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CTRL+C nel palmo della mano
Stavo scrivendo un articolo sul mio sito e come mia consuetudine, dopo aver perso decine di post per non averlo fatto, salvo sempre tutto quello che scrivo prima di cliccare sul pulsante “Salva e continua le modifiche” dell’editor di WordPress (quante volte il server era irraggiungibile o busy e tutte le mie idee si perdevano in un mare di bit … chissà se questi frammenti di idee che comunque sono passati per internet ma non sono state memorizzate in un database, stanno ancora vagando, spezzettate, nel mondo virtuale della Rete… ma è meglio non divagare troppo). Ebbene, come mio solito, con la mano sinistra premo la combinazione di tasti CTRL+C (non uso quasi mai il menu del tasto sinistro del mouse). Lo faccio così tante volte che spesso quando parlo con qualcuno e gli dico come copiare qualcosa, mimo con la mano la sequenza dei tasti.
E proprio ieri, mentre eseguivo questo rituale per salvaguardare i miei dati, e il server tardava a rispondermi più del solito, che penso, in una sorta di follia tecnologica (o preveggenza?): “Bene, anche se dovesse fallire il salvataggio, ho fatto proprio bene a salvare nella mia mano l’articolo!” E guardo la mano chiusa come a contenere, gelosa, i miei dati e le mie idee. Un attimo di insana follia e subito torno alla realtà e comincio a pensare che forse era ora che andassi a dormire.
Ma poi qualcuno mi fa notare che in futuro potrebbe accadere che i dati non li salveremo più su dei supporti fisici come hard disk bensì potremmo salvarli nel nostro corpo, magari nel nostro dna (un enorme contenitore di dati in uno spazio così piccolo) e forse quello stesso gesto potrebbe essere usato per dire al nostro corpo “Salva questi dati” e come per magia, tutti i nostri pensieri ed elucubrazioni, magari proprio questo articolo, verrebbero trasferiti nel palmo della nostra mano per tutta la nostra vita!
Bryce è meglio della realtà
E’ narrando questo episodio della mia vita, che me ne sovviene alla mente un altro altrettanto folle.
Erano settimane che mi divertivo a giocare con una versione demo di Bryce, uno stupendo programma di grafica in grado di creare , con estrema semplicità, scenari tridimensionale e in particolari paesaggi naturali: cieli, montagne, oceani e alberi. E proprio su quest’ultimi stavo cercando, da giorni, di perfezionare la mia tecnica: erano talmente realistici che ogni volta che ne creavo uno rimanevo io stesso a bocca aperta.
Così un giorno di primavera mentre passeggiavo per un cortile, vedo costeggiare il viale meravigliosi alberi dalle foglie sempreverdi e lucide e penso: “Guarda, sono belli quasi come quelli di Bryce!!!”
Anche qui siamo di fronte ad un attimo di follia tecnologica in cui uno scenario virtuale sembra, agli occhi del tecnofilo, addirittura migliore del soggetto da cui prende spunto.
Fortuna che questi episodi, nella mia vita, si contano sulla punta delle dita di una mano e che durano sempre qualche secondo, tanto da farmi poi pensare all’ironia di quei fatti e fa poterne poi fare un articoletto del mio blog.
N.B. Prima di pubblicare questo post ho provveduto a salvare il tutto con un rapido CTRL+C nella mia capiente mano sinistra. Non me ne vogliano i miei lettori!
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