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Quando si ha a che fare con personaggi famosi inevitabilmente si autoinnescano delle leggende metropolitane che possono durare anche decenni. E’ il caso, per esempio, di Steve Jobs, CEO della Apple, che sembra generare il famoso “Reality Distortion Field” (RDF) intorno a sé.
Sarà perché ammaliati dai suoi “One more thing…” nei Keynote (ribattezzati Stevenote, tanto influenti da avere una sua sezione anche in Wikipedia), sta di fatto che da tempo si dice che Steve Jobs sia in grado di applicare su chi lo ascolta un RDF (che si può paragonare alla stregua del carisma e del fascino) ovvero quella capacità iperbolica di fare marketing intelligente in grado di convincere praticamente chiunque di qualsiasi cosa.
Questa capacità, quindi, gli permetterebbe di plasmare e distorcere la realtà in modo da risultare vincente e convincente. Anche se questo termine è stato coniato alla Apple da Bud Tribble (prendendo spunto da un termine di Star Trek) nel lontano 1981 per descrivere il carisma peculiare di Steve Jobs, oggi il Reality Distortion Field indica, più in generale, l’abilità persuasiva dei managers, le cui conclusioni diventano commissioni appassionate per possibili progetti insani, senza considerare la praticità delle loro implementazioni o le forze competitive del mercato.
Lo strano mondo degli Apple Store e il We’ll be back soon Effect
Alla stessa stregua forse si può considerare l’Apple Appeal che questa azienda riesce ad ingenerare nei sui Apple Addicted. Certamente, oltre all’RDF di Steve Jobs, molto tecniche sono da considerarsi puro frutto delle più alte strategie di marketing (in molti hanno tentato di carpire i segreti per fare una presentazione in stile Steve Jobs) che con pochi semplici passaggi, riesce sempre a far parlare di sé anche da coloro che non si sono mai avvicinati a questo mondo. Ne è un esempio lampante lo strano mondo degli Apple Store e il suo “We’ll be back soon” effect.
Avete mai visto uno store online come Amazon, Dell, Hp etc, andare offline per una o due ore solo perché veniva aggiornato un prodotto o introdotto uno nuovo (come il recente Ipod Nano Rosa)?
Eppure Apple, adottando una politica controcorrente che va contro il principio del “sempre online” tipico dell’e-commerce, si comporta proprio così, mostrando il famoso post-it “We’ll back soon” e le bandierine dei vari Apple store con i numeri telefonici. Per cui, contrariamente alla maggior parte dei siti internet, un Apple Store chiuso per un’ora, non è una notizia negativa ma esattamente l’opposto, un evento che molti fan stavano aspettando!
E’ per questo che mi piace parlare di un vero e proprio ribaltamento del senso comune e delle strategie del marketing!
Quindi, prendendo spunto dalla maestria del co-fondatore della Apple, sembra che la chiusura dello Store aiuterebbe Apple a costruire e mantenere alta l’attesa e l’eccitazione verso nuovi prodotti, visto che da li a poco, la blogosfera e l’internet intera, inizierà il classico “tam-tam” mediatico alla ricerca di nuove informazioni e le scommesse su cosa Apple presenterà si susseguiranno ininterrotte.
In quest’ottica si innesca anche il filone dei rumors: nessun altro prodotto tecnologico è così immerso nei rumors quotidiani che, inevitabilmente, riescono a prevedere molte delle cose che affermano.
L’RDF arriva fino all’acquirente
Questo stare sempre attenti alle ultime novità di casa Apple, crea un effetto tipico di chi compra o deve comprare un prodotto della mela: se qualcuno deve andare a comprare un PC Sony Vaio o un PC HP, è molto meno attento ai dettagli del prodotto e non sta mai a verificare che quello sia veramente l’ultimissimo modello appena uscito. L’importante che abbia le specifiche richieste e un prezzo ragionevole.
Per l’acquirente Apple, invece, non è così e, forse perché succube della psicologia degli Apple Store, tende sempre a verificare che quello che sta per comprare sia l’ultimo modello e che, nella fattispecie, tende a controllare, per quanto possibile, che non possa uscire niente altro di nuovo da lì a 3 mesi, almeno. Addirittura, se il modello è vecchio di “ben” 3-4 mesi, allora si tende ad aspettare il successivo restyling o speed bump!
Non si spiega altrimenti il proliferare di siti come MacRumors Buyer’s Guide o il famoso Mactactic – Know when to buy your mac che, attraverso semplici e pure previsioni statistiche, cercano di carpire le date di quando dovranno uscire i nuovi prodotti Apple.
Quest’ultimo è un comportamento tipico che ho ritrovato in molte persone e, lo devo ammettere, anche in me quando ho deciso di acquistare il Macbook Pro: forse, il fenomeno si può spiegare perché, dato che i prodotti della mela hanno un prezzo un po’ più alto dei prodotti consumer che siamo abituati ad acquistare, tendiamo a non vedere spesi tanti soldini su un prodotto che parte già vecchio… E’ anche vero, però, che i portatili Apple si svalutano molto meno velocemente di un equivalente portatile HP, Acer, Sony, etc… probabilmente perché anche sui prodotti Apple aleggia il famoso Reality Distortion Field di Steve Jobs!
Bell’articolo 😉
Concordo, bell’articolo… ma non sull’ipotesi finale: i portatili Apple non si svalutano molto meno velocemente a causa del Reality Distortion Field di Steve Jobs… ma semplicemente perché un computer venduto ad Agosto 2001, il Power Macintosh G4 Quicksilver, è in grado di far girare Leopard… provate a fare lo stesso, installando Windows Vista su un pc IBM di 7 anni fa…!
@Davide: l’ultima frase era appositamente provocatoria 😛 Grazie per la precisazione dovuta!
Interessante articolo, mi trovi daccordo con praticamente tutto quello che hai scritto.
Ah.. bel tema a proposito 🙂
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