L’uomo ha da sempre inventato nuovi strumenti per misurare il tempo: dalla meridiana alla clessidra, dall’orologio ad acqua al pendolo dall’orologio al quarzo al cronometro fino all’orologio atomico.
Solo recentemente qualcuno si è spinto a creare nuovi metodi di rappresentazione del tempo con l’Internet Time della Swatch o il più recente orologio con i numeri in binario (come l’affascinante Binary Time della The One).
Ma questa volta un inventore, John Taylor (supportato dall’autorevole presenza di Stephen Hawking), ha superato tutte le più assurde idee inventando un orologio che, secondo me, è stato reso complesso solo per il gusto di sfidare se stessi. Se fosse un software a ragione lo avrebbero battezzato come “inutility” ma loro lo hanno chiamato, invece, “Cronofago” con un singolare richiamo etologico alla cavalletta che tutto distrugge, o “Corpus Clock” in onore dell’Università a cui è stato donato.
Dal diametro di quasi 1,5 metri, l’orologio d’oro a 24 carati sul quale si muove la mega-cavalletta “mangiatrice del tempo” è stato realizzato in cinque anni grazie a sei diverse tecnologie brevettate, un affare che ha richiesto un milione di sterline, e che John Taylor ha donato al celebre ateneo britannico del Corpus Christi College e destinato ad essere piazzato all’esterno della biblioteca del college.
Lo scopo di Taylor è stato quello cercare un modo per continuare a rendere interessante “il tenere traccia del tempo” in quanto “gli orologi con le lancette sono noiosi”, rendendo anche tributo a John Harrison, grande orologiaio del XVIII secolo che rivoluzionò la navigazione marittima dell’epoca.
Caratteristiche
Il Cronofago si muove come un pendolo, al ritmo del movimento dell’insetto che vi poggia sopra (invece del troppo classico cucù), mentre un complesso sistema di luci, o meglio di tagli luminosi, indica secondi, minuti ed ore che implacabili si susseguono. Ecco un video che forse renderà bene l’idea di come funziona:
Insomma luci al posto delle lancette e ora esatta segnata solo ogni cinque minuti! E’ facile, quindi, comprendere per quale motivo è stato definito come l’orologio più strano del mondo, sfidando tutti i preconcetti e le consuetudini riguardo alla misurazione del tempo. Non ha lancette né numeri digitali e l’ora viene visualizzata attraverso una serie di luci che rappresentano ore, minuti e secondi. Inoltre, il meccanismo è stato progettato specificamente per correre in maniera imprevedibile, rallentando e accelerando di tanto in tanto.
Molto interessante invece la sua autonomia, visto che il suo funzionamento è garantito da un motore elettrico che dovrebbe durare almeno 250 anni e che consuma l’equivalente di tre lampadine da 60 watt.
Curiosità sul ruolo di Hawking
Curioso invece come la notizia sia stata diffusa, su numerose testate giornalistiche, come l’orologio di Stephen Hawking: in realtà lui lo ha solo presentato ai giornalisti, mentre l’inventore e colui che lo ha pagato e donato, viene solamente citato tra le righe dell’articolo. E’ probabile che, se non ci fosse stata la sua presenza, forse questo orologio sarebbe stato classificato come una delle tante stramberie del genere umano, e comparendo nelle ultime pagine dei giornali, sarebbe stata presto dimenticata. Invece, con un mentore di tale portata la notizia ha avuto, forse ingiustamente, risonanza mondiale ed eterna memoria.
Altrettanto curiosa è l’interpretazione che ne da lo stesso Taylor, nel corso della conferenza stampa di presentazione della sua nuova invenzione, riguardo la cavalletta che sormonta l’orologio.
“Lo so è terrorizzante, come deve essere, perché io non vedo il tempo come qualcosa che gioca dalla nostra parte. È qualcosa che mangia ogni minuto della nostra vita, e non appena ne mangia uno già ha l’acquolina in bocca per far fuori quello successivo. Non è sbagliato ricordarlo agli studenti. In realtà non mi sono mai accorto di questo fino a quando non mi sono svegliato in occasione del mio 70esimo compleanno, folgorato all’idea di quanto volevo ancora fare e di quanto poco tempo avessi ancora a disposizione. Carpe Diem!”
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