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Tempo fa leggevo un articolo che parlava del carisma di Steve Jobs e che, l’eventualità di un abbandono di Apple da parte del suo CEO sarebbe inevitabilmente un disastro per l’azienda della mela. Il contraccolpo sulle azioni di Apple Inc. sarebbe drammatico: crollerebbero di almeno il 25%.
Tutto questo perché il punto chiave del successo internazionale di Steve Jobs è, oltre al suo carisma, anche l’arte del parlare in pubblico e la dimostrazione sta di fatto che ogni volta che fa un keynote in rete non si parla d’altro. Ovviamente l’arte del public speaking (i tempi, le pause, la gestualità sincronizzata con i momenti clou del discorso) è coaudivata da uno staff efficiente che lavora alacremente dietro di lui per ottenere il massimo nell’uso dei supporti audiovisivi: slide con 1 o 3 parole, il font molto grande, il colore di sfondo delle slide sempre molto curato con un uso elegante dei gradienti.
“Tutto è studiato nei minimi dettagli per creare un grande show che è talmente ben studiato e progettato da sembrare (volutamente) spontaneo e in alcuni passaggi quasi improvvisato.” Il loro lavoro, in definitiva, si avvicina alla professionalità degli uomini di spettacolo per realizzare uno show di successo.
A conferma di ciò potete consultare Presentation Zen che ha analizzato le tecniche oratorie di Jobs all’ultimo Macworld 2007, tecniche completamente diverse da quelle di Bill Gates (forse un pò troppo classiche).
Via melamorsicata ho trovato il link ad una raccolta di Peestandingup che ha estrapolato i video di vari Keynote che si sono avuti fino ad oggi. La raccolta include l’evento in cui Steve Jobs dichiarò la fine dell’era dei cloni dei mac, la presentazione dello spot del 1985, il lancio del G4 Cube, l’introduzione dell’iPod e di quella dell’iMac. Un percorso completo che si conclude con il Keynote “It’s Showtime”.
Con questo non si vuole dire che Steve Jobs, sia l’uomo più simpatico o amabile della terra (almeno, secondo le testimonianze di chi ha potuto lavorare con lui o intervistarlo in epoche diverse) ma quel che è certo ha un rispetto sufficientemente alto del suo pubblico da volerlo intrattenere, stupire, lusingare e mai offendere o mancare di rispetto.
Un altro aspetto positivo su Steve Jobs l’abbiamo visto nella sua ultima lettera aperta sui Digital Right Management. Senza andare contro a nessuno ha spiegato come era la posizione della Apple (il DRM è il prezzo che Apple ha dovuto pagare per poter ottenere il prezioso materiale posseduto dalle major della produzione musicale) e le 3 possibili soluzioni (continuare sulla direzione odierna, offrire FairPlay in licenza d’uso, oppure puntare sulla musica DRM-free).
In questo discorso probabilmente non ha detto nulla di nuovo, ma solo il fatto che ne ha parlato il CEO di Apple in maniera così aperta, ha risollevato questioni che nessuno aveva il coraggio di porre.
Ma proprio perché detto da Steve Jobs (ovvero colui che controlla il settore dei DRM) e non da una qualsiasi Associazione dei Consumatori (anche se sono state le associazioni dei consumatori di Francia, Germania, Finlandia e Norvegia a sollevare il polverone dei DRM in modo da rendere possibile la riproduzione dei file venduti su iTunes su tutti i lettori, e non solo sull’iPod) le sue parole suonano come una rivoluzione!
Le affermazioni secondi cui il 70% della musica distribuita è proprietà di appena 4 grandi compagnie (tre delle quali controllate da gruppi europei) ha creato il panico tra le major e sulla stampa nazionale e internazionale. Ammettere poi che queste stesse compagnie musicali stanno vendendo più del 90% della loro musica senza DRM (ovvero nei CD audio), quali benefici dovrebbero trarre dalla rimanente piccola percentuale di musica bloccata dai sistemi DRM? Inoltre le statistiche parlano chiaro: sugli iPod in media, solo, 22 file su 1000 sono protetti da DRM!
La soluzione che propone Steve Jobs è semplice: “se si riesce a convincere questi grandi gruppi a distribuire musica priva di DRM, Apple sarà disponibile ad aprire il proprio iTunes ad una piena interoperabilità, così che gli utenti possano acquistare la musica che gradiscono dal music store che vogliono per poterla ascoltare sul player che preferiscono.”
A conferma del concetto di cui sopra per cui, ad oggi, una cosa detta da Steve Jobs non ha lo stesso impatto mediatico di una cosa detta da Bill Gates, tempo fa, quest’ultimo aveva esternato un’opinione piuttosto simile a quella di Jobs: “Ci sono forti problemi con i DRM, e ci servono modelli più flessibili, come la possibilità di acquistare “un artista per la vita”.
Potete trovare la versione originale di questa lettera, intitolata “Thoughts on Music” (Pensieri sulla Musica) e pubblicata sul sito della Apple, è disponibile in questa pagina. La traduzione completa è disponibile su melablog in questa pagina. Qui traspare lo stile tipico di Steve Jobs (evidente anche nel famoso discorso autobiografico in occasione della cerimonia annuale per il conferimento delle lauree a Stanford).
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