arco temporale di esistenza che andava dal 2004 al 2006 e qualche salvataggio parziale della sua homepage. Ma tutto il suo contenuto, forse la parte più preziosa di un blog, è andato comunque perso!

Proposte di soluzioni al problema dell’oblio

Umberto Eco, un giorno, disse che “Internet è come un immenso magazzino di informazioni“. Il problema è che, però, questo magazzino dovrebbe avere una sorta di backup di se stesso. Sarebbe bello vedere, un giorno, un servizio che metta a disposizione dei blogger “stanchi” un sorta di repository del proprio blog, una sorta di backup sempre online del proprio sito web. Certo, nulla vieta che anche questo servizio di Full Internet Archive possa chiudere, ma essendo un servizio centralizzato forse potrebbe essere più facilmente recuperato, piuttosto che andare a recuperare milioni di piccoli siti web chiusi. E’ anche vero, inoltre, che tutti i link che puntavano al vecchio sito web non sarebbero comunque validi vanificando il concetto intrinseco in una blogosfera attiva.

Una possibile soluzione (se il dominio del blog non fosse stato riutilizzato) sarebbe quello di giocare sui DNS per reindirizzare i vari permalink verso il sito di repository. Immagino comunque che il carico di lavoro per l’intera infrastruttura di internet sarebbe enorme, ma forse in un futuro non troppo remoto questi problemi potrebbero essere risolti piuttosto agevolmente.
Forse una alternativa più realistica sarebbe l’IPV6 e l’assegnazione per ogni individuo di un singolo indirizzo IP univoco. In tal modo, grazie al suo ampio spazio di indirizzamento, sarebbe impossibile perdere le informazioni che ogni singolo individuo potrebbe immettere nella rete (con buona pace della privacy). Quando qualcuno apre un blog userà il proprio indirizzo IP univoco. Quando poi lo dovrà chiudere, sarebbe possibile portare tutto il suo contenuto su una sorta di sito repository e tutti i link ai suoi articoli verrebbero univocamente reindirizzati qui, perché nessun altro abitante del pianeta potrebbe mai avere il suo stesso indirizzo IP.

Ad oggi le moderne tecnologie della comunicazione hanno l’intrinseca capacità di memorizzare nel tempo fatti e dati che, se da un lato rafforzano il concetto di trasparenza, dall’altra ingenerano il pericolo di una diminuzione del diritto all’oblio, diventando così inesorabilmente memoria dell’uomo. Molto spesso noi facciamo affidamento su quello che troviamo su internet, specie se parliamo di Wikipedia, senza poi verificare la validità delle informazioni e l’origine delle fonti. E se è vero che pubblicazioni volutamente sbagliate su WIkipedia sono state tutte corrette in pochissimo tempo, a dimostrazione della validità dei processi di intelligenza collettiva che la animano, è anche vero che molte volte alcuni giornalisti poco accurati nel verificare le notizie hanno pubblicato notizie errate.

E’ per questo che, una repository dei siti web, dovrebbe essere statica, non modificabile, congelando il contenuto del sito a quando è stato scritto, magari con il sapiente uso degli algoritmi di hash MD5 e SHA1, un po’ come fa Hashbot.com del grande Gianni Amato.

Il 95% dei blog sono stati abbandonati

Questo articolo era già nella mia testa da parecchio tempo ma ho voluto scriverlo solo dopo aver letto l’allarmante articolo di Zeus News che asseriva che il 95% dei blog giace abbandonato. Infatti, come testimoniano i dati di Technorati relativi al 2008, dei 133 milioni di blog tenuti sott’occhio dal motore di ricerca della blogosfera solo 7,4 milioni sono stati aggiornati negli ultimi 120 giorni. Anche se comunque è presto da dire (io credo che un tempo di attesa di almeno un anno sia più corretto), se in 4 mesi i loro autori non hanno avuto uno straccio di idea o un momento per scrivere qualcosa nel proprio spazio, quei blog sono virtualmente morti, ridotti a testimonianze del tempo che fu e dei sogni di gloria infranti. Sempre secondo Technorati, sembra però che del restante 5% di blog ancora ancora attivi, si ritiene che la maggior parte delle pageview sia generata da un numero ancora inferiore di blog, stimabile tra i 50.000 e i 100.000.

La causa di questa moria di blog? MySpace, Twitter e Facebook! Questi tre siti, infatti, oltre a rappresentare la nuova moda, hanno rapidamente imposto un modo di comunicare più rapido, immediato, a livello di Sms: nessuno – o quasi – ha più tempo e voglia di leggere lunghi post.

Insomma, sempre secondo Zeus News, caduta l’illusione di una facile notorietà e l’effimera attrattiva dei diari online, restano in attività quei pochi che hanno qualcosa di interessante da dire, che si sono conquistati un pubblico di affezionati grazie alla qualità dei propri interventi e hanno fatto del proprio blog non una vetrina personale ma uno spazio di riflessione e confronto.

Le mie statistiche sui blog non aggiornati

Dopo aver letto queste considerazioni sulla sorte del 95% dei blog, ho cominciato a scandagliare il mio feed reader alla ricerca di blog fermi da molto tempo. Io uso NetNewsWire per Mac OS X e questo programma ha un’ottima funzionalità “Dinosaurs” per cercare tutti i feed non aggiornati da un certo numero di giorni (menu Window -> Dinosaurs) in modo da poterli rimuovere. Ebbene negli ultimi 120 giorni, su un totale di circa 300 feed rss, avevo 50 feed che non venivano aggiornati, ovvero quasi il 17% del totale, con un range che andava dal Maggio 2007 fino ad arrivare a Febbraio 2009. Abbassando la soglia a 30 giorni, i feed non aggiornati sono saliti a 90, con una percentuale del 30%.

Devo dire che, di solito, non sono solito rimuovere i feed rss dei siti a meno che abbia perso interesse verso il blog o a meno che, a livello di dominio, blog non esista più. Talvolta anche quando il blogger ha avuto la gentilezza di comunicarci in anticipo della volontà di non continuare con il suo lavoro (come è il caso di gpessia) preferisco lasciare il suo feed rss nella speranza che prima o poi possa ritornare a scrivere in modo da essere tempestivamente avvisato (come è il caso di uncino, uno dei primi blog che ho conosciuto, che è sempre un piacere leggere).

Epilogo

Dopo aver scritto cosa ne pensavo sui blog e sulla loro caducità, e aver calcolato quale è la moria dei blogger nel mio feed reader personale, ora, nel pieno spirito di condivisione di idee che animano tutti i blog, passo a voi la parola. Cosa ne pensate?

Tag:backup, Blog, blog-power, blogger, blogosfera, condivisione, feed, intelligenza, intelligenza-collettiva, memoria, pagerank, permalink, rss, technorati, trackback, web, wikipedia
CONTINUE READING >
21 comments
Mar 12 2009

Negli USA, The Printed Blog, un quotidiano gratuito farà da aggregatore dei migliori contenuti pubblicati dai blog. Come è la situazione in Italia?

Posted by Antonio Troise
Tweet

Negli ultimi mesi stiamo assistendo, più o meno consapevolmente, ad un piccola rivoluzione o, forse più propriamente, ad un piccolo esperimento che consiste nel passaggio di testimone della carta stampata al web: infatti, contro ogni previsione, la carta stampata sta iniziando ad attingere, sempre più frequentemente, al web per avere contenuti di maggiore interesse e che si adattino facilmente ad un più largo pubblico, creando inaspettatamente sinergie proprio laddove un tempo sembravano esserci solo contrasti e diffidenze. Insomma, non mancherà molto che potremmo vedere il Web 2.0 passare dalla Rete alla carta stampata, nel nome del Blog Power!

The Printed Blog

E’ così recente la notizia che negli Stati Uniti è stata lanciata una coraggiosa (soprattutto perché lanciata in piena crisi economica) iniziativa editoriale: The Printed Blog, un giornale gratuito stampato su carta (sei pagine a colori confezionate da una redazione ridotta all’osso), distribuito nelle principali città americane (Chicago, San Francisco, New York), che aggregherà i migliori contenuti locali pubblicati online su blog e social network, secondo il modello del crowdsourcing.

The Printed Blog

Ad essere convinto della buona riuscita del suo giornale è l’investitore Joshua Karp, che ha addirittura inizialmente previsto una uscita bi-quotidiana del giornale (in realtà dal 27 Gennaio 2009, data in cui è uscito il primo numero, sono reperibili solo 6 numeri, per cui al momento l’uscita sembra attestarsi su base settimanale) che aggregherà, quasi in tempo reale, i contenuti pubblicati in rete su blog personali e social network, nella speranza che questo innovativo giornale possa attirare gli investimenti di inserzioni pubblicitarie rilevanti e fortemente localizzate sul territorio. Ma non verranno pubblicati solamente articoli (qui per segnalare i contenuti interessanti, mentre è stato aperto anche un canale su Twitter) ma anche recensioni su dischi, film, fotografie, risorse interessanti trovate online, locali commerciali, segnalazioni di eventi e quant’altro possa essere ritenuto interessante.

Secondo Joshua Karp, infatti, il quotidiano cartaceo resterà ancora a lungo la principale fonte di informazione, soprattutto più nelle grandi città e metropoli dove, per forza di cose, le persone trascorrono una parte importante del loro tempo sui mezzi di trasporto. E quale migliore miniera di materiale fresco trovare se non quella di attingere direttamente dalla blogosfera e da internet! Ovviamente, gli autori che vedranno i propri contenuti pubblicati saranno retribuiti (per ora non è specificato quanto sarà l’ammontare), ma avranno anche l’indubbio vantaggio di poter esporre i propri contenuti ad un pubblico al di fuori della rete, portando, di fatto, la voce dei blog nel mondo offline!

The Printed Blog

Al momento sono circa 300 i blog che hanno già dato il permesso di pubblicare il loro articoli (interessante la voce in copertina che dichiara “Printed with explicit permission from each content provider“) e se volete visionare il prodotto, a mio dire, inaspettatamente valido, è possibile scaricare una versione PDF del giornale da leggere sul computer.

L’editoria sperimentale in Italia

In Italia un progetto simile, in pieno clima di editoria innovativa, è stato sviluppato dalla Acacia Edizioni che ha l’intenzione di portare nelle edicole italiane un giornale dal titolo “Social Network Magazine“, in cui gli articoli riguardanti questo nuovo giornale parlano di “uno scorrere continuo di informazioni e di commenti”. Al centro di tutto c’è una tecnologia poco chiara dal nome “WebCode”, un’esclusiva di Dooit, che permette di integrare in maniera univoca e bidirezionale l’informazione stampata con le informazioni in Rete. SN Magazine ha in pratica la più grande redazione del mondo: ogni lettore può proporre un tema e creare il suo team di collaboratori. Sarà poi la sua reputazione on line e il giudizio degli altri lettori della Rete a decretare la sua presenza nell’edizione cartacea.
In questo modo per la prima volta un prodotto editoriale stampato potrà sfruttare tutta la potenza della Rete ed essere sempre e continuamente aggiornato.

Purtroppo, queste sono le uniche notizie, in parte lacunose, su questo progetto editoriale italiano, di cui, però, non sono riuscito a trovare neanche il sito web ufficiale. Da un lato c’è da dire che l’idea, proprio come The Printed Blog, è interessante e coraggiosa, dall’altra parte, è facile capire che gli investitori hanno finalmente capito che possono investire in altri modi sul web, e aprire questo vaso di Pandora, potrà portare benefici o guai, tutto sta a come si saprà sfruttare l’idea e come i lettori giudicheranno il prodotto.

Se pensate, però, che sarebbe bello avere anche in Italia un progetto ambizioso come quello di The Printed Blog, allora dovete sapere che l’esperimento di BlogMagazine si avvicina molto, e forse si è anche ispirato, a questo modello americano. Purtroppo ancora non ne esiste una versione stampabile e non esiste alcuna distribuzione, probabilmente perché il progetto è ancora in fase di sviluppo e, forse, anche perché in Italia in pochi credono in queste realtà. Certo è che, comunque, anche il magazine online proposto dalla directory di blog Liquida, che ogni giorno cataloga centinaia di post da più di 10.000 blog, potrebbe essere di ispirazione per un progetto di un quotidiano cartaceo sulla blogosfera italiana.

Tag:Blog, blog-power, blogosfera, giornali, informazione, PDF, stampa, web, Web 2.0
CONTINUE READING >
7 comments
Feb 24 2009

Wired Italia Vs BlogMagazine: due riviste a confronto su copertine, grafica, contenuti e quantità di pubblicità presente

Posted by Antonio Troise
Tweet

Oggi vi propongo una curiosa comparazione tra due riviste che sono uscite col loro primo numero quasi contemporaneamente: Wired Italia (19 Febbraio 2009) e BlogMagazine (23 Febbraio 2009). La prima, altro non è che la versione italiana della oramai famosa e blasonata Wired americana, la più nota rivista di tecnologia al mondo. La seconda, è, invece, stata partorita dalla fervida e ambiziosa mente di Giuliano Ambrosio autore di Julius Design. Se Wired Italia ha il gravoso compito di portare una voce nuova nel panorama IT italiano fornendo nuove chiavi di lettura nel mondo dell’innovazione e proponendo contenuti che ricalcano l’impostazione di quelli della testata madre americana, adattati comunque alla realtà italiana, BlogMagazine ha, invece, l’onorevole compito di dare voce a tutti gli autori della blogosfera italiana, famosi e non, senza distinzione di sorta se non per la qualità dei contenuti che offrono, candidandosi di fatto a divenire una rivista fatta dai blogger per i blogger!

Presentazione e versioni delle due riviste

Se la rivista di Wired Italia è stata presentata a Milano insieme ad altri blogger per sentire il loro punto di vista, anche BlogMagazine ha avuto il suo momento di celebrità con la presentazione alla FNAC di Torino.

Ma, mentre Wired Italia, è una rivista principalmente cartacea che, però, trova una suo corrispettivo virtuale sul suo sito ufficiale, BlogMagazine, essendo un esperimento di editoria virtuale, che nasce sul web e vive sul web, è principalmente una rivista elettronica fruibile in modalità sfogliabile (2 pagine per volta) in Flash e scaricabile in formato PDF per chi volesse consultarla offline o, magari, per i più arditi, stamparla.

Confronto tra le due copertine

Curioso come entrambe le riviste, per la loro copertina, abbiano optato, oltre ad una scelta di colori molto simile, principalmente in bianco e nero con qualche tocco e sfumatura di blu, anche due personaggi di spicco in base al target e agli obiettivi che si prefiggevano. Wired Italia ha scelto Rita Levi Montalcini: molti hanno criticato questa scelta, ma io credo che abbiano voluto mettere qualcuno che, a furor di popolo, fosse riconosciuta come una mente eccelsa ma con grande classe e stile, proprio quello che si prefigge la rivista che spera di ricalcare il successo editoriale della testata madre americana.

Wired Italia

BlogMagazine, invece, ha scelto qualcuno che fosse noto a tutto il popolo della rete (giovanile e non), e quale personaggio geniale, forse un po’ geek nel suo ambito, ma che avesse carisma da vendere si poteva scegliere se non il Dottor House?

BlogMagazine

In entrambi i casi, però, la scelta è ricaduta su due geni, diversi tra loro ma complementari, proprio come lo sono le due riviste!

Il peso della pubblicità in rapporto al numero delle pagine

Wired Italia costa 4€ mentre BlogMagazine è del tutto gratuita. Ma la cosa più importante, è che la rivista di Wired Italia conta ben 240 pagine di cui ben 80 pagine di pura e fastidiosa pubblicità (le ho contate tutte, pagina più pagina meno, esclusa la pubblicità del copertine), che si infila tra gli articoli interrompendone la continuità visiva e facendo assomigliare la rivista ad una di quelle pubblicazioni da 4 soldi di cui spesso le edicole sono piene. Talvolta ho anche la sensazione che molti articoli altro non siano che pubblicità camuffate, come quella della CANON HF11 a pagina 217 o quello dell’Aspirina C a pagina 236. Gli articoli sono mediamente interessanti, nulla di eccezionale, ma, come al solito (ed è per questo che ho smesso da anni di comprare le riviste in edicola) trovo molto più interessanti e stimolanti le discussioni o gli articoli della blogosfera italiana e internazionale, che, oltre ad essere più aggiornata (come è ovvio che sia) sa anche essere, spesso, molto più profonda.

Di contro BlogMagazine, oltre ad essere del tutto gratuita, conta appena 44 pagine ma con solo 4 pagine di pubblicità (e sono tutti siti di servizi web gratuiti e quindi comunque utili segnalazioni) tutte con un loro spazio a pagina intera ma che non interrompono alcun articolo. Gli articoli sono, anche qui, mediamente interessanti. Nulla di troppo eccezionale, almeno secondo il mio punto di vista che è abituato a leggere e approfondire di tutto sul web, ma ho trovato degno di nota il fatto che sono tutti originali (e quindi richiedono uno sforzo ulteriore per i blogger che li scrivono),rilasciati con licenza Creative Commons e spaziano tra diverse rubriche come Tecnologia, Hi-Tec, SEO, Web, OS, Design, Cinema, Mobile, Console e, perché no, Gossip. Insomma un po’ quello che si ritrova quotidianamente se si gira nella blogosfera italiana!

Confronto tra la grafica delle due riviste

Per quando riguarda la grafica, nonostante BlogMagazine abbia un project design ancora in beta (l’impaginazione è stata fatta con Adobe inDesign), l’ho comunque trovata accattivante e interessante. La stessa cosa devo dire per la rivista cartacea Wired, ma credo che a rovinare la resa grafica sia la onniprensente pubblicità che rende lo stampo editoriale un pochino confuso. Spesso mi è capitato di domandarmi se la pagina seguente era il proseguimento dell’articolo o una pagina pubblicitaria, tanto erano simili nell’impaginazione, nei font, nei colori e nella grafica generale: so che tutto ciò è stato fatto apposta (un po’ come si usa con gli Adsense di Google) ma devo dire che alla lunga risulta fastidioso.

Conclusioni

Di queste comparazioni, sono rimasto davvero impressionato dai numeri sulla pubblicità: su Wired Italia, il 33% esatto delle pagine è costituito da pubblicità (80 su 240), mentre su BlogMagazine, solo il 9% delle pagine (4 su 44) è dedicato alle sponsorizzazione (francamente non so neanche se è pagante). E’ vero che Wired Italia deve assorbire tutti i numerosi costi della distribuzione capillare in Italia (il primo numero ha avuto una tiratura speciale di 250mila copie), pagare fior fiore di giornalisti e curare al dettaglio la grafica della rivista, è vero che il costo di 4€ non è tra i più alti, è anche vero che facendo un abbonamento biennale si risparmia oltre l’80% (24 numeri a 19€), ma è anche vero che ho fatto molta fatica a leggere l’ingombrante rivista.

In definitiva, sicuramente BlogMagazine continuerò a seguirlo: è gratuito, facilmente reperibile su internet (e magari consultabile anche dal mio iPod Touch) e spero che migliori sempre di più. Altrettanto non posso dire di Wired Italia: forse gli darò una seconda opportunità col secondo numero, anche se devo ammettere che trovo più facile leggere una pubblicazione in PDF, anche voluminosa, piuttosto che una cartacea (se si esclude il gusto di leggere un bel libro).

Cosa ne pensano i blogger di Wired Italia

Questo era il mio punto di vista. Ma ecco cosa ne pensano alcuni blogger italiani della rivista Wired Italia (BlogMagazine è stata annunciata al grande pubblico ieri 23 Febbraio e quindi non ho trovato molte testimonianze in rete).

Andrea Beggi

[…] anche se non dice nulla di nuovo per coloro che bazzicano da queste parti da un po’.
Ma più di tutto mi ha fatto riflettere il fatto che sia il primo giornale di carta che compro da, boh, saranno 2 anni. Leggere riviste su carta è scomodo, sono troppo grosse per il letto e ormai il tempo in bagno lo uso per tenermi in pari con i feed. E poi mancano i link da cliccare.

Marco Mazzei:

Ma a parte questo, e a parte un certo fastidio per il richiamo a quel giornale più che mitico, Wired Italia non mi convince soprattutto perché dopo averlo sfogliato e letto mi si è materializzato un enorme punto di domanda sulla testa: e quindi? Che cosa mi vuoi dire?
Ma su tutto: questa sensazione di eccesso. Troppe cose, troppo confuse, molto rumore e pochissimo segnale. Aspetto con simpatia il prossimo numero.

Dario Salvelli

Mi aspetto poi tanto e di più dal sito web che in fin dei conti esteticamente non è malaccio ma deve proporre contenuti originali e validi […] Inoltre, negli articoli del sito non ci sono link verso l’esterno: Wired non può fare come Il Corriere e La Repubblica.

Vikkor

240 coloratissime patinatissime pagine imbottite di pubblicità; euro 4

Napolux (da un commento):

Comunque a me Wired Italia puzza di buco nell’acqua, e non da oggi. Come fai a lanciare una rivista tecnologica nel 2009 ancora su carta?

UPDATE: Ho letto una critica a Wired di un blogger di Fantascienza.com… gli ultimi numeri della rivista non li ho più comprati e comunque vedo che per molti è ancora una grande occasione fallita. Un altro punto di vista.

Tag:Blog, blog-power, blogger, blogosfera, copertine, flash, giornali, giornalisti, grafica, Internet, PDF, stampa
CONTINUE READING >
17 comments
Ott 30 2008

Aggiornare automaticamente WordPress all’ora legale/solare con due plugin

Posted by Antonio Troise
Tweet

Come molti blogger che usano WordPress avranno constatato, questa piattaforma di blogging, soffre ancora (già nel 2005 segnalai questa mancanza) del problema del cambio automatico dell’ora legale/solare. Nonostante riesca a gestire i vari TIMEZONE GMT/UTC, purtroppo ancora non supporta il passaggio automatico dall’ora legale a quella solare e viceversa. Il problema si presenterà, soprattutto, se siete soliti schedulare articoli in un’ora determinata del giornata oppure quando qualcuno scriverà un commento sul vostro blog che risulterà sfasato di un’ora indietro o avanti (a ben pensarci potrebbe costituire un ottimo metodo per crearsi degli alibi).

Soluzione Manuale

Per risolvere il problema manualmente basta andare nell’area di Amministrazione, selezionare “Impostazione/Opzioni“, e nella sezione “Fuso orario” (in fondo alla pagina), troverete il campo “Orario UTC“. Normalmente, durante l’ora solare, questo campo (per i bloggers italiani) deve essere posto a “UTC + 1”, ovvero rispetto all’ora UTC l’ora di sistema deve differire di un’ora in avanti. Quando si passa all’ora legale questo campo deve invece essere impostato a UTC+2! In questo caso, se ancora non lo avete fatto, da domenica 26 Ottobre 2008, il campo deve essere posto a UTC+1.

Ovviamente, come avete intuito, la scomodità sta appunto nel doversi ricordare, due volte l’anno, di cambiare il fuso orario (qui, per esempio, potete verificare in che giorno avverrà il prossimo cambio dell’ora in Italia).

Soluzione automatica con i plugin per WordPress

In attesa che il team di WordPress risolva, al più presto, questo problema (loro stessi, nella pagina di configurazione ci dicono che: “Sfortunatamente, occorre aggiornare manualmente questa voce per l’ora legale. È brutto lo sappiamo, ma verrà corretto in futuro.“), possiamo provare a risolverlo grazie al lavoro indipendente di altri programmatori che hanno sviluppato plugin per WordPress.

Tra questi ne ho selezionati due: Time Zone 2.3 (già recensito nel lontano 2005) e Automatic Timezone (qui potete scaricare il plugin tradotto in italiano).

Automatic Timezone

Inizialmente usai Time Zone, ma, siccome per molto tempo non è stato compatibile con la release 2.x di WordPress (ma ora sembra che lo sia), ultimamente ho installato Automatic Timezone, un plugin ancora più intuitivo del precedente, che consente di evitare di inserire manualmente le modifiche durante il passaggio dall’ora solare (UTC + 1 per l’Italia) a quella legale (UTC + 2) e viceversa grazie all’utilizzo dello zoneinfo database (qui è possibile scaricare solo il database). Una volta attivato il plugin, sarà sufficiente impostare il fuso orario locale in corrispondenza con il nome della città più vicina (nel nostro caso Rome) e, quindi, salvare le modifiche apportate cliccando sul tasto “Aggiorna il Fuso Orario>>”.

Ecco un esempio di cosa accade quando, avendo settato su WordPress UTC+2 (ora legale italiana) si decide di attivare il plugin mentre vige l’ora solare con UTC+1.

Plugin Example

Come vedete il plugin capisce il fuso orario in corso (UTC+1) e se al momento è in uso l’ora solare o meno. Quindi indica l’ora corrente in UTC e col proprio fuso orario, e vi avvertirà di quando avverrà il prossimo cambio di ora legale e che fuso orario verrà usato di conseguenza (UTC+2).

Tag:Blog, gmt, Plugin, timezone, utc, Wordpress
CONTINUE READING >
2 comments
Ott 9 2008

Come fare il backup di un blog su Tumblr o fare una copia di qualsiasi blog Tumblr pubblico da consultare offline. Gelato CMS il clone installabile di Tumblr

Posted by Antonio Troise
Tweet

Tumblr Tumblr è la più famosa piattaforma di microblogging, una forma di pubblicazione costante di piccoli contenuti in Rete, o, più precisamente di tumblelog (o tlog), una variante del blog, che favorisce una forma abbreviata arricchita da multimedialità, rispetto a quelli che sono i lunghi editoriali frequentemente associati ai blog. La forma di comunicazione comunemente usata include collegamenti, fotografie, citazioni, dialoghi di chat e video. A differenza dei blog questo formato è frequentemente usato dall’autore per condividere creazioni, scoperte, esperienze senza la necessità di commentarle.

L’usabilità di un blog su Tumblr

Anche io ho un piccolo tumblr (Levysoft’s tumblelog) che aggiorno salturiamente e lo uso, come una sorta di contenitore di cose che trovo in giro per la rete, curiosità, news, foto o video, che non approfondisco o pubblico sul mio blog, ma che mi hanno comunque interessato. In tal modo, in qualche modo, riesco, almeno virtualmente, a preservare memoria di quello che trovo interessante.
Ma quando i micropost aumentano, a volte risulta davvero difficile la consultazione, perché bisogna andare alla ricerca di una determinata notizia tra le varie pagine del proprio tumblr. Certo, esiste la possibilità di ricercare una determinata parola dal relativo modulo di ricerca (oppure accodando alla url “http://yourname.tumblr.com/search/” la chiave di ricerca desiderata), ma è anche vero che non è possibile consultare il proprio tumblr in modalità offline. Inoltre, ammettiamolo, c’è sempre la remota possibilità che i propri dati vengano persi e, siccome, a differenza di WordPress o Blogger, non è ancora stato previsto ufficialmente alcuna funzione di esportazione e/o importazione del proprio tumblelog (anche semplicemente per spostarlo su una diversa piattaforma di blog), dedicare il proprio tempo per mesi a popolare un sito per poi vederselo sparire all’improvviso, è una eventualità che nessuno vorrebbe vivere, perché in quelle pagine, ognuno di noi ritrova una piccola parte di se stessi.

Backup dei feed rss di un blog Tumblr

Per sopperire a questo problema tempo fa risolsi questo problema, iscrivendo il mio lettore di feed reader al RSS del mio blog tumblr (del tipo feed://yourname.tumblr.com/rss). In tal modo, siccome gli articoli vengono pubblicati integralmente sul feed rss, in qualche modo riuscivo a fare una sorta di backup e di database degli articoli pubblicati.

Tumble-log Backup

Ma esiste anche una modo più semplice: usare Tumble-log Backup, un tool online gratuito, che consente di creare un backup dei post pubblicati su Tumblr in un unico file html. Sarà sufficiente inserire il nome del proprio blog (funziona anche se è ospitato su domini personalizzati), decidere il numero dei post da copiare (vengono suggeriti un numero non superiore a 500 ma credo non esista un limite di articoli), e Tumble-log Backup si occuperà di creare una singola pagina web che verrà caricata con tutti i testi, foto, audio e video del proprio blog, in ordine cronologico, dal più recente al più vecchio, con la possibilità di selezionare solo uno o più tipi di elementi.

Tumble-log Backup

Una volta terminato il caricamento della pagina (che impiegherà un tempo variabile a seconda delle dimensioni del tumblr da backuppare) sarà possibile salvare la pagina html appena creata con il proprio browser.

Certo, non stiamo parlando di uno strumento in grado di effettuare un vero e proprio backup tale da poter essere ripristinato su qualsiasi altra piattaforma, ma la cosa interessante è che possibile utilizzare questo tool online per salvare una copia virtuale offline, da leggere con calma, di qualsiasi tumblr pubblico.

Gelato CMS il clone installabile di Tumblr

Gelato CMS Se, però, volete avere il completo controllo del vostro microblog, senza però dovervi affidare a servizi di terzi parti (che, diciamoci la verità, possono chiudere da un giorno all’altro senza l’obbligo di fornirvi un backup) ma non volete rinunciare alla semplicità di Tumblr, allora potete installare sul vostro sito, Gelato CMS, un perfetto clone di Tumblr, sia nelle sue funzionalità che nei temi usati.
Gelato è un CMS Open Source, sviluppato in Messico, costruito attraverso l’utilizzo di codice Ajax, Php e MySQL, che sembra avere tutte le carte in regola per essere il corrispettivo di WordPress.org per quel che riguarda i tumblelog. Il vantaggio rispetto a Tumblr è quello di avere una community di sviluppo attiva in grado di apportare numerose novità e miglioramenti, grazie anche all’introduzione dei plugin.

UPDATE 2017: Un modo molto veloce per effettuare il backup di un blog Tumblr da riga di comando è scaricare Tumblr Utils e lanciando il seguente script in Python:

./tumblr_backup.py nome-blog

è possibile scaricare in pochi minuti articoli e media (foto e video) dal proprio blog.

Tag:articoli, backup, Blog, cms, export, feed, feedreader, microblogging, rss, tumblelog, tumblr, Wordpress
CONTINUE READING >
2 comments
Lug 29 2008

Bloggare può potenziare la creatività, l’intuito e il ragionamento per associazioni e rende chi lo apre, oltre che felice, anche un miglior pensatore

Posted by Antonio Troise
Tweet

Blog Happyness Avere un blog rende felici e sostanzialmente migliora la vita del blogger: ad affermarlo è uno studio condotto dal ricercatore James Baker dell’università australiana di Swinburne, che ha dimostrato che dopo due mesi di attività su un social network, dalla semplice richiesta di amicizia allo scambio di video, tutti gli utenti si sentono meno ansiosi e depressi ma, in particolare, quelli che hanno affiancato a queste attività quelle del blogging vivono meglio anche le relazioni fuori dal web. In pratica, chi aveva deciso di tenere un blog si sentiva socialmente inserito e più soddisfatto delle relazioni sociali e delle amicizie anche fuori dal web rispetto a quelli che non avevano aperto un blog. In tutti i casi analizzati, blogger o meno, gli utenti si sentivano comunque meno ansiosi, depressi e stressati.

Gli studiosi hanno concluso che tenere un blog è come scrivere un diario che aiuta le persone a esternare le proprie emozioni e a parlare dei propri sentimenti e problemi. La differenza con i diari cartacei sta però nel fatto che quelli online sono a carattere pubblico e invitano quindi gli altri a lasciare un’opinione su quello che leggono.

Un blogger migliora la sua capacità di pensare

Ma, tra gli innumerevoli vantaggi nell’avere un blog, pare vi sia anche quello di rendere, chi lo apre, un miglior pensatore!
Per arrivare a queste conclusioni gli studiosi sono partiti dalla constatazione che le attività mentali dell’uomo possono causare dei cambiamenti nella struttura del cervello, non solo rispetto a ciò a che si pensa ma anche a come si pensa. Ecco dunque che il blog è stato preso ad esempio come una nuova attività fondamentale del comportamento umano che potrebbe cambiare radicalmente la maniera di pensare delle persone fino a concludere che bloggare può potenziare la creatività, l’intuito e il ragionamento per associazioni. La facilità con cui chiunque può pubblicare un blog online promuoverebbe dunque connessioni spontanee e accrescerebbe la creatività. I neurologi hanno inoltre concluso che i diari online migliorerebbero il pensiero critico e analitico anche solo perché, essendo ricchi di idee, informazioni e opinioni, facilitano lo scambio di pareri, il confronto e l’analisi.

Riflessioni sul blogger che c’è in me

Se è vero che, come sosteneva il New York Times in una recente inchiesta sui pericoli del blogging, postare quotidianamente notizie sempre fresche e nuove potrebbe fare male alla salute, e che, come noto, seguire tutti i giorni centinaia di feed rss, può, a lungo andare, stressare la propria vita di blogger (che si vede rubare il tempo che altrimenti potrebbe passare all’aria aperta), devo ammettere, che da quando ho aperto questo blog, ho potuto assistire in me delle trasformazioni di pensiero che prima non immaginavo e ho acuito e migliorato certe mie caratteristiche che sottovalutavo. Se i primi articoli erano poco profondi e non molto originali, ad oggi mi ritrovo a scrivere post di approfondimento che, mi coinvolgono e mi appagano, scrivendoli solo per il gusto personale. Ad oggi, in effetti, mi sento meno superficiale di un tempo: sarà anche che il vantaggio di essere cresciuto, ma credo di essere notevolmente più maturo di prima. Inoltre, come è accaduto a molto, ho instaurato una certa cerchia di amici che seguo costantemente e contatto, a volte, anche nella vita reale.

E voi, amici blogger, cosa ne pensate? Siete più felici da quando avete iniziato a bloggare?

Tag:Blog, blog-power, blogosfera, web
CONTINUE READING >
5 comments
Lug 25 2008

Quando le idee buone falliscono perché troppo rivoluzionarie: il caso di OpenServing

Posted by Antonio Troise
Tweet

Oggi stavo cercando informazioni su OpenServing perché ero alla ricerca di un servizio dalle sue caratteristiche: un blog collaborativo che estendeva il modello di informazione Open source e dal contenuto Creative Commons al Social Media, facendo propri i concetti di network collaborativo e di autorevolezza dei post di Digg.

OpenServing, basato su una versione light di MediaWiki (la piattaforma Open-Source dietro Wikipedia), era nato il 12 Dicembre 2006 da una costola di Wikia, una compagnia fondata da Jimmy Wales, che offre gratuitamente hosting per ospitare wiki.

OpenServing

OpenServing era, in sintesi, un mix di diversi siti di social network, che cercava di trarre il meglio da tutti. Nello specifico, una volta creato il proprio wiki (del tipo tuonome.openserving.com) era possibile:

  1. creare, perfezionare e mantenere contenuti come in Wikipedia
  2. Votare per gradimento, come si fa in Digg. OpenServe si affida ad un sistema di voto: piuttosto che una selezione da parte del singolo autore, è la community a votare.
  3. Commentare, come si fa nei vari forum e nei blog
  4. Ogni commento viene a sua volta valutato e votato, come in OkNotizie. Mentre di solito è il webmaster ad essere responsabile del processo di filtro dello spam e dei commenti, qui il compito è nelle mani della community. Proprio come le ‘opinioni’, anche i commenti possono essere votati. In questo modo, i migliori commenti salgono e quelli meno interessanti scendono.
  5. Gli articoli più votati vengono mantenuti nella home page

Era questa miscela di combinazioni che mi aveva incuriosito per un mio progetto; se ci si mette, poi, che i guadagni pubblicitari pay-per-click attraverso gli Adsense Google andavano al 100% alla community e che i costi di banda e di spazio di storage, per creare e mantenere la community, erano totalmente gratis, si capisce bene perché questo progetto mi incuriosiva.

Probabilmente, però, questo modello di business era troppo filantropico, e a Gennaio 2008 OpenServing ha chiuso i battenti (tanto che, ad oggi, il sito non è più raggiungibile):

Openserving was a short-lived Web publishing project owned by Wikia, founded on December 12, 2006, and abandoned in January 2008.
It is assumed that Wikia’s professional management team members decided that they would not profit from Openserving’s laboring contributors, so there was no longer an incentive to maintain the space.

Quelli di Wikia suggeriscono di usare, al posto di OpenServing, MyWikiBiz.com, che, però, secondo me nulla ha a che vedere con il progetto originale.

E’ un vero peccato che i suoi creatori non abbiano creduto in questo servizio, che dire rivoluzionario è poco; probabilmente, forse, non è stato neanche riconosciuto come tale dai media e dagli internauti. Forse era qualcosa che anticipava i tempi di un web 2.0 che era ormai prossimo al web 3.0.
Sta di fatto che, secondo la mia personale opinione, è stata persa una occasione per fare e vedere qualcosa di nuovo.

Tag:Blog, blogosfera, creative-commons, opensource, Web 2.0, wiki, wikipedia
CONTINUE READING >
1 comment
SeguiPrezzi - Risparmia con Amazon.it

Categorie

Commenti Recenti

  • Antonio Troise on UltraEdit: per i programmatori esigenti il miglior editor di testo per Windows, Mac OS e Linux
  • Fioredicollina on UltraEdit: per i programmatori esigenti il miglior editor di testo per Windows, Mac OS e Linux
  • Antonio Troise on UltraEdit: per i programmatori esigenti il miglior editor di testo per Windows, Mac OS e Linux
  • Emanuele on UltraEdit: per i programmatori esigenti il miglior editor di testo per Windows, Mac OS e Linux
  • Luca on iDatabase: la valida alternativa di Bento per macOS e iOS per i database personali
1 2 … 5 NEXT

Meta

  • Accedi
  • Entries RSS
  • Comments RSS
  • WordPress.org

Friends Link

  • GamerTagMatch
  • SeguiPrezzi.it – Risparmia con Amazon.it
  • Trendy Nail

Seguimi su:

  • facebook
  • twitter
  • rss
Creative Commons License
Levysoft by Antonio Troise is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale 2.5 Italia License.
© Copyright 2004 - 2014 - Levysoft by Antonio Troise