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La domanda che molti si sono posti è: si può davvero scrivere di tecnologia senza toccarla e viverla? Ovviamente sto parlando dell’iPhone, uscito con grande clamore il 29 giugno negli Stati Uniti: prima di quella data nessuno, se non pochi eletti, aveva avuto il grande privilegio di provarlo.
Ebbene, nonostante nessuno lo avesse mai visto, migliaia di persone hanno fatto la fila di notte davanti ai negozi dell’AT&T e agli Apple Store d’America attendendo la loro apertura per acquistare il telefonino dell’anno!
E dopo ben 5 mesi, 20 giorni e qualche ora, l’iPhone, il supertelefonino multimediale della Apple, è finalmente arrivato esordendo sul mercato statunitense alle 18:00 del 29 Giugno, ora locale, la mezzanotte in Italia, in un clima di attesa frenetica.
Se la reazione della gente è stata questa, è facile immaginare che al mondo c’è qualcuno capace di suonare le persone come violini, come solo alle grandi star riesce di fare per i loro concerti. E’ il trionfo della comunicazione, non del prodotto, che materialmente non c’è.
Steve Jobs, è riuscito, letteralmente, a mettere in fila l’intera America. Merito di una campagna di ghost-marketing senza precedenti nella storia della telefonia.
E tutti quelli che ne hanno parlato, in termini di informazione nessuno è riuscito a scrivere qualcosa di più efficace della presentazione di Steve Jobs, che, al di fuori di ogni schema passato ha osato annunciare un prodotto 6 mesi prima della sua uscita senza avere alcun timore che qualcuno potesse batterlo sul tempo, forse forte del fatto che il suo iPhone era avanti anni luce rispetto alla concorrenza.
Sotto questo aspetto il lancio con 6 mesi di anticipo dell’iPhone rimarrà nei manuali di marketing degli anni a venire: come si è riusciti ad usare per la prima volta la rete in ogni suo più piccolo ganglio, nodo, punto di aggregazione e interazione, per diffondere, disseminare, capillarizzare la conversazione attorno al prodotto senza che il prodotto fosse presente.
Il ghost-marketing è la concretizzazione di una legge umana fondamentale: che desideriamo e vogliamo intensamente tutto ciò che non abbiamo, mentre il possesso estingue il desiderio e apre la strada alla conoscenza critica, alla recriminazione, e, alla fine, al rifiuto.
Jobs non ha fatto l’errore di darci l’Oggetto. Ha lasciato che la nuvola dell’aspettativa si allargasse a dismisura non senza venarla delle cupezze del dubbio – per mesi blogger ispirati hanno alluso: “Ci sono problemi….” Quindi l’oggetto è stato dato a pochi, mirati e per la verità competentissimi giornalisti americani. I quali in queste ore ci hanno detto con serietà cose importanti, due almeno: che l’iPhone segna il punto più alto in cui computer e telefono si incontrano. E perché per fare tutto questo ci sarà bisogno di un utensile antico e sempre valido: la mano, che sceglie, naviga, seleziona e digita.
Per Steve Jobs è l’apice. Il trionfo per cui ha lavorato da quando è rientrato, nel ’97, alla Apple. Lo avevano estromesso nel 1986, perché il consiglio d’amministrazione riteneva che la sua politica “visionaria” danneggiasse l’azienda. Dal suo rientro, però, ha mietuto un successo dopo l’altro. Proprio grazie alle sue visioni. Con l’iMac, ad esempio, il primo computer all-in-one. E con il famosissimo, vendutissimo iPod, il cui mercato ha ormai un valore di 10 miliardi di dollari. E, adesso, con l’iPhone. Che già prima di essere messo in vendita ha fatto salire del 30% il valore delle azioni Apple. Solo nel giorno dell’immissione nel mercato, i titoli di Cupertino sono volati a più di 122 dollari, segnando un +1,23%. Figuriamoci dopo.
Oggi Steve Jobs, è l’autore del rendez-vous che attendiamo da anni, della nascita del “settimo mass media”, come qualcuno chiama il telefono dell’immediato futuro che chiama, il telefono che intrattiene, comunica e si collega. Abbiamo Steve Jobs, il grande Suggeritore, l’uomo che ha fatto della tecnologia una cultura del nostro tempo. E’ lui la cosa, il prodotto, l’oggetto di cui parlare, è suo l’organetto che suona, noi le scimmiette che ballano sulla sua musica.
Ora che l’iPhone è uscito sul mercato, finalmente si può parlare seriamente dell’oggetto fantasma che si concretizza nelle mani dei suoi acquirenti.
E tra questi troviamo chi lo scarta per primo:
chi non riesce a fare a meno di distruggerlo,
chi attua dei pericolosi stress test fisici, in cui però l’iPhone ha risposto in maniera eccellente, ma anche chi, con estrema curiosità tecnologica, lo smonta pezzo per pezzo per carpirne i segreti: per esempio, l’iPhone è molto più robusto dell’iPod e usa ben 16 viti contro le tre necessarie all’iPod Nano.
Infine, c’è chi, finalmente, riesce a svelare tutti i segreti del suo funzionamento, con Walkthrough dell’interfaccia dell’iPhone:
[tratto da Repubblica e Repubblica]