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Sul web 2.0 vi sono state molte definizioni e riflessioni: ma oggi voglio proporvi un altro punto di vista su questa nuova era tecno-comunicativa, dove gli uomini non si accontentano più di esplorare passivamente la rete come accadeva in passato ma la nutrono, la espandono, la reinventano, con le loro parole, immagini, musiche, idee, e tutte le altre possibili forme d’espressione. Insomma da spettatori passivi siamo diventati autori e protagonisti, in una vera e propria rivoluzione antropologica, tale, forse da portare a pensare che non sia giusto parlare semplicemente di “web 2.0” bensì di “esseri umani 2.0”.
Per esempio, se da un lato qualcuno, dipingendo un’umanità in declino, ci stava da tempo avvertendo che le nuove tecnologie stavano condannando la scrittura all’estinzione, dall’altro oggi siamo ben consapevoli che in questa nuova era del “2.0” (fatta principalmente di appassionati blogger e di reti sociali intrecciate tra di loro) stiamo scrivendo infinitamente di più e, se anche si potrebbe obiettare che quella dei blog, delle email e delle pagine web personali è una scrittura tutt’altro che classica (magari poco rispettosa delle regole letterarie), dall’altra non possiamo non ammettere che queste genere di rivoluzioni letterarie sono già accadute in passato (magari con meno mezzi espressivi, come nel passaggio dal latino all’italiano) e quindi, oggi, non facciamo altro che vivere, non in un periodo di decadenza della scrittura ma, anzi, in un periodo di una sua rinnovata vitalità.
Insomma un modello di scrittura che tramonta ne fa nascere automaticamente un’altra sicuramente più plurale, globale, immediato e, magari, anche non lineare: è questo il risultato di milioni di persone che ogni giorno scrivono in rete! Persone che lontani anche migliaia di chilometri, sono in grado di collaborare tra di loro e di creare qualcosa di stupefacente (Wikipedia è solo uno dei tanti esempi eclatanti che potrei fare).
C’è, ovviamente, chi, guardando l’autoreferenzialità dei blog, liquida sprezzantemente tutto questo come un’egotica psicopatologia che spinge ogni giorno milioni di persone a contemplare se stessi, Ma guardare solo questo aspetto narcisistico e non soffermarsi sulla svolta epocale che ha portato alla liberazione dal ruolo di spettatore passivo a quello di attore che reinventa e espande la rete, è altrettanto errato!
Da consumatori (come coloro che stanno davanti ad un televisore) sono diventati produttori di contenuti (Mogulus è un altro esempio di creatività, in questo caso televisiva, sociale e libera) e improvvisamente, la produzione e condivisione diffusa di contenuti comunicativi si evidenzia come la merce fondamentale nell’era dell’informazione, diventando il bene più prezioso, entrando in una nuova dimensione del mercato, che se prima vedeva il blogger come spettatore, oggi lo vede come attore capace, più o meno consapevolmente, di pilotare centinaia di visitatori verso una scelta di mercato piuttosto che ad un altra (per maggiori approfondimenti, vi consiglio la lettura di un mio articolo sul Blog Power).
Da quando milioni di persone hanno iniziato a dare importanza alle proprie esistenze, si è assistito ad un fenomeno di diffusione di milioni di biografie individuali, scritte, fotografate e riprese in video giorno per giorno, che stanno diventando più importanti di tanti film, di tanta tv (spazzatura), di tanti libri, di tante opere artistiche. Milioni di esseri umani stanno scoprendo che la propria esistenza singolare non è inutile e individuale, ma può far parte di una collettività più grande a beneficio di tutti quanti. In pratica si espande la consapevolezza del proprio potere personale, grazie al collaborazionismo. Ed il bello è che tutto questo non si esaurisce dentro la rete ma prova ad uscire fuori nel mondo reale, in una spinta sinergica ad essere completamente noi stessi, in tutta la nostra pienezza, valorizzando l’umanità intera. E il paradosso inizia a prendere piede: tutte queste nuove tecnologie comunicative ci invitano a essere non più tecnologici ma più biologici e comunicativi.
Photo credit: dgray_xplane
Nonostante sia molto interessante, ho ancora molti dubbi del peso che possa avere questa continua comunicazione. La cosa che mi inquieta maggiormente sono quei due numeretti che si leggono vicino ai post, nel tuo caso per esempio sul post Criteo Autoroll “Articolo letto 264 volte”, “Commenti 10” contando anche le tue 4 reply. E gli altri 258 che facevano? Pensavano di stare davanti ad un televisore?
Non voglio essere frainteso, ovviamente non sempre si ha qualcosa da aggiungere, pero’ in generale secondo me un maggior numero di reply significherebbe un maggior coinvolgimento, altrimenti siamo ancora ad un “Essere Umano 1.1” (Con qualche 2.0 che girovaga per la rete).
Ciao 🙂
@Gianmario: credo che la forza vitale di un blog stia nelle idee che propone e nei commenti che lo animano.
Ci sono blog che con quattro righe riescono a coinvolgere decine se non centinaia di persone che si prodigano a dire la loro. Altri che magari, anche con centinaia di righe, non riescono che a raccogliere pochi commenti, ma io credo che bisogna anche dare il giusto peso alle cose. Nel primo caso spesso i commenti sono dati su blog o post un pò generalisti che parlano del vivere comune etc. Quando poi ci si addentra in post tecnici, non molti riescono a dare il proprio contributo… (anche se un commento tipo “bell’articolo” da sempre grande soddisfazione)… e quei pochi commenti a volte riescono ad essere più esaudienti e gratificanti di centinaia di altri. Penso che anche questo sia il web 2.0: ognuno fa quello che crede e forse hai ragione tu nel dire che forse non tutti sono stati alla major release ma hanno solo subito qualche bugfix… 🙂
credo che nei tempi a venire sempre più utenti saranno attivi nel web 2.0, dopotutto i giovani di adesso sono sempre più in sintonia con internet!
Cmq concordo che per ora gli utenti che veramente utilizzano tutti gli strumenti del web 2 sono molto pochi!
Veramente un bell’articolo, i miei complimenti. Concordo praticamente su tutto quanto dici. Se fino a qualche anno fa Internet era solo una risorsa, nemmeno troppo vasta, di informazione, ora noi stessi possiamo diventare gli artefici di queste risorse. La facilità nel creare e gestire i blog hanno portato ad un aumento dell’interazione nel network. Certo non siamo più nell’era dei testi filosofici, dei grandi romanzi d’autore; i blog sono espressione di una comunicazione breve e spezzetata, non più lineare e ricercata, si preferisce badare al sodo, ai concetti.
@Gianmario: sarà pur vero, ma è un dato di fatto che mediamente per ogni commento ci sono almeno altre 10 persone che leggono senza commentare. Ma questo non vuol dire che il discorso di levy non sia valido. Semplicemente non tutti hanno la voglia oppure non sanno cosa/come commentare. Oppure più semplicemente non si ha il tempo. Io leggo più di un centinaio di blog e non posso di certo commentare qualsiasi cosa, ma solo quando sento la necessità di esprimere un mio parere o altro.
Ciao
Si si ma infatti io condivido sostanzialmente l’articolo, penso semplicemente che ora ci sono molti strumenti a portata di tutti e c’e’ sempre piu’ gente in grado di usarli, pero’ ci vuole anche la consapevolezza per poterli usare approfittando del fatto che internet non e’ in molti casi un media che ci lascia passivi come puo’ essere la TV o un quotidiano.
Il discorso sulle risposte ai post e’ per far risaltare la differenza tra lettura/partecipazione che e’ ancora molto elevata, anche io ricevo molte fonti di informazione e non le commento tutte. Diciamo che col tempo mi aspetto un 1/6 come rapporto tra commento/lettura invece di un 1/26 🙂
Devo anche dire che pur essendo interessato ai temi tecnici io non ho un blog tecnico e quindi non sono nemmeno portato a tenermi riflessioni per un mio ulteriore post, cosa che non e’ da sottovalutare.
Comunque concordo che qualcosa sta cambiando, vedremo fino a cosa ci portera’ questo cambiamento.
Ciao 🙂
Sono contento che questo post abbia sollevato queste riflessioni… in effetti già sta avendo alcuni discreti risultati: su 77 letture già 6 commenti con un indice di partecipazione pari a 1:12 ! 🙂 A parte gli scherzi, il web 2.0 è un concetto solo di qualche anno ed è normale che ancora la maggior parte degli utenti ancora non sia abituata a collaborare. Il fatto di non avere blog, come accenna Gianmario, può di certo influenzare eventuali commenti… ma a questo punto bisognerebbe tirare in ballo i trackback: se un mio post ha dato l’idea a qualcun’altro di scrivere sull’argomento (che poi magari mi cita), forse ha un valore anche maggiore (di un rapporto che dipende dall’influenza del blog che ne parla e dal numero di visitatori) perché ha esportato un tuo pensiero e una tua idea e ti ha fatto conoscere ad un nuovo nucleo di lettori. E forse proprio i trackback sono l’espressione più bella del web 2.0.
Ottimo post, concordo anche con le riflessioni nei commenti. Anche secondo me siamo in epoca di grandi cambiamenti, come è normale che sia nei momenti di ricambio generazionale. A me sembra che questa generazione “tagliata fuori” dalle stanze dei bottoni nel mondo reale, abbia fatto ottime cose nel “mondo parallelo/virtuale” che è riuscita a inventarsi. Le idee, gli usi, i modi, i comportamenti (insomma le routine 2.0 😛 ) che sono stati sviluppati “in” e “per” internet, se sono buone cose come io credo che siano, non c’è ragione di dubitare che influenzino il comportamento umano anche fuori di qui
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@Max: grazie. In effetti credo che, anche se sia ancora presto, gli usi del web 2.0 si stiano diffondendo nella vita reale, anche se non tutti si rendono conto delle sue potenzialità: basta guardare i telegiornale che se anche interessati ad internet, non riescono ad approfondire il fenomeno come invece può accadere, magari, in piccoli blog alla periferia della blogosfera.
Con riferimento ai primi 2 commenti.
Io preferisco leggere un post e trovare 10 commenti, che lo integrano e lo arricchiscono con nuovi punti di vista, piuttosto che trovare un’ ammasso di 100 commenti, magari tutti validi, ma che mi obbligherebbero ad un eccessivo dispendio di tempo ed energie per leggere.
Credo che “misurare” la partecipazione attiva ad internet (web 2.0) tramite il numero di commenti nei blog sia un metro sbagliato, credo che il ruolo dei blog sia quello di propagandare il 2.0 mettendo a conoscenza le persone delle sue incredibili potenzialità, ma poi la partecipazione attiva trova il suo naturale sbocco nei social network, dove le persone interagiscono alla pari per “nutrire” i propri interessi, di qualunque natura essi siano. Il blog, a mio parere, è comunque uno strumento che tende ad essere verticale, perché è vero che io posso commentare (partecipare) ma comunque le idee sono le tue, oggi hai scritto questo post, domani potresti scrivere di quanto ti piacciono i funghi porcini, e forse sarei molto ma molto più interessato alla cosa, forse potrei conoscere altre persone che condividono la passione per i porcini e dare vita a un piccolo social network di nicchia… ma a quel punto il tuo blog non sarebbe più indispensabile poiché io avrei raggiunto il mio obbiettivo di condividere con altri un mio interesse. Ecco perché ritengo che misurare la partecipazione tramite il numero di commenti sia fuorviante. Ritengo che per i blog in genere sia di maggior peso il numero totale di lettori, perché, detto in modo brutale, è l’indice di quante persone stanno spostando le chiappe dal divano verso la scrivania del computer 🙂 che è il primo passo da farsi per poi arrivare al resto.
Io spero di essere ancora vivo (!) quando qualcuno mi chiederà, “hai letto quel tal articolo su Levysoft ? fico eh”,
piuttosto che sentirmi chiedere in continuazione ” hai visto lost ? hai visto le iene ? hai visto zelig ?” questo sì che è 1.0, anzi 0.1 !
P.S.
Per arrivare a questo maldestro commento ho impiegato 30 minuti, non sempre ho voglia di farlo … scusate (oppure ringraziate Dio 🙂 se il più delle volte mi limito a leggere.
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In merito a quanto detto da Andrea. Non vorrei essere frainteso ma io non lego il successo di un blog “solo” al numero di commenti, il numero di commenti da un segno di partecipazione ma non e’ l’unico valore da analizzare. Il numero totale di persone che lo visitano puo’ essere un elemento interessante ma se si tiene in considerazione solo il numero complessivo di visitatori si finisce per considerare una semplice classifica di successo, e come si sa non e’ per forza sinonimo di qualita’. Al contrario secondo me per esempio i trackback sono un segno positivo per un blog visto che possono essere visti come “qualcosa nato grazie a quello che ho detto”. Insomma tutto questo per dire che il coinvolgimento nel web 2.0 puo’ essere misurato considerando una complessaita’ di fattori, tra i quali i commenti.
Inoltre per quanto riguarda il blog in se, per me e’ solo un modo di esprimere delle idee, ma non volendo dare lezioni trovo importante i commenti perche’ aiutano a crescere me e chi commenta. Non basta dire che il blog dice quello che io penso. Nel senso che non penso che a qualcuno possa interessare quello che penso io se non gli e’ permesso controbatere. L’argomento di cui si parla poi non conta, tutto e’ interessante.
COmunque se ne potrebbe parlare per giorni, ciao 🙂
@Andrea: se tutti scrivessero commenti interessanti come il tuo (e come quelli scritti in precedenza) bene vengano i 2-3 commenti per articolo! Grazie per aver dedicato questo tempo per esprimere un tuo pensiero sul mio blog… e devo che dire che il concetto di blog come strumento verticale è interessante… in effetto alle origini di questo blog il mio intento era utilizzare wp come uno strumento per memorizzare le mie idee e le mie riflessioni. Oggi tendo anche a sviluppare una parte qualitativa del sito, ma in effetti un blog è un concetto di libera interpretazione e in quanto tale forse non esiste un metodo univoco di misurare l’indice di partecipazione. Strumenti come le votazioni per articolo forse possono aiutare a capire il grado di qualità anche se, effettivamente, l’interesse suscitato è sicuramente indicato dal numero di letture, che a volte, possono arrivare anche dell’ordine delle migliaia in pochi giorni, mentre, in altri, magari solo di 40-50 visite.
Spero di ricevere altri tuoi commenti… che poi non sono così tanto “maldestri”… 😉
@Gianmario: in effetti bisognerebbe sviluppare qualcosa che indica la sinergia tra numero di letture, commenti, rating, votazione, trackbacks, pingback, etc… mi viene da pensare che questa complessità è nata solo con l’avvento del blog e del web 2.0: prima le statistiche di un sito erano solo quelle si potevano trovare nel file di log di un web server!!
Inoltre il bello dei blog è che sono liberi, senza regole rigide, e possono nascere idee straordinarie e grandi scoop, anche dai piccoli blog.
Insomma la democratizzazione che è avvenuta su internet, ci permette oggi, di parlare di queste cose, cercando di capire quale sia lo strumento migliore (che magari forse neanche esiste in senso assoluto) per valutare il successo di un blog.
E il bello è che se ne potrebbe parlare per giorni… ma non stancarsi mai perché uscirebbe sempre qualche idea nuova… grazie a tutti voi per i commenti sempre interessanti che mi regalate e che mi spingono a continuare a scrivere per me … e per voi! 🙂
Grazie Antonio per l`incoraggiamento 🙂 A Gianmario dico che ha ragione quando dice che se ne potrebbe discutere per giorni. Sicuramente ci saranno altre occasioni.. ciao.
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