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Dal 2004 il blog di Antonio Troise

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Set 11 2014

Il diritto all’oblio e il Comitato Consultivo di Google

Posted by Antonio Troise
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È noto a tutti che la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha emesso di recente una sentenza che ha fatto molto parlare, in quanto sancisce quello che molti chiamano il “Diritto all’Oblio“. In pratica, una persona può richiedere che i motori di ricerca sollecitati da una query sul suo nome omettano alcuni risultati relativi a questa ricerca, quando questi ledono un suo diritto personale. Ovviamente, il dibattito è aperto su dove cominci e dove finisca questo suo diritto: da una parte quasi tutti concordano sulle buone ragioni per escludere dalla SERP (Search Engine Results Page) di Google e degli altri motori le pagine che contengono informazioni palesemente offensive o diffamatorie nei confronti della persona in questione; d’altra parte, molti si chiedono se sia giusto escludere anche informazioni corrette e giustificate che per un motivo o per l’altro non fanno comodo a chi emette la richiesta. L’esempio più eclatante di quest’ultimo caso è l’ipotesi, tutt’altro che fantasiosa, di un candidato a un’elezione che volesse far cancellare dalla memoria di Internet, per esempio, la frequentazione abituale del Paddy Power Casino o eventuali condanne penali subite in passato, per evitare che vengano a conoscenza degli eventuali elettori. E come ci si può fidare di un nuovo socio o collaboratore, sapendo che forse costui ha fatto cancellare alcune sue eventuali malefatte per rifarsi un nome illibato?

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Un dato è però certo. La Corte europea ha dato ai motori e soprattutto a Google un grattacapo difficile da risolvere e oltre 100.000 richieste sono arrivate all’azienda di Mountain View in meno di 3 mesi: vecchie denunce, reati gravi, foto imbarazzanti, episodi di bullismo o di insulti online, articoli di giornale screditanti e quant’altro, ogni pretesto buono o cattivo è stato ritenuto sufficiente da miriadi di utenti per richiedere subito per sé stessi l’immediata applicazione della sentenza. Come si capisce facilmente, alcuni casi sono perfettamente giustificati dalle circostanze ed è per loro che la Corte ha emesso la sentenza del 13 maggio. Altri casi sono opinabili e altri ancora del tutto infondati e abusivi. Fatto sta che con oltre mille richieste al giorno, è una media di un nuovo caso ogni 8 secondi che si presenta a Google per chiedere una soluzione legale ed efficace.

È un rompicapo che l’azienda californiana, pur ricca di risorse, non sa risolvere ed è quindi partita alla ricerca di soluzioni, nominando un Comitato Consultivo di dieci membri che include anche il presidente del consiglio di amministrazione di Google ed ex-CEO Eric Schmidt. Il Comitato Consultivo di Google sta girando l’Europa ed è in questi giorni in Italia per discutere del problema con esponenti del mondo aziendale, media, accademici, organizzazioni che si occupano della protezione dei dati, politici e anche con altre aziende attive nel settore della tecnologie moderne. Il fine dichiarato è quello di “ricevere consigli sui princìpi che Google dovrebbe applicare per prendere decisioni in merito ai singoli casi“. Ciò che potrebbe aiutare Google a trovare una soluzione equilibrata al problema.

Gli incontri del Comitato Consultivo sono trasmessi in streaming e i risultati delle discussioni saranno resi pubblici. Questo che abbiamo descritto non è il solo grattacapo di Google riguardo alle richieste di rimozione che il pubblico indirizza ai suoi servizi legali: ce ne sono altri e l’esempio più calzante è quello delle richieste DMCA (Digital Millennium Copyright Act), attraverso le quali i legittimi autori di testi, musiche e altre opere richiedono l’eliminazione delle copie illegittime. Nel 2011 Google ha ricevuto richieste per eliminare 10 milioni di links; quest’anno siamo già a 235 milioni di richieste di rimozione, delle quali il 91% è stato accettato. Controllare una tale massa di infrazioni e agire assicurandosi di non commettere nessuno sbaglio (né in difetto né in eccesso) è un’occupazione gigantesca che finora Google ha gestito quasi alla perfezione. Ma l’aumento delle notifiche sta generando ritardi crescenti nel trattamento delle domande. Anche qui, Google dovrà trovare una soluzione prima che i proprietari legittimi dei diritti d’autore, preoccupati per il rispetto degli stessi, scelgano strade alternative e più costose per farli valere, per esempio le vie legali.

Tag:diritto_oblio, Google, privacy
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Mag 28 2014

Google dal punto di vista di Digitalia: trascendenza, assenza di business model, ricerca fondamentale e bello senza anima

Posted by Antonio Troise
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Ascolto Digitalia da mesi, divorandomi ogni puntata, e devo dire che non ho mai sentito podcast così interessanti sul mondo della tecnologia, ne letto articoli così sapienti. Il merito è indubbiamente del conduttore Franco Solerio che a volte ha delle uscite così geniali che non posso fare a meno di citarle. E’ il caso delle 3P di Google nella puntata N.217: partendo da un articolo trovato in rete è riuscito a condensare la filosofia di Google in alcune affermazioni che fanno davvero pensare.
Ho provato a riportare, adattandolo, il suo discorso in questo articolo. Buon Divertimento:

La ricerca per la ricerca

Una azienda non è altro che 3 cose: people, processes and purposes (persone, processi e gli obiettivi/scopo). Il fattore rivoluzionario di Google è che è una compagnia senza uno scopo, non ha un obiettivo preciso. Magari esiste nascosto nella testa del board (“Brin, Pages, Smith… conquistare il mondo?”). In teoria Google sarebbe una azienda pubblica e, in quanto tale, come tutte le aziende sul mercato, deve rendere conto agli azionisti di quello che fanno, poiché hanno un dovere fiduciario nei confronti degli azionisti di aumentare e migliorare i loro investimenti. E tutto questo, in realtà, è sempre in ultimo piano in Google, anche quando si convoca l’assemblea con gli azionisti, sembra quasi che esista una vera e propria delega in bianco.

A vederla da fuori sembra che lo scopo della ricerca di Google sia la ricerca per la ricerca, come se fosse l’ente delegato dall’umanità ad esplorare il futuro, il laboratorio del mondo, senza interesse commerciale e senza nessuna influenza politica. Talmente potente che può trascendere da qualsiasi altra cosa senza dover dichiarare i suoi scopi. In conclusione, il problema sta nell’avere una azienda senza controllo con degli utenti e non dei clienti, con una totale assenza di controllo dell’obiettivo intimo di chi la regge. Di fatto diventa un oggetto di fede, esattamente come la religione: quale è il suo scopo? La trascendenza, accumulare sempre più sapere.

Business Model

Il Business Model è l’insieme delle soluzioni organizzative e strategiche attraverso le quali l’impresa acquisisce vantaggio competitivo, in poche parole è quel modello che si deve attuare se si intende fare i soldi. Il fatto che Google guadagni dal advertisement, non può rappresentare di fatto un Business Model, bensì una mera, anche se cospicua, fonte di rendita. Se fare soldi dalla pubblicità fosse il business model di Google, Google non avrebbe ne i laboratori per cercare di fare gli ascensori nello spazio, ne le lenti a contatto per misurare il glucosio sulla cornea dei diabetici, ne la self-driving car,  etc. Oggi Google non ha bisogno di un business model perché ha un rubinetto enorme, un fire hose da cui piovono miliardi perché grazie all’unico business model che aveva fatto agli inizi, il motore di ricerca che monetizza con le pubblicità, si è ritrovato di fatto nell’intersezione dell’universo. Oggi Google è al centro dell’universo e tutto quello che succede sulla Rete passa attraverso di lui. E tutto quello che passa su di lei viene monetizzato con i messaggi pubblicitari che gli fa guadagnare letteralmente miliardi di dollari. A questo punto, a Google, non occorre più seguire un business model, per cui la maggior parte delle scelte strategiche dell’azienda non sono più legate a quello.

Questa è una cosa totalmente nuova nella storia della nostra società e del capitalismo: le aziende hanno sempre avuto un controllo da parte di chi investe col capitale. Con Google questo non accade più.
Ha così successo che il board può permettersi di iniziare tantissime altre attività collaterali senza doverne rendere conto a nessuno. Il suo business model è così forte che permette di fare anche un mucchio di altre cose che non hanno niente a che fare con il business model, diventando di fatto una fonte di potere senza controllo!

Un esempio

Facciamo un esempio: se tu vendi prosciutti e guadagni tanto, magari un giorno potresti svegliarti e decidere di andare a fare Formula Uno. Ma se la tua società è quotato in borsa e spendi troppi soldi per andare in Formula Uno, gli azionisti ti diranno “La nostra azienda è si in attivo ma il nostro business model è un altro e tu stai sprecando dei soldi. Se tu non andassi in Formula Uno e non sprecassi i nostri soldi, noi guadagneremmo ancora di più. Per cui, fatti da parte, chiuderemo il settore Formula Uno e dedicheremo i nostri soldi per qualcosa che è più attinente al nostro business model!”
(“Che poi è quello che è successo quando è arrivato Eric E. Schmidt solo che poi hanno rimesso al loro posto Larry Page e Sergey Brin!”)

Google si occupa di Ricerca Fondamentale

In definitiva, se molti oggi non possono non ammettere che Google è paragonabile ad una startup perché oggi il mondo delle startup si ispira a Google e non esisterebbe così come lo conosciamo se non ci fosse stata la parabola di Google, quello che finora nessuno ha mai pensato è che ad oggi Google si occupa di Ricerca Fondamentale! Infatti, mentre la Ricerca Applicata (il cui obiettivo primario non è l’avanzamento della conoscenza teorica, bensì lo sfruttamento della conoscenza teorica già acquisita a fini pratici cioè essenzialmente per lo sviluppo in ambito tecnico della relativa tecnologia) è svolta allo scopo di trovare soluzioni pratiche e specifiche, declinando quello che già si conosce, con la Ricerca Fondamentale (che ha come obiettivo primario l’avanzamento della conoscenza e la comprensione teorica) è possibile scoprire e inventare cose nuove.

Google: bello ma freddo

Perché Google continua a fare dei prodotti per nessuno?
Tutti sanno che uno dei problemi principali dei diabetici è quello di non poter usare lenti a contatto se non sotto strettissimo controllo, perché una delle più diffuse complicanze del diabete sono le malattie dell’occhio. E cosa ci viene ad offrire Google? Le lenti a contatto per diabetici in grado di monitorare i livelli di glucosio nel sangue in modo da risparmiare alle persone affette da diabete i continui esami del sangue a cui sono costretti a sottoporsi frequentemente! Una soluzione eccezionale per il diabetico, che sembrerà avere l’occhio di Terminator, ma che poi di fatto non potrà mai usare!

Questo è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare, come i Google Glass, un prodotto potentissimo, dalle grandissime potenzialità, che però molti non vorranno mai mettere ne vedere sulla faccia dei loro interlocutori, perché sanno di spioni e sembrano fatti apposta per soddisfare il cyber fetish; il Chrome Book, un portatile tecnicamente meraviglioso ma che non è utile per nessuno; Google Plus, che sembra più sviluppato per le necessità di raccolta dati di Google che per le reali esigenze delle persone. Gmail, indubbiamente il miglior sistema di email esistente, ma che non ha mai avuto un occhio di riguardo per una interfaccia bella, elegante e piacevole da guardare: è, di fatto, solo una soluzione eccezionale ad un problema ingegneristico.

La cosa che tutti questi prodotti hanno in comune è che sono molto tecnologici, molto di moda, ma senza un anima.

Per esempio, mentre Google Plus è freddo, su Facebook, invece, la gente ha trovato qualcosa che fa vibrare la loro anima! Tecnicamente Google Plus funziona anche meglio di Facebook, non ha gli stessi glitch è molto più rapido, ma è freddo, glaciale … è cyborg…

Forse il problema risiede nel fatto che Google porta avanti centinaia di prodotti ed esperimenti e questo comporta che, necessariamente, si ha una dispersione delle risorse che non si possono concentrare sugli aspetti emotivi di un prodotto (la Apple di Steve Jobs ha sempre trionfato in questo aspetto, probabilmente perché ha sviluppato solo pochi prodotti; probabilmente Google ed Apple sono lo yin e lo yang dello stesso aspetto: una cura la parte ingegneristica mentre l’altra l’aspetto umanistico). Forse Google è vittima del suo stesso successo e della sua attitudine da startup ma qualcuno potrebbe forse dire che, forse, Google punta non alla massa ma alla coda lunga dei geek. 

Quello che però viene messo in evidenza è l’approccio sordo da parte di Google, che mette in evidenza una delle sfide fondamentali: Google fallisce non riuscendo a pensare alla gente come persone, ma trattandole come un problema accademico o ingegneristico. Invece di capire le necessità delle persone vere, quelli di Google emergono con una soluzione tecnologica elegante. Il lato ingegneristico e tecnologico è sempre prevalente, la competenza tecnica è sempre rivolta verso l’eccellenza, mentre c’è un difetto nella comprensione umanistica del desiderio e delle necessità delle persone.

Per esempio, per il diabetico sarebbe bastato un semplice cerotto transdermico con un ago che possa venire prodotto a basso costo e messo a disposizione per tutti. Invece Google ha tirato fuori la lente a contatto che può mettere il miliardario diabetico mentre gira con la Tesla!. Questa non è una soluzione a un problema dell’umanità ma è una soluzione a un problema ingegneristico!

Tag:digitalia, Google, podcast
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Feb 2 2013

Google Street View ora mostra anche il Grand Canyon

Posted by Antonio Troise
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Google Street View, dopo l’Antartide e la Grande barriera corallina, ora permette di esplorare anche oltre 120 chilometri di sentieri e strade del Grand Canyon. Nell’ambito del progetto World Wonders Project, è sicuramente uno spettacolo da non perdere, come la famosa Bright Angel Trail, l’impetuoso scorrere del fiume Colorado e tutti i panorami mozzafiato con una visione a 360 gradi.

Tag:Google, Google Street
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Set 2 2010

Un viaggio virtuale tra le vie della nostra infanzia in un videoclip interattivo in HTML 5 degli Arcade Fire

Posted by Antonio Troise
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Finalmente qualcosa di nuovo e a proporcelo è la creatività di rock band indie canadese, gli Arcade Fire, Google Maps e Street View di Google e la potenza di HTML 5, coniugando arte e geoweb in un videoclip su misura per ciascun utente, andando oltre la visione passiva per diventare un’esperienza personale dello spettatore.

In teoria per visualizzare questo piccolo capolavoro (curato dal filmaker Chris Milk) servirebbe Google Chrome ma io l’ho visualizzato senza alcun problema con Safari 5.0.1 per Mac (scordatevi di usare Explorer mentre funziona anche su Safari di iPad o iPhone, ma il tempo di caricamento è più lungo) ma, credetemi vale davvero la pena perché questa esperienza visiva ed emozionale vale ampiamente 5 minuti del vostro tempo!

Arca Fire - The Wilderness Downtown

Una volta che avrete deciso quale browser usare, mettetevi comodi, alzate il volume della casse, e collegatevi al sito del progetto The Wilderness Downtown nato per promuovere il nuovo singolo, “We used to wait“, dell’ultimo album degli Arcade Fire, The Suburbs. Qui vi verrà chiesto di inserire l’indirizzo della casa in cui siete cresciuti (mi raccomando inserite solo la via di dove siete cresciuti perché secondo me fa la differenza), e date l’OK. Dopo aver atteso qualche istante per dare il tempo al motore di caricare, cliccate su PLAY e lasciatevi andare ad una cavalcata emotiva indietro nel tempo, sulle ali di una nostalgia cullata dalle parole e dalla melodia di “We used to wait”.

Quando avete finito di guardare il videoclip interattivo, un vero e proprio, viaggio virtuale tra le vie dove si è nati e cresciuti, tornate qui a leggere… è una cosa che dovrete provare da soli, senza anticipazioni, ed è per questo che non ho voluto riprendere alcun video su Youtube di questo videoclip, perché non potrebbe mai rendere l’idea!

E’ poesia espressa in musica e video, ed è molto più efficace di tanta altri videoclip di registi famosi, perché è un videoclip personalizzabile, fatto su misura sui vostri ricordi, e che lo rende solo vostro! Quando vi ho detto che era importante inserire l’indirizzo di dove siete cresciuti e non del vostro lavoro o di dove attualmente vivete, c’era una ragione: l’aspetto emozionale è molto diverso perché non potrete altrimenti godere di un’esperienza interattiva e personale che mira a stimolare nostalgia e malinconia del passato (che è il tema della canzone). Se guardate il videoclip interattivo, quando vedrete la vostra vecchia casa o quella via in cui giocavate a pallone, piano piano affioreranno dal passato i ricordi della vostra infanzia, rincorrendo l’onda di sensazioni perdute e che per pochi minuti avete ritrovato.

Arca Fire - The Wilderness Downtown

Girato dal regista Chris Milk insieme al Google Creative Lab, sfruttando Google Street View e Google Maps, usa la tecnologia HTML5 (tanto amata da Steve Jobs che vorrebbe sostituirla al Flash), il video ha dato i risultati sperati perché la band indie è prima negli Stati Uniti (156.000 copie vendute in una settimana) e prima in Inghilterra (61.000 copie).
Ho apprezzato molto l’uso sapiente di un filtro seppia sulle immagini di Google Street per rendere uniforme le immagini visualizzate con il videoclip (qui trovate una pagina che descrive le tecniche usate per realizzare questo video interattivo) e molto bella la scena degli uccelli che volano dai rami del messaggio che avete scritto in una finestra ad un’altra (dando un senso di continuità al tutto, in modo da far sembrare un tutto l’uno l’ambiente creato a tempo di musica) con le immagini della via inserita in precedenza, e diventando, poi, alberi cresciuti sull’asfalto.

Vi lascio con la migliore descrizione del video che ho trovato:

Dopo aver inserito l’indirizzo della via dove abitavate da bambini parte un video con un ragazzino che corre, cappuccio della felpa calato. Si aprono altre finestre del browser, a tempo di musica: uno stormo di uccelli che reagisce al movimento del mouse, e soprattutto le immagini della via che avete inserito, inquadrata a volo d’uccello. Al centro della vostra via, lontano, il ragazzino che corre. Le finestre del browser continuano poi ad aprirsi e spostarsi: gli uccelli sorvolano la vostra casa, l’inquadratura si avvicina al portone quando il ragazzo smette di correre, e tutto inizia a girare intorno a lui. Gli uccelli volano via, noi ci allontaniamo di nuovo verso il cielo e sullo schermo appare un foglio bianco, in cui ci viene chiesto di scrivere o disegnare — con mouse e tastiera — un messaggio per il bambino che un tempo viveva lì, con un segno che si disperde poi in rami e rivoli. Lasciato il messaggio si torna nella vostra via, dove gli uccelli si lanciano in picchiata verso la strada, diventando alberi allo scontro con l’asfalto, e ricoprendo di verde la città.

Tag:chrome, Google Street, google_maps, html 5, Musica, Video
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Gen 5 2010

Come visualizzare correttamente su tutti i browser il gadget per Google Friend Connect su WordPress

Posted by Antonio Troise
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Oggi ho deciso di inserire sul mio blog il widget per Google Friend Connect per provare il servizio di Google pensato per rendere i siti più sociali. Il vantaggio di usare Google Friend Connect è quello di creare una piccola community su cui far convergere i propri utenti (basta che abbiano un semplice account gmail) e proporre, magari, domande agli utenti che decidono di entrare a far parte di Friend Connect, in modo da conoscere meglio i loro interessi, oppure scambiarsi messaggi privati tra i membri della stessa community.
Interessante è anche la possibilità del proprietario del sito di inviare newsletter agli utenti che partecipano alla community, dividendole anche in base ai loro interessi. Tutte le informazioni raccolte possono anche essere esportate in formato JSON o XML. E’ probabile che presto si integrerà con i flussi di informazioni di Google Wave in modo da alimentare automaticamente la community con nuove discussioni, ma quel che è certo è che uno degli aspetti non proprio secondari è quello di potersi integrare con Google AdSense in modo da poter visualizzare annunci pubblicitari che tengono conto sia dei contenuti del sito, che degli interessi personali espressi in precedenza dai singoli utenti.

Come attivare Google Friend Connect

Rispetto ai primi tempi in cui il servizio era attivo, ora non è più necessario scaricare e inserire nella root del proprio sito web i file rpc_relay.html e canvas.html e l’attivazione è molto semplice. Infatti, dopo essersi loggati con il proprio account Google (che equivale al proprio account Gmail), sarà sufficiente accettare i “Termini di servizio per gli sviluppatori di Friend Connect”

Google Friend Connect - 1

e verrete subito mandati ad una pagina in cui potrete inserire il nome e la url del vostro sito

Google Friend Connect - 2

per poter attivare la vostra nuova community!

Google Friend Connect - 3

Bene, ora non resta altro che creare un gadget che permetta agli utenti del proprio sito di unirsi alla vostra nuova community.

Google Friend Connect - 4

La procedura è molto semplice e guidata

Google Friend Connect - 5

e vi permetterà di creare del codice HTML del tipo:

da inserire nella vostra sidebar (di solito corrisponde al file sidebar.php del vostro tema WordPress). Se volete evitare di mettere mano al codice html, potete installare il seguente widget per WordPress: Google Friends Connect Widget. Dopo averlo attivato dalla pagina dei plugin, nella pagina della Gestione Temi di WordPress trovate la sezione Widget. Qui basterà spostare, con un semplice drag e drop, il widget interessato nella posizione desiderata

Google Friend Connect - 6

e configurare correttamente il proprio “site id“ (quello che nel codice html compare in fondo dopo “site:“)

Google Friend Connect - 7
Problema di visualizzazione del gadget di Google Friend Connect

In realtà tutto questo è in linea teorica, perché sia usando il widget per WordPress, sia inserendo il codice html fornito dalla pagina di Google Friend Connect, questo è stato il risultato visualizzabile sui browser che uso solitamente sul mio Macbook Pro: Safari 4.0.4 e Firefox 3.5.6.

Google Friend Connect - 8

Sembra, infatti che su alcuni browser il gadget di Google non venga visualizzato correttamente (da quanto leggo sembra che Firefox avrebbe dovuto visualizzare correttamente il gadget ma probabilmente il browser testato era per Windows).
Per rendere visibile il gadget su qualsiasi browser di qualsiasi sistema operativo è sufficiente inserire il seguente codice html subito prima del tag di chiusura </body> (e quindi, nel caso di un tema standard per WordPress, troverete il tag richiesto nel file footer.php della cartella del vostro template) in moda da istruire il browser ad usare il parser Prototype JSON invece che quello Native JSON.

e questo sarà il risultato!

Google Friend Connect - 9

Ora che finalmente è attiva la funzione di Friend Connect, cosa aspettate: cliccate sul pulsante “Login” che trovate nella colonna qui a lato ed entrerete anche a voi far parte della community di Levysoft!

Tag:Google, google friend connect, Plugin, Wordpress
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Dic 10 2009

Come disinstallare GoogleSoftwareUpdateAgent installato silenziosamente dal nuovo Google Chrome per Mac OS X

Posted by Antonio Troise
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Come per ogni prodotto Google per Mac OS X, da Picasa a Google Earth, anche l’attesissimo Google Chrome per la piattaforma della mela morsicata, installa silenziosamente il GoogleSoftwareUpdateAgent (prontamente segnalato dall’ottimo firewall LittleSnitch) nella cartella Library della propria Home Directory.

Francamente avere qualcosa che gira in background nel mio sistema (anche se magari si attiva solo all’avvio della macchina) che non reputo essenziale (la presenza di nuovi aggiornamenti di Chrome si può benissimo verificare dal browser stesso, mentre GoogleSoftwareUpdateAgent si occupa più che altro degli aggiornamenti di componenti e plugin come Google Gears) e, perdippiù, che è stato installato senza alcun avviso (probabilmente è stato lo stesso browser ad installarlo poiché l’installazione di Chrome è avvenuto col classico drag & drop della app nella cartella Applicazioni), è una cosa che non mi piace avere.

GoogleSoftwareUpdateAgent

Se anche voi siete della mia stessa idea, allora dovete sapere che per disinstallare GoogleSoftwareUpdateAgent basterà lanciare questo comando dal Terminale:

che altro non farà che cancellare il file risorsa GoogleSoftwareUpdate.bundle dalla directory ~/Library/Google/GoogleSoftwareUpdate/.

Infatti, questa è la situazione prima:

GoogleSoftwareUpdateAgent - 1

e questa dopo aver lanciato il comando da Terminale:

GoogleSoftwareUpdateAgent - 2

Questo per Google Chrome: pare però che altri applicativi Google installino i propri componenti sotto la root invece che nella home directory dell’utente. In questo caso, sarà sufficiente lanciare il seguente comando con i privilegi da amministratore:

Ma il problema non è ancora risolto, in quanto Google Chrome reinstalla l’update engine ad ogni avvio dell’applicativo e la prossima volta che avvierete il vostro Mac (attenzione: dalle mie prove pare che GoogleSoftwareUpdateAgent parte solo una volta al giorno al primo riavvio di sistema) verrà ricreato il file risorsa GoogleSoftwareUpdate.bundle!
Quindi, se volete prevenire altri “incidenti” di questo tipo, dovremo seguire questa altra semplice procedura per non far ricreare più GoogleSoftwareUpdate engine.
In pratica, occorre cancellare la directory ~/Library/Google/GoogleSoftwareUpdate/ e al posto suo creare un file (in unix un file e una directory sono la stessa cosa) con lo stesso nome (GoogleSoftwareUpdate)

GoogleSoftwareUpdateAgent - 3

e dargli i diritti di root,

GoogleSoftwareUpdateAgent - 4

in modo che la prossima volta che si riapre Google Chrome (ma anche Google Earth), questi saranno impossibilitati nel ricreare la cartella.

Ecco i comandi da lanciare sempre nel Terminale, nel caso di engine installato nella home directory dell’utente (se fosse presente anche nea root basterà semplicemente avere cura di modificare il percorso dei file):

Ora potete finalmente godervi il vostro nuovo browser sul vostro Mac!

Tag:chrome, Google, mac
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Dic 9 2009

Disponibili 23 Inviti per la beta pubblica di Google Wave

Posted by Antonio Troise
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23 Inviti per la beta pubblica di Google Wave Lo so, non è molto originale, la blogosfera oramai pullula di post che regalano inviti per la beta pubblica Google Wave. Ma, dopo la prima manciata di amici che ancora non avevano ricevuto un invito a provare Google Wave, ho ritenuto giusto regalare i restanti ai primi 23 affezionati lettori di Levysoft! Per cui affrettatevi: lasciate il vostro commento in calce a questo articolo e presto vi arriverà un invito 🙂

Per chi non lo sapesse ancora, Google Wave è l’innovativo strumento personale di comunicazione e collaborazione messo a punto dall’azienda di Mountain View e considerato, da molti, il futuro della comunicazione online:

Si tratta di una applicazione web, di una piattaforma e di un protocollo di comunicazione pensato per riunire email, messaggistica istantanea, wiki e social network. È fortemente orientato alla collaborazione real-time, supportato da estensioni che possono fornire, ad esempio, un solido controllo ortografico e grammaticale, la traduzione automatica tra 40 diverse lingue, e diverse altre estensioni. Basato sul protocollo XMPP, per far sì che chiunque possa costruire un client o un server, il suo obiettivo è quello integrare il flusso di informazione, che va a generarsi dalle nostre conversazioni, in un unica piattaforma.

Grazie a Google Wave è possibile permettere la comunicazione e collaborazione in tempo reale tra più persone (gli utenti potranno scambiarsi testi, immagini, video, musica e conversare, in real time) con la possibilità di “riavvolgere” la conversazione e vedere quello che è stato discusso nei giorni precedenti.

Per una sintesi delle 15 caratteristiche principali di Google Wave, vi rimando a questo filmato:

La cosa che forse non tutti sanno e che da appassionato di serie di fantascienza mi ha fatto davvero piacere, è che il curioso nome è ispirato alla serie televisiva Firefly dove il nome Wave indica una comunicazione elettronica (spesso riferita a una chiamata o a un messaggio video). Infatti, durante la fase di sviluppo sono stati numerosi i riferimenti a questa serie.

UPDATE: Inviti terminati il 15 dicembre 2009, ma non appena Google me ne concederà altri, sarò ben lieto di distribuirne un altro po’.

Tag:Google, google wave
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Set 7 2009

L’UFO di Google e il criptico messaggio alla Lost lanciato su Twitter. Trovata la soluzione nel 20° anniversario del videogioco Zero Wing

Posted by Antonio Troise
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Quest’anno sono andato in vacanza per una decina di giorni che ho passato rigorosamente senza internet. Nonostante molti alberghi, almeno nella loro hall, dispongano di accesso Wi-fi, il mio non aveva alcuna traccia di collegamento alla grande Rete (e molto spesso non guardavo neanche la televisione) e per me è stato un bene (una volta scrissi su come fosse passare 3 giorni senza internet). Io sono sempre stato dell’opinione che durante le vacanze bisogna staccare la spina e fare quello che non si fa durante l’anno: e così mi sono divertito con la mia bimba rigorosamente offline. Il problema, però, è che quando si ritorna connessi si è travolti da una tale quantità di informazioni che spesso si può rischiare di soccombere: dalla acquisizione da parte della Disney della Marvel, alla nuova Playstation 3 Lite, fino ad arrivare all’UFO nel logo di Google.

Google Doodle

Ed è stato quest’ultimo fatto ad aver acceso la mia curiosità: come può un semplice logo su Google, che ne cambia almeno uno al mese in occasione di varie ricorrenze (Google Doodles), far interrogare la Rete sul reale significato di quella immagine?

Il Google Doodle dedicato all’UFO

Ma andiamo per gradi: sabato 5 Settembre 2009 il logo di Google è cambiato per 24 ore e questa volta era stato, inspiegabilmente, dedicato agli UFO poiché era stata disegnata una navicella aliena mentre “rapiva” una delle “o” di Google (le famose abduction che la letteratura del genere ci insegna). Ma se quel giorno aveste passato il cursore del mouse sull’immagine, per la prima volta non avreste trovato alcuna spiegazione. Se poi aveste cliccato sul logo, il motore di ricerca vi avrebbe portato su una serie di pagine dedicate ai misteri inspiegabili ma senza alcun preciso riferimento al 5 settembre. Ed ecco che il mistero prende piede. Perché l’hanno fatto? A che cosa si voleva alludere?

La cosa comunque singolare è che il logo è stato cambiato solo in alcune localizzazioni di Google, ovvero in Italia, Argentina, Cile, Peru, Venezuela, Messico, Inghilterra e Germania.

Google e Twitter

Ma il mistero si infittisce di domande, quando qualcuno fa notare che il giorno prima, il 4 settembre 2009 alle ore 9.02 pm, sulla pagina Twitter di Google compare questo criptico messaggio, una sequenza numerica alla Lost, subito seguita dal link all’immagine della nuova homepage di Google:

1.12.12 25.15.21.18 15 1.18.5 2.5.12.15.14.7 20.15 21.19

Google Twitter Code

Ventuno numeri divisi in cinque sequenze puntate. Con una semplice sostituzione alfa-numerica, in cui 1 è sostituito con la A e così via, si ottiena la seguente criptica frase:

All your o are belong to us.

ovvero, traducendo approssimativamente in italiano,

“Tutte le tue “o” appartengono a noi”.

I più attenti avranno notato che il messaggio di Google su Twitter, sembra quasi una sfida verso quest’ultimo: Google si prepara forse ad una acquisizione di Twitter (peraltro già tentata nel Marzo del 2009)? Questa ipotesi sembrerebbe confermata da quanti fanno notare che, nonostante la parola Twitter non abbia alcuna O, ne ha invece due la società che nel marzo del 2006 creò il social network dove si “cinguetta”: la Obvious Corporation di San Francisco.

Il mistero della frase e Zero Wing

Ma se qualcuno di voi conosce bene l’inglese, avrà capito che prima ho scritto “traducendo approssimativamente in italiano” perché la frase in inglese: “All your o are belong to us.” non è grammaticalmente corretta poiché, in realtà, una sua traduzione letterale suonerebbe così:

tutte le tue/vostre “o” sono appartenere a noi!

Ma questo, evidentemente, è un errore voluto e solo i più attenti saranno riusciti ad arrivare fino al 1989 in cui uscì per il Sega Mega Drive la versione europea del videogioco Zero Wing (Toaplan 1989). Ebbene in questo gioco erano presenti alcuni errori di traduzioni nella versione in lingua inglese del videogioco giapponese veramente divertenti (tanto da far nascere il termine Engrish per indicare l’inglese scorretto scritto o parlato da giapponesi o altri asiatici) producendo frasi essenzialmente nonsense tra cui la famosa:

All your base are belong to us

che la si potrebbe tradurre in italiano come “tutta la vostra base sono appartenere a noi!“.

Ripetuta a scopo goliardico attraverso i media (talvolta abbreviata in “all your base” o “AYBABTU”), ne scaturì, imprevedibilmente, un fenomeno di Internet di immense proporzioni, tanto da essere ripresa anche da alcuni gruppi musicali nei loro album, da moltissimi videogiochi, in alcuni libri, in un episodio di Futurama, in una scena tagliata del film Waking Life, in un easter egg del videoregistratore TiVo e, nel 2006, anche su Youtube quando il sito era in manutenzione. Insomma il caso di della propagazione di “AYBABTU” nella cultura viene spesso preso come esempio per illustrare la possibile evoluzione di un meme.

20th Anniversary Zero Wing

Ebbene, indovinate in quale giorno cade il ventennale dell’anniversario della pubblicazione nel paese del Sol Levante del videogioco Zero Wing? Esattamente il 5 settembre 2009!

Alla faccia di tutti coloro che credevano fosse in corso una invasione aliena segreta (magari alla Orson Welles), o che si festeggiasse l’anniversario di qualche rapimento alieno famoso, o, infine, che si facesse un omaggio alla first lady del Giappone, la signora Miyuki, che in un suo libro la donna affermava di essere stata rapita dagli alieni. La spiegazione era in realtà meno fantasiosa ma al contempo meno intuibile per tutti e quindi più criptica.
In realtà, il fatto che il Google Doodle sia apparso solo in alcuni paesi tra cui l’Europa, potrebbe far riferimento proprio alla versione incriminata del videogioco Zero Wing scritto in Engrish, che era appunto quella europea.

E l’anniversario di Google?

Enigma risolto? Probabilmente si, anche se forse non molti hanno notato che, almeno stando alla pagina di Wikipedia relativa al 4 Settembre, questo è il giorno in cui Google è stato fondato da Larry Page and Sergey Brin.

1998 – Google is founded by Larry Page and Sergey Brin, two students at Stanford University.

Che sia quindi una sorta di doppio anniversario? Il 4 Settembre, anniversario di Google, su Twitter si lancia la prima criptica pietra. Il 5 Settembre, 20° anniversario del gioco Zero Wing e della frase tormentone dell’ultimo secolo (almeno per i paesi anglofoni), si lancia la seconda pietra, direttamente correlata alla prima!

Epilogo

Quel che è certo è che con una sola serie di numeri e con una semplice immagine, Google è stato in grado di creare in soli due giorni, un meme che ha fatto il giro del mondo (pensate che è stato già creato un sito internet con tutte le possibili ipotesi: www.googleunexplainedphenomenon.com).

La domanda nasce spontanea: è stato solo un gioco oppure è l’ennesima dimostrazione, in versione questa volta ludica, di quanto sia potente e influente nella vita di tutti i giorni questo motore di ricerca?

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Giu 4 2009

Peters Vs Mercatore: quando le cartine geografiche che conosciamo sono sbagliate. Alla ricerca della migliore rappresentazione dei continenti del nostro pianeta

Posted by Antonio Troise
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Oggi inizierò questo articolo con una domanda: tra Europa e Sud America, quale delle due ha la superficie più ampia? Se non avete una buona memoria vi metto a disposizione una cartina geografica da consultare, di quelle che avete sempre visto nei libri di scuola:

Peters Vs Mercatore - 1

La risposta, ovviamente, è Sud America che ha una superficie quasi 2 volte più estesa del nostro vecchio continente!

Peters Vs Mercatore - 2

Come, la vostra risposta non è stata questa? La cartina sembra dire tutt’altro? Vi starete domandando se vi ho messo una cartina finta o se vi abbia dato una risposta volutamente errata, inventandomi i dati? Tranquilli, nessuno vi sta prendendo in giro, o almeno non volutamente. Quella che vi ho mostrato è semplicemente la classica carta geografica presente nei libri, nelle riviste, negli atlanti, nei giornali di tutto il mondo e perfino su Google Maps, ed è chiamata Carta di Mercatore. E’ sicuramente una bella cartina, ma come ogni mappa di proiezione che tenta di rappresentare una superficie curva su un foglio piano, la forma della mappa stessa altro non è che una distorsione della reale forma della superficie terrestre; nel nostro caso, la distorsione influenza le proporzioni dei continenti, tanto che siete stati tratti in inganno facilmente. Ma nonostante questo oramai fa parte del nostro immaginario collettivo, poiché si è trasformata in una proiezione mentale standard per il mondo occidentale.

Ora un altra curiosità: dove è posizionata la Germania? Se ci fate caso è esattamente al centro della cartina geografica. Vi siete mai chiesti come mai? E’ quella la sua reale posizione sul globo terrestre? Ebbene, se vi dicessi di no, forse ora non vi stupireste più di tanto, soprattutto quando vi farò notare che la Carta Mercatore è stata disegnata nel 1569 da Gerard De Kremer (nome in seguito latinizzato in Gerardus Mercator), un cartografo tedesco (fiammingo di nascita ma di famiglia di origine tedesca, tanto che visse gran parte della sua vita in Germania), che ovviamente ha messo il proprio paese al centro del mondo! Ma se la Germania è esattamente al centro, l’Equatore che, per definizione (“L’equatore è la circonferenza massima della superficie di un corpo celeste perpendicolare all’asse di rotazione e quindi equidistante dai poli“), doveva essere al centro, è, per forza di cose, spostato molto più in basso!

Peters Vs Mercatore - 3

Ora, dopo avervi, smontato il mito della cartina geografica come visione reale del mondo, devo proporvi anche una soluzione, offrendovi una proiezione che meglio si adatti alla reale conformazione, posizione e dimensione dei continenti. Come potete verificare voi stessi, siccome la terra è una sfera (o quasi), la più grande sfida per i cartografi è sempre stata poterla rappresentare in una superficie piana. Esistono infatti centinaia proiezioni diverse, ciascuna con i propri vantaggi e difetti. Per diversi anni sono state sviluppate diverse proiezioni ed anche se qualcuna ha avuto più successo delle altre, tutte contengono errori e deformazioni. Su WIkipedia, ho trovato questa cartina che, rispettando maggiormente le varie proporzioni e posizione, mostra comunque una terra leggermente curva ai poli

Peters Vs Mercatore - 5

in cui la riga celeste sta ad indicare l’Equatore mentre le due righe blu scuro stanno ad indicare i due tropici (Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno).

E’ a questo punto che, nel 1973, entra in scena Arno Peters, uno storico e cartografo tedesco, sensibile dell’equità economica e politica per tutte le popolazioni mondiali, che, vedendo che ogni proiezione porta con sè delle inevitabili discrepanze rispetto alla realtà, propose una nuova proiezione cartografica della terra, in contrapposizione a quella, più utilizzata, di Mercatore, denominata appunto “Carta di Peters“, in cui vengono rispettate le proporzioni tra le superifci dei continenti, ponendo, in tal modo, sullo stesso piano paesi industrializzati con quelli del Terzo Mondo.
Ecco, infine, come si vedrebbe il mondo con la Carta di Peters:

Peters Vs Mercatore - 4

La Carta di Mercatore

La proiezione di Mercatore è una proiezione cartografica conforme e cilindrica. Essa è diventata la proiezione cartografica più usata per le mappe nautiche per la sua proprietà di rappresentare linee di costante angolo di rotta (linee lossodromiche) con segmenti rettilinei. Mentre la scala delle distanze è costante in ogni direzione attorno ad ogni punto, conservando allora gli angoli e le forme di piccoli oggetti (il che rende la proiezione conforme), la proiezione di Mercatore distorce sempre più la dimensione e le forme degli oggetti estesi passando dall’equatore ai poli, in corrispondenza dei quali la scala della mappa aumenta a valori infiniti.

Carta Mercatore

Come in ogni proiezione cilindrica, paralleli e meridiani sono rappresentati da linee rette perpendicolari tra loro. Realizzando questo, l’inevitabile distorsione est-ovest della mappa, che aumenta con la distanza dall’equatore, è accompagnata da una identica distorsione nord-sud, tale che in ogni punto di posizione, la scala delle distanze est-ovest è la stessa della scala nord-sud, rendendo la proiezione conforme. Una mappa di Mercatore pertanto non può mai coprire pienamente le aree in prossimità dei poli, in quanto qui la scala delle distanze assume valori infiniti. Essendo una proiezione conforme, gli angoli sono preservati a partire da ogni posizione, mentre la scala delle distanze varia da punto a punto, distorcendo la forma degli oggetti geografici. In particolare, le aree prossime ai poli ne sono più affette, rendendo una immagine del pianeta tanto più distorta quanto più ci si avvicini ai poli. In pratica, a latitudini maggiori di 70° nord o sud, la proiezione di Mercatore è praticamente inutilizzabile!

Queste proprietà, però, rende la proiezione di Mercatore particolarmente adatta alla navigazione marica: rotte e puntamenti sono misurare mediante rosa dei venti e goniometro, e le corrispondenti direzioni sono facilmente trasferite da punto a punto della mappa con l’aiuto di un regolo parallelo o un paio di squadrette di navigazione.

Distorsioni della Carta di Mercatore

La sfericità della Terra rende difficile rappresentarne l’intera superficie su un’unica cartina (detta appunto “plani-sfero“). La proiezione di Mercatore, dovendo rappresentare una superficie curva su un foglio piano, ha il problema di esagerare le dimensioni delle aree lontane dall’equatore. Ecco una rappresentazione dell’effetto di distorsione delle aree della Carta di Mercatore.

Distorsione della Carta di Mercatore

Da qui si evince, per esempio, che:

  • la Groenlandia è rappresenta con un’area equivalente a quella dell’intero territorio dell’Africa, quando in realtà l’area di quest’ultima è approssimativamente 14 volte quella della Groenlandia.
  • l’Alaska è rappresentata con un’area simile se non superiore a quella del Brasile, quando l’area del Brasile è in realtà più di 5 volte quella dell’Alaska.
  • la Finlandia è rappresenta avente una estensione Nord-Sud più grande di quella dell’India, quando nella realtà è vero il contrario.

Su Peters Map trovate altri esempi con le relative cartine geografiche.

Benché la proiezione di Mercatore è ancora di uso comune per i naviganti, dovuto alle sue proprietà uniche, i cartografi sono d’accordo nel ritenere che essa non è adatta ad una rappresentazione globale dell’intero pianeta, dovuta ai suoi effetti di distorsione delle aree. In conseguenze di tali critiche, i moderni atlanti geografici non usano più la proiezione di Mercatore per le mappe dell’intero pianeta e per aree distanti dall’equatore, preferendo altre proiezioni cilindriche o qualche forma di proiezione sinusoidali (area uguale). In generale si può dire che le proiezioni cilindriche siano efficaci per rappresentare le zone comprese tra i Tropici, le coniche per le latitudini medie e le prospettiche invece per le latitudini alte. La proiezione di Mercatore, invece, è ancora comunque comunemente usata per aree vicino all’equatore dove la distorsione è minima.

La Carta di Mercatore e Google Maps

Pensate che, però, perfino Google Maps (ma anche Virtual Earth di Microsoft), attualmente, non è immune da errori ed usa una proiezione di Mercatore per le sue immagini (in particolare usa la Mercatore Sferica, mentre ha usato una proiezione equirettangolare fino a 22 Luglio 2005). Infatti, nonostante la sua distorsione di scala relativa, la Mercatore si adatta bene per una mappa del mondo interattiva che può essere spostata e scalata senza cuciture di giunzione su mappe locali.

Mercatore su Google Maps

La Carta di Peters

Visto che la la Carta di Mercatore, è stata concepita essenzialmente per agevolare il tracciamento di rotte sulla superficie terrestre e che, per le sue modalità di costruzione, non mantiene le effettive proporzioni tra le superfici dei vari continenti, la Carta di Peters, invece, è stata realizzata per mantenere tali proporzioni, attraverso una scomposizione del mondo in 100 parti orizzontali e 100 verticali per un rapporto di scala di 1:635.500.000 (ossia un centimetro quadrato equivale a 63.500 km quadrati di superficie reale) e a una rappresentazione che mantiene sempre ortogonali, su un piano a due dimensioni, i meridiani e i paralleli, a scapito però della precisione nella rappresentazione delle distanze verticali. In particolare, la Carta di Peters mantiene corretto il rapporto della distanza di qualsiasi punto dall’equatore.

Carta di Peters

Le ragioni di Arno Peters

Quando in Germania nel 1974 Arno Peters convocò la conferenza stampa per annunciare al mondo la sua nuova rappresentazione del mondo (la proiezione ancora nota come Carta di Peters) il dibattito esplose.

Inizialmente, poiché la proiezione di Peters mostrò più esattamente le dimensioni dei paesi in via di sviluppo, le organizzazioni caritatevoli gli diedero il loro sostegno, tanto che taluni avevano avuto anche l’ardire di richiedere il divieto di usare, con tutti i mezzi a disposizione, la proiezione di Mercatore, poiché, oltre ad essere antiquato e inesatto nel rappresentare le masse continentali del mondo, si credeva che fosse un simbolo superato del colonialismo.

Era l’epoca delle grandi scoperte geografiche: l’Europa intraprendeva vasti commerci con le Indie e con il Nuovo Mondo, a proprio vantaggio, ma a svantaggio delle popolazioni africane, americane e asiatiche, che si trovarono a subire pesanti processi di colonizzazione e sfruttamento. Il disegno del mondo realizzato da Mercatore sacrifica l’esattezza delle superfici a vantaggio della precisione degli angoli, e quindi della distanza delle rotte: pone quindi sulla carta l’idea dell’Europa come centro economico e politico del pianeta, tanto che riesce a dare, involontariamente, una immagine del mondo totalmente falsata: i continenti dell’emisfero Nord (Boreale) appaiono molto più grandi di quelli dell’emisfero Sud (Australe). Ad esempio, l’Europa sembra più vasta dell’America Latina, che invece ha una superficie più che doppia; la Scandinavia sembra più grande dell’India, che in realtà è tre volte più estesa. Ne consegue che la rappresentazione del mondo che siamo abituati a vedere fa sembrare più importanti i paesi in cui prevale la razza bianca: si tratta, in sostanza, di una visione “eurocentrica”. Ed era proprio questo che Peters credeva: che questo errore aveva condotto molti nel mondo sviluppato ad ignorare le lotte e i problemi di grandi nazioni vicino all’Equatore.

Peters, quindi, affermava che la sua mappa per ‘aree equivalenti’ – in cui cioè i paesi del mondo sono raffigurati mantenendo i loro reciproci rapporti di superficie, quindi la loro corretta proporzione equivalente – rendeva giustizia ai paesi del mondo (e in particolare a quelli del continente africano), in quanto ne rappresentava la superficie in modo accurato, contrariamente a quanto facesse la proiezione di Mercatore. In questo modo si evidenziava il ruolo importante che il Sud del mondo svolge nell’economia del pianeta e, indirettamente, si afferma che tutte le culture e tutti i popoli hanno pari dignità ed importanza.

A sostegno di queste tesi, c’era anche chi azzardò a proporre una carta di Peters con un altro punto di vista: capovolta! Una mappa in cui l’Australia si trovava in alto a nord e l’Europa in basso a sud, capovolgendo di fatto la posizione dei poli. Chi dice che il Polo Nord deve stare per forza in alto? Ecco come vedevano loro il mondo:

Upside down map

Questa mostrata non è la versione upside down map di una proiezione di Peters ma una proiezione Van der Grinten che comunque rende l’idea. Ho comunque estratto da un fotogramma di un episodio di The West Wing (vedi l’ultimo paragrafo) la carta di Peters capovolta:

Carta di Peters capovolta

Gli errori di Arno Peters

Tuttavia, i sostenitori della cartografia di Peters, avevano in parte torto, in quanto non consideravano il periodo storico in cui fu creata la Carta di Mercatore e il motivo per cui fu realizzata. Quello che Peters e i suoi sostenitori, volevano ignorare è che la proiezione di Mercatore era stata concepita, essenzialmente, come strumento di navigazione dei marinai europei, agevolando, di fatto, il tracciamento delle rotte sulla superficie terrestre. Quindi, poiché la proiezione è stata realizzata per essere usata dai navigatori europei, era logico e molto più sensato mostrare l’Europa più grande di quello che realmente era. In pratica, questa scelta, non era una dichiarazione politica ma semplicemente una decisione presa per facilità di uso.

La Carta di Peters continua ad avere grandi sostenitori e accaniti detrattori. Tra i detrattori troviamo chi voleva togliere la paternità della proiezione ad “aree equivalenti” ad Arno Peters, in quanto, era essenzialmente la stessa mappa inventata nel 1855 da un cartografo chiamato James la Gall. In effetti, molti riconobbero questa somiglianza e da qualche anno la proiezione di Peters viene più giustamente definita la proiezione di “Gall-Peters” (su Wikipedia trovate in inglese una esaustiva trattazione a riguardo).

Oggi la polemica è oramai sfumata, in quanto entrambe le proiezioni sono difettose ed entrambe sono cadute in disuso sostituite da proiezioni più precise: nelle aule di scuola, oggi, probabilmente vedrete, appese alle pareti, le proiezioni di Robinson (proiezione modificata utile nel rappresentare l’intero globo)

Proiezione Robinson

o la proiezione di Winkel Tripel.

Proiezione di Winkel Tripel

Infatti, anche se per nobili fini, allo scopo dare una visione del mondo socialmente meno ingiusta, la carta di Peters, come qualsiasi altra proiezione, contiene errori e deformazioni, e, probabilmente, è la dimostrazione che anche la carta di Peters è frutto di una manipolazione politica! Ciò lo si può intuire se si considera il contesto storico in cui visse Arno Peters: erano gli anni sessanta e settanta del novecento: gli anni della contestazione, del pacifismo, della guerra in Vietnam e degli oppositori delle grandi potenze; l’opinione pubblica era stanca della guerra fredda, del clima di terrore, era in atto la terza ondata di decolonizzazione. Si può, quindi, dire che Peters abbia creato la carta giusta al momento giusto, perché con la sua carta riflette perfettamente quella situazione, la sua proiezione è l’immagine di quella situazione, è la rivincita dei vinti!

Il merito della Carta di Peters

Vale, però, la pena ricordare che la cartografia di Peters ha avuto l’indubbio merito di aver spiegato in maniera semplice e visuale ad un pubblico di non-geografi o cartografi, come ogni carta geografica sia l’inevitabile frutto di scelte e compromessi. Non esiste una proiezione migliore di un’altra, nessuna lo è in senso assoluto, poiché dipende da cosa uno ritiene importante rappresentare.

Con la cartografia di Peters, anche l’uomo comune ha appreso che le nostre conoscenze geografiche si basano sul lavoro fatto secoli fa da dei cartografi, che rappresentarono il mondo come quando era dominato degli europei nel 1500. Ancora oggi le carte geografiche sono lo specchio di una dominazione che è già terminata molti anni fa. L’esempio più eclatante di questo tipo di dominazione compare nei termini utilizzati dagli europei in cartografia. L’espressione “medio oriente” fu coniata dagli europei per riferirsi alla penisola arabica. Questa terminologia riflette una visione eurocentrica, che considera l’Europa come il punto di riferimento centrale per il resto del mondo. E’ stato a partire dall’Europa che si è deciso cosa era il nord, il sud, l’est e l’ovest ed anche le distanze: vicino oriente, medio oriente, estremo oriente. L’influenza europea è tanto forte che ancora ai nostri giorni si utilizzano queste espressioni.

The West Wing

Spero che non vi siate annoiati nella lettura di questo articolo. Se siete arrivati a leggere fin qui, allora vi meritate un premio. In una puntata della serie televisiva The West Wing (in particolare nell’episodio 16 della Stagione 2 dal titolo “Alto tradimento”) vi è una simpatica scenetta dove lo staff del Presidente degli Stati Uniti, nel giorno dedicato al ricordo del grosso blocco di formaggio di Andrew Jackson (quando per un giorno aprì le porte della Casa Bianca al popolo) incontra un gruppo di Cartografi che propongono al Presidente di cambiare tutte le cartine di Mercalli con quella più consona di Peters. In questi due video troverete, sintetizzati, tutti gli argomenti che vi ho trattato, dalla visione eurocentrica, alla pari dignità dei continenti fino all’assurda richiesta di capovolgere tutte le cartine! Su Youtube trovai solo una versione inglese, ma fortunatamente sono riuscito a reperire anche l’episodio in italiano (includendo una versione più lunga della scenetta) e l’ho caricato su Youtube. Buona visione!

Parte 1

Parte 2

UPDATE

Dopo 7 anni dall’uscita di questo articolo è uscito un sito che mostra in maniera davvero semplice (con la potenza di html5), con un semplice drag e drop delle nazioni, le vere dimensioni degli stati. Il sito si chiama True Size Map, una mappa interattiva che ti permette di cliccare su una nazione e di trasportarla all’interno della mappa di Mercatone per vederne la vera proporzione in confronto alle altre nazioni.

Avreste mai pensato che l’Italia è di gran lunga più grande della Gran Bretagna? Guardando la mappa interattiva, sembra proprio di sì.

Mercatore_Italia_Inghilterra

Se guardiamo la cartina dell’Europa, sembra sempre che l’Italia sia un’appendice trascurabile in confronto alla grandezza di Germania, Francia o Spagna. Poi, basta spostare il nostro paese nei paesi vicini per vedere che in realtà siamo un bel po’ più grandi di quanto credevamo.

Mercatore_Italia_Europa

E pensavate mai che l’Italia non è poi tanto piccola rispetto alla Groenlandia?

Mercatore_Italia_Groenlandia

Infine ecco le dimensioni dei 10 paesi più grandi del mondo come apparirebbero sulle cartine di Mercatore se fossero alla stessa latitudine: infatti, forse, l’unico modo per capire le reali dimensioni degli stati è porli tutti sulla linea dell’Equatore.

Mercatore_Paesi_Grandi_Equatore

Il sito True Size Map è, come detto dai suoi creatori, ispirato, oltre da un episodio di The West Wing, anche dalla infografica di Kai Krause intitolata “The True Size of Africa“, sempre nella speranza che gli insegnanti mostrino ai loro studenti le reali dimensioni degli stati del mondo.

Le Reali Dimensioni dell'Africa

UPDATE 2

Il designer giapponese Hajime Narukawa ha realizzato un planisfero chiamato AuthaGraph World Map che ha vinto anche il prestigioso premio Good Design Award 2016. Il designer tenta di correggere questi problemi, ed è stato recentemente premiato per la sua rappresentazione apparentemente anomala, ma a quanto pare molto corretta, della disposizione e delle dimensioni dei vari territori del mondo.
Su AuthaGraph, i continenti non sono allineati, ma inclinati in modo da fornire una rappresentazione più accurata delle distanze tra di loro. Attraverso questo nuovo metodo si evitano errori madornali come quello che in alcune mappe vede la Groenlandia grande quanto l’Africa, che in realtà misura 14 volte tanto.
La AuthaGraph World Map, che si vende per 30 euro, è probabilmente la mappa del mondo più proporzionata che possiate comprare. La cosa fantastica è che la mappa è progetta per piegarsi e trasformarsi in una rappresentazione sferica del nostro pianeta; una specie di origami scientifico a tema geografico.
“AuthaGraph”, si legge sul sito del Goog Design Award, “rappresenta fedelmente tutti gli oceani e i continenti compreso l’Antartico. Questi si inseriscono nella cornice rettangolare senza interruzioni. La mappa si può suddividere senza evidenti linee di divisione. Quindi la mappa del mondo AuthaGraph offre una prospettiva precisa del nostro pianeta”.
via Tomshw

UPDATE 3

Altri esempi di questo tipo li trovate sulle mappe realizzate da Business Insider. Per esempio, per coprire la superficie dell’Alaska servirebbe se volte l’Italia. La Russia è il doppio degli Stati Uniti come estensione.O anche l’Africa è il doppio della Russia.

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Mar 27 2009

YouTube Mobile Application: è uscito il client ufficiale per Symbian S60 e Windows Mobile! Ecco la guida passo passo su come installarlo su uno smartphone con Windows Mobile 6

Posted by Antonio Troise
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Finalmente Youtube ha rilasciato gratuitamente un client per Windows Mobile 6.x e Symbian S60 3rd Edition (qui la lista dei dispositivi Nokia supportati) per permettere di accedere a YouTube da quasi tutti i palmari e smartphone in commercio. Se fino a poco tempo fa era possibile farlo nativamente solo da un iPhone/iPod Touch o da un HTC Touch Diamond (tanto che su xda-developers erano riusciti ad estrarre dalla ROM HTC l’applicazione per metterla a disposizione, più o meno legalmente, su tutti i dispositivi con Windows Mobile) o attraverso qualche piccolo tip, ora la nuova versione 2.0.2 dell’applicativo ufficiale YouTube Mobile Application amplierà lo spettro di clienti rendendo fruibile il portale di video praticamente a quasi tutti i dispositivi mobili avanzati esistenti in commercio (con pieno supporto agli schermi ad alta risoluzione VGA e simili), offrendo una migliore qualità video, velocizzando lo streaming grazie alla ottimizzazione per le reti mobili Wi-Fi o 3G, rendendo di fatto meno complicato vedere i video di YouTube sul proprio telefonino.

Già qualche mese fa, YouTube aveva comunicato di aver reso disponibile all’indirizzo m.youtube.com/ il supporto ad Adobe Flash Lite 3 (supportato, al momento, solo dai cellulari più recenti), ma l’apertura del portale a due delle principali piattaforme mobili sul mercato, è un evento rivoluzionario sul fronte accessibilità e ci ricorda quanto Google abbia la volontà di offrire la migliore esperienza di fruizione di YouTube su qualsiasi dispositivo, computer, televisore o telefono cellulare. In quest’ottica rientra anche YouTube TV, il servizio che permette di visualizzare i video e gestire i comandi direttamente dal telecomando della nostra console WII o Playstation 3, simulabile dal proprio browser Safari (abilitando il menu Sviluppo -> User Agent -> Altro…) o Firefox (installando il plugin User Agent Switcher) impostando uno dei due seguenti User Agent:

Mozilla/5.0 (PLAYSTATION 3; 2.00)
oppure
Opera/9.23 (Nintendo Wii; U; ; 1038-58; Wii Internet Channel/1.0; en)

Tornando a YouTube Mobile Application, c’è però da dire che, purtroppo l’applicazione non è per ora disponibile per l’Italia ma soltanto per Australia, Irlanda, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti; è comunque possibile scaricarla ugualmente collegandosi dal browser del proprio device mobile all’indirizzo http://m.youtube.com e cambiando la propria lingua predefinita in Inglese, in attesa di un rilascio in lingua italiana.

Come installare YouTube Mobile Application su Windows Mobile

Aprire dal browser del proprio smartphone la pagina: http://m.youtube.com

YouTube Mobile Application - 01

Verrà mostrata la versione di Youtube ottimizzata per i dispositivi mobili. Sotto al campo di ricerca troverete un link da cliccare: “Guarda Youtube sul tuo cellulare“:

YouTube Mobile Application - 2

Almeno finché non verrà rilasciato da Google una versione per l’Italia, al momento, dopo aver cliccato sul link sopra indicato verrà mostrata questa pagina che ci avverte che non è disponibile la versione per il nostro dispositivo.

YouTube Mobile Application - 3

In realtà questa schermata potrebbe trarre in inganno chiunque perché non si dice che non è disponibile una versione per la lingua italiana dell’applicativo (e ovviamente anche il conseguente supporto alla localizzazione italiana di YouTube.it) ma sembra quasi che la versione del nostro sistema operativo non sia supportata. Sarà, invece, sufficiente cliccare sul link in basso: “Cambia lingua” per accedere alla seguente schermata:

YouTube Mobile Application - 4

dove basterà cliccare sul link “English” per essere rediretti verso la seguente pagina per il download automatico dell’applicativo.

YouTube Mobile Application - 5

Dopo qualche secondo di attesa si aprirà a popup un messaggio che vi chiederà conferma del download in corso.

YouTube Mobile Application - 6

Cliccando sul tasto “Salva con nome…” potrete decidere dove salvare il file (che altro non è che un file .CAB installabile su tutti i terminali con Windows Mobile)

YouTube Mobile Application - 7

Essendo un file .CAB si aprirà automaticamente la schermata di istallazione dell’applicativo (altrimenti basterà posizionarsi sulla cartella in cui si è salvata l’installazione dell’applicativo e fare doppio click sul file .cab) che chiederà dove installarlo (sul Dispositivo o sulla Scheda di Memoria): a voi la scelta in base alle vostre esigenze e allo spazio libero a disposizione sulla periferica.

YouTube Mobile Application - 8

Dopo che ha effettuato la copia dei file nella directory di destinazione desiderata, l’installazione sarà portata a termine in pochi secondi.

YouTube Mobile Application - 9

Ora sarà sufficiente andare nella cartella Programmi del proprio dispositivo mobile, dove troverete l’icona dell’applicazione appena installata:

YouTube Mobile Application - 10

Quando si lancerà per la prima volta l’applicazione YouTube Mobile Application verrà chiesto di selezionare la propria regione di appartenenza: selezionate United Kingdom o United States

YouTube Mobile Application - 11

e vi verranno mostrati, in inglese, i termini e le condizioni da accettare prima di poter proseguire.

YouTube Mobile Application - 12

Infine, vi verrà mostrata una ultima schermata di avviso che vi avvertirà che se non accediamo con connessione wireless, dal momento che lo streaming consuma un gran quantità di dati, prima di usarlo è necessario avere un abbonamento flat per il proprio terminale mobile, altrimenti si rischia di spendere molte decine di euro per visionare qualche minuto di filmato.

YouTube Mobile Application - 13

Finalmente ora potrete accedere alla schermata principale dell’applicativo YouTube Mobile Application dove potrete trovare un campo per ricercare i video, con lo storico delle parole chiave già immesse, oppure potrete selezionare i contenuti più visti, quelli che hanno ricevuto maggior gradimento e gli ultimi caricati.

YouTube Mobile Application - 14

Simpatica la visualizzazione a scorrimento laterale delle anteprime dei video ricercati (a mo’ di CoverFlow semplificato). Una volta scelto il video, si accede alla pagina che lo descrive brevemente

YouTube Mobile Application - 15

e dal quale è possibile lanciare la visualizzazione, che va automaticamente a schermo intero e in modalità landscape, con prevenzione dello spegnimento del dispositivo durante il playback.

YouTube Mobile Application - 16

Come potete notare il player mostra la barra di scorrimento del video, permette la visione a pieno schermo con un doppio click ed assomiglia molto a quello che si visualizza dal browser del proprio pc.

Suggerimenti per migliorare l’applicazione

Al momento, le uniche pecche di YouTube Mobile Application sono, oltre al mancato supporto ufficiale per l’italiano (che ci costringe, per eseguire l’installazione sui nostri device, di accontentarsi della versione inglese del programma e di non poter accedere alla versione localizzata di Youtube.it), anche la mancanza della possibilità di loggarsi con il proprio account in modo da accedere ai servizi più avanzati del noto portale, e l’impossibilità di accedere ai Canali di Youtube. Si sente anche molto la mancanza di un link per scaricare i video in modo da poterli guardarli offline (qui trovate un modo alternativo per farlo con il sito MobyTube) e l’impossibilità di visualizzare i suggerimenti ai video simili.
Google, comunque, ha garantito che saranno a breve disponibili diversi aggiornamenti dell’applicativo, che saranno notificati automaticamente dal programma.

Tag:browser, cellulare, coverflow, firefox, flash, Google, Htc, Mobile, nokia, safari, smartphone, streaming, symbian, tv, Video, wi-fi, wireless, youtube
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