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Il 25 Gennaio 2007 si diffondeva la notizia che Google aveva finalmente trovato il modo di debellare il Googlebombing in maniera automatica e non più manuale, semplicemente modificando l’algoritmo di page ranking di Google in modo da impedire sul nascere la creazione di Google bombs.
Ebbene a Marzo 2007 già molti avevano appurato che questa tecnica non era efficace, o almeno non lo era del tutto.
Per chi non lo sapesse il Googlebombing è quella tecnica che sfrutta una caratteristica del successo mondiale di Google: il meccanismo di page ranking. Il page ranking si basa sul cosiddetto “effetto rete” (“network effect“). Questo corollario recita: Un elemento della rete è tanto più importante per la rete stessa quanto maggiore è il numero degli altri elementi che fanno riferimento ad essa.
Il Googlebombing permette a poche decine di siti che linkano una stessa frase “burlesca” di alzarne artificiosamente il ranking e quindi manipolarne l’importanza, visto che gli utenti raramente esaminano le voci che appaiono oltre la decima o la ventesima posizione dell’elenco: ottenere un elevato page rank è, quindi, vitale per calamitare l’attenzione del pubblico.
Nonostante fosse scomodo, il Googlebombing dimostrava sopra ogni dubbio l’imparzialità di Google, capace di porre quel link in automatico solo perché decine, centinaia o migliaia di siti chiedevano di farlo. Era anche un riconoscimento della centralità di Google nella vita della rete.
Sembra, però, dalle analisi di alcuni specialisti delle SEO agencies, che Google abbia messo in atto un meccanismo che elimina solo le Google bombs di contenuto offensivo, tralasciando, forse volontariamente, quelle che non contenevano parole proibite (ovvero una blacklist di dirty words).
Allen Taylor però fa notare che Google potrebbe anche aver usato un metodo algoritmico, in grado di filtrare, per esempio:
- La pagina “target” e le pagine “referenti” appaiono quasi nello stesso momento, segno che c’è stata una certa premeditazione.
- Le pagine referenti appaiono nell’arco di poco tempo, segno che ci si trova di fronte ad una azione organizzata.
- Le pagine referenti sono quasi tutte uguali tra loro, segno che non si tratta di opere diverse, che contengono opinioni individuali, ma della stessa pagina ripubblicata pedestremente più volte.
- Le pagine referenti appaiono su servizi di web publishing gratuiti, come wordpress.com, blogger.com e via dicendo. Questo è un segno che chi partecipa al Google Bombing non appartiene alla ristretta èlite dei professionisti del web (che hanno siti commerciali da utilizzare a questo scopo) ma piuttosto al mare magnum dei “movimenti” sociali della rete.
- Le pagine referenti hanno a loro volta una bassa o addirittura nulla popolarità sulla rete (nessuno o quasi fa riferimento ad esse con un link). Questo vuol dire che sono pagine create di recente, ad hoc per questa azione, e che, probabilmente, non contengono nulla di interessante per un lettore umano.
- Le pagine referenti contengono poco testo e/o molti link, segno che non sono destinate ad essere lette da un essere umano.
Queste analisi fanno quindi pensare che Google non usa delle blacklist (Google ha sempre sostenuto di non fare uso di blacklist, in quanto verrebbe immediatamente tacciato di comportamenti censori e di comportamenti anti-commerciali) ma delle tecniche algoritmiche che sfruttano, in particolare, il fattore tempo (pagine che spuntano come funghi) ed il fattore popolarità (pagine referenti sconosciute ai più sulla rete), in modo da discriminare con notevole semplicità una azione di Google bombing, di tipo meramente “goliardico”, da una azione dotata di qualche contenuto informativo e comunicativo.
In tal modo si preserverebbero le popolarità tipo “effetto digg” e si manterrebbero le libertà di pensiero che un’attività puramente censoria (tipo quella dei firewall cinesi) precluderebbe a priori.
Purtroppo credo che la preoccupazione di Google non sia stata solo quella di tutelare le libertà di pensiero, ma soprattutto quella di tutelare le SEO Agencies che fanno uso del suo motore di ricerca per azioni di marketing.
Infatti, è noto, che le SEO Agencies utilizzano una tecnica simile a quella del Googlebombing, facendo salire il page rank della pagina web del loro cliente pubblicando decine, centinaia o persino migliaia di pagine web referenti su vari siti web compiacenti, sia pagando per il servizio, sia gestendo direttamente questi siti. Inutile dire che le pagine referenti contengono poco o nulla di interessante per il lettore e che sono abitualmente sconosciute agli internauti.
Le tecniche usate dalla SEO Agencies sono le seguenti (notare che sono l’opposto da quelle previste da eventuali algoritmi di filtraggio di Google):
- Le pagine (od i siti) referenti hanno una loro popolarità in rete, segno che la popolarità della pagina target in rete misura una popolarità reale del suo messaggio tra la gente.
- Oppure, le pagine referenti sono ospitate su siti sui quali è possibile pubblicare una pagina solo se si riesce a convincere in qualche modo il web master, segno che o la pagina ha una forte rilevanza socio-politica o che chi l’ha pubblicata ha speso dei soldi (e quindi è quasi certamente un operatore economico).
- Le pagine referenti sono diverse tra loro, segno che sono opera di persone diverse che esprimono opinioni diverse.
- Le pagine referenti contengono testo “leggibile” di una certa estensione, non sterili elenchi di link, segno che sono destinate ad essere lette da un essere umano.
Anche nel caso delle SEO Agencies, comunque, la popolarità delle pagine da loro promosse è reale, anche se ottenuta con mezzi artificiali, e quindi non può essere ignorata senza alterare la credibilità e la validità dei risultati di una ricerca.
Google stessa vive, direttamente od indirettamente, attraverso AdSense ed altri meccanismi, del lavoro di queste agenzie per cui sarebbe la prima a subire danni economici rilevanti da una azione del genere. Questo senza contare la immediata ed inferocita reazione degli operatori commerciali del settore.
A questo punto dovrebbe essere chiaro che le Google bombs di contenuto non strettamente “goliardico” continueranno ad esistere a lungo mentre saranno solo le Google bomb goliardiche, prive di un reale contenuto informativo e comunicativo, a sparire.
[via pi]
Certo che se ne sono viste di Google Bomb clamorose…se penso solo a quella su Italia.it 😉