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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Set 25 2009

K-Meleon: la versione Lite di Firefox per Windows adatta per tutti i PC lenti

Posted by Antonio Troise
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Slow PC In questi giorni sono costretto ad usare, al posto del mio Macbook Pro (in assistenza per un problema alla scheda video nVidia, fortunatamente riconosciuto da Apple anche se non in garanzia) un vecchio PC con sopra installato Windows XP SP3: un Pentium 4 da 1,6GHz con 256 MB di memoria.
Dopo il primo traumatico impatto iniziale, non tanto per la presenza di Windows XP, quanto per il fatto che il pc era notevolmente lento e ogni paio di ore ero costretto a restartarlo (finestre congelate per decine di minuti se aprivo due e o tre applicazioni diverse… il famoso multitasking sapete…), mi sono rimboccato le maniche e ho cercato di alleggerire l’utilizzo di memoria di alcuni programmi che usavo abitualmente (la soluzione ottimale forse sarebbe stato installare una distribuzione Linux o il più leggero Windows 2000, ma non volevo perderci troppo tempo). Tra questi, ovviamente, al primo posto vi era il browser. Escludendo a priori Explorer 8 (veramente troppo lento a caricarsi su un pc sottodimensionato come il mio, senza considerare le varie problematiche che lo affliggono da sempre), ho provato ad installare varie browser alternativi. Ho, ovviamente, iniziato dal beniamino della rete Firefox ma, anche senza installare alcuna estensione, non reggeva la presenza di poche tab aperte. Allora ho provato le performance di Chrome di Google sul mio pc datato e, sebbene tutti ne elogino la indubbia velocità di rendering delle pagine web, anche questo, quando si aprivano 2-3 tab, inizia a rallentare esponenzialmente tanta da freezarsi per diversi minuti (ovviamente queste considerazioni sulla performance sono valutate sul mio vecchio pc e non sono da intendersi in senso assoluto). Ammetto di non aver provato ad installare Opera ma le ultilme versioni non mi avevano mai convinto in termini di performance.

Cross-platform vs Native

Quindi, ben sapendo che molti utenti, lamentavano problemi di pesantezza in memoria di Firefox, ho cercato la presenza di un fantomatico progetto di “Firefox lite” da far girare su vecchi PC, una sorta di versione “barebone” di Firefox che faccia a meno di tutto ciò che lo può rendere lento. Ed è così che sono giunto a K-Meleon.

Infatti, a giudizio di molti, Firefox è lento (anche se nella versione 3.x le cose sono nettamente migliorate ma non così sensibilmente da poter girare senza problemi su pc datati come il mio) perchè è un progetto multipiattaforma. Se si vuole creare la propria versione di ‘Firefox lite’ è quindi necessario abbandonare il ‘cross-platform’, per abbracciare il ‘native’. E’ a questo punto che le alternative si moltiplicano ed è possibile facilmente eleggere le 3 migliori alternative per le principali piattaforme: K-Meleon per Windows (Native Win32), Camino per Mac OS X (Native Cocoa) e Epiphany per Gnome (Native GTK+).

K-Meleon: il Firefox Lite per Windows

K-Meleon K-Meleon, giunto alla versione 1.5.3, è un browser molto leggero distribuito gratuitamente (sotto licenza GPL) e basato sullo stesso motore di rendering di Mozilla, Gecko 1.8.1.21 (e quindi completamente compatibile con i più diffusi standard di Internet).

Dato che al posto di XUL (il linguaggio per le interfacce su cui si base Mozilla Firefox) viene utilizzata l’interfaccia nativa di Windows, questo gli permette di avere una migliore integrazione con l’aspetto grafico di Windows e un più veloce avvio del browser rispetto ai vari software con interfaccia XUL, e lo rende, per forza di cose, una applicazione in grado di girare solo sulle piattaforme Microsoft Windows a 32 bit. Ma questo, se da un lato è uno svantaggio per la diffusione del browser su diversi sistemi operativi, è anche un indubbio vantaggio a favore della sua velocità di esecuzione e di gestione della memoria.

Impressioni su K-Meleon

Se durante l’uso di K-Meleon mi sono accorto che ancora non può vantare la facilità d’uso, la pulizia dell’interfaccia e la maturità di Firefox, sono rimasto meravigliato dalla sua velocità su pc datati anche quando venivano aperte una decina di tab.
Infatti, se a prima vista si può rimanere spiazzati dal fatto che tutti i menu e i pulsanti della toolbar possono essere completamente personalizzati solo attraverso dei file di configurazione (cosa che comunque è utile per creare dei template per diversi ambienti di lavoro) visto che non esiste una interfaccia grafica per la loro personalizzazione (occorre modificare dei file di configurazione per spostare i pulsanti, anche se le barre possono essere semplicemente trascinate), il browser implementa inoltre tutte le funzionalità che ci si può aspettare da un browser moderno: blocco dei pop-up, temi e skin (non usando XUL non è possibile usare gli stessi temi di Firefox), navigazione a schede, salvataggio delle sessioni, opzioni per la privacy, mouse gestures, personalizzazione dei motori di ricerca e supporto dei proxy (quindi è perfetto anche in rete aziendali).

Per quanto riguarda, invece, i plugin per Java, Flash, QuickTime e Adobe Reader, K-Meleon, è in grado di utilizzare, se già installato, quelli di Firefox.

Nonostante, però, l’interfaccia sia integralmente localizzabile, non esiste ancora una versione in italiano.

Se poi volete aumentare ulteriormente la già rapida velocità di apertura del browser K-Meleon, allora potete usare un’altra sua funzionalità peculiare, il Loader, un programma che si posiziona nella system tray di Windows e carica in memoria, ad ogni avvio del sistema, una porzione del browser: in tal modo i tempi di esecuzione del software vengono fortemente ridotti.

In definitiva sono rimasto piacevolmente meravigliato da questo piccolo ma potente browser che non conoscevo, poiché non mi ero mai imbattuto nell’uso di pc così vecchi, e ho così prontamente eletto il kamaleonte come browser predefinito del mio sistema!

Tag:benchmark, browser, chrome, explorer, firefox, gecko, Google, k-meleon, Software, Windows
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Dic 3 2008

Esperienza personale sulla riduzione delle prestazioni di un portatile alimentato dalla sola batteria e i casi limite di laptop Apple e Asus più lenti se usati senza batteria

Posted by Antonio Troise
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Dual Core Processor Forse non tutti sanno che molti notebook di ultima generazione lavorano diversamente a seconda se sono collegati ad una fonte di alimentazione esterna oppure se sono alimentati solamente dalla batteria. In effetti, il principio non era noto nei dettagli neanche a me. Ho sempre pensato che l’unica limitazione (perlomeno quelle visibili) su un portatile non collegato alla presa di corrente, fosse un semplice abbassamento automatico della luminosità dello schermo (che comunque può essere ripristinata manualmente). In realtà, anche grazie all’adozione dei processori multicore, molti portatili anche di fascia alta, tendono a limitare la potenza dei processori, e ciò avviene o spegnendo un core (un processore) oppure limitando la potenza totale della CPU (non so se avvenga lo stesso anche per la scheda grafica integrata o no). Il tutto per salvaguardare la durata della batteria. Questo cosa comporta, però? Come potete intuire le prestazioni del vostro fiammante computer dualcore si ridurrano drasticamente, e se usate applicazioni molto pesanti che magari richiedono una notevole elaborazione di dati o anche un sofisticato rendering 3D, ecco che, oltre a far scendere la durata della batteria, si ridurranno anche le prestazioni per far eseguire quelle applicazioni, col risultato che potrebbero, nei casi limite, girare anche più lentamente del normale. Ovviamente, parlo di casi limite, poiché spesso, quando un portatile è scollegato dalla presa di alimentazione, se si vuole far partire, per esempio, un gioco, si tende a collegarlo velocemente ad una alimentazione esterna poiché si è consci che la durata della batteria potrebbe calare bruscamente. In tal modo, però, oltre ad assicurare una alimentazione costante e duratura, si aumenteranno le prestazioni del portatile, tanto che difficilmente riuscirete ad accorgervi della differenza, anche perché i processori più moderni sono molto veloci per la maggior parte delle applicazioni che un utente medio può lanciare (ovviamente con le dovute eccezioni).

La mia esperienza

Ventola Io normalmente effettuo sempre un ciclo completo di carica e scarica della batteria, nel tentativo di farle avere un ciclo di vita il più lungo possibile, e, se in media ci impiega dalle 3 alle 4 ore a scaricarsi completamente, è anche vero che in questo arco di tempo, solitamente non stresso mai il mio portatile con elaborazioni grafiche o computazionali pesanti, tanto che non mi sono mai accorto della differenza. Questo fino a ieri sera, quando, stavo guardando alcuni video su Youtube. Fino a quando ero con la alimentazione scollegata e usavo solamente la batteria del mio Macbook Pro, tutto proseguiva senza problemi. Ma quando, oramai al limite di carica, ho deciso di collegare il mio portatile alla corrente, ecco che nel giro di un paio di minuti le due ventole di raffreddamento hanno alzato il numero di giri, tanto da sfiorare quasi i 6.000 rpm ciascuna, con un evidente aumento di rumore (solo un sibilo leggero ma comunque udibile). Ho provato quindi a scollegare l’alimentazione per vedere come si comportava il sistema di raffreddamento e, nel giro di pochi minuti (il tempo di riportare la temperatura sui valori standard), le ventole hanno ridotto sensibilmente il numero di giri fino ad arrivare ad un ragionevole valore di 2.000 rpm, con conseguente riduzione del rumore. Ma, non appena ho ricollegato l’alimentazione esterna, il numero di giri delle ventole si è riportato nuovamente verso i 6.000.

Sebbene possa sembrare un controsenso, credo che questa sia la dimostrazione che il mio Macbook Pro, come tanti altri portatili, ha effettuato una riduzione delle prestazioni in assenza di una alimentazione esterna. Infatti, senza l’alimentazione esterna, il mio portatile, al fine di risparmiare ulteriormente la carica della batteria, ha abbassato la luminosità dello schermo (ma questo è un settaggio che si può anche variare) e ha ridotto le prestazioni del mio Mac facendolo funzionare con un solo core e, magari, siccome ha anche una scheda grafica separata, riducendo le prestazioni della stessa. In tal modo, quando il portatile lavorava solo con la batteria, per visualizzare il video in flash, usava meno risorse di non quando era anche collegato all’alimentazione. In quest’ultimo caso, infatti, la temperatura si sarebbe alzata maggiormente (arrivando anche a quasi 60°) e le ventole hanno iniziato ad alzare il loro numero di giri per raffreddare il sistema.

Ovviamente, questo fenomeno di surriscaldamento, non accade tutte le volte che vedo un video su Youtube, ma è accaduto ieri e non accadeva da parecchi mesi. Infatti, occorre considerare diversi parametri che possono concorrere all’aumento di temperatura interna di un portatile: tra questi non posso non enumerare, la temperatura ambientale di partenza e la superficie sulla quale il computer è appoggiato (potrebbe spesso fare la differenza, specie in relazione con la posizione dei buchi di aerazione).
Purtroppo, ieri, non ho potuto fare ulteriori test, e oggi ho solo voluto riportare questa mia esperienza, magari per sentire anche i vostri commenti a riguardo.

Il caso limite di riduzione delle prestazioni in assenza di batteria: i casi Apple e Asus

A conferma della riduzione delle prestazioni dei portatili, vi è anche la recente notizia secondo cui, nei nuovi Macbook, quando sono collegati all’elettricità ma sono anche sprovvisti di batteria, il processore viene limitato di circa un 30%-40% della sua potenza totale, costringendo l’utente a dover per forza collegare la batteria, riducendo la longevità della stessa, per non vedersi ridotte drasticamente le capacità del MacBook. Effettuando il test CINEBENCH R10 il MacBook Pro 2.53 GHz da un punteggio di 5549 scende a 3504; la differenza è tale da poter concludere che solo il 63% della potenza di calcolo reale viene utilizzata (quando il sistema è collegato alla rete elettrica).
La caratteristica è inusuale a molti produttori di PC, che spesso si impegnano nella pratica comune di limitare il processore nel caso il sistema fosse collegato solo alla batteria per estenderne la durata operativa: in pratica, l’esatto opposto.
Da parte sua, la Apple ha dichiarato ufficialmente che limiterebbe il processore per evitare improvvisi spegnimenti del MacBook Pro dovuti ad un imprevisto aumento della richiesta d’energia. Se Mac Os X e le applicazioni in esecuzione richiedessero più energia elettrica di quella fornita dalla presa, il portatile potrebbe spegnersi improvvisamente con la perdita del vostro lavoro; questo non avverrebbe se la batteria è inserita.

Ma la Apple non è l’unica che si comporta in questo modo; la rete è piena di persone che notano abbassamenti considerevoli di prestazioni dei propri portatili in assenza di batteria; come questo possessore di un computer Asus V6J con core duo T2500 che ha notato che se lo si utilizza con l’alimentazione da rete e senza batteria il processore rimane “bloccato” nello stato di funzionamento a 900 MHz, indipendentemente dal carico di lavoro. L’assistenza centrale di Taiwan, gli ha risposto che il notebook è stato volutamente progettato in modo che lavorasse a pieno regime solo con la batteria collegata!

Tag:Apple, benchmark, dual core, laptop, macbook, portatile, rpm, rumore, temperatura, ventola
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Gen 30 2008

SSD Vs HDD: filmato e analisi delle differenze prestazionali, di peso e resistenza alla vibrazione tra un disco a stato solido e un hard disk tradizionale con testina meccanica

Posted by Antonio Troise
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La memoria SSD (solid-state disk) è tornata in voga da quando la Apple ha presentato il suo Macbook Air con hard disk SSD. Ma è già da qualche anno che si sta cercando di sostituire i tradizionali hard disk con quelli più performanti a stato solido.
Ricordo che già nel 2004 fu presentato il SAM-650, un supercomputer tra i primi ad usare la tecnologia SSD. Ma è da poco più di un anno che i drive a stato solido stanno diventando sempre più economici e, al contempo, sempre più capienti e performanti: ad inizio 2007 la Sandisk, aveva presentato un SSD da 1,8 pollici e da 2,5 pollici di ben da 32 Gb, promettendo una durata di vita di oltre 2 milioni di ore (parliamo dell’ordine dei 200 anni per un PC sempre acceso) prima di presentare problemi (tempo medio fra i guasti: MTBF), un risultato di circa sei volte superiore rispetto ad un notebook con hard disk. Non essendo composte da parti mobili, le memorie SSD di SanDisk sono inoltre molto meno soggette a rotture quando un computer portatile cade o viene esposto a temperature estreme.
Tra le altre caratteristiche salienti delle memoria SSD abbiamo una velocità di ben 100 volte quella degli hard disk (con un tempo di accesso ad un singolo file di soli 0,12 millisecondi) e un consumo di energia del 60% in meno (0,4 W contro 1,0 W degli hard disk tradizionali).

Per quanto riguarda la durata e l’affidabilità delle memoria SSD, nel caso delle prime di SanDisk si parlava già di una durata di oltre 2 milioni di ore (parliamo dell’ordine dei 200 anni per un PC sempre acceso) prima di presentare problemi (MTBF).

Su Wikipedia, inoltre, è possibile leggere che le schede SD (ma presumo che il discorso valga anche per gli SSD) sono molto resistenti agli urti: sono infatti in grado di resistere ad un impatto di 2.000 grammi, contro i 100-200 grammi di un comune hard disk!

Ad oggi, molte altre società, oltre la Sandisk, hanno annunciato la propria versione di HDD SSD in grado di raggiungere la capienza record di 128 GB in tecnologia NAND; tra queste vi sono la Samsung, Toshiba, Intel, Mtron e Seagate (con degli hard disk ibridi). Le prestazioni, ad oggi, raggiungono risultanti eccellenti, con velocità di lettura e di scrittura rispettivamente di 100 e 70 MB al secondo.

La domanda ora che verrebbe da porsi è quanto sono effettivamente veloci ed affidabili gli hard disk SSD rispetto a quelli tradizionali con la testina?
La risposta la fornisce un video preparato da Samsung che mette a confronto due computer portatili identici, tranne che su uno è presente un normale disco rigido (HDD) mentre sul secondo un disco allo stato solido (SSD). I risultati sono sorprendenti e fanno capire che il passo di una implementazione massiva dei dischi a stato solido è oramai prossimo, come già si era intuito con l’avvento del Macbook Air.

Nel filmato vengono messe in luce le differenze prestazionali misurate sui diversi tempi di avvio, spegnimento e lancio di applicazioni.

In particolare abbiamo che:

  • Il peso dell’SSD è minore di quello dell’HDD di quasi il 22% (47 grammi contro 60 grammi).
    Test 1
  • Per avviare un PC con Windows Vista Premium (bootstrap), un SSD impiega appena 36 secondi mentre HDD bene 63 secondi, quasi il doppio del tempo (certo nulla ha a che vedere con un Macbook Pro con Mac OS X 10.5: il mio, con disco hdd, impiega poco più di 20 secondi… ma questo penso dipenda dal sistema operativo usato).
    Test 2
  • Per il caricamento di un file PDF da 25 MB (data read speed), SSD impiega solo 4 secondi mentre un HDD ben 12 secondi.
    Test 3
  • Per il caricamento di un file Photoshop da 40 MB (data read speed), SSD impiega solo 13 secondi mentre un HDD ben 20 secondi.
    Test 4
  • Per spegnere un PC con Windows Vista Premium (shutdown), una SSD impiega 9 secondi mentre un HDD 13 secondi.
    Test 5
  • Questo è il test più interessante: quello della vibrazione. Presi due PC identici sui cui gira lo stesso filmato, se entrambi sono sottoposti ad una forte e continua vibrazione, quello con disco HDD produrrà un errore di sistema, e quindi il blocco del filmato, dopo 35 secondi (probabilmente a causa della testina), mentre quello con disco SSD dopo ben 73 secondi (che non ha alcuna testina meccanica).
    Test 6

Quello che non viene evidenziato nel filmato sono due aspetti noti a tutti: le memorie SSD sono meno rumorose rispetto ai dischi rigidi e consumano in termini energetici notevolmente di meno.

In definitiva, questi sono stati i risultati, del test eseguito da Samsung:

SSD vs HDD

e questo il grafico relativo:

SSD vs HDD

Ora però, non resta che dare un’occhiata al filmato:

Che ne pensate? Un prodotto del genere non vi fa gola?
Certo, il costo per bit è ancora eccessivamente alto (sull’Apple Store la differenza tra un HDD tradizionale e un SSD è di ben 899€), ma se questi sono i presupposti è possibile immaginare un prossimo futuro in cui, come avviene per qualsiasi altro prodotto tecnologico, i costi di produzione si abbatteranno e gli SSD diverranno il nuovo standard de facto sul fronte della conservazione dei dati nei notebook di prossima generazione.

Tag:benchmark, hard-disk, ssd, Video
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Gen 23 2008

E’ possibile giocare con i videogiochi di ultima generazione su un Macbook? (seconda parte)

Posted by Antonio Troise
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Tempo fa, prima di comprare il mio Macbook Pro, mi chiesi se era possibile giocare con i videogiochi di ultima generazione su un Macbook tradizionale. In quel post diedi qualche risposta anche se non avevo in mano alcun test effettuato seriamente. Oggi sono riuscito a trovare dati più precisi e, quindi ho deciso di scrivere questa seconda parte più completa, nella speranza che il mio contributo possa servire per far chiarezza su questo aspetto poco documentato.

Nel mentre, però, sono cambiate le carte in tavola, poiché i Macbook hanno avuto un sostanzioso speed bump visto che ora implementano una architettura Santa Rosa e un processore grafico Intel GMA X3100 con 144MB di SDRAM DDR2 condivisi con la memoria principale (abbandonando una volta per tutte il vecchio chip Intel GMA 950).

Graph

La GMA X3100 (che altro non è che la versione mobile della GMA X3000), attualmente, è la più potente scheda grafica integrata oggi sul mercato, anche se non è ancora in grado di rivaleggiare con i chip più potenti della concorrenza come nVidia o ATI. Il punto forte di questa scheda video è sicuramente una buona risposta nel campo della compressione e decompressione video, specie quello ad alta definizione.
Ma come si comporta quando deve far girare un gioco di ultima generazione?

Potenza elaborativa

Se i nuovi Macbook sono sicuramente più performanti delle precedenti generazioni, il fatto che i Macbook e i Macbook Pro abbiano processori molto simili rende i piccoli portatili consumer un’alternativa a basso costo rispetto a quelli professionali, almeno se non fate elaborazioni grafiche molto pesanti.
Infatti, se analizziamo solo la potenza elaborativa, i nuovi Macbook Santa Rosa, sono allo stesso livello dei Macbook Pro di pari frequenza: i benchmark hanno fatto segnare un indice Speedmark 5 di 185 (per il Macbook bianco intermedio) e 186 (per il Macbook nero) contro il 185 del Macbook Pro a 2,2 GHz.

Spore
Potenza Grafica

Se, invece, analizziamo il comparto grafico, ovviamente le cose cambiano (anche se il nuovo chip grafico è migliore rispetto al passato), poiché risente di molto la limitazione della memoria condivisa: abbiamo, infatti, 25,4 frame al secondo (fps) per il nuovo chip grafico contro 18,5 fps del veccio in Unreal Tournament 2004 e 7,8 fps contro 4,5 in Quake 4.
Come si capisce sono valori ovviamente insufficienti per i videogiocatori accaniti, visto che, per fare un esempio, un Macbook Pro da 15 pollici a 2,2 GHz viaggia a 69 frame al secondo con Unreal Tournament 2004, ma sono sufficienti per chi non gioca molto spesso o, almeno, con titoli non esigenti graficamente.

Cider: la conversione dei giochi da Windows a Mac

Cider Infine, c’è da considerare un altro aspetto importante: la compatibilità con gli ultimi videogiochi. Ultimamente, infatti, stanno trasportando moltissimi giochi di ultima generazione (uno fra tutti il prossimo Spore) su piattaforma Mac grazie ad un processo denominato “ciderizzazione“, ossia un sistema di “traduzione” che letteralmente avvolge il codice Win per renderlo comprensibile al Mac, basato sul software di virtualizzazione Cider di TransGaming, una soluzione che evita il lungo e costoso lavoro di porting di giochi Windows su Mac.

Se questo, da un lato, è una cosa positiva, perché, i giochi per Mac potranno crescere molto più rapidamente, dall’altro abbiamo che questi giochi possono girare solo su piattaforma Mac Intel e, soprattutto, richiedono una scheda grafica con memoria dedicata: Macbook Pro, iMac e Mac Pro non avranno, quindi, problemi, mentre Macbook e Mac Mini non è detto che riescano a far girare il software.

Quindi, a conti fatti, il Macbook è un ottimo portatile se fate di tutto tranne che giocarci. Se, invece, volete dedicarvi a questo aspetto ludico, dovete sapere che i giochi potranno girare ma con un fps abbastanza basso e comunque, i giochi, “ciderizzati” avranno sempre poche speranze di funzionare se richiedono l’uso di molta memoria dedicata!

Tag:3d, Apple, benchmark, Giochi, mac, macbook, macbook pro
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Dic 5 2007

Windows Vista, qualsiasi sia la sua configurazione, è sempre nettamente più lento di Windows XP

Posted by Antonio Troise
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Vista vs XP Se Mac OS X 10.5 Leopard velocizza le macchine su cui viene installato rispetto a quando avevano installato Tiger, la stessa cosa non si può dire accada con Windows Vista rispetto a Windows XP. Infatti, secondo molti test, realizzati con diverse configurazioni, Windows Vista è sempre nettamente più lento di Windows XP.
Sarà forse anche per questi motivi che Windows Vista è considerato, secondo la classica di Crave.Cnet, tra i dieci prodotti tecnologici peggiori al mondo ed è in grado, inoltre, di preoccupare i professionisti dell’It tanto che il 44% sta considerando alternative (e Mac OS X è la prima fra tutte)?

Ma vediamo cosa dicono i benchmark.

Tag:benchmark, leopard, mac, Mac os x, Windows, windows-vista, windows-xp
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Giu 25 2007

MacBook e MacBook Pro, nuovi e vecchi, messi a confronto e la politica del bianco e nero della Apple

Posted by Antonio Troise
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Oggi ho trovato una interessante analisi comparativa di Boliboop che mette a confronto i benchmark dei MacBook e MacBook Pro, nuovi e vecchi:
In particolare:

  1. mb n (v): macbook nero (vecchio modello, potenziato), 2 Ghz, 2GB (RAM), 120 GB (HDD), € 1.400
  2. mb b b (n): macbook bianco (nuovo modello base), 2 Ghz, 1GB (RAM), 80 GB (HDD), € 1.049
  3. mb b (n): macbook bianco (nuovo modello), 2.16 Ghz, 1GB (RAM), 120 GB (HDD), € 1.249
  4. mb n (n): macbook nero (nuovo modello), 2.16 Ghz, 1GB (RAM), 160 GB (HDD), € 1.449
  5. mbp 15 (v): macbook pro da 15″ (vecchio modello), 2.33 Ghz, 2GB (RAM), 160 GB (HDD), € 2.200
  6. mbp 17 (v): macbook pro da 17″ (vecchio modello), 2.33 Ghz, 2GB (RAM), 160 GB (HDD), € 2.399
  7. mbp 15 (n): macbook pro da 15″ (nuovo modello), 2.4 Ghz, 2GB (RAM), 160 GB (HDD), € 1.899
  8. mbp 17 (n): macbook pro da 17″ (nuovo modello), 2.4 Ghz, 2GB (RAM), 160 GB (HDD), € 2.699

Qui metterò in risalto solo il primo grafico, relativo al punteggio generale ottenuto da ognuno di questi computer portatili. Per un’analisi del secondo grafico, vi consiglio di andare a leggere l’articolo di Davide.
Il primo grafico riguarda il :

9mac-result.png

e mostra come i macbook nuovi (anche il modello base) siano superiori in prestazioni generali rispetto al miglior esemplare della vecchia versione (ossia il macbook nero), mentre si nota un lieve incremento di prestazioni da i vecchi ai nuovi macbook pro.
Molto interessante anche la constatazione che il macbook nero nuovo, invece, è andato addirittura ad assestarsi su un punteggio globale molto simile al vecchio macbook pro da 15″. Certo il fascino del bianco è indubbio per i prodotti di casa Apple, ma a questo punto, per chi dovesse fare un nuovo acquisto, in termini di prestazioni è molto più promettente il nuovo Macbook nero, anche se 200€ in più potrebbero farsi sentire.

Quello che non capisco è perché la Apple si sia avventurata in un modo del tutto unico nel mondo dei colori con i suoi Macbook: perché fare la versione nera più potente di quella bianca, quando sa benissimo che il bianco è il colore, almeno da una prima occhiata, che fa distinguere un mac user da un pc user (i primi mac e iPod erano bianchi)?
Certo il nero è più elegante, più deciso e dotato di una maggiore personalità e all’inizio pensavo che fosse solo per dare una giusta alternativa a chi non preferiva il bianco: infatti sapevo che la Apple aveva chiaramente dichiarato che il nero era “cool” (e su questo molti si sono lamentati sul perché un mano di nero dovesse costare 200€ in più).

Ma i benchmark di Davide hanno rivalutato la situazione e a quanto pare, i macbook neri sono anche più perfomanti di quelli bianchi, rivalutando quindi l’opinione dell’incremento di prezzo che ora, forse, risulta maggiormente giustificato.

Ma allora, un’altra domanda, nasce spontanea: perché, quindi, non dare un alternativa bianca egualmente potente di quella nera?

Voi che ne pensate?

Tag:Apple, benchmark, macbook, macbook pro
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Ott 26 2006

Quale è il miglior pc per eseguire Windows? Un Mac!

Posted by Antonio Troise
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La notizia la da la rivista inglese Pc Pro che ha confrontato un Apple Mac Pro (con doppio processore Intel Xeon dual-core da 3 GHz a 64 bit) con altri computer di pari fascia di prezzo (il che, implicitamente, vuol dire che il confronto è stato fatto con PC molto costosi, visto che un Mac Pro costa, all’Apple Store, ben 2.519,00 Euro!): secondo i loro benchmark, nell’esecuzione di applicazioni Windows la macchina Apple è risultata tre volte più veloce. Per i più curiosi, sul Mac è stato installato Windows XP Professional grazie all’applicativo della Apple, Boot Camp (ancora in beta pubblica) e, quindi, eliminando la versione di Mac OSX preinstallata. Ed è stato proprio quest’ultima operazione a far fare un balzo prestazionale al Mac, raggiungendo velocità record: riusciva a far girare simultaneamente Microsoft Office, Photoshop e un decoder musicale mantenendo velocità elevate.
E dopo l’assurdo, si passa all’ironia: non penso infatti che la Apple gradisca molto questa soluzione. Se avete un ricco budget da spendere su una buona macchina con Windows XP sembra, quindi, che vi convenga comprare un Apple e buttare via il sistema operativo.
Se per caso, non vi interessano le prestazioni, e vi fosse venuta voglia di usare un Mac (magari solo per il suo design accattivante) ma vi ostinate a non voler abbandonare il caro vecchio e bacato Windows, allora approfitto per segnalarvi un articolo di Engadget che spiega come, con 11 semplci installazioni, è possibile moddare una interfaccia Windows in una di tipo Mac: Turn your PC into a Mac – Engadget.

[via passionemac, The Inquirer, pcpiufacile]

Tag:Apple, benchmark, boot-camp, Mac os x, windows-xp
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