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In questi giorni non si fa altro che parlare del rialzo del prezzo del petrolio, arrivato alla soglia di 100 dollari al barile, che costera’ alle famiglie italiane ben 390 euro in più all’anno: 120 euro per i carburanti, 40 euro per il riscaldamento, 40 euro per le bollette del gas e della luce e 90 euro per i costi di trasporto. Nel frattempo, l’Agenzia internazionale per l’energia assicura che l’impennata fino 100 dollari sarà «il colpo di grazia per l’economia globale» e ipotizza che si arrivi a 159 dollari entro il 2030.
E’ per questo che ho deciso di parlare del picco di Hubbert, ovvero quella teoria scientifica, proposta, nella sua formulazione iniziale, nel 1956 dal geofisico americano Marion King Hubbert, riguardante l’evoluzione temporale della produzione di una qualsiasi risorsa minerale o fonte fossile esauribile o fisicamente limitata. Nel nostro caso parleremo del petrolio.
Questa teoria permette di prevedere, a partire dai dati relativi alla “storia” estrattiva di un giacimento minerario la data di produzione massima della risorsa estratta nel giacimento, così come per un insieme di giacimenti o una intera regione. Il punto di produzione massima, oltre il quale la produzione può soltanto diminuire, viene detto picco di Hubbert.
In particolare, la storia di produzione della risorsa nel tempo segue una particolare curva a campana, detta appunto curva di Hubbert, che presenta in una fase iniziale una lenta crescita della produzione, che man mano aumenta fino ad un punto di flesso e quindi al picco per poi cominciare un declino dapprima lento, e quindi sempre più rapido.
Sebbene tali analisi risultino molto più complicate a causa della grande incertezza sulle riserve petrolifere di molti stati (in particolare mediorientali), la maggior parte delle analisi fa cadere il “picco di Hubbert mondiale” all’incirca nel secondo decennio del XXI secolo o, più precisamente, tra il 2006 e, al più tardi, il 2020, anche in previsioni di eventuali crisi economiche che potrebbero temporaneamente ridurre la richiesta di petrolio.
Il fatto di prevedere, per il futuro a breve, un’epoca in cui il petrolio diverrà sempre meno disponibile ed economico, impone di ricercare sostituti adeguati per i principali campi di applicazione del petrolio, con i conseguenti problemi (e costi) connessi alla riconversione di apparati industriali, impianti di generazione elettrica, e anche al cambiamento di abitudini individuali e collettive.
Il raggiungimento a breve del picco di Hubbert potrebbe portare a cambiamenti geopolitici oggi difficilmente prevedibili.
In particolare è da notare che l’area del pianeta che dovrebbe raggiungere più tardi il “picco” è (come unanimemente riconosciuto) l’area mediorientale. Il mondo si troverà dunque (almeno in una prima fase) ad essere sempre più dipendente da quest’area, oggi politicamente instabile. In seguito, l’utilizzo di nuove risorse, potrebbe portare “alla ribalta” altre aree del pianeta oppure anche essere causa di guerre o instabilità politiche.
Sulla base degli studi intorno al Picco di Hubbert per la risorsa petrolifera sono sorte diverse teorie scientifiche e, principalmente, economiche e politiche, alcune delle quali anche di stampo più o meno “catastrofista“. Tra le più importanti, la teoria di Olduvai proposta da Richard Duncan, che lega l’esistenza stessa della civiltà industriale all’inclinazione “crescente” della curva di Hubbert, giungendo dunque a prevedere la fine di tale tipo di civiltà in un epoca di curva di Hubbert “decrescente”. Questo ovviamente postulando che la produzione energetica mondiale continui a basarsi prevalentemente sull’utilizzo del petrolio e di fonti fossili.
Se la previsione, secondo la quale l’era del petrolio stia volgendo precipitosamente verso la fine, risultasse esatta, quel che è certo è che ancora non esiste alcun “piano B”, e forse bisognerebbe iniziare a progettare la civiltà del dopo-petrolio, nel segno della “decrescita energetica”, in modo da trovare un’altra fonte di energia sufficiente a sostituire il petrolio.
veramente interessante.
riesci sempre a farmi scoprire qualcosa di nuovo!
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