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Vi ricordate l’Internet Time ideato dalla Swatch? Correva l’anno 1998 quando su parecchi quotidiani cartacei e online (all’epoca veramente pochi erano passati sul mondo online) rimbalzava la notizia di una nuovo metodo per misurare il tempo. Alle soglie del 2000 e quindi del nuovo Millennio, questa notizia ci faceva entrare letteralmente nella fantascienza. Quante volte nei libri o film di SF si sentiva parlare di nuove unità di misure per il tempo: infatti in stazioni orbitanti o sulle astronavi non aveva senso suddividere il giorno in 24 ore dato che il riferimento solare spesso poteva venire meno. Per non parlare di quando si fantasticava delle colonizzazioni su altri pianeti: ogni pianeta avrebbe avuto il proprio giorno di riferimento ed era necessario uno standard universale (nel vero senso della parola) indipendente da qualsiasi meridiano planetario.
E, nel 1998, vivere su internet era come vivere su un altro pianeta: se oggi abbiamo una completa integrazione del web con la nostra vita (complice l’avvento del social network), all’epoca si navigava con un modem 56k e parlare di internet non era così comune. Ed era così particolare che, quando una società osava avere nella sua denominazione societaria, termini come “web”, “internet” o “.com”, se giocava bene le sue carte, aveva il potere di attirare milioni di dollari in finanziamenti. Certo, sappiamo tutti come è andata a finire l’Internet Bubble ma fu proprio questa rivoluzione a portare al concetto dell’Internet Time, un sistema decimale alternativo di misurazione del tempo ideato dalla Swatch. Uno degli obiettivi era quello di semplificare il modo in cui le persone delle diverse zone del mondo comunicano riguardo il tempo, principalmente eliminando tutti i fusi orari.
Il progetto fu annunciato il 23 ottobre 1998 in una cerimonia cui presenziarono Nicolas Hayek, presidente e CEO dello Swatch Group, G.N. Hayek, presidente della Swatch Ltd., e Nicholas Negroponte, fondatore e direttore del Media Laboratory del Massachusetts Institute of Technology( MIT Media Lab).
L’Internet Time si basava su un concetto completamente nuovo di rappresentare il tempo universale: nessun fuso orario, nessun confine geografico. Proprio come è internet, si voleva riportare la sua universalità anche in questa nuova concezione di tempo globale. Roba da Illuministi e Rivoluzione Francese!
Nicholas Negroponte, fondatore e direttore del MIT ha speso molte parole di plauso per l’iniziativa:
“Internet time è tempo assoluto per tutti e chiunque. Adesso è adesso, è la stessa identica ora per tutte le persone in qualsiasi luogo. Più tardi, è lo stesso periodo successivo, per chiunque. I numeri sono gli stessi per tutti. Internet Time non è geopolitico. E’ globale.”
Piuttosto che in ore e minuti il giorno di 24 ore viene diviso in 1000 parti chiamate “.beats”, ciascuna della durata di 1 minuto e 26.4 secondi, pari alla durata del minuto decimale introdotto durante la Rivoluzione Francese. Non esistono fusi orari e viene usata la nuova scala del Biel Mean Time (BMT), basata sulla sede centrale della compagnia a Biel, in Svizzera. Nonostante il nome il BMT non si riferisce al tempo solare medio sul meridiano di Biel ma è equivalente al Central European Time e al West Africa Time, cioè all’UTC+1. Comunque, diversamente da come accade in molti paesi europei, il sistema della Swatch non adotta l’ora legale, dunque coincide con l’ora dell’Europa Centrale d’inverno e con quella di Gran Bretagna, Irlanda e Portogallo d’estate.
Basato sullo Swatch Beat (“beat”), l’aspetto più distintivo del sistema è la sua notazione. Ad esempio “@248” indica un ora di 248 .beats dopo la mezzanotte, equivalente a un giorno frazionario di 0.248 CET, o alle 4:57:07.2 UTC. Sebbene la Swatch non specifichi unità di misura inferiori al .beat altri hanno introdotto “centibeats” o “sub-beats” come frazioni decimali per avere maggiore precisione: @248.00. Nessun formato esplicito è stato stabilito per la data ma il sito della Swatch, in passato, ha mostrato il calendario gregoriano nell’ordine giorno-mese-anno separati da punti e preceduti dalla lettera d come in d31.01.99.
Come l’UTC, quindi, l’ora di Internet è la stessa in tutto il mondo. Ad esempio quando l’ora è 875 .beats, o @875, a New York, sono le @875 anche a Tokyo.
Essendo decimale questo sistema dovrebbe risultare più attraente per alcuni rispetto al sistema tradizionale babilonese delle 24 ore di 60 minuti di 60 secondi. Ad esempio, sapendo che un particolare evento è avvenuto in 5500 .beats sarebbe facile comprendere che esso è durato cinque giorni e mezzo, non sarebbe altrettanto ovvio se si dicesse che è durato 132 ore. D’altro canto il sistema ha incontrato molte critiche.
Pensate che fu talmente in voga che lo stesso linguaggio di programmazione PHP, tra gli innumerevoli parametri della funzione date() prevede anche lo Swatch Internet Time:
Ovviamente non credo che nessuno abbia mai usato seriamente questa funzione, anche perché non esiste una funzione inversa che da uno swatch internet time possa risalire al relativo timestamp.
Nel 1999 la Swatch produsse numerosi orologi che mostravano l’ora di Internet, oltre all’orario standard, inoltre convinse alcuni siti internet, tra cui CNN.com, a usare il nuovo formato. Inoltre il sistema è usato su ICQ e, ed è stato usato sul gioco di ruolo online Phantasy Star Online, lanciato per la Sega Dreamcast nel 2000, per cercare di facilitare i contatti tra i giocatori di diversi continenti. Nel marzo 2001 la Ericsson produsse il T20e, un cellulare che permetteva di visualizzare l’ora di Internet. Al di fuori di questi casi sembra che questo sistema sia usato piuttosto raramente.
Io credo che l’idea originaria era buona ma forse era troppo all’avanguardia per l’epoca: forse oggi se ne potrebbe trarre qualche vantaggio ma come ogni cosa, se non vi è una diffusione capillare, rischia di rimanere solo una curiosità del secolo appena trascorso! E’ interessante, però, notare che il sito della Swatch non ha perso le speranze e dedica una sezione per lo Swatch Internet Time: chissà se un giorno, magari su qualche astronave lassù nello spazio, il BEAT scandirà il tempo dei nostri pronipoti!
Secondo è il concetto di fondo che è sbagliato; all’inizio dici che per avere una ora “globale” bisogna staccarsi dal concetto di giorno, poi dici .beat è uguanle a 1/1000 di giorno!!!
Cosi non ci stacchiamo dal concetto di giorno, semplicemente lo dividiamo in una unita’ di misura diversa, con il solo risultato che essendo una unità di misura nuova si fa solo confusione… di la verità se ti dico che l’utimo film di fantozzi dura @126 beat non hai la minima idea se è lungo o corto…
Secondo me per avere un’ora globale si può (anzi si utilizza) il l’ UTC o http://it.wikipedia.org/wiki/Tempo_coordinato_universale
L’ UTC è utilizzato dalla marina e dalla areonautica civile e militare proprio perche non ha senso parlare di ora locale quando ci si sposta in giro per i vari fusi orari!
e Dulcis in fundo
è anche l’orario ufficioso di internet!!
http://it.wikipedia.org/wiki/Network_Time_Protocol