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Cosa sono i k-blog o k-log, ovvero i Knowledge Blog?
Sul blog di Luciano Giustini ho trovato questo esauriente articolo.
In pratica, sono una forma di blog orientati all’azienda e, in parte, alla comunità scientifica. I k-blog sono destinati alla formazione, appunto, della conoscenza. Detto così può sembrare altisonante, ma in realtà essi nascono sotto la grande famiglia del Knowledge Management, il settore professionale che si occupa, letteralmente, della gestione della conoscenza, ovvero di quell’insieme di processi che vanno dalla raccolta di dati e informazioni alla loro classificazione ed integrazione, ed alla loro distribuzione in modo coerente.
Infatti i weblog sono nati per comunicare, per informare, e per condividere: tre caratteristiche che li rendono perfetti per l’ambiente aziendale e scientifico.
Il problema della gestione delle informazioni, sia per quanto riguarda l’ambiente interno all’azienda – i dipendenti – sia quello esterno – i fornitori, finora è stato risolto prevalentemente con l’utilizzo delle e-mail, in genere appesantite con allegati da inviare da una parte all’altra della rete aziendale oppure organizzate in mailing list o digest curati da persone che si occupano di uno stesso problema. Quando lo scambio di e-mail su un argomento si fa troppo massiccio, la palla in genere passa alla Intranet, il totem aziendale che – almeno in teoria – serve ad organizzare i dati ed a facilitarne la consultazione. Ma non sempre è così: l’esperienza condivisa da molti dipendenti si riassume nel “girovagareâ€? per l’Intranet alla continua ricerca di questo o quel documento, o di quel messaggio con i chiarimenti che, tipicamente, il progettista capo ha deciso di inserire nel settore più annidato della rete. Il tutto si conclude inesorabilmente con la “riunioneâ€? nella quale si mettono sul tappeto tutti i problemi inerenti uno o più aspetti. Alla riunione in genere non possono partecipare tutti, a causa di motivi geografici od organizzativi, il che si traduce in una struttura decisionale che, probabilmente, è sì in grado di procedere, ma nella quale mancano due categorie importanti: l’allineamento, e la condivisione. L’allineamento è determinante nell’ambito di progetti e nei gruppi di lavoro nei quali più persone devono sapere, con ragionevole precisione, a che punto si trova il lavoro degli altri e come varia, e se varia, la strategia dell’azienda su un dato aspetto. Se non c’è allineamento, è possibile andare avanti lo stesso benissimo, ma bisogna di volta in volta ricalibrare “a manoâ€? le conoscenza degli interessati e dei tecnici che lavorano su uno stesso progetto, in genere tramite gli strumenti informatici già noti: Intranet ed e-mail, come detto, o fisici, come le riunioni. Il che comporta una spesa di tempo, e sovente impedisce che il comparto avanzi “come un sol uomoâ€?, nell’ottica aziendale.
Un tipo di problema irrisolto dall’approccio “classico� è che solo una parte delle persone coinvolte in un determinato progetto o ricerca visita regolarmente la Intranet, e consulta i documenti aggiornati. Inoltre, i settori di un’azienda o di un progetto di ricerca spesso non “dialogano� tra loro, rendendo meno efficace la disponibilità di dati e di informazioni che, in qualche modo, finiscono per non essere mai confrontate tra loro.
Quasi mai, infine, uno o entrambi di questi strumenti consentono di “catturare� la conoscenza insita nelle informazioni e nelle opinioni che ognuno dei soggetti interessati ha sugli argomenti di interesse.
In altre parole il problema è nella condivisione della conoscenza. E qui i weblog sono venuti in aiuto: sembrano una soluzione perfetta. In effetti l’approccio garantito da un blog, applicato ad un contesto aziendale o di ricerca, consente di condividere i dati e le informazioni, e a questo punto anche le opinioni, in modo coerente. Il weblog si apre su un determinato progetto, o per un gruppo di lavoro, ed i singoli interventi sono organizzati cronologicamente, in automatico. I dati sono disponibili subito in modo orizzontale, e il “flusso� di messaggi è pubblico, in modo da facilitare ed invogliare la lettura e la condivisione da parte di tutti, mentre la scrittura, a differenza dei weblog personali, è affidata a tutte le persone che partecipano a quel progetto.
Per capire a fondo i k-blog in maniera affine al tema “conoscitivo” che stiamo percorrendo, però, dobbiamo fare una piccola digressione, in particolare sull’”intelligenza collettiva” teorizzata da Pierre Lévy.
Qui infatti scopriamo, e forse già lo sapevamo, che le nuove tecnologie di comunicazione aprono prospettive e possibilità molto interessanti da un punto di vista sociale, culturale e politico, anche se a volte meno gradite da un punto di vista del controllo. Un esempio positivo ci è dato dall’informazione: tutti abbiamo sperimentato quanto ci appaia libera su Internet, dove ci sono molti siti in cui il flusso informativo è “condivisoâ€?. Scopriamo cioè che le idee complementari si possono incontrare e confrontare fino a formare un’intelligenza reticolare, non semplicemente basata su un atto operativo ad esempio di giornalismo, o di tecnologia.
Torniamo all’approccio aziendale. Appare chiaro che, laddove all’interno dell’azienda non sia ritenuto vantaggioso condividere le informazioni in un modo “aperto�, magari per la tipologia di progettazione svolta, o per la mentalità aziendale che vuole sempre e comunque i manager “infallibili� (cfr. Paolo Valdemarin), i k-blog non sono probabilmente visti come la soluzione migliore, perché sono in grado di alterare la struttura di controllo delle informazioni, nonchè dei ruoli. Il “problema�, come dire, è sentito soprattutto in Italia. A mio avviso, una tale impostazione può essere rivista: ci sono vari gradi di condivisione, e gli strumenti attuali consentono di creare k-blog ristretti a gruppi di lavoro o di utenti. Inoltre, possono essere definiti relativamente ad un argomento e non all’intera azienda. Ciò che impariamo dal contesto scientifico e universitario, dove il problema della suddivisione dei “ruoli� riveste minore importanza rispetto ai valori di competenza e creatività , è che la condivisione genera valore. In effetti, i k-blog sono quanto di meglio si possa sperare nell’attività lavorativa di questa categoria almeno quanto quella del contesto progettuale.
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