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E’ interessante vedere come nelle sedi dei luminari della scienza vi sia posto per ogni argomento dello scibile umano: dalla teoria della fusione nucleare a quella, forse più semplice, dei procrastinatori. Ebbene si, è proprio questo fenomeno, molto spesso sottovalutato, che il prof. Michael Bender della Stony Brook University di New York (USA) ha analizzato molto attentamente creando addirittura un algoritmo per valutare quali strategie dovrebbe attuare un procrastinatore per portare a termine il maggior numero di compiti focalizzandosi sulle principali scadenze.
L’articolo, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Scheduling, e messo in luce da bloGalileo, cerca di analizzare la condizione di certi individui che tendono, in maniera cronica, a rimandare a domani tutto quello che potrebbero fare oggi. Per loro si tratta di un vero e proprio stile di vita, di un modo di essere e di vivere il loro tempo, peccato che, come tutti, prima o poi, si troveranno dinanzi alle delle scadenze e giunti al limite saranno obbligati a completare in fretta e furia il loro incarico prima della scadenza definitiva, rischiando, spesso, di non riuscire nel loro obiettivo.
Un grafico temporale su 2 assi cartesiani attività/tempo sarebbe facilmente schematizzabile come una linea che per la gran parte del tempo sarà orizzontale e verso la fine, tenderebbe ad inclinarsi molto rapidamente, quasi asintoticamente, nell’ultimo delta di tempo che precede la scadenza del compito assegnato.
In definitiva, però, la ricerca svolta da Bender ha dimostrato come non esiste alcuna strategia sufficientemente efficace per consentire a un procrastinatore di portare a termine correttamente tutti i suoi impegni entro le scadenze prefissate. L’unica soluzione per essere efficiente, dunque, sarebbe quella di rinunciare a essere un procrastinatore, ma evidentemente anche questo obiettivo potrebbe essere rinviato.
E voi come vi sentite: procrastinatori, ovvero tendete a rimandare il più possibile quello che dovete fare, oppure siete degli anticipatori, ovvero tendete a svolgere il prima possibile le vostre attività addirittura anticipandole rispetto alla tabella di marcia? Io, da parte mia, penso di essere un mix: dipende dal tipo di attività e di quante ne devo fare in contemporanea e, a volte, anche dall’umore della giornata.
UPDATE Dopo i vostri commenti e appreso che l’arte di rimandare è una cosa abbastanza comune nell’essere umano, ho fatto un giro su Google e ho scoperto che il problema è molto sentito dai più. A cominciare da Benjamin Franklin che, per l’occasione, coniò il noto aforisma: “Non rimandare a domani quello che potresti fare oggi”. Hanno scritto anche libri su come “Non fare lo struzzo! L’arte di non rimandare la soluzione dei problemi per essere più efficienti“. Per finire, ho anche trovato un documento in pdf sui “Dieci modi per non rimandare sempre a domani!“.
Procrastinatore forever.
A parte gli scherzi, generalmente tendo a rimandare, fatta eccezione naturalmente per le attività che mi appassionano o stimolano.
Se però si tratta di lavoro, studio, faccende da sbrigare, provo sempre ad allontare il più possibile l’impegno…
La strategia che nel mio caso è questa:
::1 mi arriva la commessa. Curiosità, entusiasmo, stimoli, mi metto subito al lavoro.
::2 esecuzione. Butto giù una base di quello che dovrebbe venir fuori, mi faccio un progetto di massima.
::3 Rimando. Arrivato al 10% del lavoro mi accorgo che mi sto annoiando da morire, e mollo tutto. (spesso per cominciarne un altro).
::4 Scadenza. Si avvicina il giorno della scadenza, mi metto al lavoro senza tregua, qualche santo aiuta, consegno.
Va bene, lo so, lavorare costantemente permette di essere più organizzati, avvantaggiarsi come a scuola ecc. ecc., però dovrete ammettere che in questo modo ho tanto tempo da spendere come preferisco, e soprattutto il tempo in cui il lavoro è sospeso (fase 3) in realtà è comunque utilizzato, sia perchè affronto altri compiti, sia perchè in background continuo a ragionare sul lavoro iniziale, e quindi quando poi mi avvicino alla consegna debbo solo “riassumere” quanto studiato in itinere.
Anche io sono come marcogiallo, procrastinatore forever.
Ho anche notato che quando lavoro sotto pressione per una scadenza imminente, il risultato è sempre migliore. Forse perchè la necessità mi fa concentrare anima e corpo sulle cose importanti, tralasciando i dettagli inutili, che altrimenti, in un ritmo di lavoro più regolare, mi farebbero solo perdere tempo. Perchè è questo il mio problema: anche quando voglio portarmi avanti col lavoro, mi perdo facilmente in cavolate che mi distolgono dall’obiettivo finale. Quando il tempo stringe invece, questo non avviene.
@marcogiallo e @Cheope: non fa una piega il vostro ragionamento 🙂 In effetti in quello che dite voi mi ritrovo parzialmente e noto anche io che quando i tempi sono stringenti riesco spesso ad ottenere il meglio di me, mentre se sono molto ampi, mi perdo molto spesso nei più minimi dettagli (da perfezionista come a volte sono) che altrimenti avrei ben volentieri sorvolato.
Ragazzi sono come voi… e vorrei cambiare, ma mi pare impossibile. Servono suggerimenti!
Penso che sia per tutti così. Anch’io quando sono quasi con l’acqua alla gola riesco a rendere meglio. Prima “la priorità del processo” (parlando ingegneristicamente -_-) è molto bassa.
Pian piano aumenta e proporzionalmente aumenta la mia attenzione e il mio impegno. 😛
Ciao,
Emanuele
Io invece no, se ho l’acqua alla gola non rendo molto, spesso perché anche nei i compiti più schematici e/o scientifici cerco una via creativa e questo mi porta ad apprezzare l’avere un bel po’ di tempo a disposizione. Poi, quando l’ispirazione arriva sono capace di lavorare ore consecutive e quindi mi spremo come se avessi l’acqua alla gola.
io seguo le regole antagoniste al GTD, ovvero quelle PuP (Procrastinate until Possible). Tra l’altro ho scoperto che un ottimo metodo di procrastinare è quello di delegare.
In questo modo, nonostante io rimandi, comunque le attività si svolgono da sole. Devo dire che funziona decisamente bene, qui un esempio:
http://www.fullo.net/blog/archives/2007/03/08/twitter-plugins-per-wordpress/
;P
Dopo i vostri commenti e appreso che l’arte di rimandare è una cosa abbastanza comune nell’essere umano, ho fatto un giro su Google e ho scoperto che il problema è molto sentito dai più. A cominciare da Benjamin Franklin che, per l’occasione, coniò il noto aforisma: “Non rimandare a domani quello che potresti fare oggi”. Hanno scritto anche libri su come “Non fare lo struzzo! L’arte di non rimandare la soluzione dei problemi per essere più efficienti“. Per finire, ho anche trovato un documento in pdf sui “Dieci modi per non rimandare sempre a domani!“.
Procrastinatore, e purtroppo mi crea parecchi problemi! Sia nella vita quotidiana che nello studio…
Questo articolo parla di me XD Ave miei simili! XD