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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Mar 25 2008

La rivoluzione culturale del web 2.0 e il crepuscolo della cultura classica monografica

Posted by Antonio Troise
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Cultura Classica A differenza di chi crede che stiamo vivendo in una età di imbarbarismo e oscurantismo, c’è anche chi crede che quella che stiamo vivendo ora è un’epoca di rigogliosa mutazione, dove alla cultura classico-umanistica si è sostituita quella di massa, dove le ultime generazioni hanno abbandonato i musei polverosi dello specialismo e dell’accademia per riversarsi negli scintillanti saperi diffusi della cultura dell’uomo del web. L’uomo 2.0 è un portatore di cultura diversa, che non significa per forza mancanza di cultura: semplicemente i vecchi intellettuali non capiscono pienamente la rivoluzione in atto. E’ quello che afferma Franco Brevini nel suo ultimo saggio in una intervista di oggi sul Giornale e che quasi sembra rispondere alla visione pessimistica del Web di Lee Siegel.

Vecchia e Nuova Cultura

Cultura Classica I figli della società mediatica sono forse meno colti dei loro padri (nel senso classico del concetto), ma sono sicuramente più intelligenti e vitali. Quando si afferma che i nostri ragazzi sono più ignoranti della generazione precedente, non significa che internet e i media in generale ne siano la causa, bensì è solo la causa del modo errato di agire della scuole e dei giornali (che, a volte, riempiono pagine di articoli di argomenti leggeri al limite del gossip nella speranza di raggiungere un pubblico più ampio).
In realtà stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione culturale: se nella vecchia cultura esisteva l’idea di un solido approfondimento monografico, accademico e critico (l’immagine è quella dell’intellettuale studioso, che scava sino in fondo un problema ma non sa nulla di tutto il resto), oggi, invece, piuttosto che andare sino in fondo, si fa surfing, che non significa essere semplicemente superficiali, bensì si spazia da un settore all’altro, dall’informatica al latino, essendo coscienti di una maggiore complessità del mondo del sapere e dell’informazione, dove tutto è interconnesso e dove vince solo chi si dimostra attento ad una pluralità di ambiti culturali sacrificando la specializzazione che risulta spesso sterile.

I Simpson: un esempio di rivoluzione culturale

Vitruvian Homer E’ venuta meno anche la distinzione tra alta cultura e prodotto di massa che, anche se si ritiene degradato, in realtà porta con sé, spesso in maniera nascosta, gradi diversi di lettura e interpretazione. Il caso più lampante sono la serie di cartoni animati “I Simpson“. Se da un lato si possono passare semplicemente venti minuti di spassoso divertimento (come li trascorrono i ragazzi), da un altro lato, un adulto, può intravedere nella trama, dei testi molto più complessi, attraversati da un reticolo di riferimenti culturali, citazioni colte e strizzatine d’occhio alla cultura alta che, proprio per questo motivo, li apprezza più o meno consciamente. Ciascun episodio di venti minuti è un concentrato geniale di idee, azioni, battute, colpi di scena, riferimenti al mondo culturale nei molteplici risvolti, dal cinema alla letteratura, dalla musica al video.
Non per niente sono stati scritti decine di libri sui Simpson, tra cui mi piace ricordare: “La scienza dei Simpson. Guida non autorizzata all’universo in una ciambella“, “I Simpson e la filosofia” e “I Simpson, il ventre onnivoro della tv postmoderna”
Pensate che il “Times“, nell’inchiesta sulle figure essenziali del XX secolo, li ha messi in alta classifica, alla pari, o quasi, di Einstein, Roosevelt, Gandhi, i Beatles e Picasso.

Dal Tramonto all’Alba della Cultura

In pratica stiamo assistendo al crepuscolo della cultura tradizionale classico-umanistica e, contemporaneamente, all’alba di una nuova stagione segnata dall’affacciarsi di nuovi saperi, nuovi pubblici e nuove dinamiche. La cultura con la C maiuscola è divenuta una cultura di élite che, proprio per questo motivo, sta morendo a favore di una cultura di massa, più condivisa e più generalista ma anche molto più vasta.

Insomma, secondo Franco Brevini, oggi circola molta più cultura di un tempo: infatti, nonostante i continui certificati di morte presunta, la cultura non ha mai goduto di una salute tanto buona come nella società attuale!

Tag:blog-power, cultura, Internet, intervista, simpson, web, Web 2.0
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Mar 19 2008

Il Marketing Multichannel: come coinvolgere gli spettatori dalla Tv al Web

Posted by Antonio Troise
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Il marketing multichannel (pubblicità su più media) è un fenomeno consolidato da anni negli Stati Uniti ma negli ultimi mesi sta prendendo piede anche in Europa ed in particolare nel nostro Paese, dove le filiali europee stanno prendendo spunto dall’esperienza oltreoceano della casa madre. Ma cosa è il marketing multichannel? Avete presente gli ultimi spot televisivi della Coca-Cola, di Intimissimi o della Beck’s? Ebbene, se vi ricordate, queste campagne pubblicitarie sono molto particolari poiché, al termine del filmato, invitano lo spettatore a proseguire l’esperienza sul web.

Il caso Coca Cola

Coca Cola, recentemente, ha mandato in onda, su tutti i network televisivi, Happyness Factory, un breve trailer di animazione 3D che rimanda alla visione, in versione completa e ovviamente gratuita, di un cortometraggio animato sul sito aziendale, disponibile in nei formati hd, ipod, mobile e psp. Qui sotto trovate il video dello spot televisivo del microfilm:

Lo spot, oltre che in televisione, è stato anche proiettato al cinema, sponsorizzato sui giornali e, addirittura, e diffuso anche su Second Life. La versione digitale di Avril Lavigne è stata protagonista della premier del film e gli utenti hanno potuto così assistere con lei alla prima di Happyness Factory. Esiste anche una pagina di Mymovies, con tanto di template dedicato, sul microfilm in questione. Il cortometraggio è recensito come qualsiasi altro film in uscita al cinema.

Il caso Intimissimi

Analogamente si è comportata Intimissimi che, rivolgendosi alle giovani, ha lanciato uno spot trailer con protagonista Monica Bellucci, sia in televisione che al cinema e che rimanda alla visione integrale del cortometraggio “Heart tango” di quattro minuti su Internet. Qui sotto potete vedere il video dello spot:

Il Caso Beck’s

La Beck’s, invece, ha reso più partecipi gli spettatori e ha voluto sfruttare il fenomeno della user generated content propria della blogosfera e, più in generale, del Web 2.0 di Youtube e simili, permettendo a chiunque di esprimere la propria creatività. In pratica ha invitato i giovani ad inventare e a girare il finale dello spot “Aereo” della Beck’s, visibile in TV e sul sito Becks.com.
Lo spot, infatti, termina con una “finale aperto” che vede il protagonista alle prese con una difficile scelta: aprire la porta argento (del lusso) e concedersi un viaggio extra comfort o aprire la porta rossa (della passione) e provare a conquistare una splendida donna? Il vincitore, rispettando pienamente tutti i parametri previsti di originalità, sintesi e caratteristiche tecniche, aveva scelto di aprire la porta Lusso, realizzando un video 100% home-made, dal titolo “Insieme in prima classe”. Il finale è stato, ovviamente, visibile in coda allo spot Beck’s.

Cosa è il Marketing Multichannel?

Dopo questi esempi è forse divenuto chiaro che lo scopo di questo nuovo genere di marketing è molteplice: se inizialmente si può pensare che è altro non è che un modo per far visitare un sito web che altrimenti rimarrebbe sconosciuto e inesplorato (con la visione dei filmati, i contatti decuplicano in poco tempo e il tempo di permanenza e navigazione sul sito si aumenta notevolmente e, di conseguenza, anche sul catalogo prodotti), in realtà, alla base di questa nuova concezione di pubblicità, detta in gergo campagna web-driven, ovvero che accompagnano lo spettatore della piattaforma televisiva verso quella online, vi è anche una nuova concezione di pubblicità integrata tv-web. Infatti, indirizzando il pubblico verso uno spazio web che fornisce l’opportunità di informare in maniera più completa il consumatore, in realtà è anche un modo per conoscere meglio i gusti e le caratteristiche del consumatore, per capire il proprio interlocutore e profilarlo e schedarlo di conseguenza.

Nelle strategie del marketing, quindi, non basta più coinvolgere lo spettatore nella comunicazione commerciale, ma ora si è interessati a creare un feedback con l’utente, stabilendo una interazione che rende molto più labile il confine tra pubblicità e ricerca di mercato.

Gli albori del Marketing Multichannel

In realtà, però, da sempre il marketing utilizza una pluralità di mezzi per veicolare le comunicazioni pubblicitarie: dai depliant, alle brochure, agli spazi sui periodici, fino alla radio e la televisione. Ma allora se il marketing è sempre stato, per sua natura multichannel , perché, dunque, scomodare un concetto dato per scontato da qualsiasi marketer?
Il motivo è presto spiegato: è solo grazie ad Internet che è oggi possibile rendere le esperienze di comunicazione omogenee, in grado cioè di dare al cliente quelle sensazioni e quelle esperienze che in passato i diversi mezzi (stampa, televisione, ecc) potevano dare solo separatamente. Ne è un esempio lampante il marketing della Kinder, che ebbe l’idea di far trovare la sorpresa dell’ovetto sia in termini fisici, sia su Internet, dove usando un piccolo codice trovato col giocattolo si può accedere ad un video-game a sorpresa.

Il declino dei media tradizionali

Molto probabilmente, però, il marketing multichannel è la diretta conseguenza della perdita di efficacia del canale televisivo che risulta sempre più inadeguato, tanto che le più grandi aziende stanno perdendo fiducia nell’influenza degli spot tv. Ecco, quindi, spiegato il perché di questa rinascita sul web: il marketing sta cambiando adeguandosi ai rapidi mutamenti della società e se, fino a poco tempo fa, il web, era patria di un marketing non convenzionale (come i viral marketing dei video diffusi sulla piattaforma Youtube) ora lo è anche di quello più convenzionale.
Ad avallare questa teoria vi è l’indagine Upa che ci conferma che gli investimenti pubblicitari online sono cresciuti nel 2007 del 35% mentre i mezzi di comunicazione tradizionali si trovano in una fase di stagnazione.

Il marketing fatto a misura dei più giovani

Ovviamente non bisogna scordarsi che il web, proprio per la sua natura selettiva, può parlare solo ad una piccola parte del proprio pubblico che deve essere perfettamente a suo agio nella rete ma che deve essere anche in grado di utilizzare di frequente canali tradizionali anche solo per acquisire informazioni: è questo l’identikit dei giovani di oggi! Ed ecco quindi che l’esigenza di approdare anche sul web è sentita molto da aziende che hanno un target di riferimento giovanile in grado di rispondere celermente agli stimoli e che non si pone in maniera passiva davanti al mezzo televisivo. In effetti, sono proprio i giovani il target di riferimento del marketing multichannel poiché hanno una capacità di interazione molto più grande e sono in grado di stabilire un dialogo biunivoco (e non più one way).

Spot multichannel ma anche virale

Quindi, casi come Happyness Factory della Coca Cola, sono classici esempi di come uno spot, che punta su più giovani, riesca ad essere multichannel e, al contempo, anche virale, poiché è in grado di dar vita ad un naturale passaparola (tipico anche della blogosfera) da parte di chi ha apprezzato il cortometraggio.
In effetti, a ben pensarci, il fatto che i blog possano parlare di questo spot, o per elogiarne la realizzazione tecnica o, semplicemente, per descrivere semplicemente un nuovo fenomeno di marketing, credo che rientri sempre negli obiettivi della campagna pubblicitaria!

Tag:3d, blog-power, cinema, Film, Internet, marketing, pubblicita, spot, trailer, tv, Video, web, youtube
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Mar 7 2008

Lee Siegel e la visione pessimistica del Web: ecco come non andrebbe vista Internet

Posted by Antonio Troise
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Oggi è comparsa sull’Espresso una intervista a Lee Siegel, un giornalista e scrittore cinquantenne autore del libro Against the Machine: Being Human in the Age of the Electronic Mob. Secondo me, questa è un’ottima rappresentazione di come non dovrebbe essere vista Internet. Nelle sue risposte si evince una visione distorta e totalmente negativa del Web poiché, a tratti, si getta in una devastante requisitoria sul “lato oscuro” della grande Rete.
Anche se le sue idee sono permeate di pessimismo cosmico (arrivando addirittura a coniare il termine “blogofascismo”, ovvero la tendenza ad usare i blog per attaccare e insultare i propri avversari impunemente) e perquanto non sia daccordo con molte delle sue idee, forse però vale la pena soffermarsi a riflettere sulle sue affermazioni.

Dystopia Internet

Ecco, quindi, in sintesi, i punti salienti delle scottanti rivelazioni di Lee Siegel:

  • Internet è il primo ambiente sociale nella storia che eleva l’individuo al di sopra della società.
  • Quando sei on line fai 10 o 15 cose contemporaneamente, invìi messaggi, blocchi lo spam, prenoti spettacoli, fai acquisti, leggi news o frammenti di gossip, prendi un appuntamento. Vivi in un ambiente che ti sembra popolato da persone, ma in realtà è pieno di fantasmi. E non sei più autonomo: dipendi totamente dalle dinamiche commerciali che controllano Internet.
  • Internet invece è il trionfo non ideologico della società commerciale. Non c’è dietro un’ideologia, solo l’egoismo individuale, ciascuno isolato nel suo spazio virtuale. È la frontiera finale del capitalismo: fare più soldi che si può. Infatti, lo stadio finale del capitalismo è la trasformazione della propria vita interiore in merce. Internet sta spingendo la gente a fare questo.
  • Molti si riempiono la bocca di democrazia e trasparenza, ma Internet è il motore commerciale più potente mai inventato.
  • La libertà è solo il paravento del libero mercato. La libertà è una cosa più complessa, non è poter fare acquisti 24 ore su 24. Il caos commerciale di Internet non ha niente a che fare con la libertà, che invece è legata all’autenticità e alla realizzazione individuale. Su Internet ciascuno vuole essere come gli altri. E il trionfo del branco.
    È così che la cultura popolare diventa cultura della popolarità. È la vittoria del branco ed è estremamente difficile che una voce originale si faccia strada. Se Internet è libertà, dove sono i nuovi capolavori nati su Internet nel campo della cultura e della politica?
  • Chi mette un filmato su YouTube o scrive un blog vende se stesso e la sua privacy. Quando sei su Internet clicchi sollecitato dai tuoi impulsi, senza inibizioni. Nessuno sa chi sei né dove sei. Sei solo, tu e le tue dita.
  • Un blogger intelligente può essere una manna per il dibattito collettivo. Ma più spesso i blogger aggiungono solo rumore di fondo al baccano generale. Dicono quello che vogliono, senza controllo.
    Chi scrive in prima persona costruisce un personaggio artificiale. Invece i blogger pensano di rappresentare un’espressione autentica di se stessi.
  • Su Internet sei solo, comunichi con altri ma non sai chi sono, né dove sono, né se stanno dicendo la verità. È uno strano modo di essere, mai esistito prima d’ora. Puoi dire quello che vuoi a chiunque, celandoti dietro una maschera e per me questa è un’utopia negativa.

Insomma, una visione distorta di un mondo che certamente non è utopico ne idialliaco, ma che almeno ha portato molti benefici, se usato correttamente, all’umanità stessa. Per ogni cosa è sempre esistito il rovescio della medaglia ma gettare così tanto discredito sul Internet ovviamente non gli farà bene poiché non è un modo costruttivo per farla migliorare.

Tag:Blog, blog-power, blogger, Internet, intervista, utopia, Web 2.0, youtube
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Feb 20 2008

Memetracker: riflessioni su come tastare il polso della blogosfera italiana e sui meccanismi che la muovono alla ricerca di una blogosfera costruttiva

Posted by Antonio Troise
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Ogni tanto mi piace dare un’occhiata al memetracker di Blogbabel, tanto per tastare il polso della blogosfera italiana e vedere quali sono le ultime discussioni affrontate tra i blog.
Ebbene dopo qualche giorno ho capito alcune cose sul funzionamento delle discussioni:

  1. La maggior parte delle discussioni deriva da articoli del Corriere della Sera o di Repubblica
  2. Un’altra consistente fetta di discussioni sono incentrate su BlogBeer, AperitìBlog, BlogDinner, BarCamp e quant’altro
  3. La restante parte delle discussioni sono, infine, il frutto della diffusione di meme tra i blog che si linkano tra di loro
  4. Un altro aspetto, che probabilmente deriva dall’algoritmo usato da BlogBabel, è che molte discussioni, in realtà, sono il frutto di semplici e pure citazioni da parte della piattaforma di microblogging Tumblr, che, purtroppo, nulla apportano alla discussione stessa.
  5. Infine, ma questo non è un vero problema ma solo una constatazione, le discussioni sono di carattere squisitamente generalista e, difficilmente, trattano temi tecnologici che possano coinvolgere più di 2-3 blog.
Alla ricerca di una blogosfera costruttiva

Insomma, se all’inizio sembra interessante tastare il polso della blogosfera italiana per capire quali sono i temi caldi delle ultime 48 ore, alla fine mi sembra di rimanere più con un pugno di mosche perché, cliccando sui vari blog non vedo evolversi una vera discussione, un vero passaggio di idee ma semplicemente dei riferimenti amorfi e vuoti di significato.

Per farvi un esempio, prendo un articolo a caso tratto dal Corriere, e linkato da ben 8 blog.

Blogbabel Discussion

Di questi, però, 3 sono semplici citazioni tratte da Tumblr, 2 blog discutono sull’argomento, mentre altri 3 mettono un link con una frase di circostanza. Insomma, su 8 riferimenti, solo su 2 ho appreso nuove nozioni e cosa ne di pensa il blogger a riguardo. Da questa analisi sembra, quasi, che io sia alla ricerca di una blogosfera costruttiva da cui si debba sempre imparare… sbaglio forse?

A questo punto, forse, sono molto più interessanti i top post basati sulle votazioni e non sui link (e per questo non li considero dei veri memetracker), che forniscono servizi di social network e social bookmarks come Wikio o OKNOtizie, e che sono in grado di mettere in risalto le notizie più interessanti ma non di capire quali sono le discussioni della blogosfera a riguardo, al fine di ottenere uno scambio di idee costruttivo.

Forse sono troppo pessimista, ma questo punto mi domando: è un problema della nostra bogosfera o anche a livello internazionale accade lo stesso? Ora voglio dare un’occhiata al famoso Techmeme e ad altri Memetrackers per capire come si svolgono le cose oltreoceano. Sto valutando anche un altro interessante strumento online, Feedable, un reader RSS ajax in grado di trovare automaticamente i post più popolari della blogosfera divisi in 9 categorie principali (Politics, Technology, Blogosphere, Gadgets, Gaming, Gossip, Science, Autos, Fashion/Style), partendo da suoi feed o dalla propria lista di feed.

Feedable

Apparentemente, nei memetracker internazionali, le cose li sembrano andare meglio, ma non vorrei giungere a conclusioni affrettate. Lo svantaggio, però, è che inevitabilmente questi mi portano lontano dalla blogosfera italiana che tanto avrebbe da dire ma che forse ancora non riesce ad esprimersi e a mettersi in mostra correttamente.
Voi che ne pensate? Usate i memetracker e li ritenete utili?

Tag:Blog, blog-power, blogbabel, meme, microblogging, tumblr
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Feb 18 2008

Il Web 2.0 e la Scienza 2.0: quando si fa e si condivide la conoscenza sul web

Posted by Antonio Troise
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Science Internet e la Scienza sono due fattori indissolubilmente legati tra di loro, anche nella rivoluzionaria era del Web 2.0, non solo perché la rete stessa è costituita, nel suo core, da algoritmi e da computer o, magari, perché è nata al Cern di Ginevra per permettere a diversi centri di ricerca sparsi per il mondo di condividere velocemente i propri dati scientifici, ma soprattutto perché sulla scienza (come su molte altre attività umane) si sono riflessi gli effetti del cosiddetto Web 2.0, cioè di quegli strumenti che permettono a chiunque di collaborare alla produzione dei contenuti della rete.
Esempi eclatanti del successo del Web 2.0 sono Wikipedia, YouTube o Del.icio.us, in cui migliaia di persone non sono più consumatori passivi ma produttori attivi che cooperano, anche se in minima parte rispetto al immenso magma della rete, per produrre e condividere cultura.

In tutto ciò si è ritagliata una fetta significativa anche una parte importante della scienza che sta sviluppando i suoi strumenti per allargare la partecipazione ai suoi processi e per sfruttare al meglio le potenzialità di Internet. In molti, questa naturale evoluzione, la chiamano Scienza 2.0!

Tag:blog-power, scienza, scienza-2.0, Web 2.0
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Feb 15 2008

Dal WWW al GGG: una reinterpretazione del web semantico non più come Rete ma come Grafo alla ricerca del Web 3.0

Posted by Antonio Troise
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Tim Berners-Lee, ovvero il padre del Web nonché fondatore e presidente del W3 Consortium, ha recentemente pubblicato un post nel quale si parla di GGG (Giant Global Graph), un nuovo acronimo che teoricamente potrebbe sostituire il classico WWW (World Wide Web) in modo da sottolineare maggiormente il diverso punto di vista con cui occorre interpretare la “rete grande quanto il mondo” identificata originariamente come WWW.

Tim Berners-Lee ha voluto coniare una nuova etichetta, il “Global Giant Graph“ (che in italiano suona come “grafo gigante e globale”), per creare una espressione che dovrebbe, forse, sostituire l’inflazionata etichetta “2.0″ (che ormai è arrivata a comprendere tutto e niente) e che, secondo alcuni, conferma la passione di Berners-Lee per le lettere (sembra che a lui non piaccia parlare dei termini numerici tanto di moda web 2.0, web 3.0; non ha caso c’è proprio lui dietro lo standard delle tre W).

Dietro, però, al termine GGG non si cela un semplice vezzo di una delle grandi menti del Web, ma vi è alla base una constatazione che dovrebbe far riflettere. Il Web, da sistema orientato alla pubblicazione di documenti (il WWW), sta sempre più configurandosi come mezzo con cui i navigatori gestiscono il proprio mondo di relazioni (il GGG, Global Giant Graph).

Social Net

Attribution Image: danbri

Se, originariamente, Internet era nata esclusivamente per consentire con estrema semplicità la pubblicazione di documenti multimediali rendendoli navigabili (WWW), oggi, però, si sta sempre più configurando come web sociale, ovvero come mezzo con cui i navigatori gestiscono il proprio mondo di relazioni (GGG) di amici, famigliari, colleghi e conoscenti.
Il problema, però, è che spesso queste informazioni sociali sono frammentate in diversi servizi web 2.0 (come è giusto che sia in un’era in cui tutto sta prendendo forma) come Facebook, LinkedIn, Twitter, Jaiku, LiveJournal, etc.
Inoltre, ormai i navigatori del Web non sono più solo fruitori di contenuti pubblicati da un ristretto numero di editori (come accadeva nel vecchio web 2.0) ma essi stessi sono il web perché lo utilizzano come strumento per stabilire connessioni e relazioni sociali con altre persone.

Quello che manca alla Internet di oggi è la coscienza di sé che va oltre all’idea di semplice “rete” (il web con i suoi singoli documenti) ma tende ad avvicinarsi più all’idea di “grafo” (focalizzata invece sulle relazioni e sulla effettiva mobilità delle informazioni) che lo porterebbe a sfruttare appieno una tecnologia già esistente: il web semantico. Se tutti i servizi iniziassero ad adottare un formato comune, lo scambio delle informazioni sarebbe più facile e il tutto sarebbe meno frammentato e dispersivo, coniugando l’intelligenza delle masse con quella delle macchine.

Per capire meglio il concetto, Berners-Lee ha diviso la rete in tre livelli:

  1. 1° Livello: è rete fisica, chiamata Net, ovvero l’infrastruttura tecnologica e fisica che permette ai computer di scambiare informazioni
  2. 2° Livello: è il vero e proprio Web così come lo abbiamo conosciuto negli ultimi anni, ovvero quel sistema che, sfruttando la possibilità dei computer di interconnettersi (il 1° livello), permette ai documenti di essere collegati, ricercati, raggiunti, fruibili e accessibili.
  3. 3° Livello: è quello che consente di gestire le relazioni sociali tra persone in maniera analoga a quanto accade oggi con i documenti (web semantico). I rapporti di amicizia, lavoro, sentimentali e parentela dovrebbero essere gestibili e indipendenti dal social network in cui si trovano. Un po’ come un file che, una volta generato, può essere pubblicato in diversi blog e siti, anche le relazioni diventerebbero “oggetti” gestibili indipendentemente dal sistema con cui sono stati generati (giungendo così al concetto di “portabilità del social network”) e rendendo molto meno “faticosa” la propria presenza in rete.
I tre livelli di Internet

Attribution Image: andreagaschi

Se, quindi, secondo Berners-Lee il grafo dovrebbe rendere meglio il senso di connessioni interpersonali, questo significa che GGG non è uno standard ma è solamente un pretesto per raccontare come la Rete dovrebbe evolvere per meglio adattarsi a quello che sta provando a diventare. Insomma, il famoso 3° livello, anche detto web semantico, altro non è che quello che i guru della Silicon Valley chiamano da tempo Web 3.0 ma che Berners-Lee, come se fosse allergico ai numeri, preferisce chiamare GGG!

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Feb 13 2008

Le dinamiche della Blogosfera e gli stormi degli uccelli: teoria personale su come le blog-molecole possono spiegare fenomeni come i meme e la diffusione esponenziale dei servizi Web 2.0

Posted by Antonio Troise
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Ieri ho letto un interessante articolo che parlava di come l’osservazione degli stormi in volo poteva prevedere l’andamento dei mercati o i risultati delle elezioni: si parla di econofisica, una nuova disciplina che cerca di capire se le leggi della fisica siano utilizzabili per comprendere fenomeni di natura diversa, come quelli biologici o finanziari e, azzarderei io, anche della Blogosfera!

Le dinamiche degli stormi e i mercati finanziari

Sembra, infatti, che l’organizzazione degli stormi, flocking in inglese, non sarebbe così diversa da quella delle operazioni di borsa o dai flussi di particelle; in particolare sembra che le dinamiche degli stormi siano simili a quelle che ricorrono nelle turbolenze atmosferiche, per esempio, ma anche nel corpo umano, nelle società di insetti e nelle bolle speculative.

Stormo di uccelli Per fare un esempio, quando gli uccelli in volo vengono attaccati da un predatore, essi si disperdono e si ricompattano in tempi molto rapidi, ma il gruppo non segue un leader o un capo ma ogni uccello tende a imitare il volo di un numero limitato di individui, circa 7, in modo del tutto indipendente dalla distanza. Incredibilmente, questo è un fenomeno che accade anche nei mercati finanziari dove gli operatori sono orientati a fare quello che fanno gli altri, e chi si isola muore: anche se sembra paradossale, il disordine, cioè la mancanza di una guida, è l’elemento che porta equilibrio!
Un meccanismo identico avviene anche nel sistema immunitario, in cui i globuli bianchi vanno alla caccia dei batteri in maniera coordinata e sistematica, senza avere un “generale” che organizzi il piano di azione. Un meccanismo analogo accade anche a nel ranking dei siti internet sui motori di ricerca.

Il concetto di Blogosfera

A questo punto ho provato ad immaginare se un fenomeno analogo poteva capitare anche nella nostra amata blogosfera! Ma per capire come il comportamento di uno stormo di uccelli possa spiegare anche il comportamento dei blogger, occorre fare un breve excursus (non esaustivo) sulla “>definizione del concetto di blogogsfera e rapportarlo al suo contesto: una rete intesa come nuovo ambiente di relazione sociale.

Blogosfera è un neologismo ereditato dalla lingua inglese, utilizzato per indicare l’insieme dei blog che occupano la rete, che ha nel nome stesso la spiegazione del suo essere. Infatti, l’assonanza con il termine biosfera è, secondo Wikipedia, probabilmente riconducibile alla sua struttura reticolare di interconnessioni.

Mappa della Blogosfera

Se guardiamo al blog come “spazio di informazione condivisa” allora è possibile cogliere gli elementi discriminanti della Blogosfera rispetto ad altre realtà della rete, poiché è possibile affermare che essa è una rete di interazioni intellettuali dirette e navigabili, risultato dell’apporto gratuito, aperto e verificabile delle conoscenze e delle opinioni di molte persone su argomenti di interesse generale e in tempo pressocché reale (De Kerckhove, 2005).

Teoria della Blogosfera a grappolo
Gli studi più recenti (Kumar, 2004) tendono a focalizzare l’attenzione sulle dinamiche interne alla Blogosfera utilizzando tecniche di network analysis per tracciare delle morfologie più chiare e sulla possibile interpretazione della Blogosfera come forma di comunità virtuale.
Tra i vari illustri autori vi è stato chi ha descritto la Blogosfera attraverso una struttura a grappolo, in cui ciascun cluster è funzione di tre variabili: la condivisione di interessi tra i blogger, l’ età degli autori e il luogo geografico di connessione.

Teoria della Blogosfera a molecole
Ma vi è stato anche chi (Granieri, 2005) ha riconosciuto nella Blogosfera una struttura molecolare organizzata attorno a dei nodi, definiti “piccoli mondi” in cui le relazioni di influenza tra le persone assumono caratteristiche ben definite! Il principio ordinatore di ciascun nucleo è il tema o l’interesse comune su cui si condividono informazioni. La morfologia e la composizione di queste microstrutture variano in funzione del criterio scelto per l’individuazione dei nodi centrali: ogni blog potrà essere al centro del nucleo o in una posizione periferica, in base al tema che si prende in considerazione e allo specifico contributo che questo offre.

Ed è appunto la centralità del contributo individuale e del ruolo attivo dell’autore che permettono di riconoscere nel Blogspace il processo di auto-socializzazione, che è manifestazione, oltre che dei bisogni individuali della tarda modernità, anche delle peculiarità stesse di questa rete.

Le dinamiche degli stormi e la Blogosfera: le blog-molecole

Ed è a questo punto che il nesso con con gli stormi di uccelli viene subito alla luce: se è vero che un blog, nella struttura molecolare immaginata da Granieri, è un piccolo mondo su cui ruotano intorno altre blog-molecole periferiche, che a loro volta possono anche essere nuclei centrali di altre realtà e microstrutture di interessi diversi, è facile immaginare che anche qui può avvenire lo stesso fenomeno che accade negli stormi degli uccelli migratori:

La blogosfera non segue un unico leader o un capo ma ogni blogger tende ad imitare e seguire le idee di un numero limitato di individui (magari anche qui 7)

Le blog-molecole e la diffusione dei meme e delle discussioni

In effetti, spesso si pensa che esistano solo poche blog star che riescano ad influenzare le masse di blogger, ma io credo che non sia vero, perché si toglierebbe alla blogosfera quella democraticità che la caratterizza e la rende unica. Io penso che, nella realtà, ognuno può influenzare anche il più autorevole dei blog, con la sola forza delle idee e della dialettica. E’ vero che sinora è molto più facile imbattersi in casi di iniziative delle blogstar (vedi il V-Day di Beppe Grillo), ma credo che in molte altri casi, accada l’inverso, in cui non esiste un unico leader, ma tante micro-realtà confinanti e in grado di interagire e influenzarsi tra di loro.

Se così fosse, si spiegherebbero con estrema semplicità i meme o le discussioni che girano da anni: un piccolo blog coinvolge nel meme altri blogger, piccoli o grandi, a lui vicini. Questi, a loro volta, sono seguiti da un altro gruppetto di blogger che portano avanti la discussione, fino a che l’intera blogosfera (o perlomeno la maggior parte) si sposta nella stessa direzione, come uno stormo di uccelli che si sposta verso i caldi mari del sud.

Analogamente si spiegherebbero la diffusione di concetti come quello del Nofollow Free (nato da poche menti e diffuso rapidamente in quasi tutti i blog) o dei servizi Web 2.0 come, uno fra tutti, twitter. Credo, infatti, che questi stessi servizi, non avrebbero avuto lo stesso successo, se non fossero esistiti i blog (e la blogosfera) che sono riusciti a diffonderne capillarmente l’idea.

Oramai il blog è una realtà comune, ce l’ha il giornalista, il politico, ma anche l’uomo comune, l’operaio e il clochard, ma, nonostante ciò, spesso viene sottovalutata la dirompente forza sociologica che detiene nei giorni nostri.
Dalla Coda Lunga dei piccoli blogger alla consapevolezza del Blog Power, le blog-molecole e la teoria dello stormo degli uccelli possono spiegare alla perfezione ogni casistica che avviene nella nostra amata Blogosfera.

Tag:Blog, blog-power, idealab, Internet, scienza, Web 2.0
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Gen 21 2008

La sconfitta dei servizi web 2.0 come Twitter e CoverItLive per il live blogging. Racconto di come il Keynote ha mandato in crash la blogosfera

Posted by Antonio Troise
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Se vi annoverate tra gli appassionati di tecnologia, sicuramente non avrete potuto fare a meno di notare il riflesso mediatico che il Keynote del 15 Gennaio 2008 ha avuto sulla blogosfera e sui quotidiani di tutto il mondo. Che siate appassionati o meno dei prodotti della mela, sicuramente un occhio sul loro sito o su qualche articolo relativo all’evento lo avete buttato, anche solo per capire fino a che punto si fosse spinta la tecnologia.
Ebbene, in questa tempesta mediatica, di rumors e di commenti, in molti hanno organizzato dei live blogging per dare notizia in tempo reale su quello che si dicevano al Macworld Expo di San Francisco. I veri vincitori della diretta sono stati i tradizionalisti (come Engadget o il nostrano Melablog), che hanno optato per un aggiornamento live sulle pagine del proprio blog, creando una pagina apposita che veniva aggiornata ogni pochi minuti con immagini e testi.
Altri, invece, hanno tentato audacemente la strada dell’innovazione ma per farlo si sono dovuti appoggiare su servizi esterni web 2.0 come Twitter e CoverITLive che, per quanto siano gratuiti e diffusi, hanno tradito le loro aspettative.

Twitter Error
Il caso CoverItLive

Molti siti famosi si sono appoggiati su CoverItLive, come nel caso dell’italiano TheAppleLounge, che ha voluto testare sul campo CoverItLive, il nuovissimo servizio per fare blogging di event in tempo reale (liveblogging appunto), nato con lo scopo di eliminare servizi adattati per l’occasione come Twitter o gli update multipli di un post su un blog, quando si voglia raccontare di eventi, convegni, BarCamp, partite, seminari e, perché no, anche Keynote! L’indubbio vantaggio è quello di non allontanare i nostri lettori dalla pagina del nostro blog ma nemmeno costringerli a fare refresh della pagina di continuo per vedere se abbiamo inserito qualche aggiornamento, mostrando una finestra di liveblogging stile IM (ma senza pubblicità) in cui è possibile inserire anche audio, presentazioni, video e immagini

Purtroppo, forse perché ancora troppo giovane, CoverItLive non ha retto l’intenso traffico che da tutto il mondo transitava sui loro servers ed è venuta meno l’interessante diretta che stavano realizzando.

Altri blogger più o meno famosi hanno scelto la piattaforma CoverItLive non pensando minimamente che potesse essere così instabile: è il caso di GeekBrief.tv che ha rivisto funzionare il servizio solo al termine del Keynote! Lo stesso è accaduto a CrunchGear che verso le 10.00, dopo oltre mezz’ora di fermo, consigliava:

if you’re visiting here, hit crunchgear.com/index.html to view the live text

Sono stati talmente tanti blogger che si erano affidati a CoverItLive, che il suo presidente Keith McSpurren, il giorno dopo ha inviato una missiva di pubbliche scuse:

We would like to apologize to all of our users and their readers for the service outage that happened mid-day on January 15. CoveritLive was specifically designed to handle small and very VERY large live blog events like the Steve Jobs Keynote at MacWorld. Our issue appears to have been a very minor technical one on our end that was amplified dramatically by the extremely heavy traffic from around the world as many new users and hundreds of thousands of first time readers visited our customers who were hosting live blogs. We do not need to make any structural changes to handle this type of load in the future but we do need to make sure our Quality Assurance process is tighter. This was a case of one loose screw taking us down.
We very much appreciate your patience and understand any frustration you experienced. To our new users, we hope you see the benefit in our software and will give it another try. To our existing users, most of you have given us great feedback in the past and we have been very responsive. Please stick with us and have faith that we will adjust quickly to stop this kind of thing happening again.

Il caso Twitter

Altri, invece, hanno provato ad usare la famosa e oramai consolidata piattaforma di microblogging, Twitter. Anche se questo servizio non è nato per effettuare un live blogging è facile poterlo adattare a tale scopo in quanto permette un aggiornamento reale a tutti i propri iscritti. Ma, nonostante, però, questo servizio permetta solo il semplice inserimento di testo (niente immagini e video che potrebbero appesantire i server) durante tutta la durata del keynote Twitter è rimasto completamente inutilizzabile e dal team di sviluppo non è trapelata alcuna informazione circa l’origine del problema, che comunque sembrava ovvia!

Twitter Fail

Infatti, se provate a vedere la sezione di Twitter di Macworld, alle 08:56 AM compare un gioioso:

Hello from Moscone West

e, dopo più di un’ora, alle ore 10.07 compare un laconico ed ultimo messaggio:

Apple has crashed Twitter, I think

La stessa cosa si evince da un messaggio del live blogging su Twitter di Ars Technica alle 11.43 (ma credo che ci sia un fuso orario di +1 ora):

Sorry guys hard to keep up here

Anche il famoso Fake Steve Jobs è stato coinvolto dal down di Twitter:

twitter is BROKEN!

La notizia del fallimento di Twitter è riportata anche da TechCrunch con il titolo: “Twitter Fails Macworld Keynote Test“.

Il crash della blogosfera e possibili alternative

E’ forse un po’ catastrofico come titolo, ma da quanto leggo su webware, ci è mancato davvero poco. Infatti, dopo il down di servizi come Twitter e CoverItLive sui cui anche i più famosi blog facevano affidamento anche per ridurre la banda di uso, molti siti sono andati offline perché non riuscivano a sopportare le continue richieste dei proprio lettori che, in media, ogni 5 secondi aggiornavano le pagine dei blog che erano costretti a fare il live blogging del Keynote sulle pagine del proprio sito. E’ il caso, per esempio, di Engadget,

Engadget

mentre Gizmodo è rimasto online ma era estremamente lento. Su MacDailyNews, invece, nel suo Live Coverage, si supplicava di:

Please DO NOT RELOAD this page manually to minimize server activity due to expected high traffic. Thank you

Diversa sorte è capitata, invece a MacRumors, che, forse più intelligentemente, ha approntato per l’occasione un sito live, Macrumorslive.com, che si aggiornava automaticamente con le tecniche Ajax (e quindi risultava molto più leggera). Sarà forse questo il futuro?

Oppure forse sarà il caso, come dice qualcuno, di trasformare i social network centralizzati in una più naturale rete di social network P2P, decentralizzati e, magari, fondati sul trust: in pratica si tratterebbe di creare un sistema ad eventi basato sul web e decentralizzato in cui Twitter sarebbe semplicemente uno dei tanti servizi presenti su questa infrastruttura.

In ogni caso, forse sarà il caso di cambiare qualcosa nelle regole della blogosfera e forse gli eventi passati possono far riflettere sulla debolezza di internet in occasione di eventi ad interesse mondiale.

Tag:Ajax, Apple, blog-power, keynote, liveblogging, macworld, microblogging, twitter, Web 2.0
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Dic 10 2007

La Coda Lunga dei piccoli blogger: come un grande numero di blogger di bassa popolarità può generare piú traffico rispetto al numero limitato di blogstar

Posted by Antonio Troise
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Coda Lunga Prendendo spunto da questo articolo ho voluto approfondire il concetto di “Coda Lunga” (The Long Tail) applicata nella vita reale e in quella dei blogger.
Per Coda Lunga s’intende quegli eventi poco frequenti o di bassa ampiezza (la Coda Lunga, rappresentata dalla porzione arancione della curva) che possono cumulativamente superare in numero o in importanza la porzione iniziale della curva (in rosso), di modo che presi tutti insieme rappresentano la maggioranza. Questo vuol dire che i prodotti a bassa richiesta o con ridotti volumi di vendita possono collettivamente occupare una quota di mercato equivalente o superiore a quella dei pochi bestseller o blockbuster.

Tag:Blog, blog-power, Coda Lunga, Internet
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Dic 7 2007

Blogosfera: qualche punto di vista per non naufragare

Posted by Antonio Troise
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Su IPLigence è possibile trovare una interessante mappa sulla diffusione di internet nel mondo basata sulla rilevazione di indirizzi IP degli accessi alla Rete: l‘Internet World Map 2007. Da qui si evince che a farne da padrone sono il Nord America (55.9%) e l’Europa (21.5%), per un totale del 77.4%. Al terzo posto arriva l’intero continente asiatico con un 14%, mentre, come era logico supporre, fanalino di coda è l’Africa con soltanto 1.5%.
La mia domanda allora sorge spontanea: la Blogosfera, quindi, non è un fenomeno globale ma coinvolge solo pochi paesi al mondo? Come sarebbe stata Internet se tutto il mondo avesse avuto accesso egualitario alla Rete?

Personalmente io vivo due tipi di blogosfere (e lo noto quando vado a vedere come ho diviso i miei feed sul mio aggregatore rss) che tendo, forse per un mio limite, a separare nettamente. Una è puramente Italiana e e vi aggrego tutti i blog nostrani che reputo interessanti. Un’altra è quella internazionale, che, inevitabilmente, sono blog di lingua inglese. Insomma, sarà un problema di differenza di lingua (un blog nazionale lo leggo più velocemente di uno inglese, anche se quelli che leggo sono prettamente tecnici e quindi, sono di più facile interpretazione), ma la differenza si sente e se anche il fenomeno Internet tende a globalizzare gli eventi, alla fine i conti tornano ad un fenomeno nazionale.

Ma questo fenomeno di separazione si evidenzia nettamente quando si vanno ad analizzare le lingue con cui sono stati scritti i blog: è qui che iniziano le sfaccettature di un mondo variegato. Quello che non immaginereste mai, però, è sapere che la nostra piccola comunità di blogger italiani è molto influente nel mondo: infatti, una ricerca Technorati sul Live Web determina come l’italiano è la 4a lingua più usata nella blogosfera internazionale dietro a giapponese, inglese e cinese. 8 milioni di blog nel 2005, 35 milioni nel 2006 e ben 72 milioni nel 2007. L’Italia contribuisce per il 3% alla creazione dei post che animano i blog di tutto il mondo, il che proietta la nostra lingua come la quarta più usata della blogosfera. Il giapponese (37%), l’inglese (36%) ed il cinese (8%) sono le più diffuse ed in questa speciale classifica l’Italia ben figura rispetto a lingue sicuramente più diffuse a livello internazionale quali ad esempio lo spagnolo (3%) o il francese (2%).

Se tutti questi numeri vi hanno confuso, allora forse non avete visto il meglio. Dovete, infatti, sapere che, in media, ogni secondo vengono scritti 17 nuovi post (1,5 milioni di post al giorno). Purtroppo ogni giorno tra i 3000 e i 7000 nuovi splog (falsi blog o blog di spam) vengono creati su un totale di 120.009 blog nuovi al giorno in tutto il mondo (1,4 blog al secondo). Insomma una blogosfera che crea e una blogosfera che distrugge. Come vedete non siamo di fronte alla sfera uniforma che si vuole immaginare ma ad un poliedrico mondo sfaccettato in mille realtà.

Interessante il calcolo di Qix che arriva alla conclusione che esiste un blogger italiano ogni 2.000 abitanti.

Pensateci quando siete allo stadio (se è pieno, insieme a voi dovrebbero esserci altri 40 blogger), in coda in autostrada (un paio), in treno (forse solo voi), ecc.

Se, però, parlare di tutti questi blog vi fa girare la testa, e non volete perdervi nel mare dei link, allora potete sempre creare una vostra piccola “blogosfera di quartiere” usando un comodo tool online: si chiama TouchGraph ed è in grado di creare una mappa visuale delle relazioni di un sito con gli altri nella Rete, analisi che permette di scoprire che vicino a noi c’è magari qualche blog di cui ignoriamo addirittura l’esistenza.

Ma la blogosfera, in piena era web 2.0, è anche sinonimo di un nuovo fenomeno: il tagging. Technorati arriva a definirlo come la «lingua franca» che ha cambiato il modo di comunicare tra le varie espressioni comunicative e a ben ragione si calcola che il 35% dei post monitorati nel Febbraio 2007 usano i tag. Ma se i tag spopolano c’è chi registra che nella blogosfera italiana i trackback, stanno morendo, forse perché mai definiti in uno standard univoco forse perché mezzo potente per i fenomeni di spam (che ne ha decretato la disattivazione preventiva).

Insomma provare a dare una sola definizione alla Blogosfera (l’insieme dei blog interconnessi tra loro su internet) sarebbe riduttivo e solo la punta dell’iceberg e sicuramente questo articolo non ha messo in luce tutti gli aspetti che la caratterizzano (altrimenti tedierei i miei lettori per qualche altro migliaio di righe), ma almeno è servito ad evidenziare una multietnicità di un mondo che fino a qualche anno fa si reputava uguale a se stesso.
E se talvolta rischio di perdermi nella vastità dei collegamenti di un poliedrico mondo sfaccettato in mille realtà… non si può, comunque, negare che il naufragar m’è dolce in questo mare…

Tag:Blog, blog-power, Web 2.0
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