L’altro ieri mi hanno regalato per il mio compleanno una Time Capsule da 500 GB: un oggettino davvero utile e semplicissimo da usare per fare il backup centralizzato e via wireless di tutti i miei Mac casalinghi. E cosa vado a scoprire oggi, leggendo le news del mondo Apple? Che proprio ieri la Apple ha rilasciato la nuova versione della sua Time Capsule!
Ora, francamente, le nuove caratteristiche introdotte da Cupertino per rendere il prodotto, oltre che innovativo, anche maggiormente appetibile (come la Dual band simultanea, il network Guest e il collegamento diretto col vostro account MobileMe), non hanno destato particolarmente il mio interesse, dato che sono funzionalità che non userei mai. In particolare, il Time Capsule lo userei solo per la sua funzione primaria: fare i backup da remoto con Time Machine. Quindi, se non fosse stata per una lieve riduzione di prezzo, direi che sono ancora del tutto soddisfatto del mio acquisto.
Il disagio psicologico di un acquisto affrettato
Ma, quando ho letto la notizia di tutti questi upgrade hardware, ho provato come una sorta di disagio psicologico, come se avessi perso una grande occasione a non aver aspettato a comprare la Time Capsule, e una vocina mi diceva di correre a leggere le novità introdotte. Probabilmente questo accadrà solo a chi piace giocare, budget permettendo, con gli ultimi ritrovati tecnologici: quanti di voi hanno comprato un Macbook e il giorno dopo hanno scoperto che ne è uscito uno speed bump o, nei peggiori dei casi per un tech-addicted, ad un completo redesign del prodotto? I più saggi consigliano sempre di comprare i portatili sempre dopo il loro ultimo aggiornamento evitando così di doversi pentire della troppa fretta o del proprio tempismo sbagliato!
A testimonianza di ciò, i forum del mondo Apple sono pieni di queste segnalazioni e tra i tanti commenti, si segnalano persone che non soffrono di questo “incauto” acquisto fino ad arrivare a persone che corrono subito a riportare indietro il prodotto (sfruttando il diritto di recesso di 15 giorni) per poi acquistare, il giorno dopo, e magari in un altro negozio, la versione aggiornata del loro gioiellino tecnologico. Certo, questi sono casi limite, ma sono testimonianze di quanto una sofisticata strategia della Apple faccia parlare di sè ad ogni upgrade hardware.
Il confronto con Asus
Infatti, se è vero che, secondo la rivista “Fortune”, per il secondo anno consecutivo, la Apple è la società più ammirata al mondo, è anche vero che questa azienda è l’unica a generare un hype mediatico senza pari che inizia dai rumors pre-upgrade, fino a sfociare nei commenti, lusinghieri e non, del post-upgrade. Ma tutto ciò, come accennato poco fa, fa parte di un abile e sottile strategia, che, tra i vari tasselli che la costituiscono, sicuramente in primo piano vi è quella tecnica di non cambiare mai i nomi dei prodotti, evitando quelle inutili sigle compresse e poco mnemoniche.
Faccio un esempio. Tempo fa acquistai un Asus Eeebox B202 che ho posizionato sotto il mio televisore. Un prodotto eccellente per quello che deve fare ad un prezzo contenuto. Ebbene, nel frattempo, sono usciti anche i modelli EeeBox B203 con il Celeron, EeeBox B204 e EeeBox B206 che hanno eliminato l’uscita DVI per far spazio alla nuova porta HDMI, oltre ad avere aggiunto una scheda video più potente come la ATI della serie Radeon HD3400.
Insomma, tutte modifiche che farebbero gola a chi vuole il top, ma che sfuggono ai più per due semplici motivi. Il primo perché la risonanza mediatica di un aggiornamento hardware dei modelli Asus penso sia infinitesimalmente più piccola di quella che potrà mai produrre una società come la Apple. Il secondo, e non ultimo, motivo è che ogni nuovo aggiornamento hardware costituisce, di fatto un nuovo modello, facendo perdere di fatto l’identità del prodotto come tale ma costellandolo di una decina di versioni leggermente diverse che si contraddistinguono tra loro semplicemente da un acronimo impersonale come B20x.
Ancora più largo è il comparto dei modelli dei portatili Asus: qui potete trovare un database completo di tutti i modelli usciti sino ad oggi. Per farvi una idea, abbiamo, per la serie A, l’ Asus A6Ja, A6Jc, A6M, A6T, A6Tc, A6Je, mentre per la serie F3 ben 17 modelli che vanno da F3SG-AP057C a Asus F3Jp. In totale abbiamo una selva oscura di oltre 251 modelli diversi (ovviamente distribuiti in diversi anni): provate voi ad affezionarvi ad uno solo di questi modelli!
La Apple, invece, a differenza di tutti gli altri produttori tecnologici, assegna solo pochi nomi univoci ai propri prodotti: Macbook, Macbook Pro, iMac, Time Capsule, iPhone, etc. Le poche caratteristiche diverse che possono contraddistingure i vari modelli coinvolgono quasi sempre la quantità di spazio sul disco rigido, di RAM preinstallata, di potenza della scheda video e di dimensioni dello schermo LCD! Ovviamente ogni modello avrà un suo particolare codice che lo contraddistinguerà ma questo rimarrà sempre cablato all’interno del prodotto e non lo troverete mai scritto neanche sul sito della Apple (per i curiosi, l’applicativo MacTracker può snocciolarvi tutti i modelli di tutti i prodotti Apple che si sono susseguiti negli anni).
L’inganno psicologico
Insomma, come capirete, è facile affezionarsi al proprio Macbook Pro, perché ha un nome amichevole, è facilmente rintracciabile su Google e, proprio per questo, appena vi è un aggiornamento, lo verrete subito a sapere. Ed ecco qui che nasce quel fenomeno, tipico solo del mondo Apple, di rimpianto per un acquisto incauto e frettoloso, cosa mai lontanamente immaginabile, per esempio, per i prodotti Asus dato che, almeno apparentemente, non siamo di fronte ad uno stesso modello che è stato aggiornato e migliorato, ma ad un prodotto diverso perché ha anche una sigla diversa.
Ho detto apparentemente, perché, come è ovvio, in entrambi i casi i prodotti possono essere considerati diversi, ma qui giochiamo sul ruolo di un sottile inganno psicologico. Io ho comprato un Asus EeeBx B202 e se, dopo un giorno, esce il modello B207 mi pesa sicuramente di meno che non se dopo aver acquistato un Macbook Pro, il giorno dopo, ne esce un altro potenziato ma con lo stesso identico nome: Macbook Pro! E la prova è che sul sito della Apple vengono sempre messe in luce tutte le nuove caratteristiche dei nuovi prodotti (col passaggio da Tiger a Leopard furono elencate tutte le oltre 150 novità introdotte), dichiarando che ora sono ancora più potenti e performanti di prima, quasi fosse una loro evoluzione naturale, che dalla scimmia ha portata ad una specie senziente come l’uomo. E come non potersi affezionare ad un prodotto che migliora costantemente nel tempo (e diventa sempre più bello) e che, al contempo, può essere costantemente nel tempo identificato come un nome univoco?
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