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Oggi ho letto una intervista al programmatore e saggista Paul Graham che, ha messo in luce alcuni argomenti interessanti sul rapporto con Microsoft. C’è da dire che queste valutazioni sono sicuramente di parte, dato che Paul è un utilizzatore dei prodotti della Mela da diversi anni, ma non per questo alcune sue speculazioni, non mi hanno fatto riflettere.
Il primo punto interessante è stata l’affermazione, per molti scontata, che:
Microsoft abbia perso rilevanza nel corso degli anni. Perché ha perso smalto e appeal, oltre che mercato. Una volta, dice Graham, era il Mac il computer da regalare ai nonni, perché le piattaforme “toste” erano altre. Oggi è Windows, mentre ancora più di Linux è il Mac ad avere la piattaforma più “sexy” e intrigante per chi voglia usarla creativamente e al 100%, sia in ambito professionale che in ambito softwaristico.
In effetti, quando ero ancora studente, l‘unico punto di riferimento per noi giovani programmatori ed elettronici era il mondo Microsoft, con il suo DOS e il suo Windows 3.11/Windows 95. Francamente avevo solo lontanamente sentito parlare di un altro mondo come quello Apple, ma nessuno dei miei amici, conoscenti o professore ne parlava mai.
Oggi, sembra, invece, che la cosa si sia capovolta: tutti hanno un PC Windows, con i suoi pregi e difetti, mentre adesso il vero status symbol cui fregiarsi è possedere un Mac o un iPhone. Sia perché sono prodotti “più costosi” della norma dei PC o dei telefonini, sia perché in effetti sono oramai universalmente riconosciuti come prodotti differenti, stabili e più potenti, oltre che avere un design elegante e inconfondibile.
Il secondo punto è:
Microsoft è morta nel 2005, più o meno. L’anno dopo la quotazione di Google, avvenuta nell’agosto 2005, piuttosto invece quando l’azienda di Mountain View ha lanciato Gmail come servizio totale. A ucciderla è stato l’inizio del cloud computing, cioè dei servizi attraverso il web che hanno reso indifferente l’uso di questo piuttosto che di quell’altro tipo di computer, basta che abbia un browser compatibile. Il desktop di Microsoft è morto per colpa di Ajax, la tecnologia delle pagine web 2.0, che per ironia della sorte sono in parte state create proprio da Microsoft dato che la X di Ajax è il XMLHttpRequest che permette di far funzionare la pagina come una vera e propria applicazione dal punto di vista della comunicazione con il server e che venne creato da Microsoft per avere una versione web di Outlook che funzionasse come quella applicativa da installare.
Su questo punto penso si potrebbe discutere per ore: oramai molte applicazioni che prima erano solo desktop, si sono spostate sul web, con la nascita della famosa Era del Web 2.0. Si può fare tutto sul web, dalla piattaforma di Office (Google Docs) a Photoshop (Adobe Photoshop Express) e decine di aziende hanno costruito e stanno costruendo la loro infrastruttura IT (comprensiva di server, programmi per la gestione, posta elettronica aziendale) in completo outsourcing facendo mashups di applicazioni e servizi offerti via Internet con la modalità d’uso Web 2.0 che prevede zero installazioni e zero server in azienda.
Ovviamente il Web 2.0 si è potuto evolvere solo perché la banda larga ha iniziato a prendere piede in tutto il mondo e ne è stata quindi la sua naturale evoluzioni tecnologica.
L’ultimo punto, infine, tratta argomenti fin troppo opinabili:
“Sono felice che Microsoft sia morta”, continua Graham. “Era come Nerone o Commodo: un tiranno malvagio nel modo in cui lo possono essere solo quelli che ereditano il potere. Perché bisogna ricordarsi che il monopolio di Microsoft non è cominciato con Microsoft. L’ha ottenuto invece da Ibm. Il mondo del software per le aziende è stato un monopolio a partire dagli anni cinquanta fino al 2005. Praticamente per tutta la sua esistenza. Uno dei motivi per cui il web 2.0 ha così tanta euforia dietro a sé è che per la prima volta, consciamente o no, si capisce che potrebbe finalmente essere finita questa epoca del monopolio“.
Riflessioni personali
In definitiva, non credo che Microsoft sia morta, ma forse è rimasta per troppo tempo ferma, crogiolandosi sui successi del passato. Forse ha saputo investire male le sue ricerche, forse ha a capo una classe dirigenziale non all’altezza, forse credeva di possedere il monopolio ma poi lo ha perso per troppa sicumera. Resta il fatto che Microsoft sta assistendo ad una involuzione dell’utente medio che ora guarda altrove, alle alternative, tanto da lasciare il mondo di Windows e affini come l’ultima spiaggia sui cui approdare.
Io non ho nulla contro l’azienda di Bill Gates, per anni l’ho seguita e ammirata (ricordo quando lessi tutto di un fiato il libro di Bill Gates “La strada che porta a domani“), ho programmato sulla sua piattaforma a partire dal atavico Visual Basic 4, ho usato con soddisfazione Windows 2000 e, un po’ meno, Windows XP, ho installato a tutti i miei amici e colleghi tutte le patch per far funzionare a dovere il sistema operativo di casa Redmond (le portavo sempre con me sui floppy disk), ma ad un certo punto è stato naturale cambiare, guardare al di là, perché notavo una sorta di staticità nel mondo Microsoft. Qualche anno fa avevo intenzione di programmare per la piattaforma Windows Mobile, ma alla fine ho desistito in quanto non vi era una soluzione univoca. Windows .NET rendeva le mie applicazioni sempre più complesse e incompatibili con le vecchie versioni realizzate. Windows Vista imponeva limiti e restrizioni inutili e quanto mai pesanti.
Passare ad Apple è stata una prova, e sono passato dal Macbook Pro all’iPod Touch: una scelta migliore dopo l’altra che mi lasciano quella sensazione di poter sempre contare su un futuro migliore. Ho iniziato a programmare per l’iPhone con l’SDK che mette a disposizione gratuitamente la Apple e tutto risulta chiaro e delineato (unico scoglio imparare bene Objective-C e Cocoa Touch), uso il mio portatile come mai ho usato tutti i portatili Asus, Acer, Compaq e Toshiba che ho avuto in precedenza. Molte applicazioni per il mondo Mac sono migliori di tante altre per Windows. Vi è una sorta di organicità e coerenza che rende usare i prodotti della mela un vero piacere. E la semplicità insita in ogni cosa, non è indice di superficialità o carenza.
Proprio ieri ho installato una applicazione per iPhone/iPod Touch di nome Wanted, una applicazione presente in App Store (per ora gratuita) che consente di creare, con pochi semplici passaggi, dei veri e propri manifesti stile “Ricercato” (appunto Wanted) con le foto presenti su iPhone e con la possibilità di aggiungere oggetti come cappelli, baffi, pistole, trecce e stelle da sceriffo. In tre minuti ho scaricato l’app, l’ho aperta, preso una foto, realizzato il mio fotomontaggio, salvata l’immagine, aperto un’altra applicazione gratuita HP Print, che ha rilevato la mia stampante di rete e ha stampato su carta 10×15 il mio wanted personalizzato. Una semplicità disarmante che mi ha colpito. Una semplicità che Apple è riuscita a trasferire anche sui prodotti di terze parti grazie ad un SDK davvero rivoluzionario. Dalla mia esperienza (ma potrei sbagliarmi) non esiste nessun altro prodotto che è in grado di dare una esperienza così concreta e user friendly come quello che possono offrire i prodotti di Cupertino (anche se a volte taluni prodotti dimostrano ancora di seguire qualche ferma ostinazione e i dettami di una semplice convinzione personale di chi li realizza, piuttosto che seguire le richieste degli utenti).
Questa non voleva essere un elogio a Apple, ma una disamina neanche troppo approfondita (sarebbero troppi gli argomenti da trattare e troppo vasti i temi da affrontare), una serie di riflessioni a braccio, sul mondo Apple e Microsoft, partendo da degli spunti di riflessione sulle idee di Paul Graham. Spero di non avervi annoiato.
Ho seguito il tuo stesso percorso a partire dal DOS, programmazione esclusa, direi, visto che le mie uniche esperienze in merito riguardano il sepolto Pascal.
Hai ragione, tanti sono gli argomenti che si potrebbero eviscerare e snocciolare in quest’ambito, e il “flame” MAC-PC è un classico oramai. Tuttavia hai il mio pieno appoggio: da 2 anni ho switchato completamente, tornando al PC solo con un NetBook su cui faccio girare linux, tanto, come fai presente, oramai la vita e la produttività si sono spostate dal desktop al web, quindi Firefox e puoi tutto….ma il Mac è il Mac 😀
Anche io sono una felice Mac switcher da più di un anno ormai.
Penso che il declino di Microsoft sia da imputare principalmente all’essersi seduta sugli allori e al non aver mai creduto seriamente nelle potenzialità del web, di internet. Zio Bill in primis ha ammesso di non aver investito abbastanza in questo. E quando si sono accorti che il mondo stava cambiando, ormai era troppo tardi per rimediare. Penso che ormai sia solo questione di tempo. E chi fa siti web assiste al declino da tempo ormai, cominciato IMHO quando IE4 ha vinto la guerra dei browser contro Netscape.
Sono passata al Mac per curiosità e perchè avevo fame. Di cosa? Di novità, di innovazione, di una nuova filosofia, di ergonomia, di un diverso modo di usare il computer.
Solo poche cose made in Redmond oggi suscitano il mio interesse e forse potrebbero risollevare le sorti di Microsoft: Surface, Photosynth, IE8 e Windows 7.
Il resto è la solita minestra scaldata, riscaldata e diffusa planetariamente.
Io ho molta fiducia in Windows 7 e nella forte voglia di interoperabilità dichiarata da Ballmer.
Ringrazio Microsoft per aver diffuso i computer nelle case. Ringrazio Microsoft perchè col mio “stipendio” da studente anni fa potevo permettermi solo un pc, dove ho passato le nottate sull’html.
Ringrazio Microsoft perchè grazie a Windows ho imparato tanto sui computer. E quando finalmente ho cominciato a lavorare nell’IT e a guadagnare abbastanza, mi son comprata un Mac! ;o)
Non vedo l’ora che alla Microsoft preparino qualcosa per farmi tornare sui miei passi… Ma se va avanti così, ne dubito.
@Cheope: ecco quello che non ho detto nel mio articolo… lo hai detto splenditamente tu.. in particolare un concetto:
Anche io sono passato al Mac perché avevo voglia di provare qualcosa di nuovo, di intellettualmente stimolante, cosa che Windows non mi offriva più se non come trovare le patch e gli antivirus giusti. Ecco credo che forse tra tutti era la voglia di vedere qualcosa di nuovo a spingermi a comprare un mac… e devo dire che nei primi tempi ero ancora dubbioso sulla mia scelta… windows lo conoscevo da anni e mi faceva paura stravolgere la mia vita informatica… e invece eccomi qui… più felice di prima!
@Alex: in effetti speravo che con questo post non scatenassi lo stesso flame di quando scrissi un vecchio post “Xbox 360 VS Playstation 3″… ad oggi stiamo a 4557 commenti 🙂
Io uso Windows solo al lavoro e talvolta emulato sul Mac… ma non ne sento la mancanza… anzi sento la mancanza del Mac quando uso Windows…
Il netbook è una idea interessante per farci lavorare Windows XP o Linux…
Grazie per aver commentato.
Ciao
@Alex
Dimenticavo! Anche io ho un netbook, un Eee pc 900 con Ubuntu. Sempre per la fame di cui sopra, mi sono avvicinata anche a Linux (all’inizio con Mandriva, quando si faceva ancora chiamare Mandrake…). Certo, Ubuntu è una distro relativamente facile, ma, come dire… It just works! Ed esattamente come il Mac. Lasciando stare le note parentele Unix, se sei utonto funziona e basta; se sei un utente un po’ più “pro” poterci smanettate da Terminale dà molta soddisfazione! Usando Linux ti rendi conto di quante cose non sai dei computer (E a volte è anche un po’ disarmante…) ;o)
@Antonio
Anche io all’inizio del mio switch su Mac ho avuto le tue stesse sensazioni: non mi trovavo benissimo. Ho dovuto “disimparare” alcune cose, soprattutto ho dovuto reimparare a ragionare come un essere umano, in modo più semplice ed immediato, lasciando perdere certe procedure contorte e macchinose. Credo che fondamentalmente il Mac abbia come filosofia di progettazione il tanto agognato computer invisibile, il “don’t make me think” caro all’usabilità (di siti web e della tecnologia in generale). E imparando ad usare il Mac, confrontandolo con Windows, mi è venuta in mente un principio fondamentale della matematica del liceo: se esiste una soluzione più semplice per risolvere un problema, probabilmente quella è la soluzione giusta. Ecco spiegato il feeling con il Mac.
Il mac ti permette di usarlo per quello che è, cioè uno strumento per fare qualcos’altro, non come fine di ogni attività fatta a computer.
Anche io in ufficio ho Windows (lavoro tra l’altro in una PA) e non sai il fastidio ogni volta che premo mela+spazio (in realtà alt+spazio) per attivare spotlight per cercare qualsiasi cosa e non succede niente… Ho dovuto installare Launchy per ottenere più o meno la stessa funzionalità e ricordarmi che non sono sul mac…
Sarò una maniaca scellerata, ma rinunciare a certe comodità non è facile.
Ciao Antonio, vedi, sono daccordo con te quando dici che Microsoft si è cullata per anni della sua posizione dominante non accorgendosi della direzione che stava prendendo l’ informatica mondiale, tuttavia dissento sul fatto che in futuro basterà un pc con firefox per fare tutto ciò che oggi facciamo sul nostro desktop.
Figuriamoci, quello manca: ma se oggi gli sviluppatori si fanno due c******i così per rosicchiare pochi ms all’ avvio del SO, come si può pensare che l’ utente attenda 15 secondi solo per far apparire il menu File di Photoshop Express? Per non parlare poi dell’ applicazione di filtri particolarmente complessi che solo per far apparire l’ anteprima del filtro applicato sul mio PC ci vogliono una trentina di secondi. Insomma, non lo so…le variabili in gioco sono tante ed è un po’ da fessacchiotti dire che il futuro sono firefox e ajax. Immaginate poi il carico che deve sopportare un server: se oggi bastano poche centinaia di computer che fanno richieste contemporaneamente ad un server per farlo crashare miseramente, immaginate cosa succederebbe se poche decine di computer facessero rischiesta di usare contemporaneamente Photoshop Express.. Ora sto esagerando, ma considerate che i server di Aruba non sono mica quelli di Adobe e Microsoft..voglio dire che vada per i colossi questo modello di computing, ma il 99,7% della presenza su internet è fatta da appassionati e liberi professionisti (in realtà per loro le società di hosting) che certo non possono permettersi i costosissimi server di ibm o google.
Naturalmente spero di rileggere questo commento tra 50 anni quando potrò collegarmi a 100 Tbps ai bagni pubblici del mio paese per sapere se sono liberi e mettermi a ridere e ripensare che forse il cloud computing non era così una chimera.
Fino ad allora il CC per me è e resta un passaggio intermedio verso il futuro modello di computing, che nessuno può sapere quale mai sarà..
Un saluto, Nicola
@Nicola
Spero anch’io di connettermi a un Tbps dai bagni pubblici del mio paese fra 50 anni (se ci sarò ancora), a ma a differenza tua non penso che il cloud computing sia una chimera, anzi. Hai citato Photoshop express (come se gli applicativi desktop Adobe fossero notoriamente delle schegge), ma prova ad usare Picnik o Aviary: i tempi di risposta sono impressionanti, (anche se ovviamente molto dipende dalla connessione e dal traffico, ma io ho solo una 2Mbps e non mi lamento).
Ajax serve proprio a questo: le connessioni asincrone permettono di dare un feedback immediato all’utente, che ha l’impressione di usare un’applicazione desktop. A qualche anno fa invece ad ogni azione dell’utente occorreva fare il refresh della pagina, disorientando gli utenti che non sapevano com’è fatta l’architettura client-server (praticamente tutti gli utonti).
Si sta tornando pian pianino al thin client, si sta spostando tutto on-line.
15 secondi per avviare un OS? C’è Splashtop per accendere il computer ed avviare dopo 5 secondi nientemeno che Firefox.
Senza contare che esistono già numerosi WebOS, tra cui EyeOs che tra l’altro ha uno sviluppo molto italiano!
Insomma tra un po’ non solo basterà un pc con firefox per fare tutto, ma il computer non servirà nemmeno più perchè stanno aumentando i dispositivi alternativi che permettono di accedere ad internet. Un esempio? Le console di gioco come Wii, Xbox e Play Station, gli smartphone (iPhone e Nokia Nx in testa), Eee D200, Apple tv, i quasi-pc come i netbbok, Eee Box, Eee Top, Eee Keyboard, Eee Videophone, i car-puter, i navigatori satellitari… Insomma, presto per andare in internet non servirà più un pc canonico, ma basterà un dispositivo più “povero” in termini di memoria e prestazioni, perchè tanto tutto il software e la tecnologia saranno on-line.
Di contro è ovvio che i server dovranno essere molto più potenti. Ma anche questa è evoluzione.
PS. scusate la logorrea. Presto aprirò anch’io un blog, così non mi dovrò più scusare…
^_________^
@Cheope: Infatti non ti devi scusare… mi fa piacere ospitare le tue riflessioni perché sono sempre molto interessanti! Quando aprirai un blog sarò tra i primi ad iscriversi al tuo feed 🙂
Ciao
@Cheope: Infatti, è proprio questa la ragione del passaggio a IPv6. Tuttavia non credo nel CC semplicemente perchè non voglio che un server decida per me quando fare ciò che voglio fare. Cosa succede se un server è down? Che milioni di utenti non sono più liberi di usare liberamente il loro pc. A mio avviso il CC dovrebbe usarsi solo in applicazioni critiche, quelle cioè che richiedono la collaborazione di tutti (vedi l’ ammirevole SETI@HOME), ma per applicazioni casalinghe non credo sia granchè come forma di computing alternativa..
Sto Paul Graham fa un bel po’ di affermazioni basate sul nulla, secondo me. La MS è sicuramente in declino, e neanche a me sembra che abbia una visione chiara di come uscirne. Però Windows rimane il sistema operativo più usato, e sappiamo bene con che percentuali e Office è ancora lo standard de facto nel suo campo.
Invece sono d’accordo con te quando dici che è rimasta ferma per un bel po’.
Non riesco poi a capire bene su cosa si basi questa frase:
“All the computer people use Macs or Linux now. Windows is for grandmas, like Macs used to be in the 90s. So not only does the desktop no longer matter, no one who cares about computers uses Microsoft’s anyway.”
Insomma, il mio iMac è fantastico, strappa un “wow” a tutti quelli che lo vedono, ma rimango l’unica persona che conosco di persona ad avere un Mac. E no, non frequento solo nonne XD
@Antonio
Oh mammma, vuoi proprio farmi arrossire?! 🙂
@Nicola
Premetto che lasciare decidere ad un server o ai computer in generale non è mai piaciuto nemmeno a me.
E’ vero: “se un server è down o se sono in una zona senza connessione, non funziona una cippa!”. Questo problema se lo sono già posti in tanti e fortunatamente è in via di risoluzione.
Oggi ad esempio ci sono Air o Gears, che grazie a SQLite (Gears sicuro, Air forse usa solo XML), permettono di lavorare con alcuni applicativi off-line e di effettuare la sincronizzazione una volta tornati on-line. Dopo tutto parliamo di programmi che girano su browser e quindi relativamente semplici (Gmail, Rememberthemilk). Certo sono soluzioni ancora un po’ buggy, ma come logica non fanno una piega.
Sicuramente come dici te il Cloud Computing si presta meglio ad ambienti collaborativi. Ma ormai, in questa era social, cosa ci è rimasto di non collaborativo? IMHO de rif o de raf anche l’utenza soho s’imbatterà presto nel cloud computing, se non l’ha già fatto con Gmail, Google Docs & co.
Tornando al topic, persino Microsoft si è ripromessa di mettere la sua suite office on-line… Non credo che la sua sia solo una cieca rincorsa: evidentemente il CC è un mercato, al momento di nicchia, dove vale la pena investire.
E secondo me, il potenziale è enorme.