Secondo un recente studio della società francese XiTi Monitor, gli utilizzatori in Europa del «panda rosso» (vedi qui per non bisogna confonderlo con la traduzione letterale di «volpe di fuoco») rappresentano il 28% dei naviganti, guadagnando quasi 7 punti in un anno, e avanzano in tutti i 32 paesi oggetto dello studio. Ma, se Slovenia e Finlandia si dimostrano più sensibili al fascino del browser open-source, sfiorando una quota di diffusione del 50%, purtroppo Italia, Spagna e Olanda appaiono paesi molto più conservatori. In particolare nel nostra Bel Paese gli utenti che hanno sposato la causa di Mozilla sono il 18,3% (sestultimo paese dei 32 analizzati), dato comunque in crescita di 2,8 punti rispetto a marzo 2007.
Intanto il Firefox, ha appena festeggiato i 400 milioni di download, confermandosi come secondo browser più utilizzato al mondo, e continuando a erodere a Internet Explorer, prodotto da Microsoft, significative quote di mercato. Giunto alla seconda versione, la roadmap prevede il rilascio della terza (nome in codice “Gran Paradiso”) per il prossimo Novembre e della quarta nel 2008.
Se analizziamo, però, il trend di crescita del browser Open Source, si può rimanere sbalorditi. Nato nel Novembre 2004 dalle macerie di Netscape con la costituzione della Fondazione che ne gestisce la distribuzione e lo sviluppo (ma rimanendo fedele al modello open-source), ad Aprile 2005 faceva già registrare 50 milioni di download. Per raggiungere i 100 in Ottobre dello stesso anno, i 200 nell’Agosto 2006, e quindi raddoppiare ancora nel giro di un anno.
In ogni caso, il numero di download non riflette il numero totale di installazione, né soprattutto quello degli utenti. Ma non comprende nemmeno le versioni scaricate non dal sito ufficiale, e quelle diffuse attraverso altri canali, per esempio le distribuzioni linux o le riviste di settore.
Insomma, si può certo dire che, in definitiva, questi dati sono molto più apprezzabile alla luce del fatto che, quando Firefox intraprese la sua sfida con la tecnica dell’Open Source, si riteneva impensabile che avrebbe rappresentato una valida alternativa al browser di Microsoft.
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