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E’ noto che il download illegale di musica e film è un problema fisso per le finanze delle case discografiche e cinematografiche. Per venire incontro alle lobby della musica e del cinema, molti governi stanno inventando nuovi metodi di soppressione che, secondo me, si avvicina molto ai tanto contestati metodi cinesi.
Provider poliziotti in Francia, Nuova Zelanda, Inghilterra e Giappone
E’ notizia di ieri, infatti, che Francia (grazie all’impegno personale di Nicolas Sarkozy) ma anche Inghilterra, Giappone e Nuova Zelanda, stanno facendo forti pressioni affinché i provider Internet si trasformino in veri e propri cyberpoliziotti.
Secondo loro, infatti, dovrebbero essere loro ad individuare e, conseguentemente, bloccare i clienti che utilizzano internet illegalmente: alla terza volta che si è beccati a scaricare o condividere file senza pagare, scatta il taglio della linea internet da parte dello stesso provider che la fornisce. Purtroppo, sembra che, nonostante sia stata simbolicamente bocciata dal Parlamento Europeo, a Maggio, in Francia, questa proposta diverrà legge!
In realtà questa idea non è nuova: in Nuova Zelanda è già legge, mentre in Inghilterra il provider Tiscali UK, ha chiesto che il costo da sostenere per installare i filtri per l’individuazione dei trasgressori, siano divisi con l’industria discografica, che ovviamente non ha accettato.
In Giappone, invece, i quattro principali provider hanno raggiunto un’intesa per bloccare la linea a tutti gli utilizzatori di WinNY, un popolare programma di file sharing.
La situazione in Italia
Al momento, invece, in Italia vi è una sentenza della Cassazione che fa giurisprudenza e che afferma che non è reato scaricare musica o film tutelati dal diritto d’autore se non lo si fa a fini di lucro. Ma il confine è molto labile, ed è noto che da anni molti provider hanno installato filtri per rallentare il download su particolari porte usate dai software p2p.
E’ evidente, però, questa situazione rientra nell’ambito della violazione dei diritti dei cittadini. Infatti, non dovrebbe essere compito dei provider investigare sul tipo di utilizzo che il proprio abbonato fa della Rete: sarebbe come se i provider potessero eseguire indipendentemente intercettazioni telefoniche.
Il cattivo esempio della Cina
Il pericolo più grande, però, è che i filtri anche per il controllo del contenuto possano anche essere usati per controllare cosa cerca su internet un utente e dirottarlo, magari, verso altre siti, proprio come avviene già in Cina. Chi non lo sapesse, in Cina esistono dei firewall che bloccano la navigazione su siti ritenuti scomodi o non appropriati, dirottando verso altre lidi le navigazioni verso tutti i siti ritenuti sovversivi, scomodi per il governo. Il blocco della navigazione avviene, sostanzialmente, in 3 modi:
- Blocco sui DNS: potrebbe apparire un “sito non trovato”.
- Reset della connessione: nel protocollo di trasmissione è stato deciso che se esistono dei problemi di sincronia tra due computer, uno dei due si deve scollegare e reinizializzare una nuova connessione. Sfruttando questo funzionamento, quando viene richiesto di vedere un sito nella lista nera, i server Cinesi forzano i client a resettare la loro connessione. Il messaggio che ne risulterà sarà: “La connessione è stata reimpostata”.
- Blocco tramite parole chiave presenti in un dizionario inglese: tra i tre filtri è quello più evoluto. Consiste nell’analizzare le parole presenti nel sito e comportarsi di conseguenza. E’ un filtro a tematico che sfrutta parole chiave del vocabolario inglese.
Chiunque tenti di “navigare” dalla Cina, si accorge immediatamente della lentezza. Questo accade perché la Cina è immensa e si connette col resto del globo con un numero esiguo di grandi vie: ne consegue che la rete è congestionata per dei colli di bottiglia.
Insomma, se i firewall della Cina sembrano una realtà fuori dal tempo, credo che forse abbiano ispirato le grandi democrazie europee e spianato la strada ad una nuova filosofia del controllo e del Big Brother Cibernetico. Ci sarà da preoccuparsi?
Grazie per la segnalazione.
E’ incredibile il fatto che per una volta il nostro bel paese sia “all’avanguardia” su certi temi scottanti, sebbene credo questa posizione sia molto instabile e destinata a cadere..
Purtroppo ogni volta che ci sono di mezzo i soldi, tutto si rovina.
Mi chiedo pero’ tecnicamente cosa vogliano fare in Francia, perche’ non si puo’ semplicemente bloccare il peer to peer visto che ci sono molti contenuti liberi (usare bittorrent per scaricare Linux e’ la cosa migliore) e contemporaneamente controllare cosa si scambia mi sembra vada oltre il diritto alla privacy. Legiferare in modo molto approfondito mi sembra molto difficile.