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Su pc-facile scopro che alla CIA, nella sua sede di Langley in Virginia, è presente un enigma proprio all’ingresso del suo quartier generale: kryptos.
Kryptos è una scultura di granito ideata e realizzata dalla mente di James Sandborn, il quale ha pensato di inserire al suo interno un enigma. La scultura a forma di S, riproduce una pergamena incisa con una serie di caratteri apparentemente privi di significato: contiene 865 caratteri nei quali sono nascosti 4 differenti messaggi cifrati. (e che inizia con “EMUFPHZLRFAXYUSDJKZLDKRNSHGNFIVJ“).
Dal 1990, fino ai giorni nostri, tutti gli appassionati si sono dati battaglia per riuscire nella risoluzione del quesito e quindi aggiudicarsi fama internazionale. Le prime tre parti della scultura sono state decifrate, ma per quanto riguarda la quarta si e’ venuti a scoprire di recente che e’ presente un refuso, una lettera e’ stata scambiata. Ebbene si, tutto da rifare e il lavoro da riprendere, la caccia all’enigma e di nuovo aperta.
Essendo io appassionato di Alias non ho potuto fare a meno di citare questa peculiarità, perché a volte la realtà supera ogni più fervida fantasia. E’ bello vedere Sidney e Sloane sempre alla ricerca della soluzione definitiva del mistero di Rambaldi. Come mai non hanno mai pensato di risolvere il problema presente a casa loro? La CIA riesce a decifrare i codici dei nemici, ma da 15 anni impazziscono per capire che cosa significhi il crittogramma impresso sulla statua di fronte alla loro caffetteria!
Scherzi a parte, ci ha pensato Dan Brown, lo scrittore del Codice da Vinci, a farlo tornare di moda, che ha avuto l’ardire di citarlo nel suo bestseller, e l’ha messo in copertina (nell’edizione americana). Adesso ne farà il punto fondamentale del suo prossimo lavoro, The Solomon Key. Brown lo ha annunciato qualche settimana fa con il risultato che adesso negli Stati Uniti il mistero di Kryptos è tornato al centro dell’attenzione generale.
La Cia dedica un capitolo del tour virtuale sul suo sito internet alla scultura e alla sua storia. Nell’ultima settimana la pagina è stata visitata da 30mila persone contro le 500 che in media la consultano nel resto dell’anno.
L’intrigo appassiona mezza America. Gente come Elonka Dunin, top manager della Simotronics che vive con l’ossessione di Kryptos (un pò come Sloane con Rambaldi). È suo il sito internet più documentanto sull’enigma di Langley: «Abbiamo molte teorie sul significato della scultura. Le seguiamo tutte». Con lei lavorano alcuni dipendenti della Cia, anche loro stregati dall’opera di Sanborn.
Su Kryptos mancano 98 lettere, novantotto caratteri per sapere che cosa c’è dietro. Questa storia comincia quando la Central Intelligence Agency affidò a Sanborn la costruzione di un’opera che rappresentasse il lavoro degli agenti. Jim ci mise quattro mesi: creò una scultura a forma di «S» e su tutta la superficie incise una serie di lettere. Ad aiutarlo c’erano un’ex spia e uno scrittore. Nacque «Kryptos». Nacque con quel nome perché Sanborn e i suoi collaboratori dietro quei caratteri nascosero un segreto. Lo dissero anche: «Quello che c’è scritto è un mistero. Riguarda qualcosa che è accaduto mentre ero a Langley a lavorare a una delle sedi della Cia nel mondo». Sanborn ha intascato i 250mila dollari della commessa ed è tornato qualche chilometro più a nord, nel suo studio di Washington a lavorare su altri progetti. Lo intervistano ciclicamente e lui ripete sempre la stessa cosa: «Lo scopriranno prima o poi che cosa c’è scritto». Lo ha detto anche alla Cnn qualche giorno fa, quando il caso di Kryptos è tornato a far discutere l’America.
Dal 1989 a oggi tre quarti delle lettere sono state comprese. Nel 1998, l’analista della Cia David Stein trovò la soluzione del 75% della superficie. Lo fece dopo 400 ore di studi, analisi, confronti. Tutto con una matita e un pezzo di carta. Quando lo disse ai vertici dell’intelligence, la scoperta non fu divulgata nella speranza che l’ultimo pezzettino sarebbe stato decifrato di lì a poco. Un anno più tardi un informatico della California, Jim Gillogly, diventò personaggio pubblico riuscendo a ottenere lo stesso risultato col suo Pentium II. Il problema è che un normale cittadino come Gillogly riuscirebbe a capire quello che c’è scritto, ma non il suo significato. Per poter sapere che cosa dice davvero Kryptos lo deve decrittare un agente della Cia: date, luoghi e fatti sono conosciuti solo a Langley. Il testo scoperto accenna a una sepoltura e dà le coordinate di un luogo: la latitudine e la longitudine (38 57 6.5 N, 77 8 44 W). Sanborn dice che si riferiscono alle «posizioni dell’Agenzia». E basta. Ci sono errori di grammatica e di ortografia. «Sono voluti per depistare». Nella prima sezione c’è una poesia, nella seconda quell’indicazione geografica legata a una sepoltura. La terza è una parte del diario dell’archeologo Howard Carter che descrive l’apertura della tomba di Tutankhamon. Mancano quei novantotto caratteri. Quelli che non ha neppure William Webster, l’ex direttore della Cia al quale un giorno Sanborn spedì una lettera con dentro la soluzione del codice. C’erano tre parti su quattro: «L’inganno è dappertutto».
[estratto da ilgiornale.it]